
Una foto del regista e sceneggiatore del film, nonché Jimmy Bobo onorario: l’esordiente Andrew Legge.
Vi ho fatto l’inganno! Nonostante questo film si chiami LOLA, non vi troverete traccia della nota canzone dei Kinks. Normale, visto che parliamo di una storia ambientata durante la Seconda guerra mondiale. E allora perché nel film di Andrew “La […] Sono Io” Legge possiamo ascoltare un’altra, ancora più famosa, canzone dei Kinks, che userò poco sotto come SIGLA!? E mica usata in colonna sonora come simpatica scelta fuori dal tempo, no, pensate che è addirittura diegetica, una delle due protagoniste ne canta una cover eterea al pianoforte davanti a un sacco di gente degli anni Quaranta. Ancora più esplicito: You Really Got Me è usata esattamente come Johnny B. Goode in Ritorno al futuro.
È forse quindi LOLA un film sui viaggi nel tempo? Sì. No. Circa. Le due sorelle protagoniste non viaggiano mai nel tempo, a meno di non considerare il semplice atto di esistere una forma di viaggio nel tempo, compiuto alla straordinaria velocità di un secondo al secondo. Questo vorrebbe anche dire che tutti i film sono film sui viaggi nel tempo, tranne quelli nei quali, per magia o superpoteri, qualcuno ferma il tempo, almeno per un certo tempo. Vi starete accorgendo che sto cercando di raggiungere una densità di “tempo” per riga che sia paragonabile a quella di tutti gli articoli già usciti e che usciranno su Oppenheimer, un film che curiosamente ha parecchie tematiche in comune con LOLA: in entrambe le opere c’è una persona che grazie al suo ingegno tiene in mano uno strumento di fine di mondo e deve quindi decidere se pigiare o meno quel metaforico bottone.

Tenetevi J. Robert, io ho Martha.
Facciamo così: LOLA è un film sui viaggi nel tempo nel quale a viaggiare nel tempo non sono le persone ma le informazioni. È l’esordio sulla lunga distanza del simpatico Andrew Legge, uno che se gli dai un romanzo di Philip Dick gli riserva il destino suggerito dal suo cognome. Dura meno di un’ora e venti: capito perché Legge mi sta simpatico? Può ricordare il relativamente poco conosciuto Tempo fuor di sesto del signor Filippo Verga, almeno fino a quando non allarga le sue ambizioni e punta a diventare La svastica sul Sole. È chiaramente costato pochissimo ed è presentato, come avrete forse intuito dall’immagine sgranata sovrastante, come un found footage, al quale di fatto assomiglia solo a tratti. È un’idea originale anche se di per sé non particolarmente originale – mi spiego? Cioè c’è un tizio che s’è inventato una storia di fantascienza suuuuper high concept, è riuscito a trasformarla in un film strizzando l’impossibile dal blocchetto di buoni pasto che gli è stato fornito come budget, e al netto delle inevitabili ingenuità e dei prevedibili inciampi di un progetto così piccolino ha fatto pure un gran lavoro. Ah, non fatevi ingannare dalla mascherina di JustWatch in fondo al pezzo: LOLA si trova, per qualche imperscrutabile motivo, su RaiPlay.
Martha e Thomasina sono due sorelle orfane sopravvissute a un’infanzia difficile grazie al fatto di essere due menti superiori. La coppia è archetipica, stereotipica, simbolica: Martha, la Greta Gerwig britannica, è il cuore, l’emotività, l’irrazionalità, mentre Thomasina (che se come me amate la coprofagia ricordete nella prima stagione di The Witcher come “Renfri“) è il cervello, il gelido controllo, il raziocinio disumanizzato che diventa quindi ossessione. Le due (più Thomasina che Martha) hanno inventato una macchina del tempo e l’hanno chiamata LOLA, in omaggio alla madre. LOLA è in sostanza una finestra su quanto accadrà: grazie al potere della fisica quantistica e del technobabble è in grado di intercettare le trasmissioni radio e TV che provengono dal futuro – e pure con grande precisione, cioè, basta girare tre manopole per selezionare la data precisa e BOOM! puoi guardarti il TG1 del 13 ottobre 1954, se proprio vuoi.
Le due metà della mela sfruttano questa invenzione in modo gradualmente diverso. Martha decide di esplorare la cultura pop del futuro, scopre David Bowie, la sua vita cambia per sempre, diventa una ragazza anni Sessanta (LOLA ha una portata limitata) negli anni Quaranta e arriva a un certo punto a suggerire una cosa agghiacciante tipo “che figata che ci sia stata la Seconda guerra mondiale altrimenti non avremmo avuto Bowie, Kubrick e tutti gli altri miei idoli”. Thomasina, invece, decide che LOLA verrà usata per vincere la guerra: intercettando le giuste trasmissioni dal futuro prossimo, comincia a prevedere le mosse dell’esercito tedesco, prevenendo così bombardamenti, stragi e tutte quelle altre cose che facevano i nazi.

“Scusa cos’è che facevano?”
Tutto questo lo scopriamo perché Martha ha registrato (e accuratamente montato con un’attenzione che solitamente non è di casa nel genere) un lungo video di addio alla sorella: lo scopriamo fin da subito, il che aggiunge un’aura di mistero a LOLA, la curiosità di scoprire come mai queste due sorelle che in questo video sembrano così legate siano state separate dalla vita, dalla guerra e pure dal futuro. Formalmente quindi scordatevi gran parte della grammatica del genere: Legge usa uno specifico linguaggio visivo per mascherare la povertà di mezzi, ma del found footage manca quasi del tutto l’elemento di casualità, sia nella scelta delle inquadrature, sia nei movimenti di macchina, sia nel montaggio, frutto di un certosino lavoro di taglia-e-incolla che non c’entra nulla con lo spirito da filmino delle vacanze esploso nel post-Blair Witch.
C’è chi potrebbe dire che è un’hipsterata, una scelta puramente estetica che non aggiunge granché a una storia che si poteva anche raccontare in modo più canonico. L’idea del video-spiegone di addio alla sorella è una buona cornice, che viene un po’ snaturata nel momento in cui il presunto “montato finale” creato da una singola persona negli anni Sessanta usa transizioni ed effetti visivi da montaggio postmoderno su YouTube. Ma io sono personalmente incline a perdonare queste fighettate nel momento in cui LOLA comincia a fare domande più interessanti della media della fantascienza moderna.

Nei panni del maschio, un giovane Maccio Capatonda.
Non geniali o rivoluzionarie, sia chiaro. Al contrario, LOLA è di fatto un’ennesima variazione su uno dei temi più classici della fantascienza temporale (o cronologica?), e cioè: se potessi tornare nel passato cosa faresti, e perché sceglieresti proprio di uccidere un giovane Adolf Hitler? La variazione Legge è: se potessi vincere la guerra contro i nazi prima ancora di combatterla cosa faresti? La risposta sembra facile ed è proprio qui che LOLA diventa sia interessante sia estremamente scivoloso: come dicevo sopra, sembra a tratti suggerire che la morale della favola sia “è meglio che le cose siano andate così perché a) potevano andare anche peggio e b) senza Hitler non avremmo avuto Bob Dylan e Nina Simone”.
Legge è abbastanza furbo da non prendere mai una posizione definitiva e lasciare un ragionevole spazio di interpretazione a chi guarda; il risultato è che si conclude la visione grattandosi piacevolmente la pera e tornando in particolare su quel paio di passaggi che stimolano mille pensieri e ti gettano di peso nel Vortice delle Ipotesi e delle Congetture dove le migliori opere di fantascienza speculativa turbinano felici. Dopodiché, è chiaro che “speculativa” è un po’ la chiave di tutto quanto: in LOLA l’azione sta a zero, è un film tutto dialoghi ed esecuzione e staticissimo, lontanissimo dallo standard delle cose di cui parliamo su queste pagine.

Si capisce che è fantascienza perché è uno spin-off di Star Wars.
Eppure non riesco a non considerarla un’Eccezione Meritevole perché, pur con i suoi fastidiosi baffetti arricciati e il suo cappuccino di soia integrale con sciroppo di guava e granella di superfood a caso, è un film di fantascienza con la testa grossa e piena di idee e provocazioni e congetture – sulla guerra in generale, sulla Seconda guerra mondiale in particolare, sul destino, sui nazi, su David Bowie, sul dilemma del treno. Cioè Legge non è un fighetto che sfrutta la fantascienza per dire le sue Cose Alte e la maneggia con un bel paio di guanti perché un po’ gli fa schifo. È un fighetto che ama la fantascienza e sfrutta le sue fighettate per parlare di fisica quantistica e paradossi temporali. Nel mio mondo ideale, di questa roba ce n’è molta di più.
Quote
“Ne vogliamo di più”
(Stanlio Kubrick, i400calci.com)
Scusate la scortesia del commentare parlando di un altro film, ma una recensione di “Hai mai avuto paura?” sarà pubblicata? 🙏 Prima che sparisca dalle sale…
Mi hai davvero incuriosito.
Come approccio generale (fantascienza fighetta ma sapiente) mi hai fatto pensare a quel gioiellino che era The vast of night, anche se poi magari questo non c’entra niente.
The Vast of Night mi aveva colpito per la violenza reiterata nei confronti dello spettatore a fronte della verbosità insostenibile nella prima parte.
Magari gli darò una seconda possibilità quando non mi importerà di farmi eventualmente del male.
Ci sarebbe anche Primer che all’epoca mi piacque un botto ma non me lo riguarderei mai nemmeno con un fucile puntato. Non so perché
ma Primer qual’era, quello dell’elicottero teRibile in 3D?
se era quello a parte per l’elicottero neanche io lo ricordo male…
Primer bellissimo… soprattutto per le camicie bianche da discount…
Dopo primer dovreste anche guardate il secondo film del regista,otra non mi sovviene, che si intitola Upstream Color
Vendutissimo. Vediamo se completa il trittico tematico dei film fighissimi costati 6.000 lire, insieme a Primer e Los Cronocrimenes.
Belli entrambi, soprattutto (per me) Los cronocrimenes che è meno cerebrale ma più movimentato e divertente.
Se non lo hai mai visto, ti consiglio anche Coherence, a proposito di film sci-fi fatti con due lire. E pure Europa Report, anche se non a tutti è piaciuto
Non ho visto nessuno dei 2, me li segno, grazie!
Ecco non conoscevo Europa report. Questi filmini mi gasano un sacco.
Interessante ma lo avevo già visto 15 anni fa…
e posso dirvi anteprima che il sequel è meglio.
certo che secondo me, ok è una figata come scena al cinema, ma se davvero riuscissimo a sentire la musica del/dal futuro non credo che ne saremmo tanto innamorati da dire “eh ok, ne è valsa la pena”, cioè secondo me non la capiremmo proprio, io mi immaginerei piú una scena come l’ultima parte dell’assolo di mj fox ma cosí dallinizio… :D
È su Rai play se vi può interessare.
Lo avevo già notato un po’ di tempo fa su Raiplay ma lo avevo evitato perché temevo che fosse una grandissima poveracciata.
Leggendo la rece, devo dire che invece me lo hai venduto, stasera proverò a guardarlo
allora, carino ma in certi momenti sembra che parli del nazismo come qualcosa di negativo…