Ogni remake, reboot, sequel, reimagination, remix, retelling, chiamatelo come vi pare, si trova sempre ad affrontare, inevitabilmente, lo scoglio del “ma ce n’era davvero bisogno?”. C’è davvero bisogno di un’altra versione della stessa cosa? Non sarebbe meglio provare a inventare cose nuove, suggerisce l’uomo della strada, con la tipica saggezza da laureato in scienze della vita che lo contraddistingue? “Ma noi vogliamo fare i soldi facili!”, rispondono, perfidi e capitalisti, i Paperon de’ Paperoni di Hollywood, “e poi la qualità ci ha rotto il cazzo!”.
Ovviamente, come quasi sempre, la questione è più complessa di così. È ogni anno sempre più difficile trascinare la gente al cinema (e chissà come sarà d’ora in poi, thanks to COVID-19), ci si è infilati in quel circolo vizioso per cui l’unico modo di portare pubblico in sala è impacchettare l’uscita come “evento”, spendendo un sacco di soldi per farlo e rendendo così ancor più difficile che il film alla fine sia un successo. E, siccome gli studi dimostrano che tendenzialmente lo spettatore casuale muove il culo per andare in sala solo se il titolo del film gli ricorda vagamente qualcosa di cui ha già sentito parlare, ecco che le major si lanciano affamate sulle PROPRIETÀ INTELLETTUALI, ovvero su qualsiasi cosa abbia già una anche evanescente esistenza pre-film: film vecchi, film meno vecchi, serie tv, libri, videogiochi, fumetti, ma anche giocattoli, parchi a tema, emoji, insomma, conoscete l’andazzo, e poi in un tripudio di late stage capitalism, se il film va bene, si possono rivendere anche altri nuovi film, serie tv, libri, videogiochi, giocattoli, parchi a tema, emoji ispirati al film che a sua volta si era ispirato a… vabbè, ciao, avete capito.

no, aspetta, non sono queste
Quindi, a ‘sto giro è il turno di Charlie’s Angels. Valeva la pena fare un remake di Charlie’s Angels? Attenzione che c’è subito un trick che cerca di confonderci: questo non è un reboot, e non è neanche un remake, amici, è un sequel! Sì, perché i nuovi angeli sono una nuova generazione, certo, ma comunque eredi di Cameron Diaz-Drew Barrymore-Lucy Liu, che a loro volta erano eredi di Farrah Fawcett, Jaclyn Smith e compagnia (la serie remake del 2011 la ignorano pure loro, esattamente come fecero al tempo tutti gli spettatori del mondo). Perfino Bosley è lo stesso Bosley! Come dite? Non ha la faccia di Bill Murray né quella di David Doyle né quella di Bernie Mac, bensì quella di Patrick Jean-Luc Picard Xavier Stewart? Ma è molto semplice, guarda, basta appiccicare male con photoshop la faccia di Patrick Stewart su vecchie foto di scena, e il gioco è fatto. SIAMO NELLO STESSO UNIVERSO! È L’ERA DEL FRANCHISE! È PROPRIO TUTTO COME STAR WARS E JURASSIC PARK!
Comunque. Che esistevano tante generazioni di angeli di modo che si potesse sostituirle appena invecchiano come fa Leonardo DiCaprio con le sue fidanzate già lo sapevamo. In questo nuovo Charlie’s Angels scopriamo che esistono anche diverse generazioni di Bosley, che “Bosley” non è un nome ma un titolo, tipo “general manager”, e che dopo il Bosley originale, che con Charlie ha fondato la prima Townsend Agency, c’è stata un’espansione internazionale, con varie sedi, e dunque vari Bosley. Credo sia la stessa premessa dietro MIB: International, ma non mi prenderò certo la briga di guardarlo per controllare. Ci sono perfino – tenetevi forte – dei Bosley femmina, ah signora mia dove andremo a finire di questo passo con questo gender. All’inizio del film il primo Bosley va in pensione, ma siccome è Jean Luc Picard sai già che non possono averlo preso solo per la scena della festicciola d’addio in ufficio, e infatti.

no, non sono neanche queste
Quanto ai tre nuovi angeli protagonisti, all’inizio sono solo due, Sabina e Jane, la matta e la alta, Kristen Stewart e Ella Balinska (ho controllato, è un nome quasi vero, ha cambiato solo una vocale). A completare il terzetto arriva il classico personaggio esterno bisognoso d’aiuto – Elena/Jasmine/Naomi Scott/Sarah Michelle Gellar mora – che finirà ovviamente per unirsi al team, ma nel frattempo sta lì a farsi spiegare le cose dagli altri, così che nessuno tra il pubblico sia costretto a sforzarsi di usare il cervello. A vegliare su di loro una nuova Bosley, interpretata da Elizabeth Banks, che è anche regista e co-sceneggiatrice, prendi 2 paghi 1.
Ognuno di questi personaggi recita in un film diverso. Naomi Scott fa un sacco di faccette ed è chiaramente in una commedia slapstick sulle ragazze goffe che inciampano. Ella Balinska, in quanto alta, è anche la più atletica, la più seria e la più determinata a fare una specie di action movie. Elizabeth Banks scivola continuamente nel deadpan humour demenziale. E Kristen Stewart boh, non lo sa nemmeno lei, e chiaramente non le interessa: è finalmente in vacanza premio dopo un decennio di vampiri glitterati e un quinquennio di Assayas, e se la vuole godere tutta, e si vede, tanto che avrebbero potuto promuover il film con un bel “Stewart laughs!” come ai tempi della Garbo con Ninotchka. Ma sono tutti in vacanza premio, in realtà, in questo film che, come da tradizione spy movie, globetrotta da una parte all’altra del mondo, sparando a ogni nuova location riprese da ufficio del turismo, e per il resto si svolge quasi solo in anonimi capannoni di Burbank, o giù di lì. Non mi scandalizzo: lo faceva anche una qualsiasi puntata di Alias, vent’anni fa, solo molto meglio, e una volta a settimana per 22 episodi.

no, scusa, e queste chi cavolo sono?
Cosa volete che vi dica, non è nemmeno che questa roba è brutta, quanto che è anonima. La trama standard richiede che le ragazze recuperino dei piccoli MacGuffin portatili che nelle mani sbagliate potrebbero rivelarsi armi pericolosissime, per farlo devono cambiare molti vestiti, indossare diverse parrucche, infiltrarsi in un grattacielo d’uffici, in una corsa di cavalli, in una festa prestigiosa. Ci sono doppi e tripli giochi, cattivi che sembrano buoni e buoni che sembrano cattivi. Alla fine i buoni vincono. Ma non è la trama – che potrebbe tranquillamente essere la stessa di un qualunque Mission: Impossible – il problema.
Elizabeth Banks è alla seconda regia, la prima essendo Pitch Perfect 2, quel franchise sulle gare canore che non è Glee. Ha una grande esperienza d’attrice comica (ma anche drammatica, l’ho vista recentemente nella miniserie Mrs. America ed è bravissima), e infatti questo film lo gira tutto come una commedia patinata standard. Le scene d’azione hanno zero tensione e un senso dello spazio e della fisica confuso quando non del tutto cartoonesco. Fosse andata all in sul cartoonesco – come già fecero i film Charlie’s Angels dei primi 2000 influenzatissimi da Matrix, dal wuxia e dalla CGI brutta – poteva anche starci: Charlie’s Angels non è mica una roba seria. Solo che no, fa di tutto un po’, anche all’interno della stessa sequenza, e il risultato è una pasticciatissima palla.

oh, ecco, finalmente ci siamo: sono queste!
Nei momenti di commedia potrebbe andare meglio, ma la sceneggiatura scivola spesso sul filo di quello che i giovani d’oggi chiamano cringe, la comicità evocata vorrebbe essere quella un po’ straniante del deadpan humour, appunto, ma non fa quasi mai ridere, soprattutto perché raramente si capisce quando e se si dovrebbe ridere; e tutto è, almeno per i miei gusti, troppo troppo troppo troppo patinato. Lucido, finto, smarmellato. Ma a livelli che Il diavolo veste Prada e Ocean’s Eight al confronto adottano un’estetica neorealista.
Ora, Charlie’s Angels è questa roba qui. Avete mai visto la serie anni 70? Aveva un budget bassissimo, ed era speso quasi tutto in costumi, ed era comunque bassissimo perché gli angeli, appena era possibile inventarsi una scusa qualsiasi, le mettevano in bikini. Fu un grande successo di pubblico, anche perché era allegra, scema ed escapista in un periodo, gli anni 70, in cui di scemo, leggero ed escapista, in tv e fuori, c’era molto poco. E poi perché c’erano tanti bikini, siamo d’accordo, e i capelli di Farrah Fawcett. I film remake dei primi anni 2000 abbracciavano quello spirito camp e alzavano a mille il volume da euforia MTV che contraddistingueva il periodo. Non erano belli, ma, boh, volevamo bene a Cameron Diaz? Ecco, questo nuovo Charlie’s Angels a tratti sembra voler riprendere quella cosa lì, ma è anche evidente che vuole essere più serio e raffinato, perfino tra molte virgolette “realistico”. Alla fin fine, sembra comunque la puntata standard di una generica serie tv da rete generalista americana, ovviamente aggiornata all’oggi, e non credo che sia una raffinata meta-citazione al fatto che all’origine di tutto il franchise c’è una serie tv.

foto delle vacanze a istanbul
Valeva la pena fare un altro Charlie’s Angels, allora? Mah. Alla fine, sui titoli di coda, ci sono delle scene d’addestramento (che in modo disonestissimo hanno inserito anche nel trailer), sono piene di camei celebri e in una di queste c’è Ronda Rousey che allena nuovi angeli: ci pensate se, volendo fare una versione “seria” e “verosimile” di Charlie’s Angels, avessero messo su un action semplice, ma dignitoso e teso, con qualche one liner divertente al punto giusto e qualche bella scena di menare, ben girata e ben coreografata? Non serviva fosse un capolavoro, avrei detto lo stesso che, sì, ne valeva la pena. Ma così, pur con tutte le sue pretese d’aggiornamento (anche femminista: non basta cambiare genere ai personaggi per sovvertire davvero gli stereotipi, e non mi servono granché duecento strizzate d’occhio alla causa se la sostanza resta identica), è ancora la stessa cosa, solo già vecchia (voglio dire: hanno fatto perfino la canzoncina pop collegata, facendo collaborare tre grandi star pescate un po’ a caso e confezionando un bel video patinato, proprio come se fossimo ancora nel 2000. GIRL POWER!). E allora, davvero: perché?
Dvd quote suggerita: “Guardate Killing Eve”, Xena Rowlands, www.i400calci.com
Sinceramente ho un ricordo buono delle Charlie’s Angels di inizio anni 2000 proprio perché avevano trovato un loro equilibrio tra azione e commedia.
Erano riusciti a modernizzare il prodotto restando in continuità con l’originale. C’era ignoranza ma anche esplosioni e botte fatte bene. Erano anche tempi più semplici e con meno seghe mentali di oggi (e chi l’avrebbe mai detto allora che avremmo chiamato il post-11 settembre “tempi più semplici”).
Su questo invece mi è bastata Kristen Stewart per tenermene accuratamente alla larga
E comunque quanto manca fisicamente il cinema, il sedersi in sala, porca miseria
Mai piaciute manco da ragazzino infoiato ,ora vabbè conati a raffica
Si Killing Eve merita assaie.
sta iniziando davvero il temutissimo ripescaggio dei nineties? filmacci inguardabili con i Limp Bizkitz come si scrive di sottofondo…brrr…almeno quello con Cameron aveva Cameron ecco ..per un tredicenne bastava e avanzava
Ma secondo me il discorso della nostalgia dei Nineties è relativo al fatto che sono visti nell’immaginario collettivo come anni spensierati, a confronto di quelli odierni.
Che se poi uno ci riflette su non è nemmeno vero, ad esempio in Italia negli anni ’90 avevamo a pochi km. dietro casa la macelleria della ex-Jugoslavia e delle pulizie etniche. Eppure vivevamo in una bolla
si beh io parlo proprio del discorso musicale cinematografico che andava per i gggiovani dell’epoca…proprio roba brutta brutta che spesso io stesso gggiovane scemo dicevo azz che mmmerda mi propinano…speriamo non torni niente di niente perche si salvava pochissima roba
Tutti parlano di Cameron, ma anche Lucy Liu era un bello spettacolo
innegabile…io ho un. ricordo di lei adorabile in Slevin
dopo esserci amaramente ciucciati il revival dei pessimi anni 80 (che per me è iniziato con gta vice city) direi che siamo pronti ad affrontare qualsiasi cosa, dal mio punto di vista i 90 sono decisamente meglio.
temo che la percezione della bontà di una decada abbia a che fare con concetti soggettivi come “eeeh allora avevo tutti i capelli in testa e le sfitinzie ancora si giravano a guardarmi sull’autobus”
@killing joke gli anni 90 erano spensierati in italia, noi italiani non ci siamo mai preoccupati troppo di politica estera (non lo dico con soddisfazione è solo una triste constatazione) per esempio: dal mio egoista punto di vista nel mondo del lavoro, io che ho iniziato a lavorare in quel periodo ancora li sogni gli stipendi e i contratti che si facevano allora.
in questo periodo di vuoto pneumatico di cinema mi sono sparato pure questo…ad una certa stanno in una fabbrichetta nel nulla, che poteva essere benissimamente quella di un death race 2 o un universal solider 3…poverata cosmica…ah scena finale con tutti gli uomini della sala che cadono e le donne che restano in piedi, da riderone forteforte…MIB 4 a confronto è il padrino.
devo dire che a me invece è piaciuto. Spensierato e divertente con tutti i suoi limiti.
C’è un difetto di fondo secondo me: sarà un discorso maschilista, ma come Bond deve essere un figo elegante e di classe, anche gli Angeli devono essere per lo meno belle se non tope. E di queste tre, a parte un po’ quella alta, sembra le abbiano scelte appositamente per essere anonime
Non lo so, la Stewart con quell’aria da tossica a me è sempre piaciuta… poi magari dal vivo nella vita di tutti i giorni è la classica ragazza che se incontri per strada ti giri dall’altra parte per evitare di guardarla eh. Certo se deve essere l’evoluzione di Cameron Diaz allora no, ovvio che parliamo di un altro sport proprio.
Sei stato ancora un gentiluomo. Sarò sgradevole, ma sembrano tre truzze parate da discoteca di provincia e fa tenerezza notare che in posa da Donne di Menare riescono ad essere meno convincenti di Farah ed i suoi 20kg di lacca.
Vorrei dire due paroline al direttore del casting.
“… Viva LAMMERDA!!!”
The Vast of Night?
Spero di non risultare sessista, ma credo che i tre angeli siano stati scelti più come soggetti per far immedesimare il pubblico femminile che fare rizzare i maschietti.
E’ un pò come dire che gli attori scelti per i Fast&Furious non sono tutti dei fighi allucinanti.
Come ha fatto @Past qua sopra, l’ho recuperato perché non c’era un cazzo di nulla di meglio da guardare. Filmettino da divano a cervello spento. Nulla di inguardabile ma nulla di memorabile.
Credo anch’io sia totalmente sballato di tono. O fai un cosa comico-demenziale con venature action come quello con la Diaz e la Liu, che pur essendo una cagata volutamente esagerata, sballata e sopra le righe aveva il pregio non prendersi sul serio e rendersi conto da solo che era kitsch all’ennesima potenza.
Se non sei in grado di farlo così, fallo “serio”. Non dico di fare Mission Impossible al femminile con le ragazze che si appendono in bikini agli aerei in decollo (anche se potrebbe starci…). Poteva tranquillamente essere un film con un tono più cupo e serio. Sto ibrido che vorrebbe essere carne e invece è pesce è come spararsi sui coglioni da solo.
Mai piaciuti gli angeli di Carlo, dalla serie originale in poi, le ho sempre ritenute imbarazzanti.
Qualcuno potrebbe pensare che il mio è un discorso sessista, invece no, perché io adoro le donne che fanno action, per es. da “La donna da 6 milioni di dollari”, a Ripley di Alien, passando per Furiosa di Fury Road, fino alla mia passione più recente incarnata da Samara Weaving.
Le 3 pantegane di Carlo mi hanno sempre dato l’idea di essere capitate lì per caso.
Se non c’è neanche mezza scena di lotta nel fango, non mi interessa.
È venuto a mancare Joel Schumacher.
Uno che osava, poi magari ogni tanto non ci azzeccava e non veniva capito del tutto (tipo i due Batman di cui avete scritto anche voi), ma comunque uno forte.
Riposi In Pace
Sui due Batman la storia gli ha dato ragione, era avanti di 20 anni senza volerlo.
#teamVILLANELLE<3
Grazie Xena per il consiglio! L’ho recuperato e devo dire che Killing Eve è veramente una bomba
Che uno pensa almeno #metoo sarà servito a svuotare gli studios dalle attrici cagne, e poi invece esce questo…