Cari lettori, la vostra Cicciolina oggi indossa gli immancabili occhiali, zoccoletti di legno, cappellino a punta, grembiule a tulipani e, ovviamente, nient’altro. Questo è infatti il primo reportage dal meraviglioso International Film Festival Rotterdam, il festival per un mondo migliore; un tripudio di film underground/intelligenti/violenti/asiatici/omoerotici/eteroerotici/sontuosi/oscuri/sanguinari (abbinate a piacimento) proiettati su schermi lussuosi, città suggestiva e ristoranti orgasmici.
Cominciamo con Red White & Blue dell’inglese Simon Rumley, un simpatico calcio in faccia a tanto cinemino indie di marchio Sundance. Inizia con le molteplici imprese erotiche della giovane e graziosa Erica (Amanda Fuller), che la dà a tutti e rigorosamente cabrio. Il suo coinquilino strambo Nate, che tenta invano di farsela amica (e di farsela tout-court) le trova un lavoro in una specie di Castorama dove Erica amplia il suo parco clienti. Nate ha la faccia scavatissima e il fascio di nervi di Noah Taylor, e ha ovviamente un passato inquietante ma ora è un bravo ragazzo. Da un momento all’altro dovrebbe partire la colonna sonora indie, e invece voila la indie band dal vivo! L’azione si sposta su un pirla di nome Frankie che sembra Julian Casablancas coi baffetti di Jack White e suona nella promettente band The Exits. Frankie ha una situazione familiare disastrosa ma è tanto buono che gronda melassa dai ricciolini. E si fa Erica all’inizio del film. Dopo un po’ Casablancas sbrocca e ci dà dentro col coltello, poi Taylor fa in modo che The Exits non arrivino mai in testa alle charts. Il macello vero e proprio viene compiuto con grande fantasia e perspicacia, dura tipo 40 minuti con colonna sonora di pianoforte impazzito e molta azione fuori campo, ma è decisamente terrificante. Insomma, indie gone real bad. Evvai.
DVD-quote suggerita:
“Kill your idol”
Cicciolina Wertmüller, i400calci.com
Poi arriva il vero horrorpsychothriller pseudo-religioso ad opera del coreano Lee Yong-ju, ex assistente di Bong Joon-ho (quello di The Host e Memories Of Murder), che sforna la sua opera prima Possessed: c’è una ragazzina indemoniata che vive (o viveva?) in un condominio di pazzi scatenati capitanati da una sciamana sadica che compie riti sanguinari; la madre della ragazzina invece è una cristiana estremista che vede Satana dappertutto. Quando la ragazzina scompare, arriva la sorella che tenta di fare luce sull’accaduto insieme ad un investigatore cinico e miscredente – e qui parte una girandola di suicidi sospetti, crocifissi usati per spaccare teste, fantasmi, talismani. L’investigatore non ci capisce un cazzo, la sorella grande capisce fin troppo e si trova al centro di una triangolazione diabolica: estremismo pagano, estremismo cristiano, estremismo scientista. La trama si dipana con abbondanza di visioni inquietanti e scherzetti spaventosi tutti efficaci, ma che bisogno c’è di intricare lo script fino allo spasimo? Forse Lee vuole omaggiare il maestro Bong, forse semplicemente si adatta ad uno stilema asiatico recente (vedasi robe come Susuk, Body sob 19) che gioca troppo sulla sovrabbondanza e ahimè, meno sulla coerenza interna. Comunque ci si diverte.
DVD-quote suggerita:
“Il tramonto degli Dei”
Cicciolina Wertmüller, i400calci.com
Ma a proposito di divertimento, lo zenith si tocca col capolavoro thailandese di Kongkiat Khomsiri, Slice, ove trattasi di un serial killer vestito di un mantello rosso che si diverte ad ammazzare uomini, tagliarne i genitali e infilarglieli nel culo. Un ex poliziotto in carcere identifica l’assassino con un vecchio amichetto d’infanzia e viene cooptato per le indagini da un commissario con la catenazza che somiglia tantissimo a Domenico Procacci. Fra un toccante flashback e l’altro, vediamo scene che meritano di diventare patrimonio UNESCO tipo un’orgia con partecipanti travestiti da Darth Vader, Tenerone e Disco Ball; un tipo sodomizzato con una barchetta di latta; Procacci che si lega alla faccia la mascella disintegrata da una pallottola; Procacci che fist-fucka un cadavere; il poliziotto che nega l’esistenza di un organo chiamato “vagina”. E poi ovviamente la solita sceneggiatura colabrodo, fotografia da depliant e attori sopra le righe, d’accordo, robe che ormai fanno solo tenerezza. Ma a differenza di molti film dello stesso genere, il messaggio di fondo del film è quanto di più positivo esista: è una dolcissima storia d’amore! Un amore eterno che sfida le leggi della società, della biologia, della fisica, dell’ubiquità! Una ventata d’aria fresca che fa mantenere a questo film una dignità superiore. Stasera vado a rivederlo.
DVD-quote suggerita:
“L’allegro chirurgo”
Cicciolina Wertmüller, i400calci.com
E ora torno a mangiare formaggio nel mulino a vento.
Ahhhh le serate passate al cinema da ragazzo con la fidanzatina che si stringeva forte forte e tu ne approfittavi per farle vedere quanto eri forte e magari palparla un pò… bei ricordi!
Ci sono post su questo blog che mi ricordano perchè mi piace tanto il cinema, questo è uno di quelli
Io aspetto quello che arriva qui cercando “Procacci che fist-fucka un cadavere”.
Prossima volta vengo anch’io. Mi guardo tre film su 300 e passo il resto del tempo a fumare al bar.
Di Simon Rumley vidi The living and The Dead, interessante, acerbo ma con degli spunti validi. Ottima poi la prova del attore protagonista.
A leggere slice mi è tornato in mente ichi the killer, quindi fidandomi del mio istinto lo guarderò. Red white and blue mi lascia perplesso..