Walter Hill ha segnato indelebilmente l’immaginario del genere action con uno stile inconfondibile: non ha bisogno di introduzioni ma di celebrazioni. In occasione del suo ultimo film, per la rubrica Le Basi, a voi il nostro speciale più ambizioso a lui dedicato.
La ragione per cui sono così legato a questo film è che mio fratello maggiore mi aveva caldeggiato la visione per anni e non riuscivamo a trovarlo a noleggio. La ragione per cui mio fratello mi aveva caldeggiato la visione è la presenza di una battuta epica (o oneliner che dir si voglia) pronunciata da quello che (in un film di attori come ne sono stati costruiti pochi) ruba la scena ogni volta che compare, ovvero William Forsythe.
Due dei comprimari stanno sabotando una centralina del telefono, uno dei due vede un ratto e si spaventa, William Forsythe infilza il topo col coltello e pronuncia la seguente battuta: “Avresti dovuto essere con me a Saigon. Topi da 40 libbre con il culo come quello di un cane.”
Notare a quanti livelli funziona questa battuta. C’è il riferimento a Saigon, e quindi tutta l’epica del Vietnam e della perdita dell’innocenza. C’è la libbra e quindi l’idea di mantenere anche in italiano un sistema di misurazione a cui non siamo abituati (dovetti io stesso cercare a quanti chili corrisponde una libbra); c’è la parolaccia, e c’è la chiusura con il cane (che smarca un briciolo di tensione con un riferimento tutto sommato stupido). In ogni caso fu la prima grossa delusione a cui andai incontro nel vedere il film, perché mio fratello citava a memoria in un periodo in cui non si poteva controllare su Google. E la battuta effettiva del film doppiato in italiano è molto diversa. Per prima cosa il sergente Buckman Atwater dice che se vuoi vedere dei veri topi devi andare a Hong Kong, non a Saigon. Soprattutto, i topi a Hong Kong non pesano 40 libbre ma “4 o 5 libbre”. Che tutto sommato rimane un topo molto grande, ma non un topo tra i 19 e i 20 kg che potrebbe potenzialmente vincere un frontale con una Renault Twingo. La prima volta che ho guardato il film in lingua originale, giusto un paio di mesi fa, sono stato parzialmente rinfrancato: i topi rimangono di 4 o 5 libbre ma in effetti lui li ha visti a Managua. E quindi torna l’elemento politico di una covert op statunitense molto più recente e chiacchierata (la condanna degli USA da parte della Corte Internazionale di Giustizia per aver finanziato e sostenuto i Contras in Nicaragua è giusto dell’anno precedente all’uscita del film), Questo ci pone di fronte a un paio di considerazioni interessanti: la prima è che le oneliner fanno il giro del mondo sia in termini di word of mouth sia, a volte, nei riferimenti specifici all’interno della oneliner stessa. La seconda è che la vita di un film, compresi evidentemente quelli al limite del non-distribuito, è determinata da una serie di sliding door e biforcazioni che compete con quella di un essere umano.
Extreme prejudice è un film di Walter Hill basato su un soggetto di John Milius, e quindi un caso piuttosto raro di film su cui due Le Basi si incrociano. Il lato positivo è che non devo fare la critica artistica, già sviscerata dal Capo in ottica Milius. Il lato negativo è che devo scrivere qualcosa sul film senza ripetere quello che ha detto lui. La genesi del film è piuttosto bizzarra, nel senso che è la classica genesi di un film di Hollywood: il testo scritto da un tizio, che passa di mano a un altro tizio, e poi arriva un regista che magari lo fa riscrivere da un uomo di fiducia, e quando si arriva in sala di montaggio col girato il film cambia un’altra volta. Nel caso concreto il soggetto originale è di Milius, appunto, e non a caso lo stupendo titolo originale è preso da una battuta di Apocalypse Now, la cui lavorazione è contemporanea alle prime bozze del film. Nella voce Wikipedia del film vengono riportate alcune interviste dell’epoca a John Milius, che lo descrive come un soggetto molto complicato ma riassumibile come “a right wing Costa-Gavras film”.
(John Milius è John Milius)
(Nella versione finita c’è poco Costa-Gavras ma rimane parecchia right wing)
Nel processo che toglie il film dalle mani di Milius e lo fa finire in quelle di Walter Hill succedono evidentemente diverse cose. Il momento in cui Ricercati: ufficialmente morti arriva in sala è un momento particolare nella carriera del nostro regista, che ha già preso delle bastonate al box office ma forse sente che il momento della riscossa sia dietro l’angolo (sta lavorando a un film con Schwarzenegger di cui qualcuno vi parlerà in dettaglio). Per il film ha messo insieme un cast clamoroso, composto in gran parte da gente con cui ha già lavorato, a partire da Nick Nolte in persona. È oggettivamente un film con delle magagne clamorose, a partire dal fatto che in effetti, come anticipato da John Milius, non si capisce di cosa parli. Ricercati: ufficialmente morti è un heist movie ambientato in una città del Texas al confine col Messico, in cui un corpo di mercenari ufficialmente morti (agli ordini di Michael Ironside) mette in opera una rapina milionaria ai danni di un signore della droga, che sta cercando di placare il conflitto con il suo migliore amico, ora diventato lo sceriffo della città, prima che finisca tutto nel sangue. O in alternativa è un Pat Garrett & Billy The Kid apocrifo in cui la storia di due ex migliori amici, innamorati della stessa donna e in lotta per il controllo dell’ordine in città, si complica per l’arrivo in città di una banda di mercenari ufficialmente morti che sta tramando una rapina ai danni di Billy The Kid. Ma in pratica si tratta a tutti gli effetti di due film diversi, con un’infinità di sottotrame destinate a collassare una sull’altra in un finale palesemente ispirato al Mucchio selvaggio. Ma in realtà la principale influenza di Extreme Prejudice sembra essere I cancelli del cielo, nella misura in cui si tratta di un film con due trame in un’epoca nella quale per un film durare tre ore e mezzo non è ancora un plus, e quindi a un certo punto in cabina si inizia a tagliare con la nonchalance dei salumieri.
Poi naturalmente Extreme Prejudice ha un sacco di pregi, il primo dei quali è di essere uscito in un’epoca nella quale una trama coi crateri non era ancora necessariamente sinonimo di un brutto film (quello arriverà dopo, con l’estetica degli aggregatori alla RT e il bisogno di avere prodotti di fascia media che non diano fastidio a nessuno). Così, anche in un contesto del genere, Walter Hill si può permettere una scena di apertura da manuale (l’incontro all’aeroporto dei vari membri del plotone) e almeno tre sparatorie di altissimo livello, oltre che un film di facce come può essere solo un western. Esaltate tra l’altro dalla prova piuttosto appannata di un Nick Nolte costretto a fare il Jack Cates, a cui si contrappone un Powers Boothe abbagliante (clamorosamente simile nel volto e nella mimica a Robert Pattinson, and now you can’t unsee it) e una carrellata di comprimari che sembrano pescati nella rubrica di Gianni Minà. In questo davvero il guazzabuglio di Extreme Prejudice non ha perso una goccia del suo fascino, continua a mandarla molto bene e spiegare cinema come gli episodi migliori del Nostro. Non andrà bene al botteghino, ma non sarà nemmeno un disastro. Ma tanto la redenzione commerciale di Danko è dietro l’angolo. Spoiler: non arriverà.
Mi permetto un happy ending, se posso. Riflettendo sui casi della vita e sul modo in cui si riflettono sul cinema, mi trovo ad essere piuttosto felice del fatto che anche ad alcune delle nostre oneliner del cuore è concessa una vecchiaia serena in provincia. L’ho scoperto qualche anno fa, quando mi sono trasferito una casa a ridosso degli argini di un fiume nella bassa ravennate: da allora non è infrequente uscire la mattina e trovarsi faccia a faccia con una nutria che si sta facendo uno spuntino nel parchetto di fronte a casa. A un certo punto iniziano a far parte del paesaggio e non ci badi più, e quando vado a trovare mio fratello posso raccontargli che se mai avesse voglia di vedere un topo, dovrebbe venire a trovarmi a casa mia: topi da quattro o cinque libbre con il culo come quello di un cane.
“… e una carrellata di comprimari che sembrano pescati nella rubrica di Gianni Minà”, ahahahahahah, a proposito di one-liner.
Wim, giuro che proprio ieri stavo per scriverti su IG e chiederti “ma non tornerai mai a scrivere un bel pezzo per i 400 calci?”
BAM! Grazie!
Il film non l’ho visto, ma a seguito della lettura mi viene da dire:
-il pezzo è scritto bene, e ha una buona capacità esplicativa
-mi piacerebbe avere altri esempi di malvagi vestiti da gelatai
-ma scusate, perché a vedere questi fotogrammi mi sembra un film di 10 anni prima?
“mi piacerebbe avere altri esempi di malvagi vestiti da gelatai”
Ma dai, facile… il “cattivo” di Dukes of Hazard!
Grande Wim, bentornato (spero).
Non so se risponderai ma mi piacerebbe sapere se disprezzi tuttora Elio e co., come mi pare scrivessi sul compianto bastonate-punto-com. Gli altri redattori dei 400calci non la pensano come te, e le cit. si sprecano, con battimani a spellarsi della community… Ma tu puoi permetterti la tua opinione.
Sai che mi sono andato a rivedere bastonate, e mi sono accorto che è l’ultimo dei blog che seguivo che ha mollato a parte questo? Zob…
Non so di chi tu stia parlando. se ti riferisci a Elio e le Storie Tese, non è il mio. Se ti riferisci a Elio Germano mi piace molto, penso che con la dovuta fiducia potrebbe diventare il Powers Boothe italiano.
Uhm… non ci ho capito un cazzo. Cmq lascio qui un link a beneficio dell’eventuale gioventù in ascolto. Sono passati dieci anni, giudacristo, che bei tempi erano quelli.
https://bastonate.wordpress.com/2013/04/15/il-complesso-di-eat-the-phikis/
Cult imprescindibile della mia infanzia che mi segnò dovuto a 3 ragioni:
la Battuta già segnalata da Wim
la mezza dozzina di ceffi che poi solo Predator e Con Air superarono a loro modo
la morte violenta e traumatica di un Rip Thorn pre pizzetto di MIB qui partner cowboy ranger di un Nick Nolte duro come la roccia
Avercene oggi….
Una pacca sulla spalla, Wim.
Inizi come inizi, il cuore della battuta sta nel vedere immediatamente il culo del cane e metterlo su un topo
Un po’ poco per un film che, pur palesemente incompleto, scrive chiare e nette (una volta di più) le imprescindibili regole del buon cinema.
Nick Nolte, appannato finché vuoi, vale da solo una ventina degli odierni Chris Hemsworth, Evans, Pratt (nonostante quest’ultimo sia il più evoluto del trittico).
Boothe è Boothe: non ne hanno fatti altri ne’ prima nè dopo.
Ironside, Maria Conchita Alonso, Brown, Forsythe, Rip Torn, Luis Contreras (“Lupo”), Tommy Lister (il gigante strabico – si può dire strabico?): cast irripetibile in cui anche chi non dice o fa sostanzialmente un cazzo consegna alla storia un affresco glorioso quanto necessario che, più che rappresentare, “è” il cinema degli anni 80/90.
In quanto a onliner, quella del ratto mi sembra davvero poco rilevante, soprattuto a fronte di:
“Lei è ostile di natura”.
“Ho visto e fatto cose che nessun uomo dovrebbe vedere o fare”,
e soprattutto il POLITICAMENTE SCORRETTISSIMO
“Cristo, Conchita: facci vedere un po’ di tette, dacci una motivazione!”
Ce ne sono molte altre, pronunciate a denti stretti (e spesso gialli) da gente con le rughe d’espressioe e i capelli unti: categoria estinta col dono di apparire al contempo verosimile e titanica.
Lunga vita al Re (Hill, se non si capisse).
Ufficialmente morto (ma in attesa di resurrezione) è quel modo di raccontare storie.
Poi mi leggo il pezzo, prima un bentornato WIM.
ti vu bi
Pezzo di Wim alla Wim, sempre un piacere.
Il film niente da dire, sulla questione buchi di trama/importanza, sbaglio o ne hai già parlato tempo fa su qualche altro articolo? ho questo ricordo
Grandissimo film con uno dei teaser trailer più cazzuti di sempre