Quando hanno cominciato a uscire le recensioni di Parasite che contenevano le parole “lotta di classe” ho pensato: non ci siamo. Non c’è assolutamente niente nella famiglia Kim che indichi una coscienza politica, non c’è nessuna iconoclastia, nessun desiderio di sovvertire il sistema classista e annientare la borghesia, anzi: la famiglia Kim accetta e onora la borghesia al punto da volerne fare parte diventando uguale ad essa. Saltburn fa lo stesso discorso: c’è una famiglia di ricchi, c’è un “intruso” povero; i ricchi sono scemi e ridicoli, il povero è furbo e opportunista; il povero capisce che fare la vita del ricco gli si addice e si regola di conseguenza. Ma la carica politica del pasoliniano Teorema, citato spesso un po’ a casaccio, non c’entra una sega (nella vasca da bagno).

In effetti non è malaccio
E ora, alcuni avvisi:
- Non è possibile parlare di Saltburn senza praticamente spoilerare il colpo di scena della seconda parte, che è anche il motivo per cui lo stiamo recensendo su queste pagine, ma prometto di essere più discreta possibile. Ad ogni modo magari voi avete già letto una valanga di recensioni e/o avete visto il film per cui magari mi faccio paranoie inutili.
- Le scene disgustose, perverse, scioccanti che hanno fatto storcere il naso a molti non mi hanno provocato alcuno sconcerto ma mi hanno stampato un bel sorrisone in viso: sapete, ho una certa età, ho un certo spirito, ho visto e fatto cose che non vi sto a raccontare ma, insomma, scioccarmi con sangue mestruale e sborra è un po’ difficile. Per cui vi dico soltanto che ho approvato.

Lui è una roba assurda
La storia di Saltburn richiama, in un certo modo, la vita londinese della vostra Cicciolina nel primo periodo, il più povero, quello insomma prima che Dolores Point Five mi scrivesse una email dicendo “guarda che arriva a Londra il mio amico Nanni, vai a conoscerlo che è simpatico” (e il resto è storia). In quegli anni fatti di sussidi sociali e continui traslochi, per una serie di avvenimenti casuali mi trovavo a dividere il mio tempo fra l’ufficio di collocamento e le tavole imbandite di personaggi altolocati presso i quali non ho mai voluto fare la minima carriera; pur essendo dotata di due argomentazioni molto convincenti sul petto che avrebbero potuto fare la mia fortuna, il mio innato cinismo orobico mi ha fatto optare per una vita meno agiata ma anche meno ipocrita. Ciao riccony, preferisco il mio odore al vostro. Tutto questo per dire che Saltburn mi ha toccata in maniera molto soggettiva e che ne ho potuto constatare la generale plausibilità ed esattezza di scrittura.

No, dai, Cicciolina, resta con noi
Emerald Fennell è figlia del gioielliere Theo Fennell, è andata all’università di Oxford ed è chiaramente a suo agio nel mondo che fa finta di criticare. La sua appartenenza all’alta borghesia inglese non si evince solo dalla precisione con cui ritaglia i personaggi (sicuramente molte delle loro battute sono prese di prima mano dall’esperienza della regista coi suoi conoscenti), ma anche, ahimé, dalla faciloneria con cui resolve certe sequenze problematiche: ogni tanto la fotografia di Linus Sandgren sbaglia completamente il bilanciamento della luce (l’arrivo degli studenti a Oxford, l’apertura del portone di Saltburn), e il finalissimo col tubo strappato è meno credibile di una moneta da tre euro; ma che ce frega, ma che ce ‘mporta, sembra dire Fennell, tanto io sono ricca e vi racconto una storia che prende per il culo i ricchi, che cosa volete di più, pezzenty? E qui secondo me sta il maggiore problema del film: racconta una bella storia e la racconta molto bene; riempie gli occhi di scene memorabili; ma non è ciò che vuol far credere di essere.

Eppure ci sono anche scene così
Perché poi, a ben guardare, i signori Catton sono delle brave persone: Elspeth sarà cinica e superficiale, Sir James Catton è un giuggiolone che si fa fregare come niente, ma i loro figli Felix (il bellissimo Jacob Elordi, esplicitamente angelicato durante la sequenza della festa) e Venetia sono completamente positivi. Il cugino americano Farleigh e il docente di letteratura a Oxford sono, loro sì, due esempi di parassitismo – il secondo, in particolare, è talmente un imbecille che mi sorprende che Oxford non abbia protestato: evidentemente è un ritratto realistico. Ma l’unico vero villain è il “povero” Oliver, insalvabile sotto ogni aspetto. La rivelazione delle sue vere origini scardina una narrativa fino ad allora lineare e trasforma il film in un thriller sui travestimenti del Male, un po’ come quando Keyser Söze smette di zoppicare alla fine de I Soliti Sospetti (tanto per non ripetere i paragoni con altri film che leggerete in altre recensioni) e permette a Barry Keoghan di sfoggiare la sinistra ambiguità che conosciamo dai tempi di Il Sacrificio del Cervo Sacro. Da quel punto, Fennell spinge sull’acceleratore del calcismo e della violenza, e qui a Val Verde gliene siamo tutti grati; anche perché altrimenti, diciamolo, questa deliziosa satira all’acqua di sbor rose sarebbe un po’ una palla.
Streaming-quote:
“Non è quello che sembra”
Cicciolina Wertmüller, esponente della middle-class
Io francamente l’ho trovato una sciocchezza indifendibile. Molto bello esteticamente, specie per alcune delle trovate più “gotiche”, e per le performance degli attori. Ma a livello concettuale è davvero un pasticcio che non si capisce dove vuole andare a parare. Il finale machiavellico è risolto in 10 minuti di spiegoni e flashback completamente gratuiti, mentre la parte iniziale più “college drama” sembra non finire mai. Dopo Promising Young Woman, ho la conferma che Fennell sarà brava con la macchina da presa, ma è semplicemente una grande pippa quando si tratta di fare un discorso che abbia un senso.
Ah poi chiaro che il problema del tuo discorso iniziale non è Fennell, ma chi oggi usa la parola “capitalismo” come un hashtag da instagram.
Mah, secondo me è un film che da più parti viene universalizzato (proprio perché l’hashtag #capitalismo fa figo) ma in realtà è un’analisi/critica di un sistema sociale specifico e particolare come quello britannico.
Lo definirei come un “Gosford Park” per la Generazione Z
Prime continua a propormelo, ma io l’avevo snobbato pensandolo una stupidata con un po’ di sesso. Dagli indizi mi pare invece che siamo forse dalle parti de Il talento di mr Ripley. Messo così il film potrebbe essere anche interessante.
Piaciuto un sacco, gran estetica, bel montaggio, tecnicamente ottimo. Qualche forzatura nel comportamento della famiglia ricca, ma la parabola del protagonista tra eccessi vari me la son goduta.
Lo rivedrei e consiglierei
Fottesega di Saltburn, voglio l’autobiografia di Cicciolina!
Amen cazzo, amen!
Ho già in mano la carta di credito, Cicciolina dimmi un numero.
Io ci ho trovato molto Evelyn Waugh con qualche umore del Pinter cinematografico, ovviamente rivisitato da un’autrice che gioca molto piu di “shock” che di fioretto. Concordo con chi, prima di me, lo ha definito un Gosford Park per la generazione Z
“i ricchi sono scemi e ridicoli, il povero è furbo e opportunista”
Spesso nei film c’è questa rappresentazione.
Da povero allora mi domando… ma se sono scemi e ridicoli, come han fatto a fare soldi i ricchi?
No, perché mi sa che devo aver preso il peggio delle due categorie (povero scemo e ridicolo)
Li hanno ereditati
La serie tv Ares contiene la risposta che cerchi…
In caso contrario chiedi nella Terra Cava (ma non a Kong).
Una storia insulsa supportata da un’estetica memorabile. Amen
Buona visione
Una donna promettente mi era garbato non poco…più che calciabile direi eccezione meritevole.
Il primo incontro con Nanni a Londra me lo voglio immaginare come la scena che introduce Orson Welles ne “Il Terzo Uomo”.
Come spesso capito, la cosa più bella di questo film è questa recensione. Meno male che non hai fatto (troppi) spoiler altrimenti chi se lo aspettava un finale così…
Che cafonata.
Temo che vedere la faccia di merda di Barry Keoghan una volta di più sia chiedere troppo a me stesso.
C’entra nulla, ma sono incappato nella vecchia recensione del remake di RED DAWN, che (giustamente) si concentra più sull’originale di Millius che sull’indegna copia con Hemsworth.
Che dire…tra recensione e commenti, un’occasione autenticamente epocale che ha fatto la storia di questo maledetto sito.
Da recuperare subito per chi non l’avesse letta.
Grazie della segnalazione!
Brava cicciolina come la lucarelli dici che hai le tette grosse ma hai non provare a guardarmele bob
Film visivamente bello,con qualche scena sporca per turbare lo spettatore ma la trama si intuisce da lontano e da dopo la festa diventa abbastanza palese. Lo spiegone finale lascia comunque qualche domanda aperta visto che non riguarda tutti i membri della famiglia. In definitiva secondo me film guardabile,ma che punta a non farsi dimenticare più per quelle scene un po’ tra lo sporcaccione e il malato che per la trama in se’.
Applausi
SPOILER
Emerald Fennell: guardare Teorema e non capirci nulla. L’intruso che metteva in luce le contraddizioni della famiglia borghese e ne scardinava le convenzioni, qui diventa un manipolatore ed arrampicatore sociale. L’orripilante tesi del film, la solita in realta’ del conservatorismo piu’ becero, i ricchi sono strani e, se inglesi, repressi in modo patologico, ma tutto sommato sono buoni al limite dell’ingenuita’ e meritano il loro patrimonio, anche se non li si vede mai lavorare. I poveracci, anzi la classe media, e’ invidiosa, bugiarda e senza scrupoli. La lotta di classe cara a Pasolini qui non e’ pervenuta, nessun sovvertimento socio-economico, solo voglia di diventare i nuovi padroni e che nessuno osi questionare il sistema. Finale interminabile e che illustra l’ovvio, mezz’ora di troppo visto che ci si poteva fermare alla battuta della madre in lutto che chiede al protagonista di non andare via ed il film non avrebbe perso nulla, anzi ne avrebbe guadagnato. Personaggio del maggiordomo mal sfruttato, quando invece avrebbe potuto riservare sorprese in fase conclusiva, quale alleato per solidarieta’ proletaria o servo fedele fino alla fine.
Gli amici della regista dei tempi di Oxford si daranno di gomito e fingeranno raccapriccio nel vedere certe scene, tuttavia possono dormire sonni tranquilli, i conti correnti rimangono pingui e la reputazione dell’aristocrazia e’ salva.
Alla fine l’ho guardato perché Saltburn (la casa) non era mai apparsa in un film, e non sono rimasta delusa, è meravigliosa.
Per il resto penso di aver visto quello che Bordone chiama “tipo film” cioè una cosa che ha tutto del film tranne l’essenziale. Mi ha infastidito esattamente come i film di Peter Greeneway, dopo vado a cercarmi cosa ha studiato Fennel a Oxford.
Nel finale si vedono bene le stanze quindi bene; si vede anche che Oliver non è una suora quarantenne, molto bene. Al netto dei flashback, degli spiegoni e delle ellissi ad minchiam, mi è piaciuto, ho passato un paio d’ore piacevolissime
hai messo l’allerta spoiler ma non hai messo nessuno spoiler
Sul fatto che la famiglia sia composta da brave persone, avrei molto da dire.
Elspeth allontana la sua amica dalla tenuta perché troppo “depressa”, mente sia figlia Venetia dice al protagonista che è solo uno dei tanti giocattoli del fratello.
Il protagonista è un arrampicatore sociale sociopatico , ma la famiglia è così viziata e vanesia(ad eccezione forse di Felix ) , che ti spinge a tifare per lui.
L’ho trovato insulso, e raffazzonato nello spiegone/twist finale (twist de che?)
Bella la fotografia, bella la regie, belle ‘e boisserie.