Oggi tornando a casa mi sono guardato intorno con più attenzione del solito. Ad ogni angolo mi sono fermato un attimo, ad ogni incrocio ho guardato in tutte le direzione. Per puro caso ho incrociato lo sguardo di diverse persone, ma era solo un caso? Non sono bravo con i nomi ma mi ricordo qualsiasi faccia e quelle non erano nuove. Le avevo già viste, per strada, agli stessi incroci, dietro gli stessi angoli; notavo macchine parcheggiate in traverse solitamente vuote, si accendevano al mio passaggio come le luci dei lampioni quando ci cammini vicino. Che fosse solo suggestione? Nessuno in fondo poteva sapere quello che stavo scoprendo, o forse sarebbe meglio dire notando. Sono cose che ormai conosco da anni, sono cose note, di pubblico dominio, alcune addirittura hanno fatto la storia. Mi sono solo limitato a fare due più due.
Gli illuminati, le società segrete, il nuovo ordine mondiale, le scie chimiche, il Tarsus Club, Nanni Cobretti donna. Non ho mai creduto a nessuna di queste cazzate, prodotti di pura finzione buoni solo a farne dell’altro, magari al cinema o in TV, prodotti di menti malate, alienate, accecate dallo stesso circolo vizioso che le teorie cospirazionistiche creano: non c’è nulla che può essere smentito e se puoi farlo significa che la cospirazione sta facendo un ottimo lavoro. Credevo che la paranoia fosse l’ultimo passo verso la follia di persona già rovinate, poi ho visto il The Conspiracy. Tutto aveva senso.
Partiamo dal 1999: The Blair Witch Project, uno dei film horror più noti di sempre nonché archetipo del found footage moderno. Particolarità: non succede niente fino ai cinque minuti finali in cui comunque non succede niente. L’unico vero orrore sta nell’idea che questi passino giorni nel bosco senza lavarsi i denti e cambiarsi le mutande. Voi forse state ridendo. Io no. Perché lo consideriamo horror, quindi? Non va forse contro tutto quello che la storia del cinema ci ha insegnato? Nonostante la strana formula i copioni sono arrivati in massa. Il numero di film che ricalca la struttura di Blair Witch Project è talmente elevato che citarli tutti è impossibile. Non è strano che tra tutti i capolavori sia stato preso come esempio proprio questo mediocre lungometraggio?
Avanti veloce fino al 2009: l’approccio minimale al genere di House of the Devil fa uscire allo scoperto Ti West, regista che farà del non far succedere niente la sua firma. Tutti i lavori di Ti West si basano sulla stessa struttura: costruire tensione e atmosfere minacciose facendo leva sulla suggestione e risolvere tutto nei cinque minuti finali con un’esplosione di avvenimenti. Ricorda qualcosa? È un po’ un altro copione, ma è anche uno bravo che è riuscito a migliorare la formula semplicemente aggiungendo un (effettivo) finale col botto. Anche i suoi film sono categorizzati come horror anche se di horror hanno solo i momenti finali. Perché? Potremmo parlare di espansione del genere, o addirittura potremmo parlare di un genere a sé stante. Poi ho capito, ho unito i puntini: questi film non sono horror perché fanno paura; questi film sono horror perché iniettano la paura. E non è solo paura: è tensione, nervosismo, paranoia. Questi film sono lavaggi del cervello, o forse è meglio dire “upgrade cerebrali”. Ci suggestionano a tal punto da cambiare la nostra concezione delle cose, da farci trovare del marcio dove in realtà c’è solo banale quotidianità. La paura dalla finzione si trasla nella realtà, rendendoci schiavi di una sensazione di pericolo esistente solo nelle nostre teste.
The Conspiracy fa la stessa cosa, prendendo come soggetto le sue stesse intenzioni: due giornalisti stanno girando un documentario su Terrance, un attivo cospirazionista, quando le loro scoperte li porteranno faccia a faccia con una società segreta. La struttura è la medesima dei film di Ti West ma applicata allo stile del mockumentary: la prima parte è ricca di interviste e narrazione e girata con telecamere quasi sempre fisse sui protagonisti; la seconda invece segue i registi mentre si imbucano in un raduno della società segreta con micro-telecamere nascoste e conseguenti immagini sgranate e un po’ mosse. Lì, e solo lì, succedono cose. Poteva essere una vera noia, l’ennesimo esempio di simil found footage che parla parla ma non va da nessuna parte e finisce senza aver concluso nulla, ma a Loro serviva qualcosa di potente, qualcosa che attirasse l’attenzione sulla verità fatta finzione per renderla tale per sempre; a Loro serviva il cinema intelligente. Il cinema intelligente è il cinema ben scritto, che funziona in ogni sua parte, che non lascia nulla al caso. In questo caso è cinema che punta al realismo estremo, che prende spunti attuali, si inserisce in discorsi già cominciati nella realtà e scrive la finzione (ma lo sarà?) solo quando c’è da andare oltre le prove concrete. Il cinema intelligente è il cinema che convince. Convince le masse, convince noi, e non solo dal punto di vista artistico. The Conspiracy è questo: cinema intelligente che nonostante la vaga premessa coinvolge e stupisce. Passa un’ora a mettere in testa idee, spende venti minuti a confermarle e poi fa esplodere le stesse teste in un finale secondo me fenomenale, lasciando chi guarda nella propria insicurezza. Nella propria paranoia. Ricorda qualcosa? The Conspiracy è l’opera definitiva della cospirazione farmaceutica che ci vuole schiavi delle benzodiazepine. Sì, avete letto bene: cospirazione farmaceutica dell’industria cinematografica. Ci vogliono imbambolare, ci vogliono apatici, e quale modo migliore se non infilandoci nel cervello paure e paranoie curabili solo con degli psicofarmaci? Ci spediscono all’inferno solo per darci una mano ad uscirne, ma alle loro condizioni. Non mi stupirei se il regista Christopher MacBride fosse un lacchè del gran capo, un personaggio di rilievo nella gran quadro delle cospirazioni.
Guardate The Conspiracy, capite come si fa del cinema intelligente, del cinema forte, comprendetene i valori ma non cadete nella sua trappola.
Questa è la mia confessione, il mio testamento.
Qualsiasi cosa mi accadrà dopo aver diffuso questo messaggio non importa; le persone devono sapere. Non fatevi spaventare da quello che sarà: più saremo e più sarà difficile eliminarci.
Questa è la mia confessione, il mio manifesto.
Queste sono le mie ultime parole.
Speriamo bene.
DVD-quote:
“ıou ɐ ozzǝɯ uı ,ǝ ǝʇuǝƃıllǝʇuı ɐɯǝuıɔ lı”
Jean-Claude Van Gogh, i400Calci.com
Innanzitutto buongiorno, ho un paio di domande:
1 quindi non si rende ridicolo nonostante le premesse? perchè a me ste menate delle teorie cospirazioniste fanno un po’ Adam Kadmon e mi danno antipatia
2 cosa c’è nella prima foto?
mi è bastato che fosse decisamente superiore alla media.
SPOILER
la carta vincente secondo me è stata evitare il “questo filmato è stato ritrovato x anni fa – sono le ultime immagini di due ragazzi scomparsi”, ma lasciare tutto come realmente accaduto e i protagonisti in vita, col tizio della setta che dice “volevamo spaventarli”.
è la carta della gestione mediatica dell’evento a iniettarti paura. tutti vengono a sapere, ma si trova la giustificazione plausibile.
ottimo film
il secondo ragazzo tanto in vita non so
mi pare che vogliano farci una serie tv
ci ho fatto una graphic novel
1 No, anzi, l’argomento è trattato con grande intelligenza e non cade in banalità tipo “i cospirazionisti hanno ragione!!1!!”
2 PARANOIA (una scena dell’imbucata al Tarsus Club)
Se siete appassionati di cospirazione, guardatevi la cult serie inglese di Channel 4 Utopia, 6ep x 5h totali.
CLA-MO-RO-SA
E ottima colonna sonora elettro:
http://youtu.be/zh6OW0oeN1g
@magnum Pure Rubicon non scherzava.
che ci fanno gli slipknot nel film?
Io invece ci vado proprio a nozze con tesi del complotto, illuminati, massoneria ecc quindi penso che lo recupero’ al più presto.
Domanda: si trova abbastanza facilmente?
l’ultima parte della recensione, sembra la fine di un racconto di lovecraft…
piaciuto nonostante mi stessi addormentando sin dall’inizio per eccesso di thc/cbd, la parte finale é piuttosto inquietante.
a chi interessasse, lo danno al Torino film festival in questi giorni! io sono appena uscita dalla prima proiezione (ma ne faranno altre) e sottoscrivo appieno la recensione di Jean
che ci fa qui un mio clone femminile? gomblotto!
No ok però ragazzi miei, io che ci bazzisco spesso nei siti alternativi – e che so benissimo che un conto è credere alle scie chimiche, un altro è rendersi conto di essere immersi in un mare di propaganda (se no le guerre da dove saltano fuori? dal fatto che Saddam Hussein è malvagio?) – e che ho visto sta bombetta (e l’ho vista solo perché ne ho letto bene qui, VI VOGLIO BENE), ve lo dico: il regista fa il furbetto ma il film è totalmente PRO teoria del complotto. Naturalmente non nel senso che è uno di quei pazzi fanatici sciroccati yankee che si mettono la stagnola in testa, ma ce ha capito – e questo fidatevi che non glielo leva dalla testa nessuno – che “gente molto ricca che si incontra”, più o meno in segreto, tendenzialmente parla di come essere ancora più ricca.
Il finale, dove il vecchiaccio dice cosa fa il Tarsus Club, è TUTTA una citazione dalla recente biografia di David Rockefeller (e NESSUN recensore se ne è accorto..). E siccome son stronzo vi faccio pure vedere dove sta questa citazione, ovvero in Memoirs (2003) dove dice testuale (si schiarisce la voce):
“For more than a century, ideological extremists at either end of the political spectrum have seized upon well-publicized incidents such as my encounter with Castro to attack the Rockefeller family for the inordinate influence they claim we wield over American political and economic institutions. Some even believe we are part of a secret cabal working against the best interests of the United States, characterizing my family and me as ‘internationalists’ and of conspiring with others around the world to build a more integrated global political and economic structure — one world, if you will. If that is the charge, I stand guilty, and I am proud of it.” (https://en.wikiquote.org/wiki/David_Rockefeller)