Azincourt (v. foto sopra, per gli inglesi Agincourt) è un minuscolo paesino francese del dipartimento del Passo di Calais, poco più di 300 anime che vivono 19 chilometri a nord-ovest di Saint-Pol-Sur-Ternoise, sulla strada D71 tra Hesdin e Fruges.
Ad Azincourt non c’è sostanzialmente un cazzo, con l’eccezione di qualche rovina e di un grosso campo, nel senso agricolo del termine ma anche in quello bellico: è qui, infatti, che il 25 ottobre 1415, nel giorno di San Crispino, le forze inglesi guidate da Enrico V sconfissero i soldati francesi, massacrandone migliaia e segnando una vittoria importante nella guerra dei cent’anni, quel conflitto che durò 116 anni smentendo così il suo stesso nome.
Oltre che per le sue implicazioni politiche, la battaglia di Azincourt passò alla storia per due motivi, entrambi legati alla superiorità tattica inglese: l’esercito d’Albione, infatti, si presentò armato di archi lunghi e vestito leggerino, così da poter colpire il nemico da distanza di sicurezza (i francesi usavano archi e balestre dalla gittata inferiore) e approfittare delle condizioni sfigate del teatro della battaglia (aveva piovuto da poco e il campo era un pastone di fango). La combinazione di questi due fattori regalò a Enrico V una vittoria schiacciante: il rapporto tra le vittime francesi e quelle inglesi fu di 10:1; le conseguenze politiche del trionfo furono meno devastanti di quanto lo scontro potesse far prevedere, ma l’evento in sé è letteralmente passato alla storia, tanto che chiunque abbia fatto le scuole medie se ne ricorda.
La battaglia di Azincourt e i suoi protagonisti colpirono parecchio anche l’immaginazione di Shakespeare, che a Enrico V e al suo exploit con gli archi lunghi dedicò gran parte del suo dramma teatrale curiosamente intitolato “Enrico V” (Shakespeare stesso non ha mai spiegato da dove gli sia venuta l’ispirazione), esso stesso parte di un più vasto universo condiviso e culmine di una tetralogia che comprende i due capitoli di Enrico IV e il prequel Riccardo II. Ovviamente il bardo distratto (o era “di Stratford”?) modificò e abbellì gli eventi storici per rendere il tutto più interessante e digeribile: è quello che fai quando scrivi fiction basata su fatti realmente accaduti, ed è il motivo per cui nell’opera shakespeariana esiste un personaggio straordinario come John Falstaff, che ahinoi nella realtà non è mai esistito.
Altre due persone che sono rimaste particolarmente colpite dagli eventi di Azincourt e dalle opere di Shakespeare che li raccontano sono due australiani, David Michôd e Joel Edgerton, che presi da un fortissimo attacco di locura hanno deciso di prendere la seconda parte dell’Enrico IV e l’Enrico V nella sua interezza e fonderli insieme in un unico film che segue le vicende della corona inglese in quegli anni tribolati. Questo film si intitola The King; se finora vi siete annoiati a morte di fronte a questa piattissima esposizione di fatti più o meno noti della storia medievale europea, sappiate che The King potrebbe non essere il film per voi. Sigla!
The King si apre spiegandoci dove siamo (in Inghilterra), e poi sbattendo al centro della scena Enrico IV (un notevolissimo e parruccato Ben Mendelsohn, ocio che le parrucche sono elementi centrali di tutta l’opera), re pessimo e debosciato e molto poco amato dai suoi sudditi e consiglieri. È un incipit molto aulico e un po’ pomposo, pieno di frasi declamatorie in inglese pseudo-shakespeariano, che si conclude completamente a cazzo con Enrico IV che strilla la frase «I will chop your head off! I will chop you fucking head off!». È un momento bizzarro, che fa quasi pensare che Michôd ed Edgerton abbiano deciso di dare una svolta moderna e sbarazzina all’opera originale – una roba più vicina al (peraltro tremendo) King Arthur di Guy Ritchie che a un film a caso di Kenneth Branagh.
(per chi se lo sta chiedendo con curiosità: la parola “fuck” entra nell’uso comune inglese intorno alla metà del 1400, quindi intorno all’epoca dei fatti, ma la sua variante aggettivata “fucking” che si usa come rafforzativo compare per la prima volta solo nel 1528)
E invece no. E invece The King non è né un tentativo di svecchiare i drammi shakespeariani né una rilettura moderna di una storia vecchia di secoli; è semplicemente un film un po’ buttato lì, nel quale a un certo punto il re d’Inghilterra dice I will chop your fucking head off e cinque secondi dopo tornano tutti a fare periodi lunghi e convoluti pieni di parole arcaiche come se niente fosse.
Lo so cosa state pensando, è una minuzia, è davvero così importante parlarne? Vi ringrazio della domanda, io credo sia un dettaglio significativo e rappresentativo di tutto quello che non va in The King, un film fatto di vuoto pneumatico e confusione nei toni, una lunga tediosa cavalcata in mezzo a un po’ di retorica da quattro soldi che culmina in una notevole sequenza di mazzate (la battaglia di Azincourt, appunto) che, per quanto apprezzabile, arriva troppo tardi e offre troppo poco per risollevare l’umore dopo aver assistito a un’ora e tre quarti di Chalamet pettinato da cretino che si strugge e biascica frasette filosofiche da Smemoranda.
L’idea di M&E è quella di sfruttare la seconda parte dell’Enrico IV per presentarci Enrico V come sfasciato di merda disinteressato alle proprie responsabilità reali, e l’Enrico V per mostrarci come il peso della corona riesca a trasformare un fattone in un sovrano deciso e vincente, in grado di spezzare le reni al nemico e tornarsene a casa da trionfatore con pure una bella principessa al seguito. E così gran parte di The King è questo ibrido schizofrenico che oscilla tra dialoghi aulici e ampollosi e un po’ di sano degrado all’australiana, ma tutto buttato lì, tutto senza una vera idea di come incollare e armonizzare i pezzi del puzzle; in una scena vediamo Chalamet devastato che borbotta dichiarazioni d’amore allo sfascio e in quella successiva sono tutti “my liege” e “thou shalt” e “prithee” e “an event as pivotal as this one should be amply equipped to penetrate the fog of time elapsed”, e poi grandi e poetici tramonti campagnoli. C’è persino un po’ di intrigo di corte utile a dare al nostro re una scusa per andare in Francia a menare i transalpini, ma anche questo, come gran parte degli snodi di trama di The King, si risolve nel giro di un paio di sequenze durante le quali il tendenzialmente spaesato Chalamet passa da “no col cazzo io sono un re buono” a “pigliamo le alabarde e le catapulte e andiamo a radergli al suolo anche il buco del culo”.
Voglio dire che è tutto al servizio della battaglia finale, ma è tutto così svogliato e buttato in caciara che l’impressione è che a M&E interessasse soprattutto l’aspetto militare della vicenda e che il resto, tutto il resto, che ripeto è TANTISSIMO resto, sia stato appiccicato sopra per nobilitare il prodotto e venderlo con più facilità (“drammone shakespeariano” tira più di “massacro medievale”, altrimenti le nomination agli Oscar se le sarebbe beccate Ironclad di Jonathan English, non l’Amleto di Branagh). È veramente difficile descrivere quanto poco ci sia di interessante nei primi due atti di The King, quindi faccio prima a dirvi cosa c’è di interessante: Joel Edgerton, che silenziosamente è uno dei migliori attori in circolazione e che qui si mangia la scena nel ruolo (appositamente allargato e migliorato rispetto alle opere originali) di Sir John Falstaff, al quale viene attribuita la paternità dell’idea geniale di scendere in battaglia senza le armature.
Quello che manca davvero è una qualche forma di tensione drammatica, un qualcosa che ci faccia interessare sul serio alle sorti di questa battaglia: il momento in cui vengono posate le prime catapulte è il momento nel quale l’investimento di tempo comincia ad avere un senso, perché almeno è chiaro che sta per succedere qualcosa, qualsiasi cosa. Però no, non è vero, c’è anche un’altra cosa di cui non posso non parlare: Robert Pattinson nel ruolo che fu di John Cleese in Monty Python e il sacro Graal.
Pattinson è come il “fucking” di cui sopra, un pugno in un occhio che non c’entra nulla con il contorno e che viene mollato lì a sorpresa, come una granata: è chiaro che sta per esplodere e che intorno a lui nessuno ha la minima idea di cosa stia per succedere. In overacting costante (e credo un po’ razzista, ma dovrei chiedere a un francese) e con un improbabile accento transalpino, Pattinson interpreta Ragazzo Biondo, delfino di Francia che vuole schiacciare il nemico albionico sotto il calcagno per riaffermare la dominanza del suo popolo. È… boh, è tutto sbagliato e completamente fuori tono rispetto al resto, ma quantomeno ha il merito di fornire una motivazione valida e tangibile alla rabbia di Enrico e alla sua voglia di spaccare tutto. In altre parole The King è un film la cui portata emotiva è direttamente proporzionale al grado di caciaronaggine di Robert Pattinson, Troll, un personaggio magnifico perché non ha alcuna motivazione valida per comportarsi come fa se non “lui è quello stronzo”, il che in generale è un po’ un riassunto di come M&E hanno affrontato la scrittura di tutti i personaggi.
Per fortuna, e se ci ho messo un po’ ad arrivarci non lamentatevi con me ma con M&E e il loro film, a un certo punto volano gli schiaffoni. Anche qui, intendiamoci, non siamo di fronte a nessun miracolo: la storica e indimenticabile battaglia di Azincourt è girata con competenza e qualche buona intuizione ma non cambierà la storia del cinema e neanche quella delle battaglie medievali al cinema. Michôd gioca bene con i colori e ha un più che discreto controllo del casino che è vedere centinaia di uomini vestiti da scatolette di tonno che si pigiano uno contro l’altro urlando fortissimo, per cui immagino che si possa vedere The King come una specie di Transformers 3 con i cavalieri in armatura al posto dei robottoni, un pastrocchio emotivamente piatto e funzionale esclusivamente a mettere in scena una Grossa Battaglia Finale.
Oppure no! Oppure possiamo ammettere che The King è un prodottino insipido e senz’anima, piagato e appesantito per gran parte della sua durata da camionate di retorica e imbruttito da soluzioni visive poco adatte a un prodotto che ambisce a farsi prendere sul serio nel 2020 (i ripetuti fade out sui tramonti rosso fuoco della campagna francese sono in quota Occhi del cuore) e salvato solo in parte da un climax a cui si arriva trascinandosi sui gomiti ma che quantomeno risveglia l’attenzione per qualche prezioso minuto.
Peccato per i precedenti 100.
Netflix quote suggerita:
«I will chop your fucking head off!»
(Enrico IV, ex re)
Troppo severo, Stanlio. So di aver abbassato gli standard a seguito di tutta la merda che passa al cinema e in tv, ma a me “The King” non è dispiaciuto. E il gestaccio di Pattinson, coi pugni chiusi uniti e il pollice pendulo a simboleggiare due grossi testicoli e un pene miserabile, mi ha fortemente ispirato: tanto che lo uso di continuo.
Non sono d’accordo sul “peraltro tremendo” King Arthur di Ritchie
A me è piaciuto e ha divertito molto… film cazzaro e improbabile ma divertente e casinista.
Questo ce l’ho li in stand by e devo vederlo, ma mi manca la voglia.
Agree. Stanlio stanlio, gradissimo recensore, che definisci King Arthur tremendo e apprezzi Guerre Stellari VII (e immagino pure quelli dopo)…
E Braveheart! Stanlio, ricordo solo ora, da qualche parte ha scritto male di Braveheart! Mi sembra abbstanza per non affidargli recensioni di film medievali!
A giochi fatti mi pento di aver parlato così bene di SW VII. Di quelli dopo non parlo nemmeno (perché non li ho visti).
Non c’é nulla da vedere tranquillo :D
(davvero)
Concordo su tutto, il film è a tratti brutti e a tratti insopportabile, fatta salva la battaglia.
Vorrei solo ricordare il terrificante finale, nel quale il fattone divenuto re saggio, buono quando serve ma incazzato alla bisogna si scopre di nuovo imbecille e manipolato per gran parte degli eventi con tanto di tremenda, in quanto tagliata con l’accetta, morale complessiva ultra-politically correct (la guerra è SEMPRE MALE, la pace è SEMPRE BENE.. RICORDIAMOLO!!) che non ricordavo ci fosse nell’opera di Shakespeare
Beh, in Shakespeare non c’è nemmeno Falstaff nominato comandante supremo dell’esercito britannico, se è per questo, visto che nel dramma shakespeariano il “saggio e buono” Enrico, una volta diventato Re, volta completamente le spalle ai suoi amici e compagni di bagordi di un tempo, che tradisce e rinnega spezzando il cuore al povero Falstaff.
Altro che “vieni con me, tu fidato e saggio amico, che voglio premiare la tua lealtà usufruendo al contempo della tua esperienza e abilità militare, per il Bene Superiore dell’intero Regno”.
Ammetto però che ignoro cosa succeda dopo nel film, visto che arrivata a questo punto ho smesso di guardarlo (è più forte di me, se mi toccano il Bardo divento una iena), ma da quanto leggo nella recensione, è stata una saggia decisione.
Assolutamente saggia. E’ vero quello che dici, ma il ruolo più preminente di Falstaff, per quanto inesistente nell’originale, non mi ha dato cosi fastidio come il finale, del tutto artificiale, fuori contesto e fuori da (quel) tempo.
Insomma, per dirla con le parole dell’immortale Bardo dell’Avon “il finale è proprio ‘na cazzata”
outlaw king, uscito sempre su netflix qualche tempo prima era imho più calcaibile, ergo più bello…
pattison ormai è il nuovo cage per quanto riguarda i belli capelli che sfodera nei film…e sarà batman…
sto altro qua, con la fazza da fesso che si è svegliato 5 minuti fa…sarà paul atreides in dune…
sarà pure che mi sto facendo vecchio io, ma a me queste ultime leve del cinema (anche) calciabile, convincono meno del quasi 40enne ibra che torna al milan…
È no ! Pattinson merita , riprova con good time , high life o the lighthouse. È bravo
E soprattutto The lighthouse è una bomba , sospetto che doppiato sarà una colata di merda per le scale..
Concordo per Pattinson, con The Rover, Good Time e soprattutto The Lighthouse si è riscattato dalle twilightate . In Lighthouse l’ho potuto apprezzare in originale e la sua prova è notevole, all’altezza di quella mostruosa di Dafoe.
sono stato poco chiario io, come attore impegnato è da cosmopolis che si fa valere per interpretazioni e scelte di progetti…tolte alcune cagate come qua ma ci stanno alla fine…ma ecco, come batman e con la roba potenzialmente calciabile più action isomma, resto abbastanza scettico…vedremo già quest’anno con nolan che combina…
p.s.
the lighthouse lo ho amato alla follia, non vedo l’ora che se ne parli…
1) Direttore del casting top troll: Pattinson, britannico, gli facciamo fare il re di Francia e Chalamet mezzo francese il re degli inglesi (non si fosse trattato di due nazionalità europee mi sa che sarebbe scoppiato un casino).
2) Possibile mai un titolo così smaccatamente anonimo? Ci sarà un motivo?
3) “ruolo (appositamente allargato e migliorato rispetto alle opere originali) di Sir John Falstaff”
Cioè, migliorato rispetto a Shakespeare
Se Stanlio mi conferma che c’è tantissimo Falstaff in più lo vedo stasera stessa.
E a me Pattinson nella prima foto ha fatto urlare GRIFIS DI BERSERK.
Confermo che c’è tantissimo Falstaff, ed è un grandissimo Falstaff.
>> quota Occhi del cuore
beh, a sto punto mi sa che siamo abbondanti in quota Machiavelli
“LA SEPARAZIONE DELLE CARRIERE!”
“l’anello del Duca”
Visto ieri sera… potevo andare a letto e risparmiarmi due ore e passa di agonia.
Soprattutto l’accento di Robert Pattinson/Delfino borioso di Francia.
Aspettavo IL DISCORSO pre-battaglia (band of Brothers, san Crispin) e invece mi è toccato un “DAI CAZZO” e un inno all’unità territoriale dell’Inghilterra (in barba alla Brexit)
Secondo me la trasposizione migliore dell’Enrico V è quello di “The Hollow Crown”.
Subito dopo Kenneth Branagh (Laurence Olivier è fuori gara).
Per me gran film, invece. Di un’austerita’ che non si usa piu’.
Io me lo tengo stretto il talento cupo e adulto di Michod, che qui mi cita il Welles di “Falstaff” attraverso il filtro del meglio di Game of Thrones.
Credo che voi siate una banda di pazzi. Ma avete una testa, la usate e soprattutto sapete scrivere. Tanto basta, almeno a me.
Amichi guardatevi questa chicca di menare ignorante https://m.imdb.com/title/tt4912452/ sarebbi curioso di capire che articolo ci fareste
Inutile reminder per la battaglia
https://www.youtube.com/watch?v=40bA_cWFDVI
A sto punto non era meglio buttarlo tutto sulla tamarraggine come ha fatto Guy Ritchie con King Arthur? Avranno avuto paura di floppare
Robert Pattinson di recente l’ho visto in tutt’altra luce in The Lighthouse, di cui spero vi occuperete presto!
In veritá, Shakespeare a parte, la vera cosa improbabile é che la corte inglese parli inglese e non francese. La corte inglese, fino ai Tudor (che comunque mi pare siano scozzesi, non inglesi), parlava francese. Secondo voi cosa ci facevano in francia a fare la guerra per 100 anni? Quindi quando il Delfino ed Enrico V si incontrano, si saranno parlati nella lingua madre di ENTRAMBI, che era il francese. Francese che, ricordo, rimane a lungo la lingua colta. Nel ‘700, facendo esempio a caso, Federico il Grande (Prussiano) si vantava di parlare malissimo il tedesco – lui parlva francese. Idem Maria Teresa (d’Austria) o Caterina la Grande (di Russia).
Infine, Agincourt é una battaglia molto importante non tanto per gli inglesi a livello strategico (lo sarebbe, ma arriva la 17enne Joan d’Arc e la storia cambia) ma in termini di tecnica militare, segnando il declino della cavalleria pesante, distrutta dal fuoco inglese (5 colpi al minuto contro i 2 dei nemici) e da archi lunghi due metri con frecce lunghe un metro che trapassavano le corazze (in questo Poul Anderson é accurato quando scrive la sua Crociata Spaziale).
E bravo Rupert!
Come non ricordare, in merito al francese lingua ‘dei nobili’ ancora in pieno ottocento il siparietto in Guerra e Pace in cui due ufficiali russi si imbucano in un accampamento francese e parlano con loro, in francese, tutto il tempo?
Dieu et mon droit!
Non ho capito, davvero. E’ un film tratto da Shakespeare. Shakespeare scrive i suoi drammi storici in inglese. Che senso ha fare la punta al cazzo con sta menata sulla lingua francese?
No é che non hai capito infatti. Siccome il film (tratto da Shakespeare – cosa che se non sbaglio scrivo subito) parla di un episodio storico reale, ne ho approfittato per raccontare un paio di cose che reputavo interessanti, almeno per i non analfabeti funzionali.
@Ruper solo per fare la punta al cazzo, i Tudor erano di origine gallese
Tks Capitan, mi ricordavo solo che non erano inglesi (lo sketch era infatti che gli inglesi re inglesi non ne hanno mai avuti). #400Storia
Scozzesi erano gli Stuart, comunque (tanto per fare la punta al cazzo) discendenti dei Tudor. Se non ricordo male la storia (Game of Thrones a confronto della vera storia medieval-rinascimentale è di una semplicità elementare) Giacomo I Stuart, primo Re sia di Scozia che d’Inghilterra, era figlio di Maria Stuarda che a sua volta era figlia della sorella di Enrico VIII, che aveva sposato l’allora Re di Scozia che ovviamente non mi ricordo come si chiamava..
io non capisco come si possa perder tempo con ste cose quando “Charles IV, King of Bohemia and Holy Roman Emperor, had a long and successful reign. The Empire he ruled from Prague expaned, and his subjects lived in peace and prosperity…” :P
Eh, perchè il magnifico Kingdome Come dopo un po’ si esaurisce, tocca aspettare un seguito ad alto budget :D
volevo solo dire
Joel “occhietti” Edgerton
ciao.
“….una roba più vicina al (peraltro tremendo) King Arthur di Guy Ritchie”
COSA COSA COSA COSA???????????
Non vedo citare il momento della battaglia in cui il Re parte all’attacco per primo, totalmente da solo e scoperto, col rischio che la prima mazzata faccia perdere la pugna a tutto l’esercito. Ne deduco che sia una scena attendibile, nonostante il mio sgomento?