Allora: questo non è il film di Neil Marshall. Cioè OK, lo ha diretto Neil Marshall, ma questo è e sarà ricordato come il film di Charlotte Kirk. Possibilmente il primo e l’ultimo.
Chi è Charlotte Kirk?
E’ una bellona malmostosa inglese coi riccioli d’oro che una decina di anni fa ha deciso di fare suo il motto Gattopardiano “cambiare tutto per non cambiare niente” e di fare carriera a Hollywood usando il sesso; però in un modo diverso dal solito. Benché la vicenda giudiziaria sia complessa e ancora nebulosa, pare che si possa affermare quanto segue: Kirk si è scopata una serie di magnate, milionari e produttori con l’intento non solo di chiedere in cambio provini e ruoli, ma anche con l’esplicita minaccia di rivelare tutto facendosi passare per vittima di molestie, che fino a pochi anni fa ti ridevano in faccia, ora per fortuna no. Però, ecco, insomma: il comportamento di Kirk, a quanto pare, ha ben poco dell’eroina del #metoo e molto dell’opportunista che cavalca un movimento sociale sacrosanto puramente a scopo personale e finanziario e che ha un rapporto disinvolto col concetto di verità. Non esattamente un modello di comportamento, ecco, piuttosto una anomalia che si crede più grande di quel che è.
Sta di fatto che Kirk e i suoi vari amanti sono tuttora embricati in una ragnatela di denunce e controdenunce per estorsione, ricatto, violenze fisiche e psicologiche; alcuni di questi morti di figa, che gridano “It’s a witch-hunt!”, hanno dovuto dare immediatamente le dimissioni; lei, che grida “It’s a witch-hunt!” un po’ più forte, è riuscita a girare un paio di filmini di scarsissimo successo e a farsi dare una quantità imbarazzante di soldi dagli avvocati. Però è anche riuscita a ottenere la fama di “intoccabile” (il doppio senso è volontario), in quanto ormai tutto ciò che porta il suo nome perde automaticamente ogni credibilità; il fatto che non sia esattamente dotata nelle doti recitative peggiora la situazione.
L’ultimo coglione a essere caduto nella honey trap cinematografica di Kirk è Neil Marshall, che appena dice in un’intervista “Charlotte è la donna che amo” tu non riesci a non immaginartelo lì legato alla sedia con una pistola alla tempia e lei che gli sibila che cosa deve dire. Scusate, lo so, non dovrei dire questa cosa cattiva ma insomma, prima guardate The Reckoning e poi ne parliamo; parliamo di affermazioni tipo “Well at the moment I’m writing another screenplay. (…) It’s Aliens meet Predator. Charlotte will definitely be in it” senza farsi scappare da ridere; parliamo del Fantasia Festival che ha ospitato uno screening di The Reckoning ma ha poi cancellato il Q&A di Marshall per paura di beghe legali.
Ma quindi com’è The Reckoning?
Grazie per la domanda. innanzitutto, “it’s a witch-hunt!”, nel senso che è la storia, naturalmente co-scritta da Kirk, di una povera innocente ingiustamente accusata di stregoneria dagli uomini cattivi, che deve difendere la sua verità mentre subisce torture assortite. Wink wink! Nudge nudge! Che sottigliezza, eh? E poi, a livello qualitativo come volete che sia? Fa l’effetto di entrare in uno stanzino pieno di scoregge e doverci restare per un’ora e cinquantun minuti. Scritto, diretto, interpretato, montato, illuminato da un gruppo di appestati, infatti si svolge all’epoca della Grande Pestilenza di Londra (oddio, ma sarà un altro wink wink nudge nudge? Sorbole!); e qui io ammetto la mia ignoranza, ma che la gente durante la pestilenza continuasse a tracannare la sua pinta al pub mentre gli altri letteralmente crepano sullo sgabello accanto al loro fra atroci dolori, non so. Temo che sia più plausibile ammettere che Neil Marshall, poveretto, non fosse nelle condizioni mentali migliori per scrivere qualcosa di sensato.
Lui tenta di salvare la baracca a suon di luci radenti ovunque, ma il principale scopo del film rimane inequivocabilmente quello di mostrare le grazie di Charlotte Kirk (solo da tergo, oh, che cazzo volete, pervertiti? Vi denuncio!) da qualsiasi possibile angolazione. Kirk, dal canto suo, piega il viso e fa cadere i riccioli ad arte ad ogni inquadratura, ha sempre trucco e parrucco perfettissimi anche durante le torture (tranquilli, anche lì non si vede nulla di nulla. Sadici maschilisti di merda, vi denuncio!), esce dall’acqua tutta bella asciutta e col vestito stirato, insomma fa di tutto per togliere al suo personaggio quel minimo sindacale di pathos che ci si potrebbe aspettare da una femminista convin da una coraggiosa ribel da un’intellig vabbé; ho già detto che come attrice è supercagna? Lo dico di nuovo, perchè è una roba talmente imbarazzante al punto che davvero ci si può soltanto sentire presi per il culo. Ma Neil Marshall no, lui ci crede. Ehm, certo. Diciamo che ha un unico sussulto di dignità, un momento di sana violenza, effettacci artigianali, una faccia di gomma e un calesse; il modo in cui l’azione è costruita è vergognoso come al solito, ma almeno risulta in un bel fiotto di sangue.
Che altro dire? In teoria questo è un film a difesa delle donne vittimizzate dalla patriarchia, fin lì ci arrivo, peccato che l’unico personaggio femminile parzialmente interessante sia una aguzzina che tortura Kirk, e che il suo salvataggio sia orchestrato da un presonaggio maschile: poche idee, ma confuse. Dopodichè, vediamo: personaggi tagliati con l’accetta? Pervenuti. Colpi di scena telefonatissimi? Pervenuti. Buon cast di contorno sprecatissimo? Pervenuto eccome. Apparizioni dello dimonio dalle corna ritorte che mette le mani sul culo alla nostra eroina? Prego, si accomodi. Resa dei conti finale tutta arzigogolata ma che non sta in piedi manco col cemento armato? Ma naturalmente.
Ora, io non so come andrà a finire la vicenda giudiziaria di Charlotte Kirk; posso solo augurarmi che la sua carriera cinematografica finisca in fretta, perché di merda sullo schermo ne capita già abbastanza e perché mi interessa di più aspettare di vedere un orrendo biopic televisivo fra vent’anni sulla sua vita, scritto e diretto da lei, “tratto da una storia vera”, di supposta denuncia contro i cattivi che le hanno impedito di diventare una star, con un cameo di lei ancora bella e ancora cagnissima, interpretato da una ancora più cagna che sbraita in giro “It’s a witch-hunt!”.
(Cestone dei) DVD (da 50 eurocent) quote:
“Come sbagliare tutto ma farlo con la faccia convinta”
Cicciolina Wertmüller, i400calci.com
Interessante la sua pagina Imdb. Scommetto che il suo unico “Trivia” se l’è scritto da sola.
Cicciolina, troppo poche le sue recensioni, mi permetta. Ne leggerei a josa.
agreed.
indeed
Una rapida occhiata a Google immagini conferma che, sebbene inusuali, “bellona” e “malmostosa” sono aggettivi scelti con cura. E tanto per complicare il giudizio su di lei Wikipedia dice che ha l’Asperger.
Che personaggio. Tra qualche anno potrebbe essere il soggetto per un grande documentario o per un biopic molto trash.
Lo guarderò. A me Neil fa sangue. Buffa cosa: per questo lungo la Charlotte ha vinto 12 premi best attricia ( si dirá cosí, ora? ) e voglio scoprire perché.
Che malinconia tutto questo understatement per un nuovo film di Neil Marshall.
Coincidenza sinistra: “The Reckoning” e’ anche il titolo di un altro film medievale (ok questo immagino sara’ roba seicentesca, ma fa lo stesso) del 2001, di un altro ottimo regista made in UK, Paul McGuigan: Acid House, Gangster nº 1, Lucky Number Slevin. Lui si’ annientato dai Poteri Forti e del Grande Fratello della Mediocrita’ 2000s. Speriamo che lo stesso titolo non porti la stessa sfiga a Marshallone Nostro, io ci voglio ancora credere duro in lui.
A proposito di stelle scomparse, ma lo sceneggiatore di Slevin che fine ha fatto? Possibile che dopo un esordio così ci sia stato il nulla o poco più? Forse Smilovic appartiene all’affascinante categoria degli one hit wonders…
Temo che ce lo siamo giocati, essersi messo con questa cialtrona
manco tanto attraente non gioverà al suo lavoro
Madame, mi permetta la sviolinata ma questa deve essere una delle migliori recensioni mai apparse sul sito. Complice il ritorno di cui nulla sapevo di Neil Marshall, che rimane uno dei pochi registi di cui guarderei qualsiasi cosa solo per vedere il suo tocco (delicato come una manata sulla spalla ma diciamolo, molto più simpatico di tante finte carezze).
Dunque faccio il Fabrizio della situazione e domando: dove si può reperire?
(“patriarchia” è una finezza talmente sottile che ho fatto la ola da solo in casa).
comunque prevedo buddy/road comedy in coppia con Amber Heard: “The Upholders”.
(con sequel già programmato “The Upholders (#me) 2 – Still Upholding”)
Secondo me non è manco bella, si salva quando sorride ma non lo fa quasi mai.
E pure Neil Marshall non è ‘sto regista de che, si salva quando non c’è di meglio in giro.
Eppure di donne davvero belle e registi davvero bravi ce ne sarebbero eccome…
“esce dall’acqua tutta bella asciutta e col vestito stirato”
Il che è prova inconfutabile che è una strega. Oppure un’anatra. In entrambi i casi, rogo sia.
Passa la voglia di vederlo non solo o non tanto per questa bellissima recensione, ma anche e soprattutto per la durata lunghissima per un film di questo tipo… Eppure Neil Marshall attira comunque…