Ciao amici! Come ogni agosto, mentre voi eravate costretti a interrompere il vostro lavoro con pause forzate in spiaggia sotto l’ombrellone a subire passivamente questa sgradevole sensazione chiamata “riposo” (che qualcuno si ostina eroicamente a combattere dedicandosi al sudoku), io ero il solito viziato che poteva permettersi ancora di fare l’asociale al buio per ben cinque giorni di fila sparandosi una trentina di film d’orrore al leggendario Frightfest. Per rigirare il dito nella piaga sono qui a offrirvi una Top 10 in ordine SPARSO (ma coi numeri, mi hanno spiegato che alla gente piacciono le liste coi numeri) della meglio roba che mi sono sorbito:
NUMERO DIECI!
Mega Time Squad
Immaginate, se riuscite, uno strano incrocio fra Timecrimes e Bill & Ted ambientato fra la microcriminalità neozelandese. Il cast è formato da gente presa da Deathgasm e What We Do in the Shadow, il che lascia sognare che in Nuova Zelanda si stia formando una scena meravigliosa che unisce l’eredità folle del primo Peter Jackson all’umorismo stile Flight of the Conchords. Cult immediato.
NUMERO NOVE!
Braid
Due fuggitive si rifugiano a casa di un’amica matta sapendo di dover sottostare ai suoi giochi pericolosi prima di poter scappare, ma la situazione non è sotto controllo come pensano. L’esordiente Mitzi Peirone ha personalità e stile da vendere e dirige una premessa intrigante facendola rapidamente precipitare in un incubo lisergico. Finale forse non all’altezza, ma viaggio interessante.
NUMERO OTTO!
Puppet Master: The Littlest Reich
Bomba clamorosa. Una storica saga che era silenziosamente giunta al dodicesimo capitolo (in uno di essi c’era addirittura un Greg Sestero pre-The Room) viene reboottata dalla rinata rivista Fangoria e nientemeno che da S. Craig Zahler, qui solo sceneggiatore, che si adagia umilmente sulla formula senza slanci fighetti e spalma i suoi famigerati finali ultraviolenti per un’ora e mezzo di omicidi creativi e davvero stronzi. Il protagonista è il comico Thomas Lennon e compaiono facce di culto come Udo Kier, Michael Paré, Barbara Crampton e perfino Matthias Hues, ma si ride molto, molto meno del previsto. Epico.
NUMERO SETTE!
Incident in a Ghostland
Dopo 10 anni, qualcuno ha tolto le medicine a Pascal Laugier e ci ha restituito il sadico picchiatore inarrestabile di Martyrs, qui alle prese con una specie di sua versione perversa del Texas Chainsaw Massacre (dura fare paragoni più calzanti senza spoilerare il suo solito vortice di cambi di prospettiva). Bentornato.
NUMERO SEI!
Killing God
Black comedy spagnola di stampo teatrale classico su un nano che dichiara di essere Dio e manda in para una famiglia disfunzionale chiedendo loro di nominare due persone da salvare da una presunta imminente apocalisse. Solidissimo mestiere old school.
NUMERO CINQUE!
Life After Flash
Documentario sul leggendario Flash Gordon del 1980 con focus sulla vita di Sam J. Jones prima e dopo, il caratteraccio, la vita sregolata, il litigio con De Laurentiis che gli costò la carriera, il cazzutissimo riciclo come bodyguard specializzata in gite a Tijuana (Steven Seagal Puppa La Fava), il ritorno sotto i riflettori grazie al Ted di Seth MacFarlane. Ma anche interviste a tutti i coinvolti, le storie assurde dal set, le musiche incredibili dei Queen e Howard Blake. Peccato per l’assenza di Ornella Muti, in compenso c’è un disponibilissimo Brian May e un Brian Blessed scatenato. Davvero denso di chicche.
NUMERO QUATTRO!
The Man Who Killed Hitler and then the Bigfoot
Titolo dal tono truffaldino per un’affascinante e malinconica ballata folk costruita intorno al carisma intramontabile di Sam Elliott, roba che finisce per ricordare quasi piuttosto i film di Andrew Dominik (per fortuna non così pesante).
NUMERO TRE!
Terrified
Storia di poltergeist argentini narrata con intuizioni visive degne dei j-horror del periodo d’oro, da recuperare prima che James Wan ne produca un remake moscio.
NUMERO DUE!
Climax
Che Gaspar Noé ormai padroneggi l’arte del piano sequenza non dovrebbe sorprendere nessuno. Che a 55 anni ancora faccia mosse col piglio del bambino di 8 anni che vuole infastidire tanto per infastidire, probabilmente gelosissimo del credito ben più ampio di cui gode Von Trier, è sempre più tristarello. Ma se si sopportano le lungaggini iniziali e si ignorano gli occasionali inutilissimi cartelli stile Smemoranda, a questo turno il trip diverte un bel po’.
NUMERO UNO!
Bodied
Totale plateale eccezione, ma colpo di genio dei selezionatori del Frightfest. Non è un horror neanche per sbaglio: è un film su un nerd bianco e benestante che si scopre un talento delle rap battles stile 8 Mile (popolarissime ancora oggi). Ma è una riflessione esilarante sulla violenza delle parole e il loro impatto – reale e percepito – nel panorama culturale odierno, ed è l’idea più potente che si potesse avere nel 2018.
Ci tengo a segnalare anche l’unico italiano in calendario, The Laplace’s Demon di Giordano Giulivi, che purtroppo non sono riuscito a vedere ma che è piaciuto a Kim Newman.
Come ogni anno comunque, approfondiremo con calma ogni film in singole recensioni, possibilmente quando anche voi avrete la possibilità di recuperarli.
Intanto segnateveli.
Ciao!
il frightfest mi riporta indietro agli almanacchi della paura che leggevo giusto una venticinquina di anni fa… chiedo scusa per l’off, piccolo momento nostalgico.
Su IMDb le user reviews di Incident in a Ghostland, ovvero l’unico del lotto per cui abbia una parvenza di interesse, variano da: “merda” a “minchia che figo”… (un po’ come per Martyrs, del resto).
Accidenti, questo complica davvero le cose eh? Chissà chi è più autorevole: Nanni Cobretti dei 400 Calci o uno su IMDb? Mmmmm… uuuuuh… chissà… uuuuuh… mmmmm…
@Nanni
Felice che tu ti sia svegliato di ottimo umore :)
Riformulo: al di fuori de i400calci.com, di cui considero autorevolissime le recensioni, grazie al quale ho visto chicche che senza le sue segnalazioni non avrei visto (ie: Mayhem) e le cui opinioni mi trovano nella maggior parte concorde (a parte ovviamente in questa occasione), generalmente consulto anche le user reviews. Esattamente come tengo in considerazione le opinioni dei commentatori di questo sito.
Va bene per questa volta non ti faccio decapitare dalle guardie.
visto.
bentornato pascal.
mi sei mancato.
Incident in a Ghostland è uno degli horror più belli che mi sia capitato di vedere quest’anno. Anche uno dei più insostenibili, in effetti.
Gli altri li segno tutti, sperando diventano presto recuperabili.
Raga, non c’entra un cazzo ma pure Burt Reynolds ci ha lasciato…
Buongiorno Capo! Mi permetto di aggiungere alla lista Seeds, per il quale mi sono presentato col caffè alla prima proiezione della mattina.
Trattasi della storia d’amore per nulla platonica fra un uomo di mezza età e la nipote teenager, figlia del fratello di lui. Con mostri. Cosa interessante: dato l’argomento il regista ha detto che pensava che le donne lo avrebbero aspettato al varco con le critiche e invece sono state le prime ad entusiasmarsi.
“Le donne”.
Ghostland tanta roba, miglior horror dell’anno con Hereditary. Anche l’argentino niente male: aspetto già (l’obbligato) seguito. Gli altri segnalati vanno in coda al più presto.
Off topic veloce:
Ciao a tutti e bentornati dalle ferie raga,leggo di questo Revenge, rape revenge in salsa pop.. lo recensirete?
Hereditary è un film di merda. Non capisco proprio come abbiate fatto ad entusiasmarvi per un film in cui i “macccccosa” si sprecano.
Al di là del fatto che una scena cardine del film presuppone che la bambina, oltre ad essere “strana” sia anche completamente subnormale, ed idem il fratello, credere in una famiglia del genere è credere nelle favole. Quelle brutte però.
Ed aggiungo …. cosa c’entra in tutto il film il costruire dei modellini della casa? NULLA. una delle cose che più hanno spaccato i maroni nei trailer non comporta proprio un cazzo nella sceneggiatura. Avrebbe anche potuto dipingere melanzane, non cambiava niente. PENOSO.
Segnalo che Bodied è stato comprato da Youtube ed è visibile su YT Premium.
Bene, unito al personaggio. Anche se l’attore stesso è una specie di pazzo. È incredibile come siano riusciti a ritrarre un’immagine così complessa. È diventato un sex symbol