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Smothered. Che cosa triste.

Bongiorno Miike
di Bongiorno Miike | 13/04/201614

Siete tra coloro che desiderano ardentemente una versione horror degli Expendables? Sentite di fare parte di quella categoria di persone che fremono al sol pensiero di un all-star team del brivido? Quando la vostra mente viene sfiorata dall’idea di vedere le horror icon riunite su un solo grande schermo, avvertite una spinta irrefrenabile che vi porta verso Change.org? Se siete tutto questo, siete anche fortunati: di film così ne escono almeno uno al mese. Ash Vs. The Evil Dead, il preannunciato Death House, The Gathering, più una quantità abnorme di materiale di quint’ordine hanno tutti quanti un grande e unico scopo: pagare il mutuo a chi, nella sua carriera, ha avuto la fortuna di indossare la maschera di plastica giusta con il regista giusto. Non voglio addentrarmi in un ginepraio da cui uscirei decisamente malconcio, ma chiediamoci tutti quanti: sentiamo davvero l’esigenza di sottoporci a un’ora e mezza di ex attori di cui non conosciamo la faccia (visto che spesso e volentieri era nascosta da chili di make-up o props di varia natura) che recitano al naturale? Una risposta, se ci deve essere, è “I Kiss senza make-up”. Ed è con questa certezza nel cuore che mi sono approcciato a Smothered. Un film che è riuscito comunque a sorprendermi. In bene, ma pure parecchio in male.

Ne vale davvero la pena?

Ne vale davvero la pena?

Il pubblico della Corrida di Corrado si divideva solitamente in due categorie: quelli che strombazzavano il cantante stonato, e quelli che lo applaudivano ugualmente (per incoraggiamento, per sfottò, chi lo sa). In mezzo c’ero io: che non applaudivo, non strombazzavo. Soffrivo e basta. Si chiama imbarazzo empatico e credo di avervene già parlato in più di un’occasione: è quella orribile sensazione che si ha di fronte alle pessime esibizioni al karaoke che ti fa sentire come se, su quel palco, a sottoporsi al pubblico ludibrio, non ci fosse un cinquantenne che chiede incessantemente di “alzare che non si sente”, ma tu. Senza voce. Senza vestiti. E con dietro, proiettata su maxischermo, tutta la tua cronologia di internet che va dalla Y alla X. Tutto questo, e forse qualcosa di più, ho provato vedendo una buona parte di Smothered.

No, davvero... ne vale la pena?

No, davvero… ne vale la pena?

Perché se ti senti a disagio nel vedere una persona fare qualcosa di cui, molto probabilmente, il giorno dopo non si ricorderà (o che cercherà di non ricordare), vedere un manipolo di attori protagonisti del tuo passato, evidentemente in crisi di liquidità, ritrovarsi su uno schermo a girare un film dal budget inesistente guidati da Bo Duke (il cui nome d’arte, usato in questa pellicola per non infamare la famiglia Duke, è John Schneider) e senza una benché minima idea di cosa stiano facendo, credetemi, è roba che ti spezza il cuore.

Gente vestita in maniera improbabile. E Shanna Forrestall

Gente vestita in maniera improbabile. E di fianco Shanna Forrestall

La trama del film è di quelle facili facili: cinque icone del cinema horror oramai sull’orlo del sussidio di disoccupazione, dietro promessa di un lauto compenso, finiscono in un campeggio come attrazione per i campeggiatori per un “weekend di paura”. Segue bodycount. Una tramina facile facile, resa però per buona parte del film completamente incomprensibile da una serie di continui flashback, flashforward che nell’intenzione primigenia di Bo Duke avrebbero, almeno a quel che si percepisce, dovuto dare un’aria d’autorialità à la Memento, ma che in ultima battuta si rivelano solamente una fonte di inesauribile fastidio. Mentre infatti spezzano qualunque climax narrativo (un po’ la chiave di ogni film, non solo horror) dall’altra generano così tanta confusione da costringere il regista ad apporre, a ogni cambio di scena, una dicitura sul quando e dove si sta svolgendo l’azione apponendo una scritta in font typewriter accompagnato dal rumoretto della macchina da scrivere. Deligatissimo. (Stesso escamotage utilizzato per la presentazione degli attori, la maggior parte dei quali interpretano sé stessi, a dimostrazione che il regista sentiva il bisogno di far esclamare allo spettatore “AHHHHH QUELLOOOOO”).

Eh, quelli.

Eh, quelli.

Anche giunti alla fine della pellicola il vantaggio di questo tipo di montaggio, oltre a quello di renderci del tutto incomprensibile una trama come “Mario la panettiere dal va nonna trova ci“ (soggetto: Mario, complemento di moto a luogo: panettiere, complemento d’arredo: la nonna) rimane del tutto incomprensibile. Un po’ come il titolo che, a quanto pare, descrive “l’atto di morire soffocato da un paio di tette” (cit.).

Così come, giunti alla fine della pellicola, ci si domanda per quale oscura ragione si sia dovuto impregnare l’intero film dell’effetto JCVD e cioè quel bisogno, a tutti i costi, di far vedere l’attore nella sua vita reale come all’estremo opposto di quella che era l’idea che l’immaginario collettivo ha di lui. In Smothered i protagonisti interpretano i peggiori falliti del cosmo, si sottopongono a riti umilianti (il “saluto ufficiale degli attori horror”) e passano un’ora e mezza ad abiurare il proprio, seppur remoto, seppur relativo, carismatico passato per trasformarsi in una macchietta di loro stessi. Il risultato, neanche a dirlo, è straziante. E lo è ancora di più se si considera che, mentre JCVD non passava per essere un film autobiografico, qui c’è la percezione che buona parte del background dei personaggi lo sia. Perché magari non sarà vero che R.A. Mihailoff (il terzo Leatherface) è un fifone che ha paura del buio, ma è drammaticamente vero che abbia fondato una compagnia di cacciatori dell’occulto composta da ex attori horror di cui fa parte anche Kane Hodder (il sesto Jason, presente anche lui in questa pellicola nel ruolo de L’ATTORE CHE SI IMPEGNA). E magari Shanna Forrestall non è stata DAVVERO licenziata dal suo agente, ma il suo profilo Linkedin parla di una Producer, Event Planner, Social Media Strategist e poi, solo in fondo, Actress. (E peraltro, una breve ricerca su Google immagini su di lei mi ha portato a scoprire Wikifeet.com,a collaborative site for sharing, rating and discussing celebrity feet pictures and videos). Non credo di dover continuare.

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una compagnia di simpatici vecchietti

Si salva solo il buon Bill Moseley che non interpreta se stesso ma un fantomatico Teddy Krueger, successore del remake demenziale di Nightmare on Elm Street. E, sapete che vi dico, ho l’impressione che si sia preso la parte che, nelle intenzioni originali, avrebbe sarebbe dovuta essere di Englund.

Nell’ora e mezzo di durata molti dei mostri della nostra infanzia (si fa sempre per dire, visto che il più quotato del gruppo è il terzo Leatherface) ci vengono dipinti come dei “buffi” vecchietti molto pazzerelloni, pieni di tic e di manie, assolutamente innocui e tanto, tanto, tanto, sfortunati. In questo, Smothered ha l’innegabile qualità di riuscire a essere un film in grado non solo di farvi passare un’ora e mezza della vostra vita in maniera non esaltante, ma anche di rovinarvi parte della vostra infanzia. Capiamoci: a chi verrebbe voglia di vedere almeno 53 minuti della scena della sigaretta di JCVD ripetuta in loop? O del momento firma-autografi di The Wrestler? O di Adriano Pappalardo che canta a Sanremo “Svegliarsi la mattina colazione con i cereali/per mantenersi belli snelli/ in forma/ non come i maiali”?

Agevolo filmato

A questo punto, miei puffettosi amici, probabilmente vi starete chiedendo “Ma in mezzo a tutta questa merda, ci sarà anche del risotto?”. Sì. Poco. Ma c’è. Poco, eh. Che vi fa male. Ma c’è. Per dire, è così poco che io l’ho trovato solamente alla seconda visione (perché, ve lo confesso, più il film è brutto più sento l’esigenza di rivederlo più volte per poterne parlare adeguatamente). In primis c’è che Smothered è una horror comedy, genere che io non toccherei neanche con la canna da pesca, ma che in qualche – raro – momento penso possa dirsi degnamente rappresentato: qualche battuta ben riuscita (al netto delle varie autoreferenzialità), qualche trovata di gusto (il rimedio del papà), qualche linea di dialogo scritta a modino e quasi sempre messa in bocca a Don Shanks (il quinto Michael Myers). Altro punto a favore sono i 20 minuti finali che, qua e là, hanno delle trovate interessanti con un minimo di gore. Poco, eh. Pochissimo. Che poi vi fa male. C’è da dire che di questi 20 minuti, 10 vanno in una coda inutile e lunghissima, ma se non altro lì dentro ci sono almeno un paio di scene che fanno alzare, se non altro, un sopracciglio. Premio BRAVA, assegnato d’ufficio ad Amy Brassette che si porta in scena un ottimo personaggio, forse l’unica cosa memorabile dell’intero film. Insieme a Wikifeet e a scoprire che Jimmy Il Fenomeno ha recitato in Christine la Macchina Infernale.

per dire...

per dire…

Volendo però riassumere tutto quanto in un unico, comprensivo, giudizio: io credo che gli incubi siano roba preziosa. Troppo preziosa per lasciare che qualcuno possa rovinarli. Anche se si chiama Bo Duke.

DVD-Quote:

“Come i discount di provincia: triste, pieno di roba di bassa qualità ma con qualcosa, poco, di davvero conveniente.”
Bongiorno Miike, i400calci.com

>> IMDb | Trailer

Bongiorno Miike
Autore del post: Bongiorno Miike
"Ho visto di peggio"
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tags: Amy Brassette bill moseley bo duke Christine Don Shanks john schneider Kane Hodder R.A. Mihailoff shanna forrestal Shanna Forrestall smothered Venerdì 13

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14 Commenti

  1. Colin Farth 13/04/2016 | 07:05

    Mi appello stoicamente a favore dei Kiss senza make up: tirarono fuori una serie di album hair metal meravigliosi nel periodo di massima cafoneria hard rock, cafoneria che proprio loro contribuirono a creare!!!!11!one

    Rispondi
    • Lanzetta 13/04/2016 | 17:03

      asylum, hot in the shade, crazy night e revenge capolavori assoluti!!!!!

    • Colin Farth 14/04/2016 | 07:00

      Cazzo, quanto ti voglio bene con questo commento. Anche Lick It Up non scherza!

    • Lanzetta 15/04/2016 | 09:59

      Anche animalize e lick it up erano ok.. in realtà solo carnival of souls faceva cagare

  2. Maxnataeleale 13/04/2016 | 07:47

    Adesso finisco di leggere il pezzo ma sono arrivato a fino a ash vs evil dead e non posso non dissentire :a parte che la qualità della serie è a parere mio stratosferica non credo che l’idea di fondo fosse pagare il mutuo a Bruce Campbell.. (che comunque non si tocca)
    torno a leggere grazie ciao

    Rispondi
  3. Guillermo Deltoide 13/04/2016 | 09:49

    I tedeschi, meraviglioso popolo, hanno creato una parola per il tuo “imbarazzo empatico”, fremdschämen. Scusa. Prego.

    Rispondi
  4. AnnaMagnanima 13/04/2016 | 11:34

    Mmm…passo.

    Rispondi
  5. pasqualobianco 13/04/2016 | 12:07

    Film canonico kakalaka. Come cibo per derivati male;)

    https://www.youtube.com/watch?v=p3j_mLvQ-xA
    (Insane Clown Posse – Explosions)

    Rispondi
  6. Cerex 13/04/2016 | 13:04

    Sono appena stato operato (desideravo da tempo un’altra cicatrice da sfoggiare), ridere fa ancora male. Leggere questa recensione è stato molto doloroso.

    Rispondi
  7. Red sledding 13/04/2016 | 13:22

    A me mancano i film horror anni 80 che alla fine oggi fanno ridere ma son sempre belli e devo dire che oggi ormai trovo pochissima roba nel mondo horror (e mi andrebbero anche bene le versioni comedy) che riescono a farsi piacere. Molti ci provano ma la maggior parte falliscono sia nel creare nuovi generi sia nel fare dei remake. Proverò a vedere questo film lo stesso e comunque ash vs evil dead secondo me è perfetto!!!

    Rispondi
  8. mki 14/04/2016 | 17:43

    ash vs evil dead spacca!
    A me è piaciuto un casino

    Rispondi
  9. John Blacksad 15/04/2016 | 01:49

    “Che cosa triste, lucri sul disagio con film e interviste

    Rispondi
  10. John Blacksad 15/04/2016 | 01:50

    “Che cosa triste, lucri sul disagio con film e interviste”

    Rispondi
  11. Mary 01/05/2016 | 18:20

    ottimo sito per guardare film in alta qualità http://www.streamblog.tv/

    Rispondi

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