Ci sono film che se li racconti in giro non ti crede nessuno. In questa rubrica approfittiamo del fatto che vi fidate di noi ciecamente e raccogliamo quelle opere che, nel bene e nel male, per premesse, risultati o entrambi, sono in grado di regalare esperienze cinematografiche più uniche che rare.
Il film: Furious (USA, 1984, di Tim Everitt e Thomas Sartori)
Sintesi: kung fu, alieni, avanguardia e Twin Peaks
Locandina:
Premessa
È il 1984, e i giovani sbarbatelli Tim Everitt e Thomas Sartori vogliono fare un film, per cui raggranellano 18.000 dollari.
Sono tantissimi, eh? Oggi, da totale esordiente, ci prenderesti una videocamera HD a caso e via, il resto potrebbe anche andarsene in droghe e puttane. Nel 1984 invece ci pigliavi appena 90 minuti di pellicola. Sapete cosa significa, no? Significa che “buona la prima” non è questione di pigrizia o di scelta filosofica, ma stretto obbligo.
I bravi Tim e Thom capiscono al volo che in queste condizioni il film verrà per forza una cagata, ma non si lasciano abbattere e affrontano la situazione con metodo.
Come prima cosa, contattano un piccolo distributore e si fanno dare una dritta su quale genere di film ha più speranze di essere venduto in giro indipendentemente dalle condizioni produttive. La risposta è: un film di kung fu. Loro non ne hanno mai visto uno prima d’ora, ma vabbè, affare fatto.
Come seconda cosa si infilano allora in una scuola di arti marziali, e ingaggiano tutti quanti come attori.
Il colpo di fortuna: la scuola era quella dei fratelli Simon e Phillip Rhee, campioni seri e future star del sottogenere che gli appassionati fra di voi ricordano nel cult I migliori (Phillip sarà protagonista anche dei tre sequel, mentre Simon diventerà un richiestissimo stuntman, attivissimo ancora oggi in tutti i kolossal più grossi del circondario).
Come terza cosa commissionano uno script, tranne che quando arriva il momento delle riprese lo sceneggiatore confessa che in realtà non gli è venuto in mente un cazzo.
Bisogna quindi fare con quello che si ha, ovvero:
– 90 minuti contati di pellicola, di cui quindi neanche un fotogramma può andare sprecato
– sette giorni di riprese
– decine di studenti di arti marziali
– un aspirante prestigiatore
– l’ex Miss Filippine Arlene Montano (colpaccio)
– un reduce dal Vietnam disposto a prestare l’elicottero per un paio di eleganti riprese in volo
– un pugno di location ottenute con regolari permessi, strappati spacciandosi per un’associazione no-profit chiamata Blind School of Cinema (giuro)
– oggettistica varia raccattata senza motivo al grido di “questo potrebbe servire”, tra cui uno scheletro e un testone di drago di cartapesta
– per qualche ragione, un sacco di galline
Trailer (non ufficiale):
httpv://www.youtube.com/watch?v=8lTR5V_VTns
Svolgimento
All’inizio vediamo la bellissima Arlene Montano scappare fra le suggestive colline della California inseguita da tre tizi vestiti da pastori sardi. L’inseguimento si chiude su un’altura rocciosa, in cui la nostra Arlene inciampa perdendo una scarpa a caso, e viene conseguentemente uccisa e derubata di un artiglio magico.
Stacco: vediamo Simon (Simon Rhee) in camera sua, affranto, maglione rosso su lenzuolo rosso vent’anni prima di Zach Braff. Bussano alla porta: è un suo piccolo studente che vorrebbe che lui facesse una dimostrazione per la sua classe di bambini. Simon accetta controvoglia, e si esibisce in una serie di colpi al sacco, ma i mocciosetti notano il suo nervosismo e ci rimangono male.
Stacco: siamo in un palazzone moderno, a confermare che il film è ambientato al giorno d’oggi nonostante l’inizio avesse tonalità decisamente fantasy. Vediamo alcuni inservienti osservare monitor di sicurezza, e assistiamo ad alcune esibizioni acrobatiche di arti marziali supervisionate dal Maestro Chan (Phillip Rhee), a cui poi Simon fa visita.
La prima cosa da notare è che fino a questo momento sono passati 12 minuti di film, e non si è ancora sentita una sola riga di dialogo.
Non una parola una.
Paul Thomas Anderson Puppa La Fava.
Al 12esimo minuto il Maestro Chan esclama un evitabilissimo “Alright!”, poi segue altro silenzio finché Simon non gli fa visita.
Questo è dovuto principalmente al tentativo dei nostri poveri registi di avere materiale flessibile nel caso lo sceneggiatore si svegliasse di colpo e se ne uscisse con un’idea di script.
Nel frattempo, altri due aspetti contribuiscono all’aria surreale: il primo è che la regola del “ogni fotogramma di girato deve finire nel film” è particolarmente impietosa nei film di arti marziali, nel momento in cui stai improvvisando coreografie e non è detto che ti vengano bene al primo colpo. Soprattutto poi se in fase di post-produzione sonora vengono aggiunti effetti ad ogni colpo che più che schiaffi alla Bud Spencer paiono veri e propri colpi di pistola, e si sceglie di evidenziare ogni colpo mancato con la macroscopica assenza di suddetti effetti sonori. Ancora di più se decidi che sia una cosa furba filmare esibizioni di colpi particolarmente acrobatici, che non è affatto detto che riescano al primo colpo, cosa che ti costringe a conservare una manciata di clamorosi fail e girare un primo piano del Maestro Chan visibilmente deluso (da qui il liberatorio “Alright!” nel momento in cui finalmente i colpi riescono).
L’altro aspetto, che si rivelerà decisivo per il tono di tutto il film, è la musica. Siamo nel 1984, in piena guerra fredda, e i nostri intraprendenti Tim e Thom scoprono che nell’URSS esistono parecchi buchi nella gestione dei diritti di copyright. La loro soluzione per non pagare un compositore è quindi di comprarsi un disco di sinfonie orchestrali sovietiche e piazzarlo in sottofondo più o meno ad ogni scena (accreditando tra l’altro, con ammirevole onestà, il vero compositore nei titoli di testa).
Vi incoraggio a rileggere quanto descritto finora e provare ad immaginarvelo: completamente muto, con sequenze allungate e piene di errori, e con sotto l’Orchestra sinfonica di Mosca.
Non avete idea di quanto sia tanto straniante quanto a suo modo evocativo.
E non è ancora nulla.
Tim e Thom tirano dentro un amico prestigiatore e gli dà in mano la gestione degli “effetti speciali” nonché il ruolo di mago, ma anche per lui la regola del “buona la prima” è impietosa, e diversi trucchi vanno pateticamente a vuoto. La sua presenza rimane comunque fondamentale per delineare la trama minimale del film: consci della scarsa coerenza e del pessimo livello di recitazione di gran parte degli “attori”, ci si butta su un classico e lineare plot di vendetta in cui l’eroe deve sconfiggere una serie di scagnozzi in possesso di pezzi che formano un amuleto magico, e in cui i cattivi risultano essere alieni.
A quel punto, vale quasi tutto.
In una delle scene più memorabili, Simon si reca in un ristorante che pare uscito da un incubo lynchiano, in cui un tizio si esibisce in volteggi continui di triplo nunchaku mentre un mago mascherato intrattiene un bambino, una vecchia (la suocera di Tim) mangia pollo con le dita e il nostro eroe soffre di inquietanti allucinazioni. Questo produce la nostra gif del mese:
Più avanti, ma dopo che alcune galline hanno volato completamente a caso in mezzo ad alcune inquadrature, si scopre che gli alieni trasformano persone in polli per poi servirle al suddetto ristorante.
Quando Simon si confronta col mago, questi cicca una magia e per errore si trasforma in maiale.
A quel punto non sai se a farti cadere maggiormente la mascella sia “perché un maiale???” o “perché il maiale agonizzante ha la scena di dialogo più lunga di tutto il film???”.
Quello che importa è che in mezzo non c’è tempo per troppe cazzate: botte, botte e solo botte.
I fratelli Rhee hanno tutte le intenzioni di sfondare nel mondo del cinema (come effettivamente a loro modo faranno), e fanno del loro meglio per nobilitare il resto della pellicola con coreografie spettacolari. La regia è a dir poco grezza e inesperta e le condizioni disastrose, e per questioni di durata non è possibile velocizzare gli scontri quel minimo che basta per renderli credibili, ma l’eleganza e l’atletismo del duo riesce comunque a risaltare.
In qualche modo l’occhio è sempre incollato allo schermo: vuoi per l’abilità marziale dei Rhee, vuoi per gli stunt improvvisati tra “morti” che si rialzano e si nascondono goffamente e altri che si lasciano cadere prima ancora che il colpo venga sferrato, vuoi per come Simon riesce a infilare un triplo calcio volante (nell’84!), vuoi per gli infiniti momenti non-sense (tipo l’apparizione lampo della band di Tim, un trio punktronico stile Devo), vuoi per il tocco vincente dell’Opera russa in sottofondo che lega il film insieme donandogli un’invidiabile qualità onirica. È uno spettacolo sicuramente non per tutti i gusti, ma ipnotizzante e a suo modo istruttivo per gli appassionati di botte, stranezze e guerrilla filmmaking. Il raro caso in cui una serie di addendi sbagliati, errori, scelte casuali e forzature, portano a un risultato alternativo a suo modo involontariamente giusto.
Su sette giorni previsti di riprese, l’ultimo salta perché i fratelli Rhee non si presentano sul set e vengono ritrovati ubriachi in un bar di Tijuana.
Tim e Thom, che comunque avevano tutto il fondamentale a mano inclusa una scena in cui Phillip “vola” tra le montagne (ottenuta facendolo letteralmente sporgere fuori dall’elicottero), consegnano il film in un formato pressoché sensato, ma il distributore glielo restituisce chiedendo di arrivare almeno a 70 minuti di durata.
A quel punto bisogna cacciare dentro tutto quanto indistintamente, e gonfiare l’impossibile.
Le scene troppo lunghe vengono lasciate tali, vengono infilati indistintamente tutti gli outtakes in formato flash nella scena in cui Simon ha le visioni davanti alla statua del Buddha, ma soprattutto scatta il colpo di genio di allungare i titoli di coda contattando un amico che aveva lavorato a quelli di Star Trek 2: l’ira di Khan e aveva ancora gli acetati, e utilizzando quelli con l’unico accorgimento di sfasare nomi e cognomi per renderli irriconoscibili.
Il film viene proiettato in un teatro di Los Angeles nel 1984, dopodiché sparisce e per qualche motivo viene distribuito in VHS in Australia.
A tutt’oggi, quello è l’unico formato legale disponibile.
P.S.: IMDb per qualche motivo accredita fra gli attori Loren Avedon (altra star minore dei primi ’90, protagonista di roba tipo King of Kickboxers), impossibile da notare nel mare di fighters anonimi, ma contrariamente a quanto scritto nei titoli di testa assegna la regia al solo Tim Everitt
In francialandia ha i suoi ammiratori e non pensavo potesse arrivare sui 400…
Per chi volesse approfondire: http://forum.nanarland.com/viewtopic.php?f=17&t=20395
Nanni, secondo te questo film sarebbe stato meglio nella sua versione originale senza l’allungamento forzato, o in questo caso il fatto che ci abbiano infilato dentro di tutto è parte integrante del suo… chiamiamolo ‘fascino’?
Perché la questione durata mi ha fatto venire in mente Manborg e il fatto che lì sia effettivamente funzionale, anche se ovviamente non voglio paragonare i due prodotti.
@zambo: no, ormai era stato girato troppo a cazzo, le aggiunte di cui si parla sono totalmente ininfluenti, una pura formalità
Lungi da me criticare il post o i 400 calci, però posso chiederti come mai hai deciso di recensire questa roba (che mi pare qualcosa di molto simile a In the Market, come spirito)? Non sto criticando, anche perchè la recensione è divertente, però sono curioso:) Anche perchè mi pare che nè i registi ne poi gli “attori” siano diventati granchè famosi, quindi ecco, non capisco il perchè di riesumare un film sconosciutissimo e pure abbastanza inutile, ecco.
Tutto molto bello eh! Solo che adesso ci vorrebbe uno di quegli hacker che ci sono nei film, quelli che schiacciano due tasti a caso e hackerano il norad, che cacciasse fuori un link.
@Biscott Adkins Lo chiedo a gran voce anche io!
@Biscott Adkins dobbiamo cercare quell’hacker sulle pagine gialle! Furious è troppo ghiotto per vederne solo un trailer!
Uahahah! Adoro le ribriche su queste “chicche” (sì, senza la “a”)!
Ps: alla didascalia “spoiler” ero pancia in mano.
@munky: ma innanzitutto e’ molto semplicemente perché Furious, a differenza di In the Market, e’ un’esperienza affascinante e divertente che consiglio. E’ uno di quei miracoli in cui, come dico, tante cose sbagliate sono riuscite per concidenza a formarne una giusta. Stramba e decisamente non per tutti, ma giusta. E poi perché Simon e Phillip Rhee non finiranno mai neanche per sbaglio a fare i presentatori ai Golden Globes, ma mi aspetto che un buon appassionato di cinema da combattimento cresciuto tra gli ’80 e i ’90 si ricordi eccome I migliori (o che se lo recuperi ieri).
Per tutti: conoscete un sito che si chiama “My duck is dead”? Io no eh, sia chiaro, ma mi hanno detto che potrebbe fare al caso vostro…
Dovremmo aspettarci una rubrica fissa, con queste perle del passato? Nel caso per me è un SI sottolineato col pennarello rosso
@munky: si’. A periodicita’ assolutamente random, ma si’.
@Nanni non conoscevo no e piango lacrime di gioia virile per tutti i film introvabili che ci sono dentro!
@Nanni Grazie capo.
Altra domanda, che c’entra forse poco: so che avete recensito alcuni film giappi assolutamente folli (tipo zombie toilet), però mi sono sempre chiesto perchè non avete mai recuperato praticamente nessuno dei film di Nishimura (tipo The Machine Girl o Tokio gore police). Nel caso, io sarei un fervente sostenitore di una rubrica apposita che tratti di codesti film giapponesi assolutamente folli
@munky: perché sono usciti poco prima che aprissimo. Li abbiamo comunque sempre citati ogni volta che abbiamo recensito i loro film successivi.
@Munky: prova a vedere qui http://www.i400calci.com/?s=yoshihiro+nishimura&searchsubmit=Cerca
Si si, mi ricordo, però non avevo mai capito perchè non li aveste mai recensiti:D Ma davvero son così vecchi?
@cicciolina: leggo sempre i 400, so che qualcosa avete recensito del MAESTRO, la cosa che mi son sempre chiesto è perchè ne abbiate mai fatto una rubrica, tutto lì:) Non solo su Nishimura, ma anche su altri film assolutamente folli che solo i giappi possono tirare fuori
@munky: quelli come mille altre cose altrettanto meritevoli. Che se ci pensi li abbiamo comunque gia’ coperti per tre quarti.
@Munky
Rubrica fissa?
http://www.youtube.com/watch?v=eVB-9Mgsx38
(Cose simili in secoli diversi)
@Cose a caso:
https://www.youtube.com/watch?v=H0Ib9SwC7EI&feature=player_embedded
(Stay hero, stay foolish)
Ma che sito è my duck is dead!?!?!!
P.S. In «Japanese Craziness» ho riscoperto un clamoroso Maid Droid: un grazie commosso, boss.
Curioso che nello stesso anno, anche la squadra Ciro Ippolito/ Squallor dovette improvvisare una stronzata nei titoli di coda (il regista che finge di dirigere un’orchestra) per raggiungere il minutaggio sufficiente per la distribuzione cinematografica di “Arraphao”
@pasqualobianco: perchè mi linki robe che ho già visto?:P
L’ho visto! In effetti è un film senza buon senso e diversi fondamentali della cinematografia, ma pieno di inventiva e pizze acrobatiche (come dice il Capo gli scontri sono quasi tutti al rallentatore e gli effetti sonori ottenuti scoppiando le bollicine della carta da imballaggio, però ci si diverte e alla fine se ne vorrebbe di più).
Il mio momento preferito: un tizio con gli occhiali a specchio e i nunchaku che ci crede tantissimo ma viene sconfitto subito con un calcetto che gli rompe i nunchaku e quindi sfrociato giù da un ponte insensato sopra un torrente prosciugato.
Il mio secondo momento preferito: il commiato di Babe Maialino parlante in punto di morte (bellissimo che dovrebbe essere la testa trasformata del mago ma si vede chiaramente che è una felpa a cui spuntano pure le zampette).
com’è che hai visto la mia vita a garden state nanni?
Sì, appunto: non vi è roba più emochecca di quel film!
Dite che e’ proprio impossibile che io conosca solo quella foto? Dove eravate fra il 2004 e il 2007? Ce l’avevate l’internet?
beh io probabilmente stavo a bestemmiare addosso a peter Jackson perché m’aveva distrutto il signore degli anelli (sì, le bestemmie so durate un paio d’anni). questo nel 2004 sicuramente. negli anni successivi non saprei. perché l’attività di bestemmiatore porta via tempo
wow, la papera accoppata è pure meglio di surrealmoviez.info !!!
Però ‘sto giro lo salto..