Sapete cos’è il CICAP? Ve lo spiego io, va là, che già vi vedo impegnati a digitare con le vostre dita tutte tozze sulla tastiera del computer e mi viene l’amarezza nel cuore, mi viene. Allora, il CICAP è un’organizzazione educativa senza scopi di lucro fondata da Massimo Polidoro, Piero Angela himself e Luigi Garlaschelli nel lontano 1989. E di cosa si interessa il CICAP? Si interessa di fantasmi, di case stregate, di gente che cammina sui carboni ardenti, di cerchi nel grano, di UFO, di possessione demoniache… Comitato Italiano per il Controllo delle Affermazioni sul Paranormale: questo, fino al 2013 è stato il significato della loro sigla. Oggi hanno sostituito “Paranormale” con “Pseudoscienze”. Sapete perché? Perché non si può più dire nullaaaaaaa!
Il CICAP è un’organizzazione di party poopers. Quando tutti sono convinti di aver trovato uno in grado di “lievitare, svulazzare, ma no come Icaro! Come Ilaro, verso l’alto“, arriva uno del CICAP che sgama che il Mago di Segrate è in realtà legato a dei fili invisibili. Beccano studenti universitari di ingegneria che non avendo uno straccio di vita sessuale si sono fatti due canne per poi andare nottetempo in un campo di grano a disegnare di nascosto un cerchio. Scoprono che quei rumori sinistri che si sentivano in cantina non sono i passettini di una bambina morta anni addietro in circostanze misteriose ma una colonia di ratti che ha trovato rifugio vicino alla vecchia caldaia. Son quelli che ci rovinano i sogni, marrani infingardi che tolgono quel velo di magia a eventi che potremmo definire paranormali. Possiamo forse chiamarli freddi burocrati dell’Occulto?
Ma manco per niente!
Mi è capitato più volte di incrociare i flussi con uno dei fondatori, Polidoro, che alla domanda “Siete forse voi dei party poopers?” mi ha risposto: “Vedi, giovane e attraente Casanova, tu guardi al CICAP e vedi freddi scienziati senza nessuna speranza nel paranormale, nell’occulto! Ma ti sbagli di grosso, caro amico. Noi siamo in realtà i primi a sperare di incontrare sulla nostra strada qualcosa che manchi di logica, che non si riesca a spiegare con la scienza! Non sai quante volte mi sono recato in queste “case stregate” col cuore in gola, sperando finalmente di aver trovato la mia Amityville, per poi rimanere deluso dal fatto di aver in realtà scoperto che c’è gente che usa il vecchio trucco della calamita con la tavoletta Ouija! Noi del CICAP siamo i primi a sperare di riuscire a scovare un varco verso l’ignoto. Ma questo, tristemente, non è ancora successo”.
Late Night With The Devil, ultimo film dei fratelli Cairnes, reginetti dell’horror low budget a me fino ad oggi sconosciuti, mi ha fatto venire in mente le ricerche del CICAP e la loro flebile ma sempiterna speranza. Vi spiego perché. La storia è questa: ci introduce alla visione del film la voce di Michael Ironside. Ci spiega come negli anni ’70 gli Stati Uniti fossero a pezzi: guerre, riots nelle strade, tensioni razziali, orde di pazzi satanisti, la Manson Family, il Figlio di Sam… Insomma, un disastro. E la gente normale? La gente normale era nervosetta, ma trovava conforto nella cara e vecchia televisione. I programmi più visti erano il The Tonight Show Starring Johnny Carson e il suo diretto concorrente, Night Owls with Jack Delroy.
Pochi giorni fa mi è caduto l’occhio su un articolo di Aldo Grasso dal titolo, La «comicità dell’imbarazzo» del «late show» americano, scritto proprio così, con quelle odiose virgolette a cazzo di cane. Un articolo che, in soli 2188 caratteri senza spazi, dimostrava che a) Grasso è forse un filo fuori tempo massimo e che b) non ce la faremo mai. Quella roba lì della televisione bella da noi in Italia è proprio vietata. Al massimo possiamo copiare due gag da Fallon e convincerci che una trasmissione che assomiglia a una festa delle medie triste abbia un respiro internazionale. Ora, non mi dilungherò a spiegarvi cosa sia (o cosa NON sia) un Late Night, perché tanto ne sapete più di Aldo Grasso. Vi voglio citare però uno dei miei conduttori preferiti, Conan O’Brien. Nell’episodio del suo podcast Conan Needs a Friend insieme a Jimmy Carr, Coco si dice stupito che al giorno d’oggi tutti i conduttori – Colbert, Kimmel, Fallon e compagnia cantante – siano amiconi. Ai suoi tempi (Il suo Late Night with Conan O’Brien è andato in onda dal 1993 al 2009) quella era una vera e propria guerra, non una pizzata delle medie perenne. Ci sarebbero aneddoti su aneddoti sulla rivalità eterna tra Letterman e Leno, le cattiverie di Leno nei confronti di O’Brien, i tradimenti, i doppiogiochisimi, i contratti firmati e poi stracciati… Jimmy Carr fa notare che in realtà anche loro all’epoca sarebbero potuti essere migliori amici, che ogni conduttore aveva il suo stile, che ogni Late Night aveva le sue unicità… Conan ci pensa un po’ su e, a distanza di 30 anni circa, dimostra con una risposta telegrafica che gli è scivolata addosso: “No, non eravamo gente che poteva pensare di uscire insieme alla sera. Era una guerra!“.
Ed è guerra anche in Late Night With The Devil. In questo finto 1977 televisivo si sfidano l’imbattibile e vero Johnny Carson e il battibile e finto Jack Delroy, interpretato magnificamente da David “Polka Dot” Dastmalchian. Una guerra impari, nel senso che nonostante gli sforzi di Delroy, Carson è sempre e comunque avanti di qualche punto di share. Ma di che sforzi stiamo parlando? Bè, Delroy le ha provate un po’ tutte, eh? Ha invitato non solo attori, attrici, cantanti e tutto il solito armamentario da classico Late Night, ma anche scimmiette con cui fare a braccio di ferro, fenomeni da baraccone, freaks vari… Niente da fare. Allora Delroy ha fatto anche un ulteriore sforzo: si è unito al The Grove.
The Grove è il Bohemian Grove: un vero appezzamento di terra in California in cui, dal lontano 1878, si ritrovano una volta l’anno gli uomini (già, solo uomini) più potenti della terra. E non si limitano a fumare dei bei sigaroni e a parlare di tauromachia, ma – a quanto pare – prendono parte a cerimonie “dal forte carattere rituale“. Trattasi di un “campeggio” privato, accessibili solo a certe persone, pieno di altari come il famoso Owl Shrine, per cui quello che succede al The Grove… stays at the Grove, ma mi sa che non ce la raccontano giusta, ecco. Non occorre essere proprio dei complottisti della prima ora per immaginare che lì, i potenti della terra, chiedano qualche piacere a Ba’ al Zebub per raggiungere fama e successo. Certo, ma a che prezzo?
La moglie di Jack Delroy, Madeleine Piper, è venuta a mancare per un cancro ai polmoni. Il conduttore ha accusato il colpo, si è allontanato dalla televisione per un breve periodo, ma poi è tornato a fare il suo lavoro. E questa volta è deciso a sconfiggere il suo avversario, Carson. Anche perché qui davvero ci si gioca il tutto per tutto. Nella battaglia per la conquista del Late Night, non esiste il secondo posto: o vinci o vieni dimenticato. E Jack è a un passo dall’essere cancellato: i risultati sperati non arrivano e il nostro si vede costretto a una mossa azzardata ma in teoria definitiva.
Un’intervista con il diavolo.
Approfittando di Halloween, Jack mette insieme una puntata davvero speciale. Gli ospiti? Bè, c’è Christou, un uomo che si dice in grado di parlare coi morti. A fargli da contraltare c’è il Massimo Polidoro del film: Carmichael Haig (un sulfureo Ian Bliss). Carmichael fa esattamente quello che fa il CICAP: vorrebbe fidarsi, ma poi trova l’inghippo. C’è anche la dottoressa June Ross-Mitchell, autrice del libro Conversations With The Devil, in cui ha studiato il caso della piccola Lilly, l’unica superstite di una Setta dedita al Satanismo che ha scelto di uccidersi bruciandosi vivi. La ragazza dice di essere in comunicazione diretta con un’entità che vive dentro di lei, tale Mr. Wriggles (Spoiler: è il Diavolo). Riuscirà la dottoressa Mitchell a convincere Carmichael dell’esistenza di un altro mondo? E cosa succederà quando si tenterà di parlare in diretta tv col Diavolo in persona?
Late Night With The Devil, salutato da molti come una delle sorprese horror dell’anno, si iscrive nell’ormai antica tradizione dei found footage un po’ nostalgici. Dopo la già citata introduzione di Ironside, siamo informati che dopo anni di oblio è tornata alla luce nella sua interezza la puntata del Night Owls with Jack Delroy di Halloween del 1977. Non solo: gli autori sono anche riusciti a recuperare delle scene mai viste prima, girate fuori onda, mentre in tv passava la pubblicità. Siete ponti a vederla? Certo che siam pronti, cosa credi? Siam qui apposta.
Partiamo dal presupposto che Late Night With The Devil è quello che vogliamo noi fancalcisti: un buon filmetto horror da tenersi stretti, una piccola gioia per tutti gli appassionati del genere. Riesce a trovare un difficile equilibrio tra horror e commedia, ha un cast strepitoso (oltre ai già citati Dastmalchian e Bliss, assolutamente fuori gara, c’è da segnalare l’inquietantissimo sguardo in macchina dell’esordiente Ingrid Torelli), un paio di scene in cui si fatica a non chiudere gli occhi (vermi!) e un’ottima costruzione della tensione. Il film non ha solo due registri che vanno miracolosamente a braccetto – la comedy e l’horror – ma ha anche due stili differenti: la ricostruzione filologicamente corretta di un Late Night del 1977, con qui colori da tubo catodico, quelle riprese da studio televisivo, quei tempi – come dire – d’altri tempi. In diretta, senza possibilità di errore – e quindi con una suspense congenita – ma con quella lentezza riflessiva che oggi fa correre la mano alla pistola a qualsiasi curatore RAI. Ricordate quando la televisione era, tipo, bella?
E poi c’è la parte in bianco e nero, quella da cinema verité, il dietro le quinte di uno studio televisivo in cui tutti si tolgono la maschera e appaiono per quello che davvero sono. I fratelli Cairnes hanno le idee chiare, sanno quello che fanno, se ne sbattono di rendere questa parte del film credibile (ed è la parte senza demoni) e riescono a gestire questi due registri in maniera ottima. Sono furbi, perché riescono a riempire il loro film di piccoli dettagli che sembrano fatti apposta per sfrenare un esercito di youtubers pronti a spiegarti il significato recondito del signore vestito da scheletro tra il pubblico. In più buttano lì disinvolti una serie di citazioni manifesto di quello che vogliono fare (o dove vorrebbero posizionarsi). La giacca appartenuta a Charles Laughton, Carmichael che infama Ed e Lorraine Warren… Insomma, siamo contenti? Sì, certo, siamo contenti…
Però rimango con due dubbi a fine visione.
Il primo se volete è un dubbio di carattere estetico: perché Late Night With The Devil è ambientato nel 1977 e non ai giorni nostri? Che cosa aggiunge tutto questo evidente sforzo scenografico, questa cura maniacale per il dettaglio? Come vi ho detto – e come potete vedere da queste immagini – la ricostruzione storica è perfetta, ma non ci si può fare a meno di chiedersi del perché questo cinema rimanga ancora oggi attaccato a una bolla nostalgica, in cui sembra quasi contare di più l’estetica che il contenuto. Ancora a farsi fregare da un’idea ubercool di figaggine Seventies? Collettoni arditi e panta a zampa a uso ridere? Un po’ mi sa di sì, eh?
Il secondo è invece un dubbio un po’ più profondo, rivolto alla sceneggiatura del film, soprattutto per quanto riguarda la conclusione del secondo atto e tutto il terzo. Ma i Cairnes sapevano dove andare a parare o ad un certo punto si sono ritrovati a dover gestire una storia senza una vera e propria conclusione? Perché da un certo punto in avanti si ha come l’impressione che non si sia trovato nulla di meglio da fare se non inserire una francamente imbarazzante critica alla televisione, roba degna della parte con la povera Ellen Burstyn in Requiem For A Dream. “Quei films rincritineno i bimbi!“, diceva quello sballato di Pippo. E dopo aver tirato fuori l’Ipnosi – leggi: facciamo un po’ come cazzo ci pare – la si butta obiettivamente un po’ in vacca, in un climax finale in cui succedono delle cose un po’ random. Da un certo punto di vista, questo pasticcio finale, mi ha ricordato le vecchie e gloriose storie a fumetti di Splatter (ricordate?), in cui si partiva fortissimo ma poi quando arrivava il Dimonio valeva un po’ tutto. Mi ha anche ricordato che non basta avere una bella idea per fare un bel film. Quasi, eh? Ma non esattamente un bel film.
I regaz hanno fatto una puntata speciale delle nostre dirette Twitch su Ghostwatch, illustre precedente del 1992 che vi consiglio caldamente di recuperare.
DVD-quote:
“Vi vedo carichi e ok, ma secondo me è un po’ meno bello di quello che dite”
Casanova Wong Kar-Wai, i400calci.com
Beh, credo che la scelta di usare l’epoca passata riconduca sempre all’idea che oggi, con tutta la tecnologia e l’internet, le cose misteriose siano meno misteriose di una volta. E poi perché come dici tu se adesso sono tutti amiconi nei late show sarebbe risultato improbabile?
Forse la risposta al primo dubbio è già presente nella recensione: ambientarlo nel mondo dei Late Show contemporanei non avrebbe funzionato perché oggi tutti i conduttori sono amiconi da gran pacche sulle spalle mentre, in quel periodo, si era disposti alle peggio cose per pugnalare (metaforicamente e forse non) i rivali alle spalle.
Mi son fatto l’opinione che l’ambientazione anni 70, al di là del piacere estetico di ricostruirli, sia stata una scelta dettata proprio dal tipo di storia. La tv odierna non ha più i milioni di telespettatori di 50 anni fa, quindi si aggiunge la suggestione che gli eventi siano stati effettivamente visti da tutti e nello stesso momento (in questo momento storico l’entertainment in diretta non ha più la stessa presa, a metà anni 70 l’aspetto da rituale *wink wink* collettivo del guardare uno show era molto più forte), in più, così come L’Esorcista (il grado zero dei film sul dimonio) rendeva chiarissimo, il periodo storico degli anni 70 pareva davvero quello perfetto in cui Satana avrebbe sguazzato. Non che oggi non ci starebbe benissimo, ma nella contemporaneitá, l’idea del diavolo che viene a possederci non ha più quella base di suggestione collettiva necessaria a spaventarci. Credo che ambientare questa storia in un momento in cui il pubblico era 1) più impressionabile 2) in pieno Satanic Panic serva a creare quella base in più di plausibilità e di dubbio che il paranormale AVREBBE POTUTO non essere la spiegazione (“beh ovvio che credevano a Satana, negli anni 70 lo tiravano in ballo di continuo, sti creduloni” e poi toh, è davvero Satana). Poi vabè c’è chi ha pensato anche a Riposseduta e chi mente
Un peccato che nel terzo atto vada un po tutto in vacca, dal vermone fuori dall’occhio, da li in poi una discesa gli inferi, ma quelli sbagliati purtroppo, però complessivamente funziona.
E’ ambientato negli anni 70 perché in quegli anni ci credevano, al Paranormale (pardon, alle Pseudoscienze). Basta pensare ad Uri Geller.
Adesso crediamo a boiate più grosse, tipo che i vaccini facciano male, ma certo non ad un posseduto in diretta televisiva.
Toh, uno che parla di vaccini.
Curioso sono.
Flame on!
“Quei films rincritineno i bimbi!“
Ecco, questa è una citazione dotta quali non se ne trovano in giro.
Gratitude
P.S.
Disney Italia ha recentemente introdotto nelle sue “sturiellett” un nuovo personaggio, Massimo Topidoro, ai fini di edicare le giovani(ssime) menti a diffidare dei complottisti.
E’ bellissimo vivere in un mondo che si preoccupa fin da subito di tenerci al sicuro, non trovate?
Ovvio che Pippo è uno sballato.
Schizofrenico! Ho un partner schizofrenico!
Alcuni sostengono sia un dono…
Attendevo la rece calcista e attendo ora di vederlo, proprio ieri in preparazione alla visione mi sono sparato Scare Campaign, il primo dei frate C&C Cairnes….al dì là di un po’ di citazionismo del grande horror del passato mi sono rotto le palle e annoiato, non proprio un successo per un horror (comedy).
Speramo bene
Mi accodo alla delusione della terza parte del film, visto che i primi due terzi montano una tensione interessante. Poi gli effetti un po’ fuori fuoco del finale non mi hanno convinto, però si rimane un film interessante. Certo signora mia si poteva fare un pochino mejo…ma non hai citato la tanto di moda intelligenza artificiale/artificiosa usata nella realizzazione del film!
Ma dell’uscita italiana si sa qualcosa?
Nessuno che citi “Historia de Lo Oculto” come evidente fonte primaria di cui Late Night è praticamente un remake diluito all’Americana.
“Ricordate quando la televisione era, tipo, bella?”
Era proprio necessario ricordarmi di essere vecchio?
Ghostwatch lo vidi proprio dopo la diretta twtich a tema. Fichissimo, anche se ovviamente sapere già tutta la storia dietro lo rovina un po’.
A me ha ricordato un po’ il prof.Razzi in tv in “Sono un fenomeno paranormale”. https://youtu.be/FkBq2wiS6Vw?si=tD5GnU_jUahaJ0gL
Ma i Wandering Earth non avete recensito nessuno nessuno dei due?
Visto. Bello. Terzo atto un po’ in vacca (per quello che capivo visto che tenevo audio giù e mano davanti allo schermo). Sul Bohemian Grove so tutto. Suggestivo pensare all’occulto, son storiacce che esercitano una certa fascinanzione. Ma non serve certo tirarlo in ballo per chiedere conto di certe cose (tipo anche il Bilderberg): bastano le leggi anti trust e che certa gente, per legge, non può parlarsi al telefono (altrimenti possono fare cartello etc. etc.), figurarsi incontrarsi tutti insieme semi di nascosto. Mai capita sta cosa. Ho forse l’ho capita. Non lo so ma il film mi è piaciuto alla fine.
Commento solo per indicare tostissimamente col dito Casanowonkarwai per aver citato quello sballato di Pippo e aver disseppellito (see what I did here?) Splatter, che dovevo nascondere in cantina perché mia mamma non voleva che lo leggessi (“Passi Corna Vissute, ma questo no eh!”)
Bravo Casanova!
Il film me lo guardo lo stesso anche se poi dici che mah, insomma, mah…
Sapete dove si può vedere questo film? Vorrei tipo una versione in lingua originale con sottotitoli in inglese, ma non la trovo.
Mi è piaciuto un sacco, un film davvero stiloso che gioca per la prima parte su un’inquietudine strisciante, evita i soliti trucchi da salto sulla sedia e degenera nel finale, che anche se non è totalmente imprevedibile riesce a giocare bene con le aspettative. Bravi i Cairnes, ottimi gli attori, ave al gufo.
È buffo che tutto questo film (io l’ho adorato) vi abbia fatto venire in mente, giustamente, il CICAP ma che non abbiate detto che Carmicheal è letteralmente la trasposizione cinematografica di James Randi (idolo del Cicap). Il che rende ancora più comica la scena finale con il suo twist.
Ah e poi ci sono quegli urendi intermezzi pubblicitari con le illustrazioni fatte con l’Ai, quella brutta, molto anacronisitici.
Così. Mi andava di fare la punta al cazzo oggi.
Vi voglio bene
se ti piace andare a pesca ci sarebbe yts.
mx