Nel 2015 ci sono un sacco di anniversari cinematografici importanti, ce ne è uno però che di sicuro non avete visto celebrare, eppure è il quarantennale dell’unico film dedicato ad uno dei personaggi più importanti della cultura popolare del novecento: Doc Savage.
Sigla, vai col jazz ispirato proprio dalle sue avventure.
httpv://www.youtube.com/watch?v=rlINGKAoce0
È necessario spendere due parole su questo personaggio prima di parlare del film, perché Doc Savage è un’icona non troppo conosciuta da noi eppure è alla base di tutti i supereroi virtuosi -Superman su tutti- tanto quanto The Shadow lo è per quelli oscuri -Batman su tutti- e più in generale è il prototipo dell’avventuriero pulp, dell’eroe d’avventura che imperverserà nel novecento, nei fumetti certo ma che è presente un po’ ovunque: da Big Jim a Indiana Jones passando un po’ anche per il nostro Mister No.
Doc Savage nasce letterariamente nel 1933 dalla penna di Lester Dent, il suo vero nome è Clark Savage Jr. ed è il superuomo per eccellenza. Cresciuto sotto un’educazione altissima ed allenamento fisico costanti fin dalla prima infanzia, il nostro Savage è un’eccellenza nelle scienze e ha una forza sovrumana unita a una mente analitica degna di Sherlock Holmes.
Ha una squadra di collaboratori detta i “Favolosi Cinque” che lo assiste nelle sue imprese fornendo supporto tecnico, scientifico e persino legale. Imprese che Savage compie senza risparmio di mezzi data la sua grande disponibilità economica – grazie ad una fortuna in oro donatagli da un discendente Maya – e che mette a disposizione del bene dell’umanità e del suo progresso. Ha una base segreta in Antartide chiamata “Fortezza della Solitudine” – vi ricorda nessuno? – Che custodisce i suoi studi e tecnologie e dove si ritira per studiare e meditare così come una base logistica in un grattacielo – vi suona un po’ familiare?- Ed un hangar segreto sul fiume Hudson dove tiene i suoi veicoli, incluso un dirigibile, pronti per partire quando serve -anche questo non vi torna un po’?- . Chiaramente, a margine di tutto quanto qui sopra, è bellissimo e le donne lo amano e non ha mai cedimenti morali.
Molto di quello che vi viene in mente pensando agli eroi delle riviste d’avventura degli anni trenta e quaranta è merito di Doc Savage. I vestiti da coloniale\esploratore, gli idrovolanti, gli indigeni pericolosi, i tesori nascosti. Doc Savage è l’Avventura, quella incompromissibile, quella pura fino al paradosso, quella così concentrata che per gustarla col palato di oggi servirebbe diluirla e mischiarla. Fondamentalmente, come nel caso di Superman, la bellezza e maestria con cui sono raccontate le storie di Doc Savage, le ambientazioni, le trovate, riescono a rendere avvincente e simpatico un personaggio -per quanto esso sia figlio dei suoi tempi, quelli che porteranno al transumanismo – altrimenti
insopportabile e ridicolo.
E qui veniamo al film. Nei disillusi anni settanta dell’America post Vietnam, post Watergate, post fallimento della rivoluzione culturale, un personaggio come Doc Savage era comprensibilmente visto come un’icona di un sense of wonder di un’America ormai culturalmente lontana nel tempo molto più che trent’anni. Si decise quindi di fare un film con il grande Tarzan della serie Tv, un Ron Ely sormontato da una orrenda chioma ossigenata, che parodiasse il più puro degli eroi americani, un film che riproponesse in chiave camp tutti gli elementi dei racconti, a servizio di una demolizione postmoderna del mito. Successe a Bond con i tardi film con Moore e successe anche a Doc Savage.
In generale a me non piacciono le operazioni di rivisitazione ad uso ridere di personaggi con un’aura antica, è una cosa di una banalità sconcertante: “Lui è fichissimo? Allora facciamo che è ridicolo!”. Che ridere eh? A volte poi a livello di satira la cosa funziona come con Starship Troopers a volte no come con The Green Hornet.
Doc Savage del 1975 ricade nel “no”, perché spreca l’occasione per interpretare per primo un personaggio che non solo è cruciale ed inedito ma che è una miniera d’oro di possibilità se rivisto e corretto per i tempi. E lo fa per fare un film facilmente camp, con un umorismo tongue in cheek degno delle battute su Batman e Robin che sono amanti e sulla riserva di pantaloni che deve avere Bruce Banner per trasformarsi in Hulk. Un umorismo dissacrante come dire caccaculopiscia alle elementari, insomma. Il contesto storico di cui sopra fa capire un po’ il perché dell’operazione ma non aiuta oggi ad arrivare alla fine di un film fondamentalmente farsesco e pesante.
Ci si chiede all’epoca per chi venne fatto il film, visto che era un personaggio non più celeberrimo e su cui l’intento parodistico quindi non aveva molto mordente per chi non ne fosse un po’ a conoscenza e per contro era un insulto ai fan del personaggio. Difatti non andò per niente bene, fu un flop clamoroso e condannò il personaggio, che pure di recente aveva avuto una sua rinascita con i fumetti pubblicati anche qui in Italia dalla Editoriale Corno, ad un oblio pressoché ininterrotto.
E perché commemorare un film bruttarello per il suo quarantennale? Per due motivi: per parlarvi un po’ del Doc Savage di libri e fumetti innanzitutto, visto il suo ruolo importantissimo per tanta roba che trattiamo qua sopra e perché Shane Black sta lavorando per la Sony ad un rilancio in grande stile del personaggio, forse con Chris Hemsworth nel ruolo del nostro “uomo di bronzo”.
Il buon Black del cuore da amante dell’avventura classica e delle atmosfere del passato, basta pensare all’onnipresente swing nei suoi film, sono sicuro che si starà impegnando anima e corpo per trovare a questo eroe una chiave moderna ma rispettosa, sicuramente piena di ironia moderna e al contempo coolness all’antica come per i suoi migliori personaggi. Un po’ come fece il grande James Bama nel reintepretarlo fisicamente per le ristampe di Doc Savage negli anni sessanta e settanta, consegnando al pubblico un’immagine iconica talmente potente che da allora è per sempre stata quella del personaggio, come anche il logo ondulato della serie.
Quindi in occasione dei quarant’anni di un film brutto brindo al suo oblio e contemporaneamente alla futura, e spero grande, rinascita del personaggio. Lunga vita a Doc Savage.
DVD-Quote suggerita:
“Quando la grande avventura diventa ridicola come un bellimbusto ossigenato”
Grazie a i400calci, ci si abbevera sempre alla fonte del sapere.
Eccellente articolo ma vorrei aggiungere una (dolente) nota: Doc Savage fu pubblicato in Italia credo a metà anni ’70 dalla Mondadori come spin-off di Urania (http://www.uraniamania.com/index.php?action=ricerca&serie=aaaaaaaj&pag=0).
Io allora ero alle medie, e divoravo un po’ tutto quello su cui riuscivo a mettere le mani ma ricordo che pur non avendo chissà quale apparato critico a disposizione (se non altro per l’età) i due-tre romanzetti di Doc Savage che riuscii a racimolare mi sembrarono veramente scritti coi piedi.
Ora, è possibile che il problema fosse dovuto alle traduzioni (specie in quegli anni la redazione di Urania era un po’ troppo creativa in termini di tagli e rimaneggiamenti) – inoltre non ho idea se avessero rispettato l’ordine cronologico delle pubblicazioni americane, per cui può anche darsi che quello che da noi uscì come terzo o quarto magari era il 67° nelle edizioni originali, e la serie era già stata spremuta a morte e magari sotto lo pseudonimo dell’autore si celava qualche poveretto.
Con tutto questo, me li ricordo veramente scritti male – certo erano storie Pulp quindi non mi lamento dei personaggi larger-than-life, e nemmeno dei Maccosa parascientifici … il problema erano i Maccosa narrativi, con cose che succedevano un po’ a caso, poi invece sembrava che, ma no, era tutto diverso da quello che vi abbiamo spiegato 20 pagine fa.
Suppongo fosse dovuto al fatto che magari in origine le storie uscivano a puntate per cui oltre al cliffhanger a fine “capitolo” si desse per scontato che dal mese scorso ci si fosse dimenticati proprio cosa fosse successo.
Una volta pubblicata in volume il risultato finale era a dir poco stridente.
(Sul fumetto non so niente – mi pare che la Corno in Italia abbia pubblicato solo un albo in cui Doc Savage si trovava – causa salto spazio temporal/dimensionale con scappellamento a destra – a condividere una storia con l’Uomo Ragno, ma il personaggio non mi pare abbia mai avuto una pubblicazione dedicata, nemmeno come ospite in albi di altri).
Sono comunque ben disposto verso un eventuale reboot al cinema, se si fanno a loro volta ispirare da Tom Strong (https://en.wikipedia.org/wiki/Tom_Strong) – che è una lettura non dissacrante di questo genere di personaggio – potrebbe anche venire fuori qualcosa di interessante.
Ti confermo che il fumetto di Doc Savage usciva per la Corno. Pur non avendo la storia col tessiragnatele, avevo diversi numeri e mi piaceva un bel po’.
Allora probabilmente è uscito dopo (dopo che avevo smesso di seguirli io, intendo).
La Corno non si faceva molti problemi a buttare dentro alle testate regolari storie che provenivano dai vari Marvel Team Up, Premiere etc. e penso che la storia che ricordo io fosse questa roba qua: http://comicbookcollectorsclub.com/wp-content/uploads/2013/05/Giant-Size-Spider-Man-3.jpg
Ottimo articolo di saperlo.
Film mai sentito, personaggio solo sempre sentito nominare.
Il Tarzan di Ron Ely citato così a tradimento dopo tipo vent’anni che non mi tornava in mente e minimo 30 che non lo rivedo è una bella botta di malinconia.
Alla nonna con cui lo vedevo non piaceva però: “Troppe botte e troppo pochi animali” secondo lei.
Giusto per fare il precisino: direi che nella nostra tradizione fumettistica è molto più Tex ad essere un discendente di Doc Savage che non il loser e molto post-sessantottino Mister No.
Siete grandissimi. Punto.
Sul pulp non si transige. All heil Doc Savage. Accoglierò con l’entusiasmo di una fan dei One Direction qualsiasi cosa arriverà da Shane Black (!!!), e se verranno schivate anche trappole (troppo) revisioniste (e, mi perdoni il malvagio Maestro Moore, anche da troppo intellettualismo filologico) per un bell’eroe a tutto tondo, old school ben venga: il dottore è stato talmente sfigato negli adattamenti da suonare come un personaggio completamente fresco e inedito, e tra rimaneggiamenti, reboot, e ammiccamenti cretini postomoderni Dio solo sa se abbiamo bisogno del dottor.
Dio e Shane Black, the next best thing to l’Onnipotente.
Credevo che l’uomo di bronzo fosse solo Batista nell’uomo coi pugni di ferro.
N vorrei sbagliarmi , ma beccai il finale del film su una rete locale, eoni fa,mi sembrò la parodia di qualcosa.
Poi mi venne in mente dove avevo visto certe scene, su una rivista inglese tipo, fangoria/cineflex, e ne rimasi incuriosito.
Era ancora lontano per me, lammore, per quel certo tipo di avventura e atmosfere che sarebbe sbocciato dopo con e nei pulp.
Anche se il personaggio a parer mio appare molto datato, nella sua figura dell’eroe(ovvio ne è il prototipo), sopratutto per i tempi attuali.
Ma se lo dai ad ottimi scrittori , come fatto da Warren Ellis, puoi sempre tirare fuori roba intetessante.
Ecco perché rimasi con le orecchie attizate su questo personaggio quando seppi dell’intetessamento da parte dello Shaneggiatore, anni fa.
Io sono riuscito a guardarmelo un paio di settimane fa e a non riconoscere Ron Ely come il vecchio Tarzan, che pure da monello guardavo quotidianamente con grande piacere. Un punto in meno per me. In compenso e’ da allora che mi canticchio la sigla.
Bellissimo pezzo, Doc Savage me lo son ritrovato sempre citato ma mai realmente approfondito, mi ha colmato una lacuna e pure incuriosito molto per il film di Black.
Rispetto alla seminalità del personaggio, aggiungo che un po’ tutto il genere supereroistico nasce come frullatone pop di miti già ampiamente radicati: ne “Le avventure di Kavalier & Clay” Chabon fa inoltre notare come le origini ebraiche di gran parte dei cartoonist dell’epoca li abbiano di fatto portati più o meno consapevolmente a trasporre su carta la figura del Golem con Superman e gli altri. E poi beh, Batman-Zorro, Joker-L’uomo che ride, etc…
Un pò Toni Stark e Adrian Veidt(Ozymandias).
Ma Alan Moore per Watchmen si ispirò a personaggi minori della DC Comics .
Già mi immagino il colpo di scena della “shaneggiatura”: John Sunlight in realtà non è John Sunlight, ma una scimmia ammaestrata che interpreta un personaggio inventato, al servizio di un personaggio comprimario nei romanzi originali!
Proprio come – SPOILER ALERT – quella GENIALATA che ha fatto con il Mandarino in Iron Man 3.
Mi spiace, ma pur riconoscendo la GRANDEZZA di Black nei suoi tempi migliori (e nelle sceneggiature originali), non apprezzo molto l’iconoclastìa con cui si avvicina ai personaggi con un background piú definito.
black lo vuole fare tipo da 20 anni sto film…un giorno chissà…anche mi sono un gran estimatore del pulp degli anni 30-40…praticamente da allora campano di rendita tutt’oggi…
complimenti anche per la sigla eccezionale.
(ma i pipistrelli d’oro?)
A casa mia se dicevi una parolaccia a tavola ti beccavi un manrovescio.
Se t’usciva un “mica lo conoscevo Doc Savage” o se per caso di un pulp degli anni trenta dicevi che era scitto male, erano cinghiate.
Altri tempi.
Non per fare polemica ma che vi ha fatto Roger Moore? Io ho sempre trovato i suoi Bond a volte sottovalutati. Indubbiamente ha avuto la pesante eredità di Connery ma devo dire che i suoi film e la sua eleganza di certo non sfiguravano. Vero, però, che alcuni film non riuscirono perfettamente: Moonraker era decisamente fuori scala e Bersaglio mobile (pur con la presenza di Walken) risentiva di avere un Moore ormai ultracinquantenne. Vero anche che certe scelte nelle sceneggiature come l’effetto sonoro di L’uomo dalla pistola d’oro quando l’auto di Bond salta il ponte o l’urlo di Tarzan in Octopussy potevano risparmiarseli ma se ci dobbiamo fermare alla caratterizzazione di Bond devo dire che Moore se l’è cavata egregiamente a traghettare il mito di 007 durante gli anni ’70/’80 con film, nella media, di buona qualità. La spia che mi amava, Vivi e lascia morire o Solo per i tuoi occhi sono tra i miei film preferiti di tutta la saga.
Indubbiamente migliore della performance di Dalton (ottimo attore ma poco credibile per Bond). Poi è arrivato Brosnan che forse, più di tutti, incarnava Connery e Moore insieme in un’ottima sintesi in cui, purtroppo, non sempre i film erano all’altezza.
Scusate la digressione “bondiana” ma io sono cresciuto con i film di Roger Moore vedendoli accanto a mio padre
Ho ancora alcuni dei libri di Doc Savage usciti negli anni ’70; all’ epoca avevo comprato tutti e 18 quelli che uscirono in Italia, cioè un decimo del totale, ed avevo letto l’ albo con le versioni a fumetti di 4 romanzi uscito circa in contemporanea col film: erano roba di facile consumo ma tutti i supereroi e la fantascienza successiva ne sono la derivazione evidente, basti pensare che usava quella che sarebbe diventata la “stretta vulcaniana” e il cattivo di uno dei romanzi usava il teletrasporto. Ricordo anche la storia in cui L’ Uomo Ragno rimediava all’ errore che Doc aveva fatto a suo tempo imprigionando nel cemento un mostro alieno per aiutare l’ aliena strafiga (ingenuamente, ma era figlio dei suoi tempi, non aveva capito che era lei la cattiva) e quella in cui Doc ed i suoi si ritrovavano nel (loro) futuro a collaborare con La Cosa e La Torcia dei F4 a causa di un congegno interdimensionale o vattelapesca come azionato a 40 anni di distanza da padre e figlio entrambi scenziati pazzi.
Comunque, se la trovate, leggete la biografia di Doc Savage scritta (con molte interpretazioni personali) da Philip Farmer.