I giapponesi sono pazzi,
ma noi ci siamo affezionati per questo.
(Nanni Cobretti)
C’è un tizio davanti a un muro. Indossa una cotta di maglia e, sugli occhi, una maschera da sub. Adagiati sulla spalla, un sacco e un enorme uncino appeso a una catena. Usando l’uncino come uncino si aggancia al muro, sale su su, mattone su mattone, evitando il filo spinato elettrificato, fino ad arrivare in cima. Poi si siede, lasciando penzolare le gambe nel vuoto. Infila la mano nel sacco e ne tira fuori una testa umana, che getta in mezzo al prato. Attende l’arrivo di qualcosa.
MACCOSA?
Facile: zombie con cornina luminose sulla fronte. Ecco a cosa serve davvero l’uncino! A staccare le cornina luminose dalla fronte degli zombie da rispettosa distanza e senza rischiare la vita. Ovviamente, visto che le cose non vanno mai come dovrebbero, per un qualche motivo il tizio cade in mezzo agli zombie. Morirà? O la misteriosa eroina ninja con l’armatura di Iron Man appena piombata dal cielo riuscirà a impedirne il massacro? Lo sapremo tra una ventina minuti, alla fine del lungo flashback che racconta la storia della sua (probabile) salvatrice.
Appunto: WAT.
È facile farsi cogliere dalla sindrome del MACCOSA, guardando Helldriver, nonché dalla sua evoluzione cheap, la sindrome del AHAHLOL, ovvero la subdola tentazione di etichettare ogni istante di film come «ah ah, la solita cosa giapponese fuori di testa» e ridere di gusto alla prima fontana di sangue salvo poi perdere interesse dopo dieci minuti. Tanto il giorno dopo agli amici puoi sempre raccontare che «ho visto un film con la regina degli zombie e poi c’era un cowboy che faceva saltare le teste degli zombie al volo! Oh, troppo ridere!». Anche se il film, magari, fa cagare. Come dire, sotto il MACCOSA niente.
È facile correre questo rischio perché Helldriver è un film che lo fa apposta. In due intense ore si incontrano zombie lesbiche che limonano masticando pezzi di cervello, tizi vestiti da Pyramid Head, zombie che accarezzano mazzi di cazzi, teste di zombie usati come proiettili, macchine fatte di zombie, cose venute dallo spazio, la versione giapponese di Hitler, zombie hardcore che staccano capezzoli a morsi. Centoventi minuti ricolmi di piccoli/grandi momenti di quelli che ti fanno esclamare: «AH! GEGNO! ARTISTA!» e finiscono per costituire ragione necessaria e sufficiente per gridare semplicisticamente al miracolo.
A meno che uno non si fermi a pensare e si renda conto che, dietro a tutto questo, c’è pure un film, e dietro il film un gruppo di gente strana ma di indubbio interesse.
Il cosa, dove e perché di tutto ciò l’ha già spiegato mirabilmente il Capo qui, ma per i più TL;DR di voi: ci sono due/tre tizi giapponesi che da qualche anno fanno film splatter con quattro paperdollari e un doppione della figu di Muntari periodo Udinese, e li fanno scambiandosi i ruoli (tipo quello che era regista passa agli effetti speciali e viceversa). Nel caso di Helldriver, dietro la macchina da presa c’è Yoshihiro Nishimura, ovvero il più bravo di tutti, stando almeno a quanto visto finora (Tokyo Gore Police credo possa bastare come argomento). Nello specifico di Helldriver, Nishimura ha deciso di mettere la sua poetica al servizio di un tema assolutamente non abusato: gli zombie. E qui riaffiora con prepotenza il rischio di MACCOSA, perché se prendi un giapponese pazzo con poco più di mezzo milione di dollari a disposizione per girare un gorefest stile Splatters il risultato finale sembra, almeno su carta, già scritto e già banalizzato: fontane di sangue, torture efferate, tanti colori, follie di regia, intrattenimento stile Troma, demenzialità. Aggiungete una cimetta d’erba (gatta) e avete fatto la serata.
Il problema è che di queste cose, ormai, ne abbiamo viste a migliaia. Non esiste quasi più nulla di abbastanza assurdo da sorprendere lo spettatore smaliziato (e sobrio) nel 2012. Vi servono invenzioni cretine? Ecco:
• un’armata di nazisti che abita il centro della Terra ritorna in superficie, dove a causa di una mutazione genetica legata alla diversa composizione dell’atmosfera – più povera di zolfo – si trasformano in mostri zombie con la testa da koala; una task force composta dai Power Rangers si arma di katane fatte di eucalipto e si avventura nella giungla in cerca dei cattivi;
• una stella cadente zombie piomba sulla Terra e infetta una strappona dalle tendenze sadiche, che diventa così la regina degli zombie; una task force composta da ex condannati a morte si arma di seghe elettriche e si avventura nella giungla in cerca dei cattivi;
• un netturbino vampiro si aggira per i vicoli di Londra vestito da Sean Connery in Zardoz, armato di un cavo USB uncinato; contro di lui, una task force armata solo di buona volontà e composta da comunisti mannari che con la luna piena diventano sosia di Nilla Pizzi.
Quale di questi tre è effettivamente il soggetto di un film? Spoiler: il secondo (spoiler nello spoiler: è Helldriver), ma non è questo il punto.
Il punto è che la differenza tra un’idea demenziale AHAHLOL e una BUONA idea demenziale la fa, come sempre, l’esecuzione.
Prima le buone notizie: da questo punto di vista, Helldriver è un sì. Non un sì pieno ed entusiasta fino alle lacrime, ma un sì comunque abbastanza pienotto, come il pancino dopo un aperitivo. È un sì perché, al di là della sua idiozia – ripeto: stelle cadenti zombie –, la storia ha parecchi punti di interesse, dallo scontro tra pro- e anti-zombie («Sono esseri umani! Non uccidiamoli!», «Non è vero! Sono mostri! Vanno eliminati!», con tanto di ghetto per i non-morti chiamato District 10 e premier jappo pro-life) alla figura del cattivo come cadavere ambulante ma molto intelligente, per finire con l’idea di dotare gli zombie di corna che tritate diventano droga e che danno quindi vita a un sottobosco criminale di gente che in barba alle indicazioni del governo massacra gli walking dead per poterne pippare le estrusioni frontali.
È un sì anche perché, nonostante la propensione tutta giapponese a esagerare/esacerbare qualsiasi rapporto tra i personaggi fin quasi a svuotarlo di significato, ci si casca comunque e ci si affeziona quantomeno ai protagonisti, tra cui spicca l’androide/Iron Man/ninja di nome Kika. È un sì perché, per farla breve, davvero molte cose funzionano: Nishimura è uno che si spinge volentieri oltre i limiti del buon gusto (vedi il massacro di zombie su base power metal giapponese con tanto di voce femminile…) per mostrare qualsiasi cosa gli passi per il cervello, non ha problemi a sovvertire la più basilare grammatica cinematografica se gli sembra che la cosa possa funzionare (… oppure i titoli di testa piazzati dopo 50 minuti di film), ha una fantasia malata non indifferente che sfocia spesso nel razzista, nell’incestuoso o semplicemente nel disgustoso, e soprattutto non si prende troppo sul serio – giocoforza, a naso, visti budget e soggetto.
Purtroppo, l’incontro fantasia malata + prendersi poco sul serio è anche la cavezza che frena Helldriver e gli impedisce di lanciarsi davvero al galoppo. A fronte di effetti speciali poverelli, Nishimura è costretto a inventarsi ogni volta un trucchetto diverso, e la conseguenza è un pastrocchio audiovisivo di dimensioni bibliche. La natura di polpettone è parte della cifra stilistica di Helldriver, siamo d’accordo, anche gli altri loro film erano così. Resta il fatto che due ore delle quali una buona metà in slomo con fontane di sangue che coprono l’eroina/eroe/cattivo in un fiotto continuo mentre il suddetto eroe/cattivo/eroina urla sopra il tappeto sonoro di una “canzone che non c’entra generalmente un cazzo” e gli arti di infiniti zombie attraversano lo sfondo volando e le luci cambiano a ogni inquadratura e tutte le volte ci sono almeno cinque minuti di fila così, ecco, dopo un po’ uno si stufa. È come girare per Milano durante la settimana della moda: c’è alto rischio di assuefazione.
Era prevedibile: è l’eccesso di regia che fa precipitare Helldriver nella temuta categoria dei carino-un-po’-stucchevole. Sia perché al decimo cambio di registro e atmosfera e luci e tono – per fortuna ci sono risparmiate le temutissime “lunghe sequenze di animazione” – in dieci minuti a uno viene magari anche un po’ di mal di mare. Sia perché non tutto è così riuscito come si vorrebbe: Nishimura indugia in citazioni cinefile (team “Hanno rotto il cazzo”), e sembra amare particolarmente anche i montaggi paralleli; problema: gli vengono male. Risultato: due ore sono troppe, e si fa fatica ad arrivare alla fine in una sola seduta.
E qui, bene o male, si ritorna all’inizio: se vi accontentate di tanta stupidità gratuita, offensiva e infantile, se volete un film che vi intrattenga per una bella serata tra amici, se neanche Abramo Lincoln vi ha fatto cascare le palle, allora Helldriver diventerà il vostro film preferito per un totale di quindici minuti e trentadue secondi. Se invece volete addirittura ragionare di fronte a un film con una stella cadente zombie, siate comunque i benvenuti: apprezzerete. Meno di quanto facciano i fattoni in piena sindrome MACCOSA, ma apprezzerete. Mal che vada, ci sono i nazisti: e i nazisti vanno sempre bene, giusto?
Pensierino ex post: se una roba del genere arrivasse dall’America saremmo già dietro con gli insulti. Traete le vostre conclusioni.
DVD quote suggerita
«Sotto il MACCOSA, qualcosa».
(Carlo Vanzina, intellettuale)
Manca il tag “cazzi a mazzi” :D
MUOIO!
sì un altro NINJA CONTRO ALIENI mi sa che non lo tollero, ma almeno loro cazzo queste cose le fanno! un mio amico alla scuola di cinema si è preso un cazziatone da un prof perché voleva fare un corto horror e gli ha imposto un’ennesima versione di Baciami Ancora e compagnia brutta…
“abbastanza pienotto, come il pancino dopo un aperitivo” Stanliuzzo, ti vedo magrolino… una bella bistecca ogni tanto? Lasagne? Pasta al ragu’?
e del maccosa di Rec3 non ne volete parlare: troppo scomodo come trailer??
S.P.Q.G.
Sono Pazzi Questi Giapponesi
@Cicciolina: mangio frugale perché ho la linea da mantenere! Così quando finalmente arriveranno gli zombie potrò fare la parte di: quello magro che si infila nei cunicoli. Con tutto il Freud che vuoi.
@Joe: questo comunque si tollera, si tollera eccome, eh! Se non avesse esagerato con le scene di lotta in slomo che alla terza davvero non ne puoi più e avesse fatto un film di un’ora e mezza griderei al capolavoro, mi sa. O quantomeno lo consiglierei a tutti, ecco. Invece qui ci metto il caveat del troppopieno.
Mi piaceva di più quello con le teste di koala!
E’ già il mio film preferito dei prossimi 15 minuti e 32 secondi, però c’è un po di delusione, avevo sperato nei nazi/zombie/testa di koala…
Tip: registra l’idea prima che un jappo-pazzo te la rubi!
quoto Phoenix
manca il tag *cazzi a mazzi*
che se la giocherà con “la fotta” al Pulitzer, quest’anno
Partiamo col dire che il mio cervello corregge in automatico il titolo con “Hellraiser”. E il titolo sarebbe andato bene comunque (non temete: io amo Hellraiser. Più o meno mezza rete mi conosce come Pinhead).
Ma film a parte, quand’è che avresti girato per Milano durante la settimana della moda?
“Pensierino ex post: se una roba del genere arrivasse dall’America saremmo già dietro con gli insulti.”
Io non sono giappofila, quindi sono già lì in prima fila. Qualcuno mi dia una pietra.
La scena del, ahem, bouquet di verghe è davvero una finezza che mi risparmio volentieri.
Magda, tutti i santi anni, tutte le sante volte che c’è una settimana della moda. È il problema di tutti i milanesi: girano spesso per Milano.
Comunque mi fa piacere che tu sia stata l’unica a cogliere la provocazione finale… anche se non è andata come speravo: tu pietrizzeresti anche i giappi!
Ovvio, Stan.
Senza confini e frontiere.
Le porcate non hanno colore e le sassaiole di solito sono molto economiche.
MACCHECAVOLO!
saltato il post precedente, vabbè…
la cosa più tribute è la citazione dell’ ultimo romero
1) alcuni di loro stanno diventando intelligenti
2) il bar zombi è l’ inversione del campo scomesse in cui gli zombi romeriani combattono per l’ uman diletto
buon cornetto zombi a tutti
Io che adoro i film trash giapponesi mi sono divertito moltissimo ! Helldriver è il tipico film che riesce a compensare i limiti di budget con tantissime idee pazzesche che diventano un “maccosodromo” da lasciare senza fiato. Con una qualunque delle idee di Helldriver c’è chi ci costruirebbe un intero film intorno: qui te ne tirano addosso decine senza tregua, al punto che se devo proprio trovarci un difetto è che il film parte già ad un ritmo di idee e di massacri talmente elevato che purtroppo il finale non riesce ad essere all’altezza.