Tutti gli appassionati ormai sanno che il nome “Gojira” proviene dall’unione delle parole “gorilla” (= gorilla) e “kujira” (= balena).
Non tutti sanno – o almeno, io non ci avevo mai ragionato – che la traduzione occidentale “Godzilla” non è altro che la trasposizione fonetica americana di come i giapponesi pronunciano “gojira”. Che è esattamente come se noi distribuissimo “De Ameizing Spaidermen”.
Ancora meno persone sanno che la parola “gojira” capitò alle orecchie di Tomoyuki Tanaka, dirigente della Toho e ideatore del progetto, in quanto soprannome di un operaio ciccione: se questo non è il vostro aneddoto preferito del giorno, vi guardo male incrociando le braccia e sbuffando.
Negli anni ’50, che ci crediate o meno, non esisteva l’homevideo.
Niente bluray, niente dvd, niente videocassette, iTunes andava a manovella per cui per scaricarti un film dovevi farti ore di palestra, e i pirati abbandonavano copie illegali nei torrenti – letteralmente.
In poche parole: se volevi riguardarti un film che avevi visto al cinema, o mentre andavi a trote ti imbattevi per caso in uno dei leggendari tesori di Capitan Axxo, o toccava sperare in una riedizione.
Fu quest’ultimo il destino capitato nel 1952 al King Kong di Schoedsack e Cooper, per la gioia di chi ancora conservava i gloriosi ricordi di vent’anni prima ma anche di quegli hipster che si vantavano di come gli anni ’30 fossero il meglio della vita anche se all’epoca erano a malapena nati.
E fu il grande successo di quella riedizione a stimolare la fantasia di Tomoyuki Tanaka di combinare il monster movie alla King Kong con un messaggio antinucleare.
Quello, e un operaio ciccione che tutti prendevano in giro.

In cui Cloverfield puppa fortissimo la fava
Ciò che mi preme maggiormente evidenziare del primo film su Gojira è che, a differenza dei suoi sequel che hanno praticamente subito virato verso l’avventura per tutta la famiglia, si tratta di vero horror, proprio come King Kong, se possibile ancora più pesante.
Il mostro ha nobili giustificazioni (gli hanno rotto il cazzo mentre si faceva gli affari suoi in fondo all’oceano) ma è implacabile strumento di terrore che semina il panico fra la gente, distruggendo aree urbane e facendo innumerevoli vittime a caso.
Al centro delle scene di intervallo fra un attacco e l’altro c’è ovviamente il messaggio antinucleare. Le radiazioni nella trama di un film non erano ovviamente una novità, ma erano spesso usate come generica scorciatoia per giustificare situazioni fantascientifiche, o al massimo una paura dell’ignoto/imprevedibile: la novità era piuttosto il loro uso da parte di un popolo che aveva effettivamente subito sulla propria pelle le bombe nucleari e i loro effetti, nonché il fatto che esse non creino il mostro ma molto più semplicemente lo liberino. Gojira è una specie animale “realmente” esistita, un intermezzo immaginario fra l’era giurassica e quella cretacea, e il suo risveglio millenario è quello della natura che s’incazza per il disturbo ed esprime il proprio dissenso e fastidio a suon di manate all’orba sui palazzi. La stessa scena iniziale dell’attacco al peschereccio è ispirata a un fatto di cronaca riguardante appunto un peschereccio giapponese rimasto vittima per errore di un test nucleare.
Essendo poi un kolossal degli anni ’50, potete anche stare tranquilli che la metafora non si ferma lì ma viene espressa continuamente a chiare lettere dai protagonisti del film. Il conflitto principale riguarda infatti il dilemma morale del Dr. Serizawa, genio inventore riluttante dell’Oxygen Destroyer, un’arma chimica ancor più potente della bomba atomica che rappresenta sia l’unica speranza per fermare Gojira che uno strumento destinato ad amplificare la corsa alle armi. E come se tutto ciò non bastasse, ecco inserirsi anche un triangolo sentimentale che include la fidanzata di Serizawa e un giovane marinaio sopravvissuto al primo attacco al peschereccio, ad aumentare ulteriormente la tensione mettendo il destino del mondo nelle mani di un instabile sotto pressione su più fronti.
Ishirô Honda, ex trequartista del CSKA di Mosca assistente alla regia di Kurosawa, prende quindi tutto serissimamente e mantiene un’atmosfera drammatica e oppressiva, si preoccupa di riprendere il costumone a stacchi rapidi o movimenti molto lenti per mantenere il più possibile un’illusione di credibilità, creando una serie spettacolare di immagini iconiche in cui il mostro al buio si staglia contro fiamme o fumane e assorda con il suo leggendario ruggito. Sempre sua inoltre l’idea dell’alito micidiale che scioglie i pali elettrici, un espediente per visualizzare/concretizzare in qualche modo la radioattività.
Gojira deve gran parte della sua fama attuale all’impatto dei suoi sequel, con i suoi caratteristici mostri gommosi e le mosse di wrestling, che nonostante povertà e leggerezza riuscivano quasi sempre a trovare il giusto equilibrio fra spettacolarità e cuore, e che soprattutto non hanno mai rinunciato al messaggio ambientale o genericamente educativo.
Ma è proprio alla luce di questo che l’impatto del primo film, a distanza di sessant’anni, risulta ancora più potente confermandone in pieno lo status di pietra miliare nella storia del cinema.
Sulla versione americana, che aggiunse scene pretestuose con Perry Mason per venire incontro a quei razzisti che non riescono a reggere un film interamente recitato da musi gialli, sorvoliamo per pietismo (= non chiedetemene proprio, non l’ho mai vista).

Godzilla si fa ripetere le battute della prossima scena
DVD-quote suggerita:
“Tu credi di farla franca ma Godzilla non molla”
Nanni Cobretti, i400Calci.com
P.S.: nel 2000, un’emittente televisiva giapponese sostenne di aver trovato il ciccione a cui dobbiamo l’origine del soprannome “gojira”. La cosa fu abbastanza controversa, indagini seguenti scoprirono che si trattava in realtà probabilmente di leggenda diffusa da Tanaka per amore di folklore là dove molti sopravvissuti interpellati ricordano un normale sondaggio interno ai membri della produzione. Ma, secondo l’indiscutibile legge per cui in mancanza di prove conclusive vince la versione più divertente, per me la storia del ciccione è verissima quant’è vero che Gianni Morandi mangia la merda.
Io invece ho visto solo la versione “americana” e devo dire che Perry Mason ha la funzione di spiegone vivente, alla lunga è un po una palla.
Però siccome il film è identico (le scene con Perry a quanto mi diceva George Rohmer sono state inserite a posteriori), rimane un filmone ipercupo e iperbello…..
per non dimenticare uno dei migliori albi di nathan never:
http://www.sergiobonelli.it/scheda/4957/L-orrore-sopra-di-noi.html
Anch’io da bambino credo di aver visto la versione americana, qualcosa come 30 anni fa, a casa di un mio amichetto a cui piacevano “i film con le distruzioni” (che invece a me angosciavano – dal vivo, nei cartoni dei robottoni esaltavano anche me).
E al pari di King Kong (quello degli anni 30 – che ribadisco essere l’unico vero KK) infatti me lo ricordo come un film cupo e angoscioso. Solo che a differenza di King Kong non l’ho mai più visto da allora. Sono contento di leggere che non si trattava solo di mia iper-sensibilità infantile, ma che il film era davvero tosto.
sul Gianni e’ partita questa
http://toulon.info/photos/ola.gif
E comunque se Edwards fa un lavorone come quello fatto da Peter Jackson per il suo King Kong, c’è il filmone.
Ottimo. Gojira (e King Kong) intramontabili. Ho un bellissimo ricordo dell’originale e sto facendo fatica a non rivederlo per non rovinarmi la versione di Edwards.
Ci sono immagini -come quella in cui Cloverfield puppa fortissimo la fava- che resteranno lì, da qualche parte nel profondo, per sem-BWAAAAAAAAAAAAAAAA!!!!!!
ISTRUZIONI PER L’USO
Se vi azzardate a deviare l’argomento sulle prime recensioni del Godzilla nuovo la prendo come una mancanza di rispetto personale e come ritorsione equa vi rapisco un membro della famiglia. Grazie.
Ho visto solo la versione jappa; concordo con il boss: ancora oggi inquietante ed incisivo, sopratutto la scena finale, volutamente teatrale e retorica, con il vecchio scienziato che ammonisce il pubblico nei cinema: da brividi!
La citazione di Axxo è un tocco di classe mica da ridere.
@nanni refuso all’inizio “Chi gliel’ha dato: Tomoyuki Tanaka, produttore della serie. L’idea fu quella di fondere le parole “gorira” (gorilla) e “kujira” (balena).” (dall’articolo di mostrologia)…wait, did you write it specifically, didn’t you?
@ace: non e’ un refuso, mi sono solo fatto confondere da fonti diverse. Quella che ho letto prima di scrivere questo pezzo sosteneva che l’unione fosse stata fatta specificatamente “dal termine inglese ‘gorilla'”. Siccome non ricordo piu’ dove lessi a suo tempo che “gorira” e’ la traduzione giappo di “gorilla”, non sono in grado di battezzare quale delle due fonti abbia sparato la cazzata.
Da studente molto beginner di Nipponese, gorira e’ termine preso in prestito dall’inglese quindi dipende da come lo vuoi scrivere: se traslitteri i katakana sara’ gorira, se scrivi il nome in inglese come dovrebbe fare un normale cristiano scrivi gorilla.
Quindi insomma, la questione gorira/gorilla e’ un po’ tipo uovo/gallina
@nanni
mi permetto una variante alla didascalia dell’ultimo screen
“Ishirô Honda chiede a godzilla se ha da accendere”
LULZ!!!
Mi permetto di far notare che nel numero di questa settimana di Sorrisi&Canzoni presentano il nuovo Godzilla col titolo “Il lucertolona ora diventa ecologico”… -.-”
Gran conoscitori della saga, sembra.
Insomma, per usare toni giornalistici, “ci troviamo di fronte ad una nuova rilettura del mito che infastidirà notevolmente i fan più integralisti del lucertolone.”
Tutto molto bello bello o’veramente. Quando vengo a leggere i400calci mi bagno sempre.
Voglio capire meglio una cosa però. Praticamente se ho inteso bene il primo Gojira non è nato da una trasformazione a causa degli effetti atomici, ma semplicemente era già esistente e le atomiche gli hanno rotto gadzo. Poi però specifichi come la trovata della fiatella sia un’allegoria per sublimare visivamente il terrore delle radiazioni. Insomma, sono un po’ confuso. I test atomici hanno trasformato ciccionzilla in un mostro sputa radiazioni o no?
@Nanni è più una questione di thanks you/zenk u. è come se noi italiani avessimo un alfabeto dedicato alla traslitterazione dei suoni delle lingue anglofone. @gojiriath prova a leggere il recente mostrologia su Godzilla.
C’è da dire che ogni tanto i dialoghi ammazzano il ritmo e il film rallenta mostruosamente, eh, ma è pur sempre un film di 60 anni fa (dio bono provate a ripetere sto concetto: GODZILLA HA SESSANT’ANNI. SESSANTA.)
Gran bel film, purtroppo oscurato dalla deriva “camp” dei successivi. Che a Godzilla si vuol bene a prescindere, ma per Honda un po’ dispiace.
Tuttora porcavacca smadonno che al cambio casa ho perso il preziosissimo dividi con l’unica versione corretta in Italia e che mò non trovi più da nessuna parte. :(
Il primo Godzilla è un film enorme. Avendo visto il solo King Kong di Jackson non sono ovviamente in grado di fare paragoni, ma i giappi hanno preso il concetto di mostro grosso e lo hanno talmente riempito delle loro paure da appropriarsene. Del resto King Kong a New York è un turista a New York, Godzilla è invece il padrone di casa a cui hanno rotto il cazzo mentre dormiva.
Ovviamente è un film della prima metà degli anni ’50 e questo qualche strascico lo porta, ma in compenso ha carisma e fantasia da vendere. Insomma è una visione che al di là della storia vi consiglio spassionatamente.
@Alessio: se avessi perso il doppio DVD della Cecchi Gori mi incazzerei parecchio pure io, però tanto per solleticare il tuo demone ti metto una roba qua sotto. Occhio perché anche volendo affrontare la spesa ahimè non ha sottotitoli.
http://www.ebay.it/itm/Japanese-DVD-BOX-GODZILLA-FINAL-BOX-Complete-Set-2005-KW-/310951057661?pt=LH_DefaultDomain_0&hash=item48662098fd&_uhb=1