Non so se ve ne siete accorti ma ultimamente è pratica abbastanza comune riscrivere storie che già conosciamo da un punto di vista differente, in particolare quello del personaggio che all’interno della narrazione ne esce sempre come una vittima degli eventi, ed è quindi giunta l’ora di fargli avere in qualche modo il suo momento.
Potrei farvi un elenco lungo così di tutte le produzioni, grosse o meno grosse, che nell’ultimo decennio hanno adottato questa combo “effetto nostalgia + rivalsa della vittima”. In qualche modo anche il recentissimo Renfield, che il nostro Casanova Wong Kar-Wai ha demolito in questo severo ma giustissimo pezzo, si allaccia a tale discorso, e in qualche modo a dire il vero lo fa anche il film di cui vi parliamo oggi.
Come per Renfield l’ispirazione è ancora una volta, alla lontanissima, quel romanzo lì di Bram Stoker, ma poi alla fine si parla di tutt’altro.
Vi lascio il trailer qui sotto, guardatelo, ci rivediamo fra due minuti e 38 secondi esatti.
Fatto? Bene. Se avete osservato con attenzione ora dovreste avere almeno due domande da pormi:
- Ma Terrence, il film di oggi non si chiama The Ceremony? Questo si chiama The Invitation, ma la smetti di drogarti?
- Ma Terrence, sbaglio o questo trailer racconta praticamente tutto il film?
Siete degli ottimi osservatori, amici. Il fatto è che, per rispondere intanto alla prima domanda, il titolo originale di questo film è The Invitation ma noi non si sa per quale assurdo motivo abbiamo deciso di chiamarlo The Ceremony, anzi, ad essere più precisi The Ceremony – Invito mortale. Quindi sono abbastanza sicuro che da qualche parte nel multiverso esiste lo stesso film il cui titolo originale è The Ceremony ma noi lo abbiamo distribuito come The Invitation – Cerimonia mortale. E sapete qual è il bello? Che inizialmente doveva chiamarsi con un altro nome ancora.
Il primo vero titolo del progetto è The Bride e avrebbe visto tra i produttori Sam Raimi e il suo vecchio amico Robert Tapert se non avessero mollato il colpo quasi subito. Quindi forse da qualche parte nel multiverso c’è pure una versione di questo film sotto la loro guida, una versione in cui a Blair Butler (soggetto e sceneggiatura sono suoi), che viene dalla commedia, viene suggerito di non abbandonarla troppo la commedia; e alla regista Jessica M. Thompson di lasciarsi andare molto di più con sgozzamenti e arti mozzati.
Chissà se il film ne avrebbe giovato. Io dico di sì.
Ma soprattutto chissà che titolo assurdo e inutile ci saremmo inventati noi italiani questa volta.
The Ceremony è la storia di come Evie, una ragazza newyorkese che in seguito alla morte di sua madre vuole saperne di più sulle sue origini, capisce in un modo molto brutale che i legami di sangue non sono abbastanza per poter chiamare un gruppo di persone “famiglia”, ed è curioso che sia interpretata proprio da Nathalie Emmanuel, una che questo concetto lo aveva già bello che imparato dal 2015, quando entrò a far parte della FAMIGLIA per eccellenza.
Evie effettua dunque un test del DNA online per vedere se nel mondo esistono persone imparentate con lei e salta fuori che nella cara vecchia Inghilterra ha un cugino. Si incontrano e lui la invita a trascorrere qualche giorno dalle sue parti per un matrimonio di gran classe al quale parteciperanno tutti i membri della famiglia. Invito. Mortale. Cerimonia. Ok? Ok.
Dal momento in cui Evie giunge in questa villa principesca e si lascia conquistare dal fascino del suo proprietario (uno dei pochi presenti a non essere un suo parente, tu guarda che combinazione), il film non perde occasione per suggerirci quanto la vita da favola che fanno questi ricconi sia solo di facciata, e lo fa trattandoci da ingenui al punto che fa quasi tenerezza.
Che ci sia sotto qualcosa è chiaro dall’istante in cui il cugino inglese propone a Evie di partecipare alla cerimonia: lui l’ha appena conosciuta e subito la invita ad un evento famigliare così importante, con così poco preavviso, insistendo pure? Vai, vai, cosa potrà mai andare storto?
Ma evidentemente questo e altri dettagli non bastano, The Ceremony deve anche mostrarci una serie di scialbissime morti che interessano la servitù della famiglia e a quel punto, unendo i puntini, è evidente dove si vuole andare a parare. E vi dirò: da una parte meno male che ci sono questi pigrissimi ammazzamenti, altrimenti tutta la prima parte sarebbe una banalissima e noiosissima storia di seduzione tra lei, che si arrabatta come può per arrivare a fine mese, e lui, che caga i dobloni per quanto è ricco.
Sì, certo, in mezzo ci stanno pure i vampiri, li avete visti nel trailer i canini aguzzini e i calici riempiti di sangue, ma vi assicuro – e qui rispondo alla seconda domanda dell’inizio – che è tutto lì, non c’è molto altro.
Perché quando poi tocca arrivare al punto, al momento cioè della grande rivelazione che grande non lo è nemmeno per sbaglio, è qui che The Ceremony fa la figura di quel tuo collega di lavoro che per una settimana ti fa due palle così con il suo originalissimo costume che indosserà alla festa in maschera aziendale, del quale però non vuole rivelarti troppi dettagli ma fidati che sarà una bomba mai vista prima, e alla fine si presenta vestito da Joker.
Vestito malissimo da Joker, oltretutto. Con una parrucca verde acceso comprata da Tutto a 1 euro e la scritta “why so serious?” fatta con le strisce di nastro adesivo sul retro della giacca, che ovviamente non è color viola.
E quindi cosa dovrei dirti, The Ceremony? Hai accarezzato il grilletto di sto fucile per metà della tua durata e ora che ci siamo, ora che è giunto il momento di sparare, quello che ti esce dalla canna è qualche goccia di sangue, effettacci digitali appena accennati, spiegoni scemi e colluttazioni imbarazzanti. Ma l’hai fatta davvero così lunga per così poco?
Eppure qui e là e in modo assolutamente non velato, anzi, sottolineato per bene col pennarellone, mannaggia a voi, questo dimenticabilissimo film offre il punto di vista differente di cui parlavamo all’inizio. È un film intriso di lotta al patriarcato, perlomeno nelle intenzioni: come già detto c’è il concetto di famiglia slegato dai legami di sangue, ma c’è pure parecchia sorellanza, di fatto è una storia in cui (quasi) tutte le donne si ribellano al dominio maschile («Voi donne moderne siete così ingrate» dirà a un certo punto qualcuno di molto antico) e non c’è dubbio che anche la questione razziale e la lotta di classe giocano il loro ruolo: Evie è una donna nera con le pezze al culo contro un microcosmo comandato da maschi bianchi ricchissimi.
Peccato che alla fine sia un mezzo pacco, davvero.
DVD-quote:
«Fuck the patriarchy with canini aguzzini!»
Terrence Maverick, i400calci.com
La DVD quote da in the panchine è la ciliegina sulla torta
Praticamente Megan invitata a corte.
Il Twilight per ragazze non più adolescenti coi soliti cliché che solleticano l’universo femminile odierno: vampiri, echi di aristocrazia, uomini bellocci e ricchi sfondati, ma anche lotta al patriarcato e femminismo quel tanto che basta finché non si deve attingere al conto in banca del cicisbeo di turno. Manca solo il tatuaggetto.
… tutte cose che ”True Blood” ha fatto meglio, organicamente e senza coda di paglia, circa vent’anni fa :/
True Blood. una delle serie iniziate meglio e finite peggio di tutti i tempi.
Perché voler bene a Ramsey, quando si può stravedere per Missandei???
E, data l’imbarazzante somiglianza, parrebbe quasi di rivedere Harry & Meghan ; e pure lì c’era qualcuno di antico, no?
Mi ha ricordato Ready or Not con Samara Weaving, ma si prende troppo più sul serio ed è una palla al cazzo insostenibile.
In merito ai trailer da due minuti e mezzo che sputtanano tutto il film: è una mia impressione o è un trend abbastanza trasversale?
È il trailer reso celebre da Netflix: film sintetizzato dall’inizio alla fine in due minuti, con meno Nolan dramatic bwaaahs e canzone anni 70-80 reinterpretata in chiave lounge devitalizzata. Così i giovinastri non devono per forza vedere tutto il film e hanno più tempo per fare chilo ripetutamente sul divano e sul tavolo del soggiorno.
@Terrence ma quindi è una fanfic in salsa vampiri di “50 Shades of Grey”, che era una fanfic in salsa non-vampiri di “Twilight”?
Abbiamo fatto tutto il 360 per trovarci di nuovo al punto di partenza, ma peggio (ed era veramente dura fare peggio…)?
Tutto sommato alla protagonista era finita più dignitosamente in GoT (??SPOILER?? fridge-ata così, tanto per, per nulla FINE SPOILER??).
Maro’.
La prima immagine è inquietante. Lei con gli occhi rovesciati e lui che si annusa le dita mi ha riportato a Giucas Casella che infilava le dita nel culo alle galline per farle svenire.