Sono pochi gli attori horror con una street cred come quella di Robert Englund. Il ruolo di Freddy Krueger è talmente un’icona che Bob potrebbe anche scrivere, dirigere e interpretare un remake di La parola amore esiste e rimanere lo stesso un mito. Eppure vi invito a fare un gioco: nominatemi un altro bel ruolo interpretato da Englund dopo Freddy vs. Jason. La soluzione dopo la sigla.
httpvh://youtu.be/ZYSLVEUmIuk
Sono sicuro che tutti avete pensato “Zombie Strippers”. Risposta plausibile, anche se sono altrettanto certo che il film ve lo ricordiate principalmente per le ziffe di Jenna Jameson e la scena dell’asino Pepe che non per la sua recitazione. Eppure se Freddy è un’icona lo si deve anche un po’ alla recitazione ispirata di Englund, che, bisogna dirlo, è uno capace di infondere carisma anche a piccoli ruoli. Purtroppo ultimamente è confinato in particine di lusso in serie TV e film dell’orrore, sicuramente più per il suo “nome” tra i fan che per altro.
E poi c’è un film come The Last Showing. Un film anonimo e abbastanza insipido, dove però il buon Bob dimostra che, se gli dessero qualcosa di più succulento in mano, potrebbe ancora brillare di luce propria. Innanzitutto perché The Last Showing è un film inglese e il Nostro si prodiga in un convincente accento british. Tanto che, siccome spesso ho questi dubbi per via della mia memoria da anziano, ho dovuto doppioceccare che per caso Englund (visto anche il cognome) non fosse effettivamente british (anche se ero quasi sicuro che fosse americano e avevo ragione). Al cinema ci sono, e ci sono sempre stati, un sacco di attori inglesi in ruoli da americani, ma poche volte si è visto il contrario. Anche nella totale assenza di tensione o scene memorabili, Englund, truccato da vecio con tanto di doppio mento e pancetta, si mangia tutto e tutti con un mestiere che levati. (E assomiglia a mio padre, Erik “Il Rosso” Rohmer. Quando un attore con cui sei cresciuto inizia ad assomigliare a tuo padre, è il caso di cominciare a porsi qualche domanda.)
Ovviamente anche in questo caso Englund è stato chiamato più per il suo curriculum. La cosa è resa evidente da Phil Hawkins, giovinerrimo regista con all’attivo una manciata di corti e lungometraggi, che nella prima parte del film se ne sta tutto in modalità ammicco-ammicco come un vero cinephile de sta minchia. AKA: i due protagonisti del film, una coppietta di bellocci albionici, si recano alla multisala UCI di San Giovanni Lupatoto (o un’altra perfettamente intercambiabile) per assistere a una proiezione notturna di – udite, udite – Le colline hanno gli occhi II di Wes Craven (ammicco-ammicco). A rafforzare l’impressione che sia tutto un enorme gioco meta (oddio, perché mi avete fatto dire questa parola?) c’è che Stuart, il personaggio di Bob, è un ex-proiezionista degradato a inserviente dopo il passaggio al digitale. Capito? Il vecchio leone del cinema di una volta. Ammicco-ammicco. Il nuovo cinema freddo e senz’anima. Ammicco-ammicco. La demise del vecchio leone. AMMICCO-AMMICCO.
Cinema luddista che ha poco altro da dire. Perché l’idea di fondo è anche carina: Stuart, incazzato per la piega deprimente che ha preso la sua vita, decide di intrappolare nel multiplex due ragazzotti a caso e coinvolgerli in un perverso gioco psicologico al fine di girare un film, utilizzando le telecamere di sicurezza e un paio di telecamerine digitali. BEHOLD, l’ironia: non solo Stuart utilizza il digitale per vendicarsi del digitale (tutti froci col culo degli altri), ma sceglie come vittime due che in fondo erano lì per vedersi un vecchio film. Ma forse a Hawkins gli hipster che si pascono di icone pop d’altri tempi fanno cagare tanto quanto la morte delle icone stesse.
Epperò una storia così dovrebbe essere raccontata con un po’ più di mordente, cazzo. Stuart cita il “torture porn” nel film, un genere della cui validità si può discutere, ma che per lo meno ti fa star male, ti provoca nausea, ti costringe a sguazzare nelle viscere e a fare i conti con il lato più schifosamente voyeurista di te stesso. The Last Showing invece è girato con un taglio da giallo televisivo, si trascina senza strappi fino alla fine, inanella una serie di colpi di scena un po’ alla Saw che dovrebbero farti gridare “I didn’t see that coming!” e sono invece più telefonati di un avviso di chiamata. E si conclude con un ulteriore twist che, francamente, non ho capito e sono sicuro che non si spiega da nessuna parte, tranne che nella testa di Hawkins. Maccosa.
DVD-quote:
“Bob Englund 1 – Hipster 0. Pubblico X”
George Rohmer, i400Calci.com
Ma che è, un remake di Multiplex di Calvagna? (tuoni in sottofondo)
Diamine ora non avrò più il coraggio di andare al UCI di San Giovanni Lupatoto, dovrò andare al The Space di Sona :(
Volevo solo dire che io anni fa ho condiviso un bagno pubblico con Jenna Jameson :-) che emozione!
@Duepiudue: so’ problemi!
@Cicciolina: la prossima volta chiamami che faccio un po’ di stalking a caso.
englund aveva una parte nella serie “i visitors” quella anni 80 (faceva il visitor buono di cuore)
“nominatemi un altro bel ruolo interpretato da Englund dopo Freddy vs. Jason.”
volevo fare il fico e dire “erroll douglas nel ritorno di cagliostro”, ma in realtà sono usciti quasi lo stesso giorno, quindi nisba.
Mappork. Ma in effetti è vero, ma a chi deve aver pestato i piedi Bob per essere confinato nelle particine?
Sapeva recitare, comprendeva il concetto di ironia e, sopratutto, ha quella faccia da “normalissima persona compassata e cortese che sul bus lascia sedere le vecchiette e tiene le pelli umane scuoiate divise ordinatamente per stagione nel suo armadio”.
Da struccato gli basta inarcare un sopracciglio per farti più paura di tutta la faccia ustionata di Freddy.
Cosa diamine ha fatto? Ha trombato la moglie di qualcuno potente?
Beh niente, volevo raccontarvi che il film e’ stato proiettato al Frightfest con Englund presente in sala.
A parte che ha infranto di schianto il record di snobismo presentandosi con quattro tizi della security che lo tenevano lontano da qualsiasi fan, la’ dove allo stesso festival ti trovavi John Landis chiaccherare amabilmente al bar con chiunque e persino Alan Moore (ALAN MOORE) girare relativamente indisturbato, era piuttosto ridicola l’immagine di Freddie Krueger che insisteva sulla sua formazione di attore classico citando gente come Alec Guinness e Albert Finney e dichiarando in leggerezza dal nulla, davanti a una platea di 35enni imbruttiti col mito di Brian Yuzna, cose tipo “Ma lo sapevate che John Neville ha interpretato Alfie nella prima versione teatrale?”.
Il ritratto della frustrazione professionale malcamuffato da finta affabilita’.
convinto duro che Englund fosse inglese. tra l’altro spiace veramente che se la meni cosi tanto, pensavo fosse uno della cumpa…
@jean: c’e’ che gran parte dei suoi guadagni arrivano da ospitate a convention in cui si fa pagare una media di $40 per ogni foto con lui
Zombie Strippers era una merda incredibile. Altro che. A sto punto meglio quella cacatina di The Mangler dove Englund aveva le robe metalliche alle gambe.
volevo solo dire che qualunque film ti allontani da un UCI è un buon film.
@vespertime: mi ha fatto ridere in un paio di punti, ma niente di più. Intendevo ovviamente che è l’unico ruolo definibile tale della filmografia recente di Englund.
@Biscott: io ho avuto un’esperienza con Godzilla 3D che non raccomando a nessuno. Frustrazione e rabbia per una settimana finché non l’ho rivisto, o per meglio dire “visto”.
Che peccato però, lo spunto era oggettivamente carino (oh a me la roba meta quando ben gestita piace sempre abbestia – ecco semmai mi fa cagare quando è in chiave “inside joke su gente di hollywood che fa la satira di hollywood” ma sto divagando), però dalla rece arriva forte l’impressione di occasione mancata.
@Nanni: spiace sapere che Robertone Englund se la tiri così, è anche vero che questa pratica di farsi pagare per una foto alle convention mi risulta essere pratica comune in America – credo valga anche un po’ per gli schizzi dei fumettisti ai vari comicon, che qui vengono schiavizzati al tavolo dell’editore, lì spesso fanno proprio la commission su prenotazione, almeno quelli di un certo nome… con la differenza, se vogliamo, che Adam Hughes che ti disegna una pin up su misura ti fornisce un servizio e un bene, l’attore che si presta venti secondi a scattarsi una foto con te non è che ti reciti una scena o che so io. Ma lì evidentemente usa così, tra l’altro non so se una quota vada anche agli organizzatori della convention.