A un certo punto del lontano 2022, nel circuito dei festival indipendenti è arrivato questo film horrorifico messicano che ha vinto un pacco di premi, ha messo d’accordo tutto Rotten Tomatoes (che in effetti non è un granché come endorsement) e quindi meritava una visione. La meritava? Scopriamolo insieme!
La premessa non è affatto male, così come non lo è la sequenza iniziale con una colossale statua della Madonna inquietante e opprimente. La giovane Valeria si è recata in pellegrinaggio con la famiglia affinché rimanga incinta; segue un’orrenda scena di sesso fra Valeria e il suo ragazzo Raul in cui ogni briciolo di erotismo è bandito perché si tratta puramente di funzione procreativa. Il piacere verrà riservato alle scene lesbo (anatomicamente corrette, per fortuna). Ma la gravidanza, per Valeria, sarà un calvario che le farà riconsiderare molte delle sue scelte.
Huesera vuole dirci tante cose importanti a proposito della condizione femminile, l’oppressione della religione, la maternità che costringe noi donne a una serie di ingiusti sacrifici professionali e personali, quanto sono pirla i mariti che non ci aiutano, quant’è bella giovinezza che si fugge tuttavia ed è finito il tempo dei rave signora mia. Il problema è che è troppo concentrato a dirci queste cose importanti – e si dimentica di dirci tutto il resto; per esempio, ma chi cazzo è la Huesera? Scopro on line che è una creatura mitica che rappresenta la forza vitale indomabile – quindi è forse la vera natura di Valeria che non vuole arrendersi ad ua maternità imposta dalla società. Ma in tal caso, l’allucinazione della donna con le ossa rotte allora chi è? Non ditemi che è “una manifestazione delle ansie di Valeria riguardo alla maternità”, tante grazie, ci ero già arrivata. E’ una leggenda messicana? E’ una roba tipica? E una roba appiccicata per giustificare l’ambitissima etichetta di folk horror? Le scene con le ossa schizzate sono anche l’unica escursione nel vero e proprio body horror, senza cui non ci sarebbe molto motivo di scrivere di questo film su questo sito.
Ma la più grande domanda senza risposta è: perché? Perché, davvero, Valeria vuole un figlio? I bambini del film sono esclusivamente orribili, ci sono più bambini orribili qui che in tutta la storia dei premi Sylvester. Valeria è notoriamente incapace fare la babysitter, i bambini semplicemente non le piacciono! e allora perché ne vuole uno a tutti i costi? Per la pressione familiare e religiosa, ovvio; ma la questione è tenuta troppo implicita per avere davvero un peso. La sua famiglia in realtà non è poi così opprimente, non la tormenta psicologicamente come sarebbe lecito aspettarsi. La religione non è un ingrediente della sua vita quotidiana. O forse lo vuole per disfarsi definitivamente della sua vecchia personalità tutta rave punk, lesbismo e droga, si cui sotto sotto si vergogna? Anche in questo caso, una scelta radicale come la maternità non è assolutamente giustificata. Niente di ciò che accade è realmente necessario, e quindi non diventa mai interessante.
Il problema di Michelle Garza Cervera è che per fare i discorsi teorici (coi quali personalmente sono d’accordo, ma chi se ne frega) finisce per perdere di vista la narrazione, che manca completamente di drammaticità. La protagonista Natalia Solián fa di tutto per infondere un po’ di empatia in Valeria, ma in realtà nulla di ciò che le succede è illustrato in modo cogente o urgente: la regista è totalmente incapace di infondere tensione a sequenze potenzialmente disturbanti tipo il lettino in fiamme o le allucinazioni. Da un punto di vista strettamente di messa in scena, la protagonista non sembra mai una ragazza incinta, sembra una che va in giro con un cuscino sotto la maglietta; il pancione prostetico ogni tanto scompare e riappare, è inquadrato il meno possibile e io posso anche credere che sia una scelta intenzionale ma in realtà non sta in piedi e basta.
Ovviamente io sono felice che si parli di depressione post- o pre- parto (ma The Babadook è un modello irraggiungibile), delle rinunce a cui schiere di donne hanno dovuto adattarsi senza che i loro uomini, come Raul, abbiano mosso un dito, dei desideri repressi e dei ruoli sociali imposti dalla società e soprattutto da tutti i monoteismi. Tutto sacrosanto, tutto molto sensato; ma bisogna anche saperlo spiegare. Un film non è un cartello a una manifestazione. Un film non è un tweet. Insomma Huesera è il trionfo della forma sulla sostanza, della teoria sulla pratica, dell’intenzione sulla realizzazione: è il perfetto film da millennial, e il fatto che Cervera abbia studiato cinema alla fighettissima Goldsmith University dietro casa mia non è per nulla sorprendente. Infatti è ben girato e fotografato (anche se l’idea migliore è scopiazzata da Antichrist), se fosse una commedia gli attori sarebbero anche adeguati. E invece è un pippotto.
DVD-quote suggerita:
“Forma senza sostanza”
Cicciolina Wertmüller, i400calci.com
Inviterei la regista quattrocchi ad un incredibilmente affollato corso di babywearing per papà, a cui modestamente partecipai, per smorzare in un sec la sua furia pippottesca.
L’unico babywearing ammesso sui 400calci è questo: https://www.toxel.com/wp-content/uploads/2015/04/babyholster01.jpg
Spettacolo, già vedo le gare di estrazione.
Spero esista il modello “fondina ascellare”.
Scomodo come i debiti, ma vuoi mettere la soddisfazione di sbatterlo sulla scrivania del capitano quando ti sospende?
Ovvio, col pargolo dentro.
Che cazzo è il babywearing? Cioè dal nome posso anche intuirlo ma spero di aver capito male, esistono i corsi? Ma non è un insulto a Dio e alla razza umana?
Non è un film da 400 calci insomma. Meno pippotti, piu’ menare.
La citazione al pezzo degli Afterhours è splendida
Anche quella ai C.S.I. non è male
Mi chiedo allora il perché…………….
Della recensione.
Forse era meglio recensire un film del lontano 2007 con Noomi Rapace . Daisy Diamond ? Magari una strizzata di culo ci scappava.,paura o squaraus che sia.
La Huesera, la Huesera… Perché cazzo mi ricordava qualcosa ‘sto titolo? Ah sì, cazzo, perché l’ho visto! Ma non me ne ricordavo più, perché l’ho visto in lingua originale quindi magari sono passati un po’ di mesi. Questo per dire quanto sia impressionante questo film.
Questa recensione per quel che mi riguarda è perfetta, non tralascia una cosa una delle poche che mi ha ispirato questo film. Brava Cucciolina!
“O forse lo vuole per disfarsi definitivamente della sua vecchia personalità tutta rave punk, lesbismo e droga, si cui sotto sotto si vergogna? ”
quindi il primo (l’unico?) film che avrebbe avuto pieno meta-senso fare interpretare ad Asia Argento, sarebbe stato il suo “Dobermann”
Che occasione sprecata!
Ma cosa cazzo ne sappiamo noi delle “schiere di donne che hanno dovuto adattarsi senza che i loro uomini muovesseroun dito”?
Nulla.
Ogni coppia, ogni relazione è storia a sé.