a.D. 1995
Ho dodici anni, sono diventato ufficialmente uomo da non più di dodici mesi tanto che compro il primo rasoio elettrico della mia vita e penso che sarebbe il caso di conservare la mia prima barba per eventuali future evenienze. Sono alle medie, i miei passatempi preferiti sono il Nintendo, il Super Nintendo, gli Urania, i racconti di Lovecraft e le seghe. Sono anche discretamente ciccione, credo, almeno questo vuole la mia micro-mitologia personale. Però ho cominciato a giocare a basket. Oddio, ho cominciato quattro/cinque anni prima, ma se prima lo facevo perché qualcosa fuori di casa bisogna pur farlo, alle medie sono già al punto di credermi il migliore della squadra, pronto al grande salto nelle giovanili della Stefanel Milano. Non scherzo: faccio anche un provino, una specie di amichevole noi vs. loro dove “noi” sono io e i miei compagni ciccioni con i baffetti e “loro” dei giganti tredicenni con un fisico che urla dieci anni in più. Prendo le mazzate, psicologiche soprattutto, e abbandono il sogno. Quell’anno provano anche a rubarmi in casa – la sera della finale di Champions contro l’Ajax al Prater di Vienna, gol di Kluivert a cinque dalla fine che sommato all’estate del ’94 avrebbe dovuto mettermi in guardia contro il futuro.
C’è una cosa che ancora non faccio, a quell’età, ed è guardare i film di paura. Questo significa che non conosco John Carpenter se non per il fatto che un suo film è custodito nella sezione della videoteca paterna sotto l’etichetta “Sì, ma tra qualche anno”, insieme ad Alien e Il pianeta proibito. Figuriamoci quindi se qualcuno mi spiega, in un periodo senza Internet poi, che Carpenter sta omaggiando uno dei miei scrittori preferiti con l’aiuto del più grande attore degli anni Novanta. Me l’avessero detto, comunque avrei ribattuto che la vulgata vuole che i film tratti da Lovecraft non possano funzionare davvero, e al massimo possono venir fuori come cazzatelle camp belle in sé stesse ma tutto sommato poco rispettose del materiale originale. Le opere migliori di Lovecraft, poi, sono scritte apposte per alimentare la fantasia visiva dei lettori più mentalmente iperattivi, in un tempo in cui la televisione non esiste; i suoi racconti sono, anche per me che ho solo dodici anni, talmente evocativi da rendere superflua una trasposizione da parola scritta a immagine in movimento.
Mentre io mi arrovello su questioni oziose, Il seme della follia esce al cinema tra le pernacchie dei critici: Roger Ebert, a dimostrazione che anche i migliori sbagliano, ne scrive «one wonders how In the Mouth of Madness might have turned out if the script had contained even a little more wit and ambition». Non è una novità per Carpenter, ma è frustrante notare come a ogni film che fa uscire si levi immancabilmente un coro di voci contrarie che gridano alla morte artistica del Maestro.
In questo grosso paciugo con i brufoli, non so ancora nulla di Stephen King se non che i miei amici hanno visto IT e hanno avuto paura.
a.D 2000 e qualcosa
A casa di amici, nel corso di una lunga maratona di recupero Carpenter, vedo Il seme della follia per la prima volta. La mia testa esplode.
a.D. 2010
Vivo e studio a Trieste, e il tempo che non spendo a lezione o in osmizza a bere l’impossibile lo passo chiuso in casa, in particolar modo se c’è la bora e/o qualche forma di freddo, a guardare film sul portatile, tutto avvoltolato sotto le coperte. Tra le robe che riguardo c’è Il seme della follia, che peraltro arriva dopo un’altra recente maratona (sono un appassionato di queste cose), quella che mi ha portato a recuperare quasi tutto Stephen King in pochi mesi. Anche questa volta la mia testa esplode. Dormo malissimo per un paio di notti.
a.D. 2013
Scopro che Il seme della follia esce in Blu-ray e decido di attivarmi per recuperarlo prima del previsto (privilegi dello scrivere per il più grande sito dell’internet) e scoprire in che modo il capolavoro più malcagato di Carpenter sia stato riversato in altissima definizione. Non ci riesco – a farmi mandare il Blu-ray, dico –, quindi regolo un paio di conti eliminando i responsabili di questo fallimento in modi violenti e torno al caro, vecchio Dvd. La prima cosa che scopro riguardandolo è che il pezzaccio veterometallaro che Carpenter piazza in apertura è razzato da Enter Sandman. Anche i Metallica hanno scritto roba ispirata a Lovecraft.
A molti non è piaciuto Il seme della follia. Rivedendolo oggi non è difficile immaginare perché.
Prima i fatti.
John Trent (Sam Neill) è un investigatore assicurativo che si occupa di smascherare frodi: gente che finge incendi nel proprio negozio per incassare soldoni, gente che si finge morta per passare alla moglie l’assicurazione sulla vita, cose così. L’ultimo lavoro che gli viene assegnato è scoprire che fine abbia fatto Stephen King Sutter Cane, un meraviglioso Jurgen Prochnow che di mestiere scrive libri «che fanno più paura di quelli di King» e che si è dato alla macchia durante la stesura del suo ultimo capolavoro, In the Mouth of Madness. La gente impazzisce, fa la fila fuori dalle librerie anche se il libro non è ancora uscito, si abbandona ad atti di violenza da fan tradito. Nella premessa c’è già tutto il Carpenter sociale che serve: i seguaci di Cane non sono lontani, metaforicamente parlando almeno, dagli zombie di Romero, con la ciliegina sulla torta che, nella finzione, i diritti per la trasposizione cinematografica del libro di Cane sono già stati venduti, anche se il romanzo, di fatto non esiste.
Trent indaga, e indagando scopre indizi, e scoprendo indizi si mette alla ricerca di Cane. A questo punto il film sta già degenerando: un maniaco con l’ascia minaccia Trent (spoiler: è l’agente di Cane, che ha già letto il romanzo), Trent stesso ha visioni di poliziotti che pestano passanti, dopodiché decide di comprare i libri di Cane per capire con chi ha davvero a che fare e perde definitivamente la trebisonda, sognando sogni strutturati a matrioska e respingendo ogni segnale che qualcosa non vada con il suo mantra razionalistico: «È tutta pubblicità». Uscisse oggi, Il seme della follia sarebbe un horror sul marketing virale, essendo uscito nel 1995 è semplicemente un film avanti vent’anni.
È evidente la quantità di Stephen King che Carpenter vuole strizzare in un’opera per altri versi al 100% lovecraftiana. Da un lato c’è lo scettico razionale messo di fronte a fatti inspiegabili la cui semplice accettazione significherebbe il crollo dell’edificio concettuale sul quale ha costruito la sua vita, dall’altro c’è il potere creativo dello scrittore che da metaforico diventa letterale. Il seme della follia è, già nel primo atto, un esercizio speculativo e meta-narrativo disinteressato a linearità e logica; ma è quando Trent arriva a Hobb’s End, immaginaria cittadina del New Hampshire (che è di fianco al Maine, per la cronaca), dove Cane potrebbe o non potrebbe aver disseminato indizi sulla sua sparizione, che il film impazzisce e Le streghe di Salem possono cortesemente umettarsi le labbra nell’attesa della puppagione di fava che spetta loro.
A posteriori, il motivo principale per cui Il seme della follia non è stato apprezzato è l’intero secondo atto, che trasforma il film da studio d’atmosfera e critica al delirio consumistico dei fanboy in un character piece che deve tanto a La maschera di Innsmouth quanto agli horror/thriller/psych di fine anni Settanta inizio Ottanta tipo Stati di allucinazione. All’apparenza è il film più inutile e ombelicale di Carpenter, quello che (gasp!) DICE MENO COSE, che mette la trama in secondo piano in favore delle visioni di Trent e che si conclude con un apparente e per molti deludente anticlimax – che è in realtà una delle scene più potenti mai filmate da Carpenter (sempre grazie Sam Neill), e che tra l’altro anticipa di una decina d’anni le ossessioni di Cigarette Burns.
Succedono tante cose bizzarre a Hobb’s End, cittadina creata da Cane nei suoi romanzi e divenuta reale – o forse no, e d’altra parte pure Trent potrebbe non esistere – grazie al patto stretto dallo scrittore stesso con LE CREATURE DELL’ALDILÀ, illustrate ottimamente nella diafania sovrastante, forse la più sinceramente lovecraftiana delle invenzioni di Carpenter nonché quella più potenzialmente cheap (perché la paura più grande e più antica dell’animo umano ecc ecc). Che il risultato sia invece una sequenza da brividi è testamento dell’abilità di Carpenter di recuperare i cliché più scontati della tradizione horror e renderli nuovamente spaventosi, persino quando messi in scena in modo altrettanto tradizionale.
Inoltre, Hobb’s End è il luogo ideale per mostrare un’altra delle ossessioni di Carpenter, quella per i videogiochi intesi non tanto come interactive fiction (nel 1995 eravamo già qui ma la gente ancora non lo sapeva), quanto come potenziale fonte di paranoia legata alla coazione a ripetere e alla rigida struttura binaria della realtà. Trent scopre Hobb’s End mettendo insieme gli indizi come in un punta-e-clicca. Trent prova a fuggire da Hobb’s End tre volte, e tre volte si ritrova al punto di partenza; per rompere il ciclo deve infrangere le regole. Non è un caso che Carpenter ancora oggi giochi alla piessetré e si diverta a fare teasing spinto a riguardo.
Dopodiché nel deliquio che è l’ultima ora del film (per un film di un’ora e mezza non è male) spuntano anche altri riferimenti, visivi e tematici, per esempio a Twin Peaks, il che, essendo la serie di Lynch già opera kinghiana di per sé, significa che c’è un fil rouge che parte da Lovecraft e arriva a Mulholland Drive e noi non ce ne siamo mai accorti. Con il passare dei minuti King viene gradualmente messo da parte, il che fa pensare che, oltre a omaggiarlo, Il seme della follia voglia in qualche modo anche criticarlo, o quantomeno bonariamente prenderlo in giro per il modo in cui il Re ha preso le ossessioni dell’America rurale conservatrice e superstiziosa e le ha trasformate in una macchina da soldi, per quanto spesso meritevole di Nobel per la letteratura. Tanto per non risparmiarsi nulla, poi, Carpenter pre-cita anche Il villaggio dei dannati che uscirà lo stesso anno di Il seme della follia.
Nel film c’è anche un personaggio femminile, che in piena tradizione lovecraftiana e quindi sottilmente misogina o quanto meno misofoba, sempre che misofoba si dica, è poco più che uno strumento del demonio stesso, un plot device che fa da stampella (una delle) all’onnipotenza di Cane.

Sopra: “Vezza con ascia”, olio su tela, John Carpenter 1995 (courtesy of MoFOS, Museum of Fucking Orgasmatic Stuff).
Che poi Il seme della follia si concluda con il più aperto dei finali aperti (Trent esiste? Cane esiste? Trent è pazzo? La gente che vede Trent è pazza? Sutter Cane è pazzo?) è un ulteriore «fuck you» del Maestro a chi l’aveva già criticato anni prima per un film linearissimo e con un messaggio talmente cristallino da non lasciare adito a interpretazioni come Essi vivono.
Forse messa per iscritto fa più effetto: il film si conclude con John Trent che fugge dal manicomio dove l’avevano rinchiuso perché pazzo visionario e scopre che tanto pazzo non era, visto che il mondo intero è diventato l’inizio di 28 giorni dopo. Va in città, arriva davanti al cinema, dove stanno proiettando Il seme della follia di John Carpenter, protagonista John Trent. John Trent, personaggio di un film di John Carpenter, si siede a guardare un film di John Carpenter con protagonista John Trent. Poi
Risate, follia, schermo nero. Chi è il pazzo?
PICCOLI TRIVIA A CORREDO
• Lovecraft compare DOVUNQUE. La signora che gestisce l’albergo si chiama Pickman. Tra i romanzi di Cane spicca in particolare The Whisperer in the Dark, ovvero come non fare neanche finta.
• Il colore preferito di Sutter Cane è il blu, come dimostra la foto in apertura e come dimostrano tutti i primi piani sparsi per il film, nei quali gli attori indossano sempre e comunque lenti a contatto blu. Non ho notato questo dettaglio prima di sabato scorso.
• Gli effetti speciali sono a carico di Greg Nicotero, che oggi annoia il mondo con The Walking Dead.
• La cattedrale di Hobb’s End è in realtà una chiesa che si trova a Markham. M Arkham. Va bene.
• Esteticamente, e per forza di cose, Il seme della follia è forse il film più sperimentale e strano di Carpenter, tutto inquadrature bizzarre e filtri colorati. Molte delle idee migliori sono state suggerite direttamente da Sam Neill.
grande articolo, grande film. sam neill con tutte le croci disegnate è un cult. proprio a voler fare una critica al film potremmo dire che finisce proprio nel momento in cui diventa il più fico possibile.
comunque capolavoro.
Grande post su un grande film.
Mi sono sempre chiesto quanto il personaggio di Sutter Cane sia stato influenzato dalla spocchia dimostrata da King ai tempi di “Christine”, con Carpenter trattato gelidamente, mentre contemporaneamente parlava di “Cujo” come di una grande trasposizione.
PS All’epoca i miei compravano il Giorno dove c’erano le recensioni di Morandini: onore alla vecchio babbione, uno dei pochi che accolse subito il film con una recensione entusiasta, parlando di capolavoro dell’horror.
E bravo Stanlio. Da amante di Lovecraft e King corro subito a recuperarlo
Grandissimo Stanlio Kubrick,non hai idea da quanto tempo aspettavo questa recensione sul più grande sito dell’internet.
Lo vidi al cinema, da solo, un pomeriggio in cui la testa mi stava già esplodendo di suo perché stavo preparando la maturità, e divenne subito il mio film dell’anno. E l’orale andò benissimo.
Ottimo pezzo…l’ultima zampata del carpentiere del cinema…come ha capito lui lovercraft non ci è riuscito nessuno…a fine mese poi esce anche in blu ray!
Da amante morboso di Lovecraft (ma del tipo che mi rileggevo talmente spesso il ciclo di Cthulhu che la notte avevo gli incubi) lo apprezzai parecchio, senza contare l’accoppiata Carpenter – Neil (che da Jurassick Park in poi era diventato cinematograficamente parlando il figlio di Dio per un dodicenne brufoloso).
Lo rivedo spesso con gusto.
Ho avuto un momento meta: sono a Trieste che mio fratello sta per laurearsi alla Sissa e sono cose :)
Il film mi manca, ma recupererò.
Film stupendo. Ricordo che la prima volta mi mise una paura folle, tanto x restare in tema.
Mi ricorderò sempre la scena del fanboy nerd in fila per comprare l’ultimo libro di Cane: arriva Sam Neill con gli occhi da pazzo, gli chiede “Ti garba il libro?” e poi *TRRRAAKK* gli tira un’asciata sulla cabeza.
Vabè. Quando Carpenter aggiunge follia all’orrore spogliandolo della solita ironia. Un film semplicemente perfetto. Una carrellata di trovate che fanno accapponare la pelle. Ho ancora vivido il senso di follia che percepii alla prima visione. Il titolo italiano per una volta ci prende.
PS ma perchè alle medie, almeno nei ’90, si giocava tutti a basket??
Capolavorone in anticipo sui tempi di qualche anno.
Hobb’s End è Silent Hill che uscirà di li a cinque anni, dando vita a sua volta a n-mila cloni. Trent è il modello di quello che ora chiameremmo investigatore dell’occulto/paranormale, figura che ci ha regalato un buon numero di horror dimenticabili.
Il finale meta a più non posso, sarà un sogno/incubo? un incubo nell’incubo? Posso ficcartela nel culo la trottola Nolan?
Capolavoro!!!
il titolo italiano del film è la più grossa porcata che si potesse fare, in tutto il film l’opera di Cane ed il film che ne è tratto (e che ha reso pazza l’umanità) si chiama “nelle fauci della follia”, così si perde il fatto che in effetti anche tu spettatore stai vedendo il film maledetto…
Quando lo vidi (15 anni fa o giù di lì) mi esplose la testa… credevo di essere l’unico.
Insieme a Mulholland Drive il film più realisticamente onirico che abbia mai visto quoto Terrence Hell “Posso ficcartela nel culo la trottola Nolan?”.
Il dettaglio delle lenti blu non l’avevo mai notato, rimedierò!
Grande recensione, grazie di esistere ragazzi!
grazie Stanlio, sia per la recensione che per avermi insegnato cos’è una osmizza: se mai capiterò nel Carso farò molta più attenzione alle frasche appese lungo le strade
Mitica la signora Pickman! Con i tentacoli sotto la gonna. La nonnina che ogni amante di Lovecraft avrebbe voluto avere. O forse no.
Poi ricordo il quadro nell’Hotel, i bambini (che mi facevano accapponare la pelle, e forse ancora la farebbero). I sogni, i sogni nei sogni, il sangue, i mostri, la follia, il manicomio. Sam Neil. Mi avete salvato la giornata.
Vado a prendere ad accettate qualcuno in libreria, asserendo di aver letto l’ultimo libro di Giulio Cesare Giacobbe. Saluti.
Ottimo post, film pazzesco che rivedo ciclicamente una volta all’anno.
Se vabbe, se Carpenter fa veramente un film su dead space, mantenendo il gore e la violenza del videogioco, potrebbe venire fuori il film della vita.
Daje
Per me è uno dei migliori horror mai realizzati, c’è davvero tutto quel che si può desiderare. Pur avendolo visto molte volte non mi ero mai soffermato sul dettaglio degli occhi, grazie per averlo segnalato.
grande film ma è stato altrettanto seminale rispetto a una serie di cose dette (es silent hill) jacob’s ladder, altro filmone con incubi, sogni, tentacoli e alliucinazioni, uscito pure 5 anni prima di questo
Ma volete farmi impazzire? Ieri sera mi guardo “Il seme della follia” e oggi mi fate la recensione? Pazzesco.
Ve lo sto dicendo. Mi fate paura. Vedo blu.
Tanta tanta roba uno dei migliori il vecchio in bicicletta ancora mi mette i brividi quando guido nelle stradine di campagna la notte:-)
A me è piaciuto alla follia! Quanto mi incazzavo in quei tempi non sospetti con la gente che all’epoca mi diceva: “carpenter?!? qui quello che fa film di serie b?”.
Cristo, questa recensione è l’ennesima conferma che non ero un folle! Che era poi quello che speravo: sapere di non essere un folle, ma che l’essere folle per il seme della follia non fosse folle.
Credo…
Grandissimo film che non rivedo da tempo, spero sia invecchiato bene, cosa che non sempre accade a dei capolavori di genere… Uno dei film di Carpenter che preferisco di più insieme ad un altro abbastanza bistrattato (Il Signore Del Male)…
SIETE PROPRIO I PIU’ MEGLIO! Il seme della follia è il MIO film preferito di Carpenter e contando che Carpenter è uno dei miei registi preferiti propendo per pensare che sia il mio film preferito E BASTA. Non ci sono cazzi per quanto mi riguarda, il film perfetto del regista perfetto. Ogni volta che lo rivedo, e sono tante, arrivo ai titoli di coda pronunciando “quanto cazzo è geniale”. Chi non lo ha mai visto è brutta persona. Chi lo ha visto e non ha apprezzato è una persona che non esiste.
Detto questo. Blue Ray? la butti li e non ci dici di più? Ma eng? ita? Eng ma ha la traccia ita? Ita ma ha la traccia eng? Quando? Come? COSA? No perchè io il dvd non lo ho (cristo) ed è fuori produzione e dio solo sa quanto io lo abbia cercato nell’internet andando a sbattere ripetutamente la testa costringendomi a consumare il divx che non brilla di certo per alta risoluzione. Voglio sapere.
Volevo solo dire che vi voglio bene a tutti quanti.
E che sul Blu-ray non so nulla neanch’io per i motivi sopra esposti ma appena ci metterò le mani sopra vi comunicherò tutto.
E già che ci siamo, molto probabilmente (sicuramente) Il seme della follia non è il migliore di Carpenter ma molto probabilmente (sicuramente?) è il mio preferito.
Ed è invecchiato MEGLIO.
Comunque
SPOILER?
Per me alla fine non è un cazzo un sogno ma è semplicemente la cazzo di apocalisse. Il mondo è finito e non resta altro che impazzire e riderne forte e basta in uno dei finale più neri della storia del cinematografo.
(ok. esce il 23 ottobre IN ITALIA, piango)
Lo vidi molto in ritardo, due annni fa, e mi mise paura come nessun altro film. Ero solo ed era pomeriggio, a un certo punto decisi di fare una pausa per non cacarmi addosso dalla tensione e dalla fifa. capolavoro, davvero.
io farei anche i complimenti a Luigi La Monica per il lavoro svolto
perché suppongo molti di voi abbiano visto il film in italiano la prima volta
https://www.youtube.com/watch?v=ocVBmm2TxS4
il dvd della fortunatamente defunta cecchi gori faceva cagare sotto l’aspetto video…mentre il 23 ottobre esce il blu ray targato worner bros che stando ai loro ultimi lavori sui titoli da catalogo dovrebbe essere l’edizione definitiva…ALTA FEDELTA’.
@vespertime
concordo sull’interpretazione del finale… se il blue-ray sarà proposto a prezzi accettabili, potrò finalmente rottamare il mio vecchio dvd (quasi quasi me lo rivedo sto fine settimana)…
Per me l’attore Sam Neill è nato dopo che ho visto questo film. Prima non sapevo neanche esistesse.
nota personale
mi scuso con tutti se il mio messaggio e’ sembrato scontroso non era mia intenzione esserlo ho solo formulato molto male il suddetto
ancora molte scuse
Uno dei miei film preferiti, capolavoro!
Madonna che film della Madonna!
La cosa che più ricordo di questo film è il semi-spavento quando Cane dice “il mio colore preferito è il blu”, e Trent si sveglia sul pullman e sclera.
Mi si consenta una critica al riassunto/sinossi che scrivi: visto che comunque stai “spoilerizzando”, sembri aver saltato il fulcro della questione della fama legata al potere di Sutter Cane, una cosa che a me ha sempre affascinato e mandato fuori di testa – ovvero, è così famoso che al mondo ad un certo punto c’è più gente che ha letto i suoi libri che non la bibbia, e quindi LUI diventa il profeta di dio, ovvero di sè stesso. E’ una cosa meravigliosa… solo che al giorno d’oggi significherebbe che il colore preferito di dio, beh, sono 50 sfumature di grigio… ;)
Io mi ricordo di averlo visto per la prima volta durante una notte horror e che alla fine del primo tempo avevo troppa paura per continuare, così ho messo su il videoregistratore e l’ho finito il pome successivo. L’unica volta che mi è capitata una cosa del genere. E anche tutte le altre volte che l’ho rivisto non scherza mica.
Sam Neil era un gran bravo attore. Dimostrò di essere un genio in Possession di Zulawskij. Poi si diede alla bella vita a Hollywood.
Ora: Il seme della follia, oltre ad essere il titolo della Bio di Rocco Siffredi, per me risultò una delusione enorme. Intanto perché copiava certe idee visive realizzate da Mario Bava, proprio a livello di montaggio, e queste codardate alla De Palma vs Argento Vivo mi hanno sempre seccato lo scroto. Poi perché metteva in sequenza una serie di luoghi comuni sesquipedali (andate pure a cercare sul vocabolario) che mi lasciarono stordito come dopo alcune sgassate post Vino & Fagioli.
L’ho rivisto diverse volte, ma solo per farmi male, a ridosso dell’uscita in Videoteca, perché non accettavo che il mio regista di riferimento potesse avere abbassato la guardia fino a quel punto, al punto di non dire niente cercando di dire tutto.
Lovecraft non c’è in questo film, perché Lovecraft era un inventore, qua invece si ricicla bellamente il già visto del cinema di genere, in una antologia da juxe box de luxe di tutto ciò che ha avuto successo in passato o è rimasto impigliato nella mente di regista e (scopro ora) attore nella categoria del “Cazzo, mi sarebbe piaciuto troppo aver avuto io questa idea”.
L’unico ricordo di questo film, che non riguarderò un’altra volta, è stato un doppio fiotto di merda liquida e di piscio giallo canarino, entrambi canalizzati verso il basso. Molto in basso. Dopo essermi sporto dal davanzale di una finestra in centro città. A Parigi.
Visto alla fine degli anni ’90, mentre ero in pieno periodo di letture lovecraftiane e non avevo mai letto King, di cui conoscevo solo la trasposizione di IT. Ricordo che la mia “tagline” al momento fu “OCCASIONE SPRECATA”. Con gli anni ho cominciato a rivalutarlo poco alla volta, e forse oggi è per me il miglior Carpenter. Non è facile portare Lovecraft sullo schermo. Per dire, anche “Punto di non ritorno” ci prova, ma con risultati secondo me molto più deboli (e SPOILER, di Event Horizon ho trovato insopportabile il parziale lieto finale, per quanto aperto, Il seme della follia stravince alla grande su questo punto, secondo me)
Veramente la misofobia è la paura dei germi e dello sporco, forse intendi “ginofobia”. Ora corro a vedere il film, ché ce l’ho da parte da troppo.
Sto rileggendo l’opera del Solitario di Providence, 20anni e 400 libri dopo la prima lettura, e devo ammettere che mentre il fascino delle atmosfere da lui create rimane intatto , la lettura risulta un pò meno scorrevole… le lunghe descrizioni prive di alcun dialogo rendono il tutto un pò troppo macchinoso.
Ma in questi 20 anni HPL ha sempre goduto di un posto d’onore nel mio cuore di avido lettore, cuore che condivide amorevolmente con sua maestà il Re. Di gran lunga il mio scrittore preferito.
Tutto questo per dire cosa?
Che sto film non lho mai visto e che le streghe di Halloween devono portarmi via se non lo visiono entro fine mese!
Che stanlio ci ha regalato una rece da incorniciare.
E che si, un Nobel il Re lo meriterebbe.
Bye bye.
ps. -14 giorni ad Escape Plan.
Quando vidi Il seme della Follia ero già un avido lettore di Lovecraft, King e Barker.
Mi spiazzò molto. Beninteso: sono d’accordo sostanzialmente con tutta la rece del buon Stanlio. Il problema per me era proprio dato dalla dicotomia “King & Lovecraft”, che forse preferirei etichettare “King Vs. Lovecraft”.
Ho sempre considerato King uno degli autori meno lovecraftiani in assoluto. Per tutta una serie di ragioni:
– King descrive l’orrore, Lovecraft te lo inietta nelle sinapsi e lo lascia immaginare a te.
– King era già all’epoca tutto fama e film e diritti d’autore, Lovecraft lo si chiama – non per nulla – “Il solitario di Providence”
– L’orrore in King è sempre – in un modo o nell’altro – sconfitto, contenuto. In Lovecraft l’orrore è semplicemente ONNIPOTENTE. Non si sconfigge: ne si fugge o si impazzisce.
Prendiamo queste e una serie di altre ragioni ed aggiungiamo che già all’epoca mi stavo “disamorando” di King. Stavo scoprendo ciò che si scopre leggendo uno in fila all’altro un certo numero di romanzi di King. Cioè che – a parte alcuni indiscussi capolavori (o compresi certuni di essi) – la stragrande maggioranza di libri di King sono dei porno per horrorofili: stessa trama con personaggi diversi. (Vedo già i fanboy contorcersi)
——–Come scrivere come stephen King negli anni 80/90 in 1 Lezione——
Prendi un luogo profondamente americano “A”
Caratterizza un protagonista emarginato o traumatizzato “B”
Identifica dei personaggi negativi “C” che spesso tormentano “B”
Fai giungere o risvegliare l’orrorre “D” che getti scompiglio nel luogo “A”, possibilmente uccidendo, sì, ma solamente i membri del gruppo “C”.
Alla fine fai sconfiggere il male al personaggio “B”.
Puoi scrivere tutti i libri che vuoi semplicemente variando i personaggi A, B, C, D e mescolandone le combinazioni.
Christine (A=cittadinadelmaine, B=Arnie, C=ibulli, D=Christine)
Salem’s Lot (A=Salem’sLot, B=Ben, C=cittadinibigotti, D=vampirocapo)
…e potrei andare avanti un bel po’.
Volete punti in più? Potete essere ancora più Kinghiani se nel 90% dei casi come “B” ci mettete uno scrittore (CHEPPALLE)
——————-finelezione————————
Guardacaso quelli che ritengo i pochi reali capolavori di King sono gli unici della sua sterminata bibliografia che esulano da questo logorissimo schema.
Per questo Il seme della follia ancora oggi mi provoca scissioni della personalità: adoro tutto ciò che è lovecraftiano in quel film e detesto tutto ciò che è kinghiano. Divento skizofrenico tutte le volte che lo vedo!
E’ come fare una torta meringata col ripieno di carne di cinghiale. Buonissimi separatamente (uno dei due molto di più) ma non si sposano proprio.
…e NONVOGLIOSENTIRENESSUNODIRE che King è uno scrittore “Lovecraftiano” perchè traccio il suo IP e lo uccido personalmente. Non basta scrivere di mostri per essere Lovecraftiani. In King non esiste l’ambiguità di un Dexter Ward, la disperazione di un At the mountains of madness, l’inevitabilità di un The colour out of space. (La risposta giusta è: “Clive Barker è mooolto più Lovecraftiano di Stephen King”)
P.S.1: Quando lo vidi la prima volta e arrivai alla scena della tagline sul libro “Fa più paura di Stephen King” il mio cuore saltò un colpo: pensai che il film fosse “su” Clive Barker… i suoi primi libri furono lanciati in italia con la fascetta “E’ diventato più bravo di me. Stephen King”.
P.S.2: @Matteo Pascal “Punto di non ritorno” (film che amo con tutto me stesso) non è in realtà un’opera Lovecraftiana. E’ un’opera assolutamente e profondamente Barkeriana: è sostanzialmente un apocrifo “Hellraiser” nello spazio. La somiglianza con lo stile, le tematiche, le ambientazioni ed i personaggi Barkeriani è tale che personalmente lo considero il VERO ed AUTENTICO Hellraiser IV. Ma c’è da dire che l’ispirazione di base dei racconti della serie “The Hellbound Earth” di Barker era decisamente Lovecraftiana (l’ho detto, che Barker ERA lo scrittore più Lovecraftiano vivente). In sostanza: Lovecraft -> The Hellbound Earth -> Hellraiser -> Event Horizon -> Dead Space.
“la stragrande maggioranza di libri di King sono dei porno per horrorofili: stessa trama con personaggi diversi”
Che poi è quello che dice anche Carpenter nel film riferendosi a Sutter Cane, e avete entrambi ragione da vendere.
Per me paragonare i due vuol dire solo sminuire e offendere Lovecraft
Premesso che ho smpre preferito Poe a Lovecraft (di cui comunque riconosco i meriti come scrittore).
@Ciobin, trovo interessante la tua discussione e,anzi, visto che sto recuperando un pò di film di Mario Bava (per esempio ho appena finito i tre volti della paura) vorrei che approfondissi la questione su quali scelte registiche siano state “prese” da Carpenter. Parli dei tagli di colore dati a certe luci?
@Tyler: grazie, non avendo mai letto nulla di Barker mi ero perso questo passaggio intermedio. Concordo poi sulla tua analisi di King (che ho recuperato molti anni dopo Il seme della follia), infatti tendo ormai a rileggere più i suoi racconti (in cui si esce spesso dallo scheda da te riportato) rispetto ai tanto celebrati romanzi. Duma Key è la fiera del già visto. “A volte ritornano”, con la sua prefazione da Laurea Honoris Causa in Scienze della paura (esiste? esistiamola), con racconti come Il baubau o Io sono la porta, resta un piccolo gioiello. Ma, come dicevo prima, ammetto di dover ancora recuperare Barker.
E.A.Poe vs H.P.Lovecraft .
http://www.youtube.com/watch?v=yKs8ft0dBss
(Semplicemente)
Contiene spoilah.
E’ un gran bel film, non da tutti capito. E’ la storia di un profeta del male che riesce a ricreare la realtà servendosi della forza della suggestione che i miliardi di suoi lettori gli donano divenendo fanatici seguaci della sua opera. Ma perchè Cane vuole l’avvento della Fine? In un passaggio del film lo stesso scrittore dice che per anni lui aveva creduto di inventare le sue storie, mentre in realtà gliele suggerivano “loro”.
Loro, quindi, preesistono al dio-scrittore, gli sussurrano storie mostruose, gli offrono in dono il potere di cambiare il tessuto del reale, lo usano come grimaldello per scardinare la porta di una dimensione (di fantasia?) in cui sono rinchiusi, per riversarsi di colpo nella nostra. Cane quindi scrive, e nel farlo riplasma la realtà, inventa il suo protagonista e lo fa interagire col mondo oramai semi-reale che sta per cadere nelle tenebre dell’estinzione (sembra di capire questo quando proprio SC spiega a Trent che il suo agente, che aveva letto il libro, aveva riconosciuto l’investigatore come un personaggio dello stesso racconto, il cui scopo ultimo era quello di portare il manoscritto alle stampe, causando, di fatto l’apocalisse). Chi tira i fili di cosa? Trent è un prodotto di Cane, ma anche Cane è solo una penna chiusa nel pugno tentacoloso di una orribile divinità che ha fame di esseri umani.
L’ultima meta genialata sta nel finale. La realtà è ormai quella di Cane, il libro ha raggiunto l’apice delle vendite ma, per quei pochi che non l’hanno letto (i cui disperati appelli attraversano l’etere riversndosi in qualche superstite radio ancora accesa), c’è il film. Quello che guarda Trent mentre impazzisce definitivamente. Quello con Sam Neill che anche noi stiamo guardando…
@LawrenceOliverOnions Da Bava hanno attinto in molto a piene mani. Si sa. Comunque io mi riferivo nello specifico a questo film di Carpenter e non alla sua opera omnia. E in particolare, oltre alle sequenze di primi piani nella notte a tutta una dinamica di orrori piacevoli ma addomesticati che trasvolano da un regista all’altro senza che i soldi in più del secondo riescano a nascondere bene le differenze. Bava, come Carpenter, è uno che non perde mai il controllo, come invece accadeva a Fulci molto spesso.
Ancora più nello specifico c’è un film di Bava di cui non ricordo il titolo perché sono in modalità memoria del pesce rosso, in cui i personaggi corrono attraverso delle stanza ma si accorgono di attraversare sempre la stessa. È un loop. Ecco, nel Seme accade la stessa cosa, anche se i personaggi sono in auto. Ma è lo stesso loop. Ritrovare nel 95 una soluzione visiva che era già vecchia negli anni 70. In un film di Carpenter ispirato a Lovecraft con Sam Neil, oltre tutto. Era troppo. Me lo ricordo anche se sono passati 20 anni, per la tristezza infinita che provai. Mi consolai soltanto più tardi nella notte, scatenando una rissa in un Pub di Emo e Darkettoni, coadiuvato dal malefico Cuniberti e dai suoi coltelli.
>Ecco, nel Seme accade la stessa cosa, anche se i personaggi sono in auto. Ma è lo stesso loop.
Eppure io sono sicuro di aver visto la stessa scena anche in un film italiano, e sempre in auto. Ho questo ricordo vivido nella memoria, sarei quasi pronto a giurare che avveniva in un paese dell’Appennino. O forse, è solo la lettura del libro di Sutter Cane che mi sta rendendo folle…
Se se, sta di fatto che il loop c’è ed è bello grosso e meschino. Messo lì con la disinvoltura di un bimbo che ha rubato la marmellata. Ed è un’idea che appesantisce troppi film senza risultare lassativa. Non è il loop di Bava, è un loop universale, tragica banalità da bimbomikia regista che pensa di aver rinnovato il linguaggio. Qua, nel Seme, tra Bava, Romero e Fuller, Carpenter si è fatto tostare la fava a furia di copia incolla. E siamo nel 95, cazzo. È come se avesse voluto citare tutto il cinema preesistente di suo/nostro gradimento.
Lovecraft. Che cazzo c’entra con il Seme ?
Uno che ti faceva cagare addosso descrivendo una soffitta inclinata.
Prima dico: FILMISSIMO. Ora leggo tutto.
Io non sapevo neanche chi fosse Lovecraft quando ho visto il film, avevo letto qualche King. Diciamo che, a prescindere da tutto ciò, mi fece un solo effetto: CAPOLAVORO, CAZZO! Se lo riguardo oggi, avendo letto più King e più Lovecraft (anche se non sono un fan di Lovecraft, devo esser sincero cari amici), mi fa lo stesso uguale identico effetto. Avevo il VHS, chissà dove è finito. Devo comprare il dvd prima o poi.
Gran film e gran rece.
(applausi della 400 posse)
Carpenter è un regista intenso e che sa toccare le corde più irrazionali del pubblico ed è per questo che spesso (a caldo) veniva impallinato. Anche un puro divertissement come “Grosso guaio a Chinatown” non fu ben accolto figurarsi un film complesso e profetico come SdF.
Come hai detto Carpenter è forse il regista che meglio e x primo ha assimilato alcuni meccanismi dei videogames (insieme al Cronemberg dell’eccellente eXistenZ).
Personalmente ho molto amato anche le atmosfere oniriche, malate e ineluttabili de “Il signore del Male”, che però risulta un film più canonico e lineare rispetto a questo zigzag lynchiano da te mirabilmente ricordato a noi tutti.
Tks
PS: mi piangeva il cuore a vedere Sam Neill invecchiato a fare il saggio nella serie Alcatraz
Minchia.
I videogames. Carpenter ha assimilato i videogames. E, quindi, è fico. A questo siamo. Ok. Io ero anche andato a ricercarmi il film di Mario Bava che non mi ricuordavo, stavo per scriverlo e rilanciare un parallelo Bava/Carpenter ma questa dei videogames mi ha incistito il dito. Non riesco a proseguire di fronte ai videogiochi e ad un regista che si evolve grazie ad essi. Conservo gli ultimi 4 commenti per la prossima volta che avrò un blocco intestinale serio.
I videogiochi, cazzo.
Io ci vedevo anche un po’ di “E tu Vivrai nel Terrore – L’Aldilà”, di Fulci.
Solo un pochino.
Ne ho un bellissimo ricordo. Non è nell’olimpo Carpenteriano come La Cosa e Grosso Guaio A Chinatown ma rimane uno dei film più magici e godibili degli anni ’90. Quando ancora si permettevano dei bei WTF e non erano obbligati a spiegoni su tutto. Ammetto che anche a me, all’epoca, diede l’impressione di ‘occasione sprecata’ e ‘va un po’ in vacca nella seconda parte’. Ma è tanta, tantissima roba. L’atmosfera che si respirava nella costruzione dell’intreccio è incredibile.
Anche io ovviamente #team lovecraft, #teenager alternativo negli anni ’90, #videogiochi #seghe carpenterianie e non
sensazionale. visto a 20 anni. esplose il cervello.
@Ne ho un bellissimo ricordo…
Ma veramente un bellix ricordo ne ho.
http://www.aforismario.it/erasmo-da-rotterdam.htm
(Seed of need)
Boh io l ho visto al cinema quindi doveva essere il 95…avevo gia’ letto molto HPL visto King piu’ che letto, stesso dicasi di Barker, ma seppure ricordi che sulle prime mi deluse il finale fregandomene altamente delle eventuali scopiazzature lo trovai un film della MADONNA proprio perche’ c’era dentro di tutto. E a distanza di tanti anni non ha perso niente ed e’ rarissimo caso di film che mi riguarderei tutto ciclicamente. A volte farsi troppe seghe mentali su un film e la sua genesi puo’ rovinarne l’ effetto. Io non sono un addetto ai lavori, quando guardo un horror voglio suspense grottesco guignol un paio di salti e tanta fantasia…e qui gli ingredienti ci sono tutti. Piu’ Sam Neil…
Apprezzo il vostro sito, davvero il migliore; conosciuto solo per caso qualche mese fa, è subito diventato il mio riferimento leggendo sempre e comunque opinioni compatibili con le mie in tutti i film presi in considerazione…
Forse anche perchè in fondo siamo coetanei e abbiamo la stessa passione per Tony Scott, le frasi a effetto del vecchio Jack Burton ele atmosfere anni 80 diventate mitiche grazie all’età ideale per creare miti..
Posto per la prima volta , proprio per un film cult che davvero in pochi conoscono.
Un film “malsano” come pochi, con l’aria da apocalisse incombente; l’idea di….”se sei il solo sano allora finirai tu in manicomio” , con l’aria che “fuori va sempre peggio”..
Il dubbio…è vero o no in ogni situazione vissuta dal protagonista..
Masterpiece , oggi non ne fanno più così…
PS….Il vecchio sulla bici…..dico solo questo… che sensazione suscita ancora oggi pensarci mentre cammini a lungo fuoriporta di notte in auto?? :D
Penso che questo articolo possa interessare a chiunque voglia saperne di più in merito agli innumerevoli collegamenti a Lovecraft
http://www.thrillermagazine.it/rubriche/12776
Lo feci vedere alla famiglia a natale ’96 quando c’era anche pora nonna. Non ricevetti nulla quell’anno…
Bellissimo l’inizio (fino alla partenza per Hobb’s end), bellissima la fine, dispiace ma due palle la parte centrale.
E pensare che in teoria dovrebbe essere invece la migliore e la più dinamica, mentre a me ha fatto venire sonno e spaventato 0