
“Ho capito Lele! È la garra charrúa”
Che belli gli stereotipi sui popoli! No? Una persona viene da una nazione, o da una regione all’interno di una nazione, o da una città all’interno di una regione al[volevo arrivare fino al quartiere ma mi fermo], e automaticamente le vengono attribuite una serie di caratteristiche che diventano anche pregiudizi che si farà di tutto per confermare e poter quindi esclamare “è proprio vero! I brasiliani soffrono di saudade!” oppure “cavoli, a Milano la gente cammina davvero sempre di corsa!”.
Tipo, i popoli del Nord. Se nasci da una certa latitudine in su diventi automaticamente socialdemocratico, metallaro, ambientalista, alcolista, e fai pure marcire il pesce prima di mangiartelo. Avete presente i “finlandesi”? Vengono dalla Finlandia, e lo stereotipo vuole che siano persone silenziose, non tanto timide quanto riservate, molto serie, riflessive, laconiche e lapponiche. Nella mia vita ho conosciuto più di cinque finlandesi ma meno di dieci: corrispondevano tutti a questa descrizione, ma è anche vero che li ho conosciuti tutti tra i 16 e 18 anni quando con ogni probabilità anch’io corrispondevo con estremo grado di precisione allo stereotipo dell’adolescente italiano all’estero.

Gli stereotipi quelli belli.
Sisu è un film finlandese fatto da finlandesi e che per molte cose si appoggia con grande gusto a una certa idea che ci siamo fatti dei finlandesi e che, in mancanza di un termine più preciso e con tante scuse a chi si occupa di storia e archeologia, si può riassumere con la parola “vichinghi”. Non quelli veri che trovate nei libri seri, piuttosto quelli che ci siamo costruiti nella nostra testa alimentando la fantasia con un mix di fatti, interpretazioni, leggende prese sul serio e palle clamorose. La vichinghità come stato della mente, che ti porta a vivere da solo in mezzo alla Lapponia in compagnia esclusiva della furia degli elementi. L’uomo che a petto nudo in mezzo alla tormenta fa a pugni con un lupo e ne esce vincitore.
Aatami Korpi, il protagonista di Sisu, non è un vichingo, se non appunto per concetto. È un ex soldato, il migliore che l’esercito finlandese abbia mai avuto, uno che da solo ha sterminato centinaia di russi per tutta la Seconda Guerra Mondiale fino a quando, stanco della violenza, ha deciso di ritirarsi a vita privata. Ora fa il cercatore d’oro in Lapponia, e come John Wick vive da solo in compagnia del suo cane, del quale non sappiamo il nome ma che è comunque un very good boi e quindi ovviamente (spoiler in fondo al pezzo). Non sappiamo direttamente neanche il nome di Aatami Korpi, in realtà: Jorma Tommila pronuncia meno di dieci parole in tutto il film, una delle quali è inevitabilmente “perkele”. Quello che sappiamo di lui lo scopriamo perché Korpi è una leggenda – e non solo per il suo popolo.

Directed by Jalmari “Täärantäinen” Helander
Vedete, nella Finlandia del 1944, ci spiega Sisu, c’era un problema con i nazisti: se ne stavano andando dal Paese con la coda tra le gambe, ma nel tragitto stavano mettendo a ferro e fuoco campagne e città, villaggi e foreste. Anche Korpi ha un problema con i nazisti: ha appena trovato l’oro, tanto oro, e vorrebbe tornare nella civiltà per venderlo e diventare ricco. Però i nazisti hanno trovato lui, e hanno provato a ucciderlo e a rubargli l’oro. Avete presente il primo Rambo, o ancora meglio Cliffhanger? Un solitario delle montagne viene in possesso di una grossa somma di denaro della cui esistenza è a conoscenza anche una banda di cattivi; inizia un inseguimento che porterà alla fine al massacro dei cattivi e al trionfo del buono.
Ecco, Sisu è così, però con i nazisti, le pianure e i fiumi della Lapponia al posto delle Dolomiti spacciate per Montagne Rocciose, e un tizio che essuda carisma limitandosi a grugnire e prende una caterva di botte che è inferiore solo alla caterva che lui stesso restituisce. È un western, per concezione e anche realizzazione, tra tempi stirati, campi lunghissimi, silenzi e una continua conversazione tra i personaggi e la natura. Ma in Finlandia, e con i nazisti. Ci sono cose più belle di vedere i nazisti che saltano per aria? Probabilmente sì, ma non mi vengono in mente. SIGLA!
Spero di non avervi distratto troppo con quella storia di stereotipi e vichinghi, ma d’altra parte Sisu è un film citazionista. Lo è senza vergogna ma soprattutto senza che questo gli impedisca di avere una sua personalità: la grammatica come dicevo è quella del western, per esempio, ma la diversa natura del paesaggio porta a una serie altrettanto diversa di sfide e ostacoli da superare. Ci sono gli altrettanto evidenti richiami a Tarantino e alle cose a cui Tarantino si ispirava; ma Tarantino non ha mai fatto un film così a muso duro, e persino quando ha ammazzato i nazisti a mazzi ci ha sempre infilato un po’ di ironia o almeno di sarcasmo. Sisu è un toro che carica, testa bassa e niente cazzate; come fai a fare un film ironico se il tuo protagonista manco parla?
È drittissimo. Ci mette dieci minuti a spiegarsi – dieci minuti di clamorosa atmosfera e ritmi oltre il glaciale, che dovrebbero bastare a comprare chiunque – e poi parte, e come il suo protagonista si rifiuta di morire o di rallentare. C’è della gran violenza: all’inizio grezza e brutale, poi via via sempre più coreografata e quindi assurda, ma senza mai superare l’invisibile confine con il supereroistico – se non proprio sul finale, ma arrivati a quel punto Sisu si è guadagnato un credito tale che si accetta anche l’esagerazione da migliori anni Ottanta.

Minuto 10 e Sisu ha già vinto.
Sono quasi infastidito perché Sisu è strapieno di roba deliziosa e sanguinolenta che vorrei tantissimo raccontare. Esattamente il genere di roba della quale non vedo l’ora di poter parlare, e che avrei una voglia matta di spoilerare – ma questo vi rovinerebbe la sorpresa, e io voglio che voi vediate questo film senza sapere che, per esempio, c’è un carro armato che è molto importante per la trama al punto da essere quasi un personaggio, o che c’è una scena che si svolge su un campo minato. Non mi azzardo ad andare oltre, questo è il massimo che mi sento di anticipare. Sappiate solo che quando si tratterà di scegliere la miglior morte dell’anno Sisu ci sarà. E che c’è un’idea in particolare che è talmente clamorosa che mi stupirei di non vederla riciclata anche altrove, magari con più visibilità.
Lasciatemi quindi ancora qualche riga per tessere di nuovo le lodi di Jorma Tommila, che si carica Sisu sulle spalle al minuto 1 e lo molla solo sui titoli di coda, dopo aver preso una quantità abominevole di mazzate. La leggenda vuole che Aatami Korpi sia immortale, che trovi sempre il modo di risollevarsi anche dalle situazioni più assurde; non vuole però che sia immune al dolore, e quindi Sisu è anche uno studio sui limiti (reali o teorici) del corpo umano, un film di ferite ricucite con il filo spinato e di piaghe che si chiudono e si riaprono in continuazione.

“Sbäättå”
E grazie a tutto questo dolore diventa ancora più facile tifare fortissimo per lui. Non che fosse difficile, eh! I suoi antagonisti sono nazi, e loro sì che vengono caratterizzati come personaggi ed esseri umani: il 99,9% dei dialoghi del film sono loro. Indovinate come ne vengono fuori? Ogni volta che un cranio si spacca o un osso si frantuma è impossibile non esultare insieme a Korpi. O al posto di Korpi, che come vuole la tradizione rimane impassibile anche di fronte alle peggiori atrocità: se c’è una cosa che gli manca è che non lo si vede mai esultare per aver spappolato un soldato del Reich. Ma lo fa talmente bene, e con una tale fantasia, che glielo si perdona.
Il bello è che Jalmari Helander, che il film se l’è anche scritto, poteva pure fermarsi prima. L’idea è già vincente prima ancora di girarla, e una volta che ci metti tutto il gore e le esplosioni che servono hai già pronto un bel B-movie da vendere come “Robert Rodriguez goes to Finland” o robe simili. E invece Sisu è pure un bel film, girato con gusto e conoscenza della materia da uno che non ha paura di rallentare o di tenere un campo lungo per quella manciata di secondi in più che trasformano anche un’inquadratura di raccordo in un pezzo di racconto.

Con la collaborazione di: Splendide Cornici.
Che delizia. Mi aspettavo una cazzatona ironica e un po’ postmoderna e mi sono trovato davanti un western iperviolento nel quale il racconto per immagini ha sempre la precedenza sulle parole. Mi aspettavo di ridere e lanciare pop-corn verso lo schermo e invece le poche risate che ci sono (tipo due?) sono liberatorie, non goliardiche. Mi aspettavo stereotipi sulla Finlandia e ho ottenuto cori vichinghi che accompagnano il protagonista ogni volta che si rialza coperto di sangue dall’ennesimo tentativo di ammazzarlo. Mi aspettavo anche di vedere un bel massacro di nazisti, e su quello sono stato più che accontentato.
Mi aspetto un sequel? No, va benissimo così. Ma lo sapete come va il mondo nel 2023.

I did Nazi that coming.
Quote suggerita
“…”
(Aatami Korpi, sterminatore di nazisti)

“SPOIIILEEEEEEEEER!!!”
Il cane sopravvive.

Foto di gruppo prima del massacro.
“Aatami Korpi, il protagonista di Sisu, non è un vichingo, se non appunto per concetto. È un ex soldato, il migliore che l’esercito finlandese abbia mai avuto, uno che da solo ha sterminato centinaia di russi per tutta la Seconda Guerra Mondiale fino a quando, stanco della violenza, ha deciso di ritirarsi a vita privata.”
Leggendo questo verso mi è venuto subito da sperare fortissimo che fosse il racconto stilizzato della vita di Simo Haya, che è tipo il cecchino più cecchino di tutti i cecchini (qui potete leggere la sua “storia”: https://bagniproeliator.it/simo-haya-un-uomo-un-genocidio/ )
Leggendo il resto della trama, ovviamente, il film prende altre strade ma la curiosità mi era rimasta e wikipedia mi dice che Helander ha dichiarato di essersi ispirato proprio a Simo (e a Rambo, come evidenziato nella recensione).
Sia come sia, adesso sto in fregola è lo voglio vedere!
Mi hai anticipato…
Interessante. Immagino che il personaggio sia ispirato alla Morte bianca, leggendario cecchino finlandese che uccise circa 800 russi durante la Guerra d’inverno.
Venduto!
Di Simo Haya avete già parlato, resta cmq la felicità di sapere che questo è un film nè ironico nè post-moderno, due caratteristiche che nel cinema di ammazzamenti hanno rotto il cazzo già da un pò, anche perchè tanto nessuno le sa fare come Quentin Tarantino non capisco perchè ancora ci provino.
E’ anche vero che è facile usare i nazisti come cattivi, per ovvi e molteplici motivi. Uno veramente dirompente e con voglia di provocare potrebbe fare un film del genere su un gruppo di eroici soldati del Reich (magari proprio delle Waffen-SS) che affrontano e sconfiggono in situazioni disperate nemici in quantità incredibili finendo per soccombere solo di fronte ad un numero inverosimile di avversari. Ma comportandosi da nazisti, eh? Cioè spietati, razzisti, criminali etc. etc.
buondì, ma dove si può vedere? a una rapida ricerca google mi ha risposto che non lo sa nemmeno lui..
Pure Justwatch tace. Mi sa che è uno di quelli che Stanlio si è visto in uno dei viaggi negli USA o in qualche anteprima riservata agli stilosi.
si trova sub-ita in varie piattaforme diversamente legali.
Ho fatto tutta la rece chiedendomi “Ma in tutto questo, chi cazzo è Sisu?” , che sembra il nome di una bella gnocca, o di un ex giocatore del Milan (che faceva sempre la stessa finta col sinistro, e all’ inizio ha fatto bei gol, poi tutti lo hanno capito e lo hanno mandato via da Milano di corsa, il che conferma che anche i milanesi acquisiti vanno sempre di corsa), o di un cane. Alla fine Sisu vuol dire “Andare” in finlandese. Suona dolce.
Sisu è una parola tipica e centrale nel lessico finlandese , vuol dire un mix tra io Non arrendersi mai, rialzarsi di fronte alle avversità, affrontare qualunque sfida , resilienza insomma
Grazie. Avrei dovuto guardare meglio i sinonimi.
E anche il primo screenshot nella recensione. Scusa Stanlione. Ma se uno nasce Dumbolik poi non è che vive sveglio…
A tema “viva gli stereotipi” ho parlato con un norvegese trapiantato da qualche anno in Italia che mi ha confermato subito che tutto sommato i popoli nordici si sentono fortemente accumunati da un retroterra geografico, storico e magari pure un po’ culturale… per poi aggiungere “ma anche no, non siamo uguali manco per il cazzo”. Comunque i finlandesi sembrano apprezzati come dei pazzoidi simpatici alcolizzati (anche se parlano una lingua che per gli altri è africano) e certamente meglio dei danesi (tipo i cugini di campagna buzzurri; ma le loro città sono più belle bastardi!).
Comunque mi ha detto che “Sisu” è una qualità tutta finlandese fatta di determinazione, stoicismo incrollabile di fronte alle avversità e tirare dritto tenendo fede alle convinzioni. (Tigna?)
Interessante, perchè invece in Svezia mi spiegarono che loro erano quelli acculturati, evoluti e civilizzati, i norvegesi sono campagnoli buzzurri, arretrati, gran lavoratori ma un pò ignoranti e i danesi sono pizza, mandolino, baffi neri, dice cosa poi fa altra.
I finlandesi sono un’altra cosa, non sono proprio scandinavi.
Mi è venuta in mente la scena di The Kingdom dove il chirurgo Stig Helmer (svedese) è sul tetto dell’ospedale e ha nostalgia della madrepatria, magnificandone le qualità “e io sono qui a Copenhagen, una cacata di cemento nell’oceano!” ; )
Vivo in norvegia e confermo tutto, a parte il “gran lavoratori” — qui cianno il petrolio e non fanno un cazzo.
I Finlandesi sono completamente a parte, alieni, bestie strane. – Svedesi, danesi e norvegesi si parlano tra loro nelle rispettive lingue (a parte che i danesi cianno na patata in bocca), il finlandese e tipo turco.
Per un’analisi ironica sulla questione differenze e similarità nei paesi scandinavi rimando all’ottimo “Pardon my Icelandic” del bravo Ari Eldjarn che trovate su Netflix.
Uh che bello l’add-on di Just Watch
SE SOLO PROPONESSE DEI CANALI
(meme dei Fantagenitori)
Sisu è una parola tipica e centrale nel lessico finlandese , vuol dire un mix tra io Non arrendersi mai, rialzarsi di fronte alle avversità, affrontare qualunque sfida , resilienza insomma
È in programmazione in questo periodo a Helsinki, in inglese con sottotitoli in finlandese, io andrò a vederlo Giovedi prossimo, sul mercato europeo penso arriverà con calma
Visto una mesata fa ,,circa , una vera bomba.Concordo pienamente con la recensione.
Film che rimane e che consiglierete spesso
Non ve lo perdete assolutamente.
P.s. la Parola Sisu viene spiegata per scritto nei primi 10 secondi del film.
Dovrebbe – condizionale – entrare in catalogo Netflix da Luglio in avanti, forse qualcosina dopo.
Se è una bombetta come la recensione lascerebbe pensare, aspetterò lo streaming legale per godermi audio-video HD su un TV invece che sul monitor del Pc.
Io ho il PC collegato alla TV, basta un cavo
Vero. Con una smart Tv Samsung di ultima generazione non serve neanche il cavo.
Solo che sto film non sono riuscito a trovarlo in qualità decente, al momento… :-|
C’entra (relativamente poco) ma visto che si parla di posti a nord vi consiglio il webcomic “Stand Still Stay Silent”, un horror post apocalittico ambientato in quei luoghi lì.
Il tratto del disegno tende al carino, si parla molto ed è uno slow burner, ma io ho gradito molto.
(poi l’autrice ha avuto una svolta religiosa e ha finito solo i primi due cicli, ma vabbè)
il tipo mi ricorda l’attore dell’improbabilissimo film dove il protagonista uccide hitler e poi il bigfoot…film che non avrei mai osato cliccare se non ne avessero parlato qua…quindi si vedrà anche questo prima o poi.
Visto un mesetto fa, bomba. Come si ossigena sott’acqua lui ciao tutti.
Breve parentesi storica:
Nel 1944 i tedeschi si stavano lentamente ritirando verso la Norvegia, senza mettere a ferro e fuoco niente, dopo che i Finlandesi avevano gia’ firmato l’armistizio con gli alleati, visto che a sud erano gia’ stati sconfitti. Pressati dai sovietici, i finlandesi misero un po’ di pressione ai tedeschi, pressione che duro’ ben un mese (in pratica ottobre 1944) fino a che i nazisti non arrivarono al confine. Unica nota di terra bruciata dei nazisti, l’incendio di Rovaniemi.
Simo Haya e’ una figura leggendaria, e come il resto della guerra d’inverno non poco esagerata in chiave nazionalista. Nel complesso i finlandesi si vedono come il protagonista del film, ma gli altri paesi nordici li vedono come alcolisti e buzzurri. C’e’ da dire che un po’ tutti i paesi nordici si scambiano questi stereotipi, e ognuno si sente migliore dell’altro. Non sta a me dire chi ha ragione, ma penso che ce l’abbiano tutti.
Poi, essendo un film di menare non pretendo coerenza storica o verosimiglianza.
C’e’ un tizio che evidentemente ha un tesoro e ci tiene di piu’ che alla vita, pronto a menare per difenderlo e per vendicarsi, poco importa a chi vada contro. Mi basta anche cosi’.
Pero’ boh, il trope dei nazi cattivi lo trovo il trucco piu’ vecchio a disposizione, zero fantasia. Penso sia uno dei pochi modi di mettere in scena ultraviolenza senza che lo spettatore si senta una merda, dopotutto si stanno massacrando i cattivi per antonomasia, insieme forse a zombie e alieni.
Dove avete guardato il film, che non si trova da nessuna parte?
Non vedo l’ora di vederlo ma aspetto anche io che sia disponibile su qualche piattaforma “facile”, non ho voglia di sbattermi troppo a cercare.
Piccola curiosità… nell’intervista a Samuel L. Jackson fatta da Rollingstones a un certo punto il nostro dice:
“….. Vedo film di cui mi piacerebbe fare parte. Vorrei fare un film in Corea, perché lì ci sono autori pazzeschi. L’altra sera ho visto Sisu, l’hai visto? È pazzesco. Mi piacciono i film fuori di testa come quello”
Visto. Confermo ogni parola. Quasi un’epifania. Decostruire le tarantinate fino a che non fanno proprio ridere non è cosa da poco, alternarle a una regia pulita ma mai statica e a un gioco di silenzi tipico tanto del western crepuscolare quanto di molti/troppi film d’essai (ma gestito in maniera molto più pratica –> senza spocchie finto-autoriali) è ancora più arduo. Nota personale forse OT: è tutto quello che avrei voluto fosse l’ultimo Rambo.
Mi è bastato il carrista Asian-nazi per spegnere. De gustibus
Godibile su “famosa piattaforma di streaming” quella dei pacchi non quella rossa. Bello, ma proprio assai.