E questo è stato il film soft con cui il FrightFest ci ha accolto venerdì alle 11 del mattino.
The Horseman narra la tenera storia di un padre a cui è morta la figlia che va in giro a raccogliere testimonianze di coloro che hanno assistito alle sue ultime ore di vita, lasciando dietro di sè una scia di cadaveri torturati e mutilati.
L’esordiente tuttofare Steven Kastrissios spiega tutto nella sua impeccabile dichiarazione di intenti: il suo non vuole essere altro che un film anni ’80 alla Charles Bronson “remixato” in salsa realistica. Per cui niente pippe morali che vadano aldilà di un’atmosfera drammatica e cupissima, ma solo un uomo, presumibilmente comune, sicuramente molto incazzato, e la sua inarrestabile discesa all’inferno. E sebbene una sequenza sia furbescamente ambientata in una palestra di arti marziali, i combattimenti diventano pura rissa da strada: morsi, dita negli occhi, i primi oggetti che capitano a tiro, quelle cose lì. Nessuna coreografia, nessun compiacimento.
Tutto si appoggia di conseguenza sulle spalle dell’incredibile Peter Marshall e del suo cazzutissimo ritratto di un uomo che sfoga il suo lutto e i suoi sensi di colpa liberando la parte animale che è in sè. Da Bruce Banner a Hulk in tre sofferte quanto rapide mosse e nessun effetto speciale. Un giustiziere della notte moltiplicato per Max Rockatansky. Irréversible se, dopo la prima scena, avesse tirato dritto invece che raccontarsi all’indietro.
Il Kastrissios gli affianca quel minimo di accorgimenti necessari a rendere la vicenda umana senza eccedere in pretenziosità, suggerendo con piccole cose una storia e un personaggio credibile fatto di interpretabili luci ed ombre, ma concentrandosi alla fine nel creare un semplice rape & revenge composto da 90 minuti di sola, inarrestabile revenge. Ne escono una serie di cazzotti allo stomaco che in confronto l’Oh Dae-Su di Oldboy è un timidone represso.
Chiamatelo esercizio di stile se volete, ma ci si diverte (…) un mondo ed è sicuramente meglio così di chi su storie del genere pretende di imbucarci a tradimento la sua bella morale fascista.
DVD-quote suggerita:
“In confronto, Charles Bronson è Rupert Everett”
Nanni Cobretti, i400calci.com
forse OT: Taken ti è piaciuto?
Pensavo di parlarne prima o poi. Taken alla fine pare una sceneggiatura per Steven Seagal messa in mano invariata a Liam Neeson, e in quanto tale pretende di essere meno trucido della media quando in realta’ l’unica e sola differenza e’ che il protagonista sa recitare. Liam e’ un grande, ma in un contesto del genere da’ quasi fastidio, la sua espressivita’ distrae dai cazzotti. Ok ho gia’ detto abbastanza. The Horseman batte comunque tutti in volata.
Grande film, ho potuto vederlo solo ora, grande film.