Martyrs, da oggi nelle sale italiane, l’ho visto ad agosto scorso al Frightfest di Londra. Il Frightfest è tra i più prestigiosi – e fighi – festival horror dell’Universo: cinque giorni in cui proiettano 6/7 anteprime al giorno, con gran parte degli autori presenti e il miglior pubblico che si possa immaginare, caldo, appassionato, competente, educato, alla mano – come voi (niente sarcasmo, giuro, vi adoro). Tant’è che molti degli autori si fermano volentieri a fare due chiacchere con tutti tra una proiezione e l’altra, e persino a vedere i film degli altri. Alcuni personaggi a cui ho stretto cordialmente la mano: George A. Romero, Uwe Boll, Frank Henenlotter, Neil Marshall.
Insomma, la dice lunga su Martyrs che 1) tre pirla sono riusciti lo stesso a sentirsi male e vomitare/svenire (infiltrati/dilettanti?) ma soprattutto che 2) nel dibattito post-proiezione al povero regista Pascal Laugier è stata rivolta l’unica infastidita domanda saccente del cazzo di tutto il festival – L’UNICA – in cinque giorni e trenta film (per la cronaca: “credi di aver fatto un film profondo? perché a me non è sembrato un film profondo” ma vaffanculo va, coglione, fuori dal cinema, ma che domanda è?!?).
Martyrs è un oggetto difficilmente catalogabile.
Strutturalmente parlando (scusate gli occhiali) non è preciso nemmeno definirlo horror. Più che nella categoria degli Hostel (neanche per scherzo) o À l’intérieur, andrebbe in quella degli Irréversible, soprattutto per quanto riguarda quel tipo di ambizione esagerata di cui solo i francesi sono capaci. Il problema principale in questo senso è che la dose spropositata di violenza lo rende digestibile a una cerchia ben ristretta di persone. Ma Pascal Laugier lo disse al dibattito: “ho incontrato non-fans dell’horror che l’hanno amato, e fans dell’horror che l’hanno odiato” – l’altra cosa che fece fu comportarsi da genio introverso, ma quello è anche un po’ il suo mestiere.
Cosa genera controversia? Innanzitutto il solito hype esagerato che ha creato aspettative che vanno dal deformante al completamente equivoco, e poi una trama impossibile da raccontare poiché si nutre di svolte e cambi di prospettiva che personalmente ho apprezzato per la fresca ventata di imprevedibilità, ma su cui effettivamente non tutti ci si trova d’accordo.
Ma la cosa che va principalmente ammirata è che tutta la violenza, sia fisica che psicologica, per quanto calcata e insostenibile ha perfettamente senso nell’economia della storia. Per questo motivo Martyrs gioca un campionato diverso rispetto ai cosiddetti “torture porn” (un termine che per quanto mi sforzo non riesco a trovare negativo) a cui verrà sempre inevitabilmente paragonato, pur essendo a tratti perfino più pesante. Per dire: avete presente la scena dell’estintore di Irréversible? Ecco, ci sono sequenze simili, ma quella è la parte più moscia.
Per quel che mi riguarda Martyrs è uno di quei classici esempi di film che vanno esaltati nelle parti riuscite (tante, e tanto) e incoraggiati in quelle meno riuscite. A giochi fatti ha lasciato un po’ perplesso anche a me, ma è una strada decisamente interessante, e un’esperienza che va provata.
DVD-quote suggerita:
“Se non vi impressiona, è perché avete tenuto gli occhi chiusi”
Nanni Cobretti, i400calci.com
(ecco, se questa non me la usano non capiscono un cazzo)
P.S.: Pascal Laugier si è licenziato di fresco dal remake di Hellraiser, ed è un peccato perché è tra le pochissime persone che avrebbero potuto renderlo davvero interessante
P.S. 2: il FrightFest compie quest’anno 10 anni, e festeggerà con un’edizione deluxe dal 27 al 31 agosto. Se vi interessa e volete dritte contattatemi.
P.S. 3: a me Irréversible fa cagare, e non poco, e non lo incoraggio nemmeno
anche a me che non sono particolarmente amante del genere quando lo vidi al Festival Del Film di Roma (beccati questo Venezia!) piacque tantissimo nonostante la difficoltà della visione. Tanto che ora non sono tornato a vederlo nonostante mi sarebbe piaciuto.
Non son più quello di una volta….
Ma la terza parte! La terza parteeh!
Sì, qualcosa di Irréversible c’è, soprattutto nella morbosità della mdp di fronte al massacro (lì sessuale, qui fisico), ma è À l’intérieur che si sente maggiormente nel film.
Un grande film…
MARTYRS by CINEMAeVIAGGI