In questa recensione vi dimostro quanto riesco a essere fighetta e rompicoglioni quando mi gira, così provo a farvi incazzare tutti. Ma tutti, oh. Pronti? Via.
The Perfection è un thriller psicologico / body horror / lesbo interracial di Richard Shepard che si svolge all’ombra di una accademia per giovani e belle violoncelliste, in cui accadono torture indicibili. Lo so che vi siete fermati a “lesbo interracial”, e in effetti la relazione fra le due musiciste è resa credibile dall’impegno delle attrici (Allison Williams di Get Out e Logan Browning); è anche una delle poche cose riuscite di questo film. Elizabeth (Browning) fa la seduttrice annoiata e paranoica che si becca il morbo della morte a Shanghai e vomita vermi, Charlotte (Williams) la vergine perversa totalmente succube di Elizabeth, che la adora, la accompagna, le pulisce il culo quando si caga addosso (bisogna dire che questa è una scena piuttosto audace, signora mia), ma ovviamente nasconde un piano diaboldico che comprende farmaci allucinogeni, mutilazioni, vendetta contro il direttore dell’accademia di musica (Steve Weber). Elizabeth, dal canto suo, subisce da parte di Charlotte un incidente che le stronca la carriera musicale ma dopotutto non le importa un granché; boh, io al posto suo non sarei stata così indulgente, ma d’altronde la mia vita non è un film di Richard Shepard. Per fortuna.
Intendiamoci: The Perfection non è certo perfetto ma non è nemmeno totalmente inguardabile. Shepard indovina alcuni momenti ironici e non lesina il sangue né le botte né le schifezze, il che ci rende tutti felici; presenta un’interessante struttura tripartita, con la parte body horror centrale che fa temporaneamente virare il film su un registro totalmente inaspettato prima di riportarlo su quello di prima – ma è proprio troppo staccata dal resto. Purtroppo, però, Shepard è bravo solo a girare le sequenze più calcistiche, ma si rivela un imbecille quando si cimenta con la trama vera e propria e prova a fare l’intellettuale (sposando paradossalmente un sottotesto anti-intellettuale; dopo vi spiego), cioè per 95% del film. Certa gente non sa scegliersi le battaglie giuste. O sei per esempio Almodovar, Franju, Lynch, Polanski, Park (nel senso di Chan-wook, non di South), e allora puoi permetterti di flirtare con la perversione, il corpo, il sesso e la morte in modo intelligente, o forse è meglio lasciar perdere; altrimenti resta l’impressione di un film riuscito a metà, desideroso di esplorare i temi importanti ma troppo impaurito dalla propria audacia per andare davvero a fondo.
La cosa che personalmente mi fa incazzare è che Shepard vuole convincerci è che la musica classica sia un diletto per pervertiti; imparare a suonare uno strumento classico ti porta sicuramente alla follia e ad abusi di ogni tipo; insegnare a suonare detto strumento vuol dire che sei già un mostro di sadismo. Eccheppalle. Così come la danza classica, da Suspiria a Black Swan, anche la musica classica riceve spesso un trattamento iniquo e fondamentalmente cretino da parte di totali profani che ci vogliono ugualmente fare un film (vi ricordate Shine? Mamma mia, quello sì che faceva orrore). Ma fai un film sulle robe che conosci, Richard, perdio!, non rompere il cazzo agli aspiranti violoncellisti. Anche perché non basta la presenza della povera “music consultant” Liza Williamson per rendere il film scevro da cazzate evidentissime a chi abbia anche solo una infarinatura approssimativa di musica.
Il problema di The Perfection è, per così dire, ideologico. Shepard non solo non conosce la musica classica; la detesta proprio, e non vede l’ora di usarla come fulcro per dimostrarne l’intrinseca malvagità. L’odio irrazionale del regista verso il soggetto su cui ha basato l’intero film ha un che di psicanalitico; ma anche senza addentrarci nei meandri della sua psiche, basti dire che lo porta a fare scelte di colonna sonora codarde (ed acusticamente orrende): la scena catartica della vendetta si svolge al ritmo di una schifezza hip hop, mentre il duetto finale al violoncello è convenientemente coperto da una ballata dei Chromatics – non sia mai che lo spettatore associ la musica classica ad un momento positivo! Peccato, perché non solo Handel, Bach e Mozart si meritano un po’ più di rispetto, ma anche perché la colonna sonora di Paul Haslinger è davvero meritevole.
Ma la codardia del film agisce anche ad un livello più profondo: la tesi centrale è che cercare la perfezione, in questo caso la perfezione musicale, porta alla rovina; un’idea che più trita, trista e populista non si può. Coerentemente, Shepard abbraccia la codardia tematica e la riversa nell’esecuzione della propria opera: The Perfection semplicemente non può essere troppo bello, perché andrebbe contro la sua stessa essenza, contro il pensiero da cui è stato partorito. Meglio adagiarsi all’ombra di una comoda mediocrità, con occasionali sprazzi di talento giusto per far finta di essere uno di quelli che ho citato sopra; ma è come tirare il sasso e nascondere la mano. Sotto questa luce si spiegano anche le scelte ripetutamente stereotipate della sceneggiatura: protagoniste etnicamente corrette, omosessualità femminile, ricchi bianchi stronzi e popolani asiatici gentili, alleanza fra ragazze che ammazzano i maschi cattivi – è l’apoteosi del post-metoo, l’ennesima prova che questo movimento politico-sociale ha un peso artistico molto minore di quanto correntemente si creda.
Basta così, dai, rant over.
DVD-quote:
“Un film codardo”
Cicciolina Maisky, i400Calci.com
Anzi, Post Scriptum geografico: non c’è nessun motivo per cui questo film si debba svolgere per metà in Cina. Avrebbe potuto anche svolgersi a Mondovì, ma evidentemente la Mondovì Film Commission non ha sganciato la grana a Netflix.
“la tesi centrale è che cercare la perfezione, in questo caso la perfezione musicale, porta alla rovina; un’idea che più trita, trista e populista non si può.”
Proprio per questo motivo Whiplash è il vero erede di Rocky e l’unica speranza per il futuro della civiltà umana: per ottenere qualcosa non di perfetto, ma anche solo di decente, bisogna farsi un culo quadrato e spaccarsi le mani fino a sanguinare.
Tornando in Topic: peccato, un po’ speravo in questo film. Per quanto possa essere po’ cliché, il genere Arte-di-Satana si guarda sempre con piacere.
Scusami, ma non credo che il paragone sia legittimo. Il rapporto tra Andrew e Fletcher non ha nulla a che fare con quello tra Rocky e Mickey. Proprio non potrebbero essere più antitetici. Rocky vince il titolo non disconoscendo mai la propria umanità legata al proletariato (e quando lo fa in Rocky 3, prima perde, e solo successivamente, grazie ad un ritorno all’umiltà, torna alla vittoria – tra l’altro Mickey l’aveva pure messo in guardia prima di morire). Questa è la caratteristica peculiare del personaggio. Andrew gioca in un altro campionato. Il rapporto con Fletcher non ha nulla di formativo a livello “umano-personale”. E’ solo ed esclusivamente legato al raggiungimento della perfezione artistica, che nell’esecuzione finale di Caravan Andrew riesce ad ottenere – Rocky, invece, non sarà mai perfetto in nulla. Non a caso, infatti, lo sguardo finale tra Andrew e Fletcher è l’unico momento in cui i due sono in sintonia, ma non certo perché si vogliono bene (come invece Mickey vuole a Rocky, e viceversa). Sono in sintonia perché il rapporto allievo/maestro ha raggiunto la perfezione artistica, ma solo quella (ricordo che all’inizio dell’esibizione si scopre che Fletcher eseguirà un brano diverso rispetto a quello fatto studiare d Andrew, e solo per vendicarsi del licenziamento). Whiplash è un film ottimo, molto più di questa sciocchezzuola buonista e stucchevole. Ma con Rocky, scusa, non c’entra una cippa.
E poi il vero erede di Rocky è Il Discorso del Re, lo sanno anche i sassi.
Whiplash è un film fascistoide di merda, un conto è denigrare il perfezionismo, un altro è esaltarlo spasmodicamente come unica forma di espressione artistica.
Stando sul personale, invece, io credo che il perfezionismo sia il male assoluto e le persone che lo glorificano siano dei criminali pericolosi e/o degli psicopatici. Quindi un film che va a fantasticare sugli aspetti horror del perfezionismo mi sta simpatico a prescindere. Dopodiché puoi farlo in maniera intelligente o cretina, alla fine il discrimine sta tutto lì. (Black Swan per me andava avanti e indietro rispetto a quel confine). Whiplash a me ha fatto abbastanza cagare non tanto per il suo tema, quanto per l’assoluta piattezza con cui lo sviscera.
@Antonio, nulla di personale verso di te, ma detesto tutte le declinazioni della parola “fascista” applicate a cose che non c’entrano niente, ad es. quando la si usa riferita a concetti di forza, disciplina, ordine, metodo: sono concetti diversi e richiamarli al fascismo banalizza l’uno e gli altri. Ma questo è un OT all’interno dell’OT :D
Purtroppo restando OT, ma poi la smetto perché mi pare che il discorso stia degenerando sul piano dei giudizi di valore (gusti) e non sui fatti di sostanza (quel che è). Il perfezionismo non è né bene né male. E’ un fatto. Punto. La questione è che chi sceglie di raggiungerlo, soprattutto in ambito artistico, deve mettere in conto un tot di sacrifici personali e un tot, un grande tot, di lavoro. Il grande, grandissimo merito di Whiplash è che mostra esattamente questo: il lavoro, la fatica, la dedizione assoluta che sta dietro ogni eccellenza. Non cede, cioè, alle lusinghe più immediate legate al raggiungimento di un risultato per mezzo esclusivamente dell’aspirazione a raggiungerlo. Sticazzi, occorre lavorare, e tanto. Essendo un film drammatico, esaspera fino al paradosso la questione per ragioni narrative, è pacifico (leggetevi la recensione presente in questo sito), però, per me, demonizzare il perfezionismo non ha senso. Definire il pefezionismo “fascistoide” (perché mostra il duro lavoro che sta dietro ad ogni esibizione perfetta? Cos’è, lavorare sodo equivale ad essere fascisti?) mi pare privo di fondamenta. Uno può anche scegliere di essere un buon esecutore e nulla più. Nelle orchestre ci sono i violini, e nessuno li critica, ma per essere il primo violino devi avere un’altra tempra, sacrificandoti più degli altri. E’ una scelta. Io, personalmente, la rispetto perché credo consti di una fatica che la batteria insanguinata di Andrew ben metaforizzi. E sul fatto che Whiplash sia un film “d’assoluta piattezza”, be’, mi pare altamente lontano dalla realtà. Soprattutto nella seconda parte.
l’ha definito fascistoide il critico rincoglionito che non mi ricordo neanche come si chiama… ah sì Goffredo Fofi…chi gli va dietro condivide la stupidità o la mala fede..ma grazie a Dio a nessuno interessa cosa pensa Fofi e basta non essere dei decerebrati per non inserire la parola fascista in ogni discorso. Detto questo whiplash piccolo capolavoro…questo boh ..w gli offtopic
Ammazza che brutto. Il problema è che quando uno crede di essere Laugier ma non lo è, se prova a fare un film alla Laugier gli viene un aborto. Basterebbe da solo l’enorme buco di trama [SPOILER] ficcato proprio là nello snodo dove si regge l’intero film: tutta ‘sta pappardella per mozzarle una mano, e subito dopo confessarle l’intera macchinazione seduta su un sasso in mezzo al bosco? A questo punto bastavano una botta in testa e un coltello [/SPOILER]. Non concordo tuttavia sul fastidio per il femminismo sbandierato à la bite de chien, cioè io lo percepisco perché sono maschilista, ma non capisco le rimostranze da parte di un’esponente del gentil sesso. Metoo è un movimento che si è posto l’obiettivo di mediatizzare l’argomento della violenza contro le donne, beh, il risultato sono i media che parlano della violenza contro le donne. That’s quite it.
No, metoo si è posto l’obbiettivo di fare sentire tutti i maschi in colpa del fatto che le donne ci fanno arrapare, e che perfino il più intellettuale e gentile dei maschi
(magari uno che dopo dieci anni di fidanzamento e tre-quattro di convivenza ancora le porta la colazione a letto con un vassoio con fiori spontanei accuratamente selezionati e poi colti nei campi dietro casa, anche un uomo che riguarda Ghost per la sesta volta con lei e piange come un bambino perché dai cane di *** è romantico, anche un uomo simile)
se non ti vede da una settimana perché eri in viaggio di lavoro e quando torni, prima di andar da lui, passi da casa di un’amica e gli compari davanti con gli hot pants e un chilometro di culo scoperto, anche un uomo così a quel punto vuole solo svuotarsi i co****ni, e si aspetta la tua completa collaborazione non solo nel procedimento, ma nell’intera psicologia maschile[ista] alla base di tale impulso.
L’unica cosa che ha fatto di buono metoo è stato smascherare Weinstein, ma per il resto, è puro odio femminile (non femminista, la mia compagna è una femminista, non queste qui) contro il genere maschile, colpevole di avere anche egli impulsi, e di essere interessati anche a ciò che le donne hanno tra le cosce, e non solo a ciò che hanno tra le orecchie, che comunque resta la cosa principale, certe ragazze sono anche bruttine ma hanno quel carattere da compagnone (e non per controbilanciare, sono proprio fatte così) che the le sc*pi mille volte più volentieri di quelle che se la tirano con otto chili di trucco sulla faccia, ma solo per farsi guardare, poi se le guardi per più di cinque secondi sei un maniaco.
Quanto al film, oddio non mi tirava, ma dalla rece paradossalmente sembra interessante…
wow
Aahahahaha mi spiace se ti ho sconvolto, ma l’argomento guerra dei sessi mi tocca molto.
Le donne sono sempre state la mia medicina, averne molte come amiche mi ha curato dalla convinzione intrinseca che se esiste un problema, basta mandare all’ospedale, di cazzotti, chi lo crea , e minacciarlo di ucciderlo se, una volta uscito, ci riprova.
Odio le persone cattive. Stare tantissimo con le donne, assorbire la loro psicologia, mi ha guarito dalla tendenza intrinseca alla violenza.
Ho avuto un sacco di amiche donne, più amiche che amici, al di là di esserci finito a letto (e aver così imparato come finire a letto anche con molte altre) mi hanno purificato.
Non sono banali come noi maschietti. Certo, noi sappiamo anche essere idealisti, ma a loro viene più spontaneo. C’è una spiritualità nelle donne.
Ti rendono… migliore. Più ne scopi, più loro ti parlano… ti entrano sotto la pelle e ti cambiano. E tu le ami, sei loro grato, impari a stimarle, ad ammirarle… e questo da loro il giusto compenso per ciò che hanno dato a te.
Ma alcune sputano su questo miracolo che l’integrazione uomo/donna può offrire. Il loro istintivo disprezzo per chi non è donna come loro assomiglia molto all’epitome della banalità, cioè il razzismo.
Queste donne esistono da sempre. Loro non hanno misericordia della belva che c’è in alcuni di noi. Non vogliono addestrarla, canalizzarla, farne un uso costruttivo.
La temono/odiano e basta. E dunque odiano gli uomini e le nostre pulsioni. Il movimento metoo ne è pieno. Non sono mica tutte così, ma molte. Rappresentano una frangia dell’inconscio umano. Danno voce ad un problema antico. Ma non è bello. Loro non cercano la fine della guerra dei sessi, cercano una vittoria schiacciante e brutale.
Non è né equo, né pacifico, e non porta a nulla.
#metoo era sbagliato anche prima che diventasse una royal rumble tra sessi. Il sistema Weinstein non è alimentato solo da uomini di potere arrapati, ma anche da attricette pezzenti disposte a tutto pur di non far finire il loro preziosissimo culo in un call center o nel reparto ortofrutticolo del LIDL.
#metoo, sin dall’inizio, ha puntato il dito contro i primi, coprendo omertosamente le seconde, perdendo ogni forma di credibilità.
VandalSavage risponde ad Alessandro.
Quindi sei qua per dirci che ti sei fatto così tante donne che sei diventato un po’ donna pure tu, mentre prima eri un cavernicolo prono ad accessi di violenza? Che fico: se scrivi un soggetto e lo mandi a Netflix, magari ne cavano un film sulla tua vita e ti fanno interpretare da Levi Schrieber.
Errata Corrige: Liev Schreiber.
No, cavernicolo no.
Il mio QI non è roba da scherzarci sopra.
Immaginami più che una persona tanto sensibile, così tanto che davanti al male, ritiene che un’adeguata risposta debba essere atroce, epica, spietata, che faccia passare a qualunque prepotente la voglia di provare ad esserlo ancora.
Solo attraverso le donne ho capito che la mia psicologia del “terrorizza i cattivi fino a che non avranno paura anche solo di respirare senza dire Grazie e Per Favore e Scusa” non funzionava, e anzi mi rendeva potenzialmente cattivo a mia volta.
Ho capito che sbagliavo. Semplicemente, sbagliavo. Alcune rarissime persone (vedi dittatori, terroristi, signori della guerra ecc) vanno uccisi, è necessario disinfestare prima di ri-seminare.
Ma tolte queste eccezioni, il mondo non si cambia uccidendo.
Non credo di essere diventato un po’ donna, dico che le donne hanno portato a galla il lato migliore di me, e possono portare a galla il lato migliore di chiunque.
Comunque non “sono qui per dire” alcunché, sono qui perché l’Arte (in particolare il Cinema) mi fa quasi lo stesso effetto delle donne, mi spiritualizza, per questo lo amo e ho visto migliaia di film: mi sono solo appassionato a rispondere all’argomento metoo, ecco tutto!!!
Ps: in genere ci si aspetta che, quando si prende in giro qualcuno, l’altro si offenda almeno un minimo, e ci si guarda dunque le spalle da suddetta persona. Sappi che io non sono minimamente arrabbiato con te. So perfettamente di essere strano.
No, non sei strano.
E’ che di fronte a un certo tipo di ritardo particolarmente diffuso su internet viene solo voglia di ridere
Non bazzico molto internet, quindi non so di che parli…
A dire il vero non l’ho proprio capito.
Spiega, per favore.
Non ho capito cosa intendi con ritardo.
Mi viene in mente solo un’abbreviazione di “ritardo mentale” ma non credo che tu volessi dire quello, o almeno lo spero, non direi che la scelta filosofica di ritenere la giustizia di strada più pura ed onorevole che andare a piangere da mammina Polizia o da Papino Stato sia tanto da ritardato.
Certo, ho capito che dietro a tutti c’è una storia e che non si può ghettizzare una persona semplicemente nelle sue azioni malvage (quindi ho rinnegato la violenza, se non per legittima difesa), ma di base, io non ho paura della violenza, né fisicamente, né moralmente.
Ho sempre saputo che andava usata solo a fin di Bene, ma ero banalissimo e immaturo nel decidere quale fosse quel bene. Bulli, Raccomandati, criminali, per me andavano semplicemente PUNITI. Fino a fargli passare la voglia. Forse, dico forse, sono andato molto vicino a mettermi nei guai per questo. Ora ho capito che erano gli sproloqui di un ragazzino, e quel “a fin di bene” secondo il me di oggi, è solo per legittima difesa o nella lotta, legale delle forze armate, contro terrorismo e criminalità.
Ma non mi sono mai rannicchiato dietro alle sottane della Legge o della morale. E non credere che sono cresciuto per strada. Ho una famiglia eccezionale e ho fatto (dovendole poi interrompere ma è un’altra storia, c’entravano i soldi) università prestigiose, con un’ottima media.
Non sono un teppista. Ma non ho paura. E quindi, di colpo, cose che agli altri sembrano tabù, a me sembrano passabilissime. Poi sono cresciuto, ma sono diventato solo più maturo, non è che mi sono impaurito, o normalizzato.
Non si può dire “no” per paura: se lo si fa, di dire “no”, va fatto per matura riflessione ponderata. Che è il motivo per cui mi sono calmato. Ma tale riflessione è venuta dalle donne. sono loro che mi hanno spinto a scavare sotto la superfice del comportamento di chi non mi piaceva, facendomi capire che erano persone come me, semplicemente con dei problemi, a volte non causati da loro stessi, ma anzi che gli erano caduti in testa, costringendoli a comportarsi male.
Con un minimo di lesbo interracial avrei digerito un sacco di film peggiori di questo.
E’ un po’ come il bacon.
Col lesbo interracial mi avevi comprato ma con la dvd quote mi ha perso definitivamente. Passo…
Cicciolina, hai omesso Cronenberg da quella lista di proposito? In caso sarei molto felice di sapere perché/cosa ne pensi.
Cosa, cosa, cosa? Mondovì?
preferisco i twist di agassi-the handmaiden. e pure le scene di sesso. e pure la vendetta.
a me sti film dove gli uomini so tutti zozzoni e le donne tutte sante lesbiche hanno sconquassato lo scroto…il film poi in questione è proprio una merda in tipico stile netflix, non pare manco un film, mancano le basi di decenza, incredibile quanto abbiano abbassato i livelli standard qualitativi…altro che asylum…
AHAHAHAHAHAHAHAHAHAH CAPOLAVORO DI COMMENTO
Non sono ironico, io ho detto la stessa cosa più su ma come al solito non riesco ad evitare di sembrare cupo e scassaballe, tu sei stato simpatico, conciso, magnifico.
Sempre più spesso recentemente leggo feroci stroncature di opere che ho trovato non solo dignitose, ma anche pregevoli
Mi è successo poco tempo fa con la quinta stagione di black mirror
E adesso con perfection
Mah
Devo aver letto male la rece. A me più che una stroncatura sembrava una notifica circa il fatto che è un capolavoro mancato, pieno di cose affascinanti ma alla fine un po’ forzato e/o inconcludente.
Cosa che ci sta!
In ‘sto porco mondo di cinecomics, cinepanettoni, cinestocazzo, The Perfection emerge come una figata. Di solito sono piuttosto d’accordo con Cicciolina, stavolta manco per niente. Tra l’altro la recensione è piena zeppa di spoiler scorrettissimi (compreso il finale addirittura in fotografia) senza ombra del consueto quanto doveroso spoiler-alert.
Volevi farmi incazzare? Ci sei riuscita pure troppo: non in qualità di intellettuale rompicoglioni, ma solo di rompicoglioni.
@alessandro
Sinceramente a me pare che la rece si faccia moooolte più pippe mentali di quelle che sarebbe lecito farsi dopo la visione di questo film
Che detto sui 400c suona un po strano
Oddio, mi toccherà guardarlo. Pensavo di spettare di noleggiare il DVD ad essere sincero…
Perché dalla rece NON capisco se si tratta della versione ancora più cattiva del Cigno Nero, o della sua brutta copia…
E’ un film che ruota intorno alla scena finale, che fa tutto in funzione di arrivare lì. Mi ha dato l’idea di essere tutto girato con lo scopo di arrivare a mettere le due tizie monche al violoncello (Immagine già inserita in rece, non sto spoilerando ^^) e pur con qualche buona idea il film alla fine alla fine spinge, forza e pusha in modo da arrivare a quella scena.
Al regista interessava solo arrivare, in qualche modo, lì e fregandosene delle incongruenze del piano di una delle due protagoniste che , per salvare l’altra (?), organizza un piano che mano Willy E. Coyote.
Tutto il substrato del femminismo/maschilismo o del #metoo giace nelle profondità del gran cazzo che me ne frega e quindi non lo percepisco ^^
Uno dei commenti più condivisibili
Anche perché, nonostante le mie nozioni di medicina siano alquanto vaghe, non vedo proprio come sia possibile che la ferita della protagonista durante lo scontro con il suo vecchio insegnante possa portare all’amputazione di un braccio. Le cose fatte a culo, proprio. Per la pertinenza che ha quello scena con tutto il resto, tanto valeva mostrarle cucite in un’unica creatura bicefala, così, per il lol.
Sarò celebroleso ma sto film mi ha ricordato una puntata dell’ Ape Magà in cui due farfalle di specie diverse, genitori di una farfalletta con le ali miste tipo gli occhi di Bowie, si strappano un ala ciascuno per offrirle alla figlia che potrà così sfoggiare un paio d’ali coordinate. Finale di puntata: i genitori mutilati e sorridenti mostrano alla figliola che possono ancora volare… abbracciati.
DIO -inserire qui l’intero repertorio di Mosconi- quel cartone mi ha dato gli INCUBI da bambino
Però paradossalmente l’ho trovato istruttivo. Ne esci più forte dopo (o non ne esci affatto)
Che cazzo di paragone. Sei un un genio però.
Ora la voglia di vedere il film mi è passata del tutto.
Ma che figata.
Commovente la citazione dell’Ape Magà e GRANDISSIMO commento di Alessandro (ti perdono anche di essere uno scopatore seriale, và).
Un bel lieto fine a questa lista di commenti in calce a una recensione del cazzo come poche.