Per alcuni è un calciatore, un astronauta o una star di Instagram, oppure Batman, Fedez, o il Presidente degli Stati Uniti d’America. Non dico che non siano importanti anche loro, ma il mio eroe è una persona molto più comune. Il mio eroe è il mio fratello maggiore.
Il mio fratello maggiore si chiama Yen Ji-dan, ma tutti lo chiamano Donnie. È famoso soprattutto per il suo lavoro come attore a Hong Kong, ma nel corso della sua vita ha fatto veramente tantissime cose! È stato un poliziotto, una spia, un monaco guerriero, un medico, uno spadaccino, un soldato, il re delle scimmie, un signore della droga (però buono!) (?!), un vampiro e un eroe della Rivoluzione. Ha inventato il wing chun, è riuscito a usare la Forza senza essere uno Jedi, ha viaggiato nel tempo, ha salvato la Cina, ha sconfitto la mafia e l’occupazione inglese… La sua passione per le arti marziali lo ha portato ad affrontare avversari come Mike Tyson, l’Impero di Star Wars, Jet Li, varie divinità cinesi, il prepensionamento, il governo corrotto, la polizia corrotta, i servizi segreti corrotti e il nemico più terribile di tutti: il sistema scolastico cinese, ed è proprio questa la storia che voglio raccontare.
In pratica è successo che dopo aver fatto il marine dell’esercito americano (a proposito, Donnie parla molto bene anche l’inglese! Si capisce dal fatto che lo infila con naturalezza in qualsiasi frase anche quando non ce n’è alcun bisogno) in una guerra in quei posti lì con la sabbia e i civili con la pelle scura, Donnie ha capito che la vita è preziosa e non va sprecata. Così si è messo a viaggiare e ha iniziato a percorrere la muraglia cinese a piedi finché un’aquila non gli ha detto di mettersi a insegnare o qualcosa del genere. Vabbè è È andata a finire che faceva si è trovato a fare il professore, ma non uno di quelli che stanno lì solo a rubare lo stipendio (senza offesa) (cosa vorrebbe dire?!) ma proprio uno a cui importa dei suoi studenti, perché le nuove generazioni sono il futuro e il futuro è importante. Purtroppo essendo l’ultimo arrivato gli hanno dato una classe piena di studenti problematici ma lui ha accettato la sfida e invece di fregarsene come fanno tanti altri insegnanti, li ha aiutati a risolvere i loro problemi: c’era quello che sognava di fare il cantante ma aveva paura di esibirsi in pubblico, quella che i suoi genitori preferivano sua fratello a lei e non le lasciavano fare niente, i due gemelli con il padre alcolizzato, il ragazzo povero che per fare qualche soldo si è messo in dei giri loschi con la mafia… Donnie ha adottato un approccio “non ortodosso”, ha trattato i ragazzi come delle persone vere e non come dei numeri sopra un foglio, ha guadagnato il loro rispetto facendo delle lezioni super interessanti ma soprattutto gli ha insegnato loro come affrontare le difficoltà della vita. Ed è questo il vero insegnamento, non sapere in che anno è stata fatta una guerra o come si calcola l’ipotenusa di un triangolo, ma credere in se stessi e avere fiducia negli altri e non abbattersi mai.
Alla fine poi sono anche arrivati i mafiosi che volevano far chiudere la scuola per costruirci sopra un centro commerciale e allora Donnie non ha avuto altra scelta che riempirglili di botte (si capisce che comunque secondo lui la violenza va usata solo quando non c’è altra scelta) ma credo che questa parte sia secondaria perché l’importante è che non solo ha insegnato ai suoi studenti a credere in se stessi, ma ha anche insegnato agli altri professori ad amare di più il proprio lavoro e avere fiducia nelle prossime generazioni che sono il futuro.
E’ È stato un episodio della vita di Donnie Yen molto interessante e che mi ha colpito molto, ma devo dire che non sono veramente sorpreso perché alla fine Donnie è il migliore in qualsiasi cosa faccia, perciò era ovvio che sarebbe stato il migliore di tutti anche come insegnante. Per questo lo ammiro così tanto, perché: non importa quanto sia difficile una cosa, che si trovi davanti dei criminali con i superpoteri o la spersonalizzante burocrazia statale, alla fine Donnie Yen riesce sempre a superare senza fatica qualsiasi ostacolo semplicemente perché è Donnie Yen. E sono sicuro che se praticherò il wing chun tutti i giorni, mangerò sano e ascolterò gli adulti, anche io da grande diventerò come il mio fratello maggiore, il mio eroe, Donnie Yen!
Buon pomeriggio signori Tarantino, grazie per essere venuti.
No, non ha a che fare con i voti di Quantum, in realtà… Beh, voglio essere onesta con voi, siamo piuttosto preoccupati. Da diverso tempo vostro figlio mostra una serie di comportamenti allarmanti che fanno pensare a un generale, uhm, chiamiamolo “scollamento dalla realtà”, una dissonanza cognitiva, se preferite: è come se davanti ai suoi occhi succedesse una cosa e lui decidesse che invece è un’altra, non so se mi spiego.
Prendiamo l’ultimo tema che ha scritto: avevamo chiesto ai ragazzi di parlare della persona che più ammirano, il proprio eroe, e quello che vedete è il risultato. Non è la prima volta che Quantum sostiene di fronte ai compagni o agli insegnanti di essere imparentato con l’attore e artista marziale honkongese Donnie Yen, all’inizio abbiamo lasciato correre perché ci sembrava una bugia che non faceva male a nessuno, ma di recente la faccenda ha assunto proporzioni… preoccupanti. Innanzitutto, fratello maggiore? Ma stiamo scherzando? Guardiamo in faccia la realtà, Donnie Yen ha 55 anni, alla sua età sarebbe ora che iniziasse a fare il padre. Volerselo immaginare più giovane a ogni costo, insistere a incasellarlo in ruoli anagraficamente sempre più incoerenti non fa bene a lui, non fa bene al cinema, e inizia a risultare un po’ ridicolo.
Ma non è questo il vero problema. Da sempre qui alla Scuola Elementare Ivan Drago di Valverde incoraggiamo i ragazzi a cercare figure di riferimento negli eroi dell’action, ma non siamo del tutto sicuri che questo atteggiamento nei confronti di Donnie Yen sia sano o costruttivo. Quella che era iniziata come un’ammirazione assolutamente legittima, si è trasformata nell’abitudine a guardare ogni sua pellicola in modo acritico e, mi spiace dirlo, in questo caso Quantum ha salvato un film francamente insalvabile ignorandone gli evidentissimi limiti, travisandone il contenuto, cadendo in una serie di trappole retoriche buone giusto in un regime totalitario in cui il governo imbocca la popolazione decidendo cosa passa al cinema e cosa no.
Chiariamoci, è un dato di fatto che il sistema scolastico cinese, e asiatico in generale, sia un’istituzione sclerotizzata che ignora i principi fondamentali della moderna pedagogia. Gli insegnanti sono sempre di più dei burocrati e sempre meno degli educatori, tutto è focalizzato sul raggiungimento di risultati standardizzati che non tengono conto della componente umana e gli studenti ne risentono gravemente, come testimonia il consumo di droghe e il tasso sempre maggiore di suicidi tra i più giovani causati da ansia e stress. Ben vengano le critiche, soprattutto se arrivano dall’interno, ma la soluzione proposta da Donnie Yen, a noi che facciamo questo lavoro da anni, sembra ingenua e semplicistica, se non in cattiva fede. E soprattutto: perché proprio Donnie Yen dovrebbe farsi carico di raddrizzare il sistema scolastico cinese?! Lasciatemelo dire, l’arroganza, il paternalismo con cui affronta ormai qualsiasi argomento è vomitevole: quella falsa modestia con cui sembra dire “smettete di applaudire, sono come voi, solo migliore in tutto” è irritante quando pratica il wing chun, figuriamoci quando si sveglia la mattina e decide di risolvere concrete problematiche sociali. Come se per correggere un problema radicato in tutto il Paese bastasse presentarsi a scuola con il sorriso, snocciolare qualche banalità sul credere in se stessi e tirare due calcetti. Mi sembra evidente che ce ne vogliano molti, ma molti di più.
Perché è questo il nocciolo del problema, signori Tarantino: Big Brother viene presentato come un film di kung fu ambientato in un liceo problematico, quando in realtà i contenuti, i toni e lo spessore intellettuale sono quelli di una fiction Rai. Donnie Yen replica una formuletta a cui siamo tristemente abituati, quella di mettere insieme una crew di galoppini (il suo sceneggiatore di fiducia, l’assistente del suo regista di fiducia…) in modo da cucirsi su misura un film autoindulgente e autocelebrativo, ma questa volta ha veramente passato il segno mettendo completamente in secondo piano le sequenze d’azione (due in totale. Due! Ma di cosa stiamo parlando?!) in favore di uno sceneggiato all’insegna dei buoni sentimenti.
Non è questo lo standard a cui abbiamo abituato i nostri ragazzi, non è questo quello che abbiamo visto in Donnie Yen quando gli abbiamo intitolato il dojo della scuola. Ci rendiamo conto che il giovane Quantum sta attraversando un periodo complesso e turbolento, ora che si avvicina il momento della sua agoghé, e non vogliamo colpevolizzarlo ulteriormente per quello che speriamo sia solo un incidente di percorso, ma vorremmo raccomandarvi caldamente di prestare la massima attenzione alle sue frequentazioni, specie in vista dell’imminente uscita di Ip Man 4.
DVD-quote:
“Caro maestro ma invece di Marco Columbro c’è Donnie Yen”
Quantum Tarantino, i400Calci.com
E io che pensavo in una versione aggiornata di Un Poliziotto Alle Elementari….
L’ispirazione è più GTO (che io detestavo ma so che è abbastanza cult)
la grossa differenza è che questo si perde nei moralismi e nelle mille pare del film educativo finendo per tradire la sua stessa premessa: il personaggio in un ruolo istituzionale ma ribelle/fuori dagli schemi alla fine risulta persino più inquadrato degli altri
Almeno la recensione è bella da leggere. Grande Quantum!
Recensione geniale, soprattutto le correzioni dell’insegnante
Per un attimo credevo fosse un buon film, poi ho letto la fine eheheh..
Grazie di esistere
Ma è tipo The Principal con Belushi?
Credo di non avere mai letto un articolo più bello di questo! XD
Beh, oltre a quello su La casa, scritto come la visita con un agente immobiliare (e casualmente, era comunque sui 400 calci).
Voglio guardarlo sto merda di film non leggerlo o vedere le pubblicità