Non di soli robottoni spaccatutto si cibano l’animo e il gusto umano. Certo, il robottone spaccatutto è il massimo della vita, su questo non ci sono dubbi, ma ce ne sono anche altri. Per esempio: ci sono sempre stati (e probabilmente sempre ci saranno) i robot aiutanti/spalla/macchietta. Un esempio per tutti: Roboz, il bidone arancione del telefilm Riptide. Una figura talmente stereotipata ed accettata nell’immaginario collettivo di quel periodo, da finire anche su piccolo schermo. Gli anni Ottanta, come abbiamo già detto nel post su Robot Jox, hanno di gran lunga dato più spazio a questi comprimari piuttosto che concentrarsi sulla grande figura del robot guerriero e spaccatutto. Perché, dio bono, perché? Il motivo, oltre a evidenti incapacità di realizzare film con giganti di ferro che se le danno con gli effetti speciali del periodo, era anche di tipo culturale. Dobbiamo tentare di ricortdarci che idea c’era della tecnologia verso la metà degli anni Ottanta. Mentre noi avevamo un amico ricco con un Commodore 64, il mondo del cinema e della televisione cominciava a sfruttare questo argomentoper raccontarci storie futuribili e impossibili. La tecnologia, i robot come i computer, sono strumenti grazie al quale si riesce a fare cose impossibili per l’essere umano, certo. Ma ai vantaggi vanno aggiunti i difetti: la tecnologia è ancora particolarmente fallibile, pesante, quando non pericolosa. Di sicuro c’è l’idea della freddezza della tecnologia: un robot, come un computer, è incapace di provare emozioni. C’è un cervello calcolatore e infallibile, incapace di pensare se non per numeri, che vuole sostituirsi al nostro caldo cuore, alla nostra anima. Certo, noi siamo deboli, pieni di menate e fallibili, ma siamo guidati dal Giusto. I computer no. Se lo fanno, lo fanno in maniera sbagliata e stupida. Esempio: nel 1984 esce nelle sale Electric Dreams, film che racconta di un triangolo amoroso tra una lei, un lui e un diabolico computer. Mentre l’amore umano è Bello, quello che il computer prova per Virginia Madsen è freddo e cattivello.
Sempre nello stesso periodo viene girato Cherry 2000. Il film, tratto da una storia di Lloyd Fonvielle, sceneggiato da Michael Almereyda e portato sullo schermo da Steve De Jarnatt, si inserisce perfetamente in questo filone. Andiamo di presupposto fantascientico: siamo nel 2017. Il mondo è stato sconvolto dalle Guerre di Confine; da una parte c’è una società civile moderna e futuribile, dall’altra dei Territori abbandonati a loro stessi. Nel mondo civile esistono due tipi di rapporto uomo-donna: ci sono quelli tra umani, regolati da dei mini-contratti di tipo economico, oppure ci sono quelli tra uomo e bambole. Le bambole sono delle robot femmine bellissime a cui viene installato un chip che contiene una sorta di personalità. Tu vai al Media World, scegli un bel telaio, ci metti dentro un chip e hai a casa una megapatata mezza demente che non fa altro che darti ragione, cucinarti hamburger, metterti la birra in fresco e cappare come se non ci fosse un domani. Ovviamente son tutti felici come pasque. Il problema è che dopo le Guerre siamo quasi rimasti senza materiale elettronico e oggidì le bambole sono prodotti scadentissimi, buoni giusti per una botta e via. Un tempo però le cose non stavano così: un tempo c’erano le Cherry 2000, delle bambole perfette che col tempo sviluppavano un qualcosa di simile a una personalità. Il protagonista Sam (uno con una fazza da geppardone che risponde al nome di David Andrews), è un felice possessore di una Cherry 2000. Una bella sera torna casa, asciuga la moglie parlando di come mai si forma la ruggine sui metalli (argomento scacciafiga come pochi al mondo, ma che al vostro robot interesserà una cifra) poi la limona durissimo sotto il lavello della cucina futuribile. C’è anche una sottile metafora: i due comincano a limonare a manovella fino a buttarsi in terra. Nel frattempo il lavello del futuro – una sorta di oblò – comincia a eruttare schiuma bianca a fiotti. Deligatissimo. Loro sono lì che stanno per fare l’amore nella schiuma, quand’ecco che la Cherry 2000 va in corto. Come dice il saggio, acqua + elettricitrità = malo! Sam rimane senza donna. Depresso, triste e con la fazza da Geppo, decide di correre ai ripari.
Le Cherry 2000 non esistono più, per cui come fare? Semplice, basta trasformare un film di fantascienza in un western. Come vi ho detto poco sopra, ci sono due elementi da tenere presenti: 1) esistono dei territori abbandonati 2) c’è carenza di materiale elettronico. Mentre nel mondo civile tutti gli uomini sono obbligati a riciclare, nei Territori Liberi è tutto buttato in giro, pronto per essere rubato da chi ha il coraggio di addentrarsi. E chi ci si addentra? Che domanda: Melanie Griffith, no? Esistono i tracker, ovvero delle new versions degli scout, delle guide, che passano la loro vita a girovagare nel deserto alla ricerca di materiale di scarto (se volete, un punto di contatto con l’incipit di Hardware). Sam decide di rivolgersi a una giovanissima, bellissima e munita di cavello rosso Melanie Griffith. Il loro piano è quello di spingersi nei Territori Liberi alla ricerca di una vecchia Cherry 2000 a cui Sam può inserire il chip di quella che c’aveva a casa ma che s’è fulminato perché la stava cappando nell’acqua. Vabbeh. C’è solo un altro elemento da aggiungere: nei Territori Liberi esiste la tribù del vecchio Lester (Tim Thomerson): trattasi di simil-selvaggi che, vestiti come un incrocio tra John Lasseter e dei babbei da spiaggia, ce l’hanno con i trackers che loro vedono come sciacalli. Lester e la sua banda vagano sulle delle motorette per il deserto uccidendo tutti quelli che incontrano. Per cui dopo la premessa sci-fi, con tanto di featuring di Robby the Robot e Klatu, Cherry 2000 si trasforma in un classicissimo western di frontiera con una Mustang elaborata al posto dei cavalli, con tanto di featuring di Harry Carey Jr.
Cherry 2000, girato come si diceva nel 1985, uscì straight to video solo nel 1987. Il perché di questa scelta è evidente (è un filmetto del cazzo), ma ciò detto ha più di un elemento interessante. Rispetto a quanto si diceva a inizio post, aka il rapporto uomo-macchina, è interessante notare, anche se in previsione di una prevedibilissima svolta, come inizialmente il rapporto tra Sam e la sua Cherry 2000 sia contraddistinto da un certo sentimentalismo. Sam è realmente innamorato di una macchina e, nella secena più creepy del west, lo vediamo mentre se ne sta a letto con il suo robot fulminato, riascoltando su un registratore le ultime frasi pronunciate prima che il suo giocattolino si rompesse (per il lol: probabilmente è merito dei doppiatori italiani, ma in una sequenza si vede Sam che riascolta queste frasi: “Ma è la tua mano? Ah! Uhmmm. Non ti fermare!”). A questo va contrapposto un femminismo – semplicistico e piuttosto imbarazzante – che percorre sottotraccia la pellicola: Melanie Griffith, donna d’altri tempi (mentre la civiltà vive nel futuro, lei vive nel vecchio west) abituata a risolvere le cose con le proprie mani, è il modello postivo del film contrapposto alle bambolone meccaniche. Inutile stare a dire che anche lei si innamora in 4 secondi netti di un demente che stravede per un pezzo di ferraglia e che la tratta male appena possibile. Per rendere il tutto leggermente didascalico, Melanie si presenta in scena con una felpa su cui c’è scritto “Dignity”. Notevole invece l’idea di virare il tutto in un western moderno, genere all’epoca veramente poco frequantato. Va sottolineato come Cherry 2000 sia stato girato praticamente in contemporanea con Mad Max: oltre la Sfera del Tuono, altra rilettura di genere baciata da molta più fortuna. Impressionante poi il setting finale del film, incredibilmente simile a quello di Resident Evil: Extinction, con una Las Vegas completamente abbandonata, ricoperta dalla sabbia del deserto e popolata solo da gigantesche statue di donne. Insomma, se non fosse stato scritto colla zampa sinistra di un criceto albino, scemo e mezzo morto, sarebbe potuto diventare un piccolo caso. Piccolissime parti per Laurence Fishburne e Marshall Bell.
DVD Quote:
“Direttamente dal sito occasionisprecate.com ”
Casanova Wong Kar-Wai, i400calci.com
Bonus: “She’s my cherry pie. Put a smile on your face, Ten miles wide.”
httpv://www.youtube.com/watch?v=OjyZKfdwlng&ob=av3e
Ma io sono l’unica a cui Melanie Griffith e’ sempre parsa decisamente brutta? Ha una mascella da boscaiola dell’Alta Bergamasca che non mi dice niente di buono. Molto meglio il robottone, diamine!
Non dice molto neanche a me e io sono un amante sfegatato delle rosse.
Eh, ma allora nella speciale Robotonz dovreste anche inserire tutti i cyborg movie come Terminator, Robocop, Daryl, Balde Runner e naturalmente Super Vicki..
Cosi’ imparo a dimenticarmi le F.A.Q.
@ Cicciolina Wertmuller: però devi ammettere che Melanie è invecchiata molto bene
http://static.blogo.it/cineblog/mel01_thumb.jpg
@ Ron Pirlman: anche no.
Bald Runner :
http://www.baldproducts.com/Harrison-Ford-shaved.jpg
(non ho saputo resistere).
Ma cosa diamine è un Geppardone ???
@Casanova: vabbe’ poveraccia, ora al limite e’ una gilf per palati stravaganti. Piu’ che altro ha vene e narici che potrebbero raccontare episodi divertentissimi…
Mah, non so voi, ma io a questa un paletto di frassino glielo avrei piantato:
http://marie-caroline.tumblr.com/post/2930400231/young-melanie-griffith-cest-magnifique
e non nel cuore ;)
Harry Harry, sapevo che eri un buon gustaio :D
@ Kurosawa: un geppardone, detto anche Geppo,
è una con la faccia da tontolone.
Uno non brutto magari,
ma leggermente rincoglionito.
Un babbo.
Un geppo.
Un giandone.
Un ginepro.
dai cazzo…
@Harry
“Mah, non so voi, ma io a questa un paletto di frassino glielo avrei piantato”
Wow, che immagine eccitante.
@Harry Che chioma!
Lons, Phoenix, Udo
mi è solo venuto spontaneo fare un pensiero affettuoso a queste brutte boscaiole piene di vene e narici ;)
Ma ho sempre di più il dubbio che a giocare nella nostra squadra siano sempre di meno…
no, dai… veramente la butti in homungus vs. froci?
chapeau.
@ harry: ha vinto il lato MILF, perché il lato boscaiolo lo disprezzo a priori.
rasata is best
vado un attimo OT ma questo va assolutamente notificato: ecco a voi le commentary track di Conan il Barbaro e Total Recall
http://www.youtube.com/watch?v=GSqnFxVaIx4
http://www.youtube.com/watch?v=hBmcbkxqL6w
Arnold è il numero 1!!!!
(purtroppo non ho i dvd originali per controllare, spero tanto che non sia un fake…)
@Udo
mah, casomai la butto in Iron Nappator vs. Giant Nappuomo
@Lons
Ma infatti, infatti :) che poi è il lato della mia riserva di caccia elettiva.
Eh sì, la Melania, in quella foto, ha proprio una bella pannuccia di pelo…
Ricordò che il film lo vidi tanto tempo fa e mi fece cagare, mi sembrò la versione fantascientifica di quel film di Sordi, “Io e Caterina”.
Mi raccomando ragazzi: per lo speciale robottoni non fatevi scappare “Priorità Assoluta”!!!
io da rigazzino avevo comprato la maglia del Gods of Metal tutto contento perché convinto che fosse quella originale.
a casa mi accorsi che davanti c’era scritto From Here To EtIrnity, quindi doveva necessariamente essere una felpa del maruga (altoafricano diversamente abbiente) e la mia adolescenza finì lì.
tutto questo per dire quanto didascalia e felpe possano segnare la vita di un uomo, soprattutto se questi non possiede una bambola meccanica.