Dopo anni di Curse of Miike, il capo supremo Nanni Cobretti ha volto gli occhi suoi misericordiosi su di me e con voce tonante ha detto “Basta con i film brutti!” aggiungendo “È troppo facile. È ora di farti fare qualcosa di più complicato”. Ecco quindi come mi sono trovato al cospetto di Non si sevizia un paperino di Lucio Fulci con il compito di dire qualcosa di nuovo. Nanni è felice. Voi siete felici. E io piango, un po’ come al solito.
Lucio Fulci. Ah. Lucio Fulci. Volendo fare una descrizione ampia di quello che è Fulci per il cinema e la cultura italiana possiamo dire che esso è l’anello di congiunzione tra noi e lo studente medio del DAMS. “Guardate! Sono come voi! Mi piace Fulci”, grida con voce garrula lo studentello con la sigarettina appena rollata e le scarpette vegan modello “fluido positivo” pensando che, così facendo, lo inviteremo a casa nostra, gli offriremo il nostro pane e lo lasceremo insidiarci la donna parlando della poetica delle simmetrie di Wes Anderson. L’amico studentello, infatti, pensa che l’apprezzare Fulci, per lui, sia opera meritoria: esso si sente tutto fremente di piacere inguinale e pasolinista quando, messo di fronte a un film come “E tu vivrai nel terrore… l’aldilà”, lo trova addirittura gradevole (“GENIALE” potremmo quasi sentirlo sussurrare) nonostante quell’opera provenga dai bassifondi del cinema popolare. Perché lo sappiamo tutti: Fulci è un artigiano del cinema.
Questa cosa è talmente tanto radicata nella cultura popolare, che vien quasi difficile dover iniziare questo articolo con un imperativo, lineare e insindacabile: MANCO PER IL CAZZO. Lasciamo quindi il nostro studentello a razzolare in compagnia dei punkabbancomat suoi pari e poniamo subito in chiaro una cosa.
L’artigiano dell’arte non esiste. Esso è semplicemente una figura retorica, un personaggio inventato, l’evoluzione naturale del mito del buon selvaggio, frutto della mente della media borghesia in cerca di emozioni e di argomenti salottieri. Non esiste perché ogni artista è, endemicamente, un artigiano. La scissione tra artista e artigiano è un falso storico creato per attribuire al secondo i caratteri di inconsapevolezza e naïveté (appunto “il buon selvaggio”) in contrapposizione con l’intellettualismo autoriferito del primo. E se già la figura degli artigiani del cinema è di per sé inesistente, nel caso di Fulci non la si può applicare ulteriormente. Perché è difficile parlare di artigianato quando il tirocinio in bottega è stato fatto alla corte di Nanni Loy e Luchino Visconti.
Effettivamente è bello immaginare il giovane Fulci che impara il mestiere del cinema frequentando i set a seguito di tecnici, elettricisti o di assistenti di regia. Un ragazzo dalle suole lise che porta asciugamani, aggiusta il puntamento dei faretti, consegna i cestini pranzo alle comparse e poi, dopo una giornata sul set, stremato, con i due soldi guadagnati si paga il biglietto all’ultimo spettacolo al cinema Excelsior per vedere, per la centottantesima volta, Ombre Rosse di John Ford. È bello. Così come è bello credere a Babbo Natale, al talento di attrice di Scarlett Johansson e al lontano trisavolo africano di tua moglie il cui gene si è manifestato nella curiosa carnagione scura di tuo figlio. È bello, ma non esiste.
Perché se qualche ragazzo che faceva il runner sui set c’era, quello non era di sicuro Lucio Fulci che, a 21 anni, fresco di Scuola Sperimentale di Cinema di Luchino Visconti, girava documentari al seguito di Fellini, Rossellini, Bava (Mario) e, per l’appunto, Visconti. Questo per dire che Fulci, nel momento in cui prende in mano la macchina da presa, è un regista consapevole. Non si sottovaluti tale aggettivo: l’intuito, infatti, a volte fa miracoli, ma è la consapevolezza a creare capolavori.
Di artigianale, infatti, Fulci non ha mai avuto niente. Semmai, nei suoi confronti, si può parlare di pragmaticità: quella utile a stare all’interno di vincoli produttivi, a non alienarsi le simpatie di chi i soldi ce li metteva e alla fine di arrivare a fine carriera con un palmarés di 60 pellicole e 120 sceneggiature firmate (più una manciata di canzoni di successo tra cui citiamo 24000 baci e Il Tuo bacio è come un rock di Celentano).
Non andrò oltre nell’analisi biografica di Fulci, un po’ perché c’è Wikipedia, un po’ perché non ho sei mesi per scrivere questa recensione. Quello che mi preme sottolineare è il concetto di consapevolezza di Fulci come regista. Perché Non si Sevizia un Paperino è il trionfo della consapevolezza.
La trama del film è semplice e risaputa: nel paese immaginario di Accentura un serial killer fa strage di un gruppo di bambini. Un giornalista, interpretato da Tomas Milian, si mette sulle tracce dell’assassino in compagnia di una ricca ed esagitata Barbara Bouchet. Lo trovano. Colpo di scena finale. Titoli di coda.
La trama è scarna e poco ha da dire in termini di narrazione: la sceneggiatura, infatti, avanza in maniera lineare tra una scoperta di un cadavere e un indizio ritrovato, senza però essere dotata di quel meccanismo ad orologeria che dovrebbe evitare che il cattivo, alla fine, si debba rivelare da solo per profondersi in uno spiegone autoaccusatorio che ci spiega anche il motivo del suo atto. Come struttura narrativa, infatti, Non si sevizia un paperino è efficace ma mediocre.
Quello che però fa di questo film un capolavoro cinematografico è la sua essenza dionisiaca senza compromessi. Un rito orgiastico lungo 105 minuti diretto con lucida freddezza. Sesso, morte, violenza e bellezza: questi i 4 pilastri su cui si basa l’intero film. I primi tre sono più che dichiarati ma scompaiono quasi completamente di fronte alla scelta di Fulci di scegliere un cast votato esclusivamente all’eccellenza estetica, compreso un Milian ripulito e imborghesito. Non è una scelta da sottovalutare. Fulci, infatti, decide di affidare ai pochi comprimari il ruolo di definire con il loro aspetto sudicio e sgradevole il setting paesano e proletario dell’opera. Su questi, il regista innesta una serie di volti da fotoromanzo, tra cui spicca quello di Marc Porel (seconda scelta dopo Massimo Ranieri), chiamati tutti a interpretare personaggi più disgustosi di quelli dei “locali”. È il contrasto tra cinema e realtà, tra collettività e individualità che scatena, necessariamente, la violenza. In questo senso LA SCENA, quella del pestaggio a sangue della Maciara sulle note della Vanoni, non è altro che l’ennesima manifestazione del costante ossimoro che pervade l’intera opera (nonché la causa primigenia di migliaia di trailer che hanno usato Mad World di Gary Jules). Una lezione, questa, di straordinaria modernità che si è però spenta nel nulla: 4 anni dopo, infatti, Pupi Avati, nel suo La Casa dalle Finestre Che Ridono decide di ritornare ad amalgamare il tutto, riprendendo i canoni di lombrosismo piatto e senza spunti.
Ed è incredibile notare, a questo punto, come Non Si Sevizia un Paperino sia in grado di distaccarsi completamente dal contesto cinematografico italiano per essere un’opera dallo straordinario respiro internazionale. Distanti solamente un anno l’una dall’altra, infatti, l’opera di Fulci e Arancia Meccanica di Kubrick hanno più di un elemento in comune. Entrambi infatti sono film totalmente dionisiaci dove l’exploitation (della sessualità, del corpo femminile, della violenza fine a se stessa) è il tema dominante su cui si innestano i contrappunti della trama (la scena iniziale, con una Bouchet che si mostra volontariamente in nudo integrale davanti a un 13enne, è di una crudeltà artaudiana che Kubrick non avrebbe saputo immaginare).
Difficile inoltre trovare dei difetti concreti a questa pellicola in cui davvero tutto, compreso il finale ridicolo con un manichino in caduta libera che neanche il mezzobusto di Arnold in Terminator, sembra essere stato studiato al millimetro. Le inquadrature peccano forse ancora un po’ del didascalismo del cinema italiano degli anni ’70 (vera e propria maledizione giunta, mutazione dopo mutazione, a quell’aborto che è la fiction anni 2000) ma le aperture verso un linguaggio davvero internazionale ci sono tutte.
Un’ultima domanda, in chiusura di recensione: come reagiremmo oggi a Non Si Sevizia un Paperino? Ecco, personalmente se l’opera di Fulci dovesse uscire oggi, così come girata, in Italia, probabilmente finirebbe in un orrido bagno di sangue. Il coro di spernacchioni (per il manichino, per alcuni dialoghi forzati, per l’assenza di gore, per la trama a tratti traballante, per i cali di ritmo) probabilmente riuscirebbe a essere il più fastidioso mai ricordato nella storia. Potrebbe essere associato ai lavori recenti? No. Nonostante tutti i suoi limiti, Non Si Sevizia un Paperino rimarrebbe comunque qualche (non tante) spanna sopra a ciò le produzioni italiane hanno sfornato negli ultimi anni. Ma, ne sono altrettanto convinto, non avrebbe sorte migliore di Tulpa di Zampaglione.
E con l’evocazione di Chtulhu è veramente tutto ragazzi.
DVD-Quote:
“Il film meno italiano tra i film più italiani della storia del cinema italiano”
Bongiorno Miike, i400Calci.com
Proveró per sempre dell’amore per te grazie a questo articolo!
P.s.: grazie a tutti anche per l’integrazione dei blog
bellissimo articolo. io il film l’ho visto per la prima volta un paio d’anni fa in tv in una versione seviziata dalla censura, ma ne ho comunque il ricordo come di un bel thriller girato perfettamente. mi sa che recupero al più presto la versione uncut che mi è venuta voglia di rivederlo.
ah, non sono d’accordo con la cosa di tulpa.
comunque condivido il vostro odio per gli studentelli del dams, però devo dire che mi è capitato di conoscere un paio di loro che ci credono davvero, che non sono dei poser. e fanno un po’ di tenerezza, tanto che leggendo l’incipit ho pensato a loro e mi è venuto il dispiacere.
p.s. la ferilli sarà anche vecchia e rifatta ma un durello non glielo si nega mai.
Visto un milione di anni fa in televisione… assolutamente d’accordo sul paragone con Pupi Avati: mentre Lucio Fulci e’ morto lottando per produrre i suoi ultimi film, Avanti continua ad infestare il cinema italiano da ormai 40 anni e purtroppo ha vinto lui.
Grandissimi, finalmente riservate un po’ di spazio al grande Lucio Fulci. Però avete iniziato con il suo film più ostico forse. Mi sono da poco riguardato la sua trilogia della morte, ci vorrebbe una vostra recensione a riguardo. Magnifica.
Per il nudo della Bouchet ho letto che in realtà il bambino era un nano maggiorenne.
Tra l’altro è uscito da poco la ristampa de L’occhio del testimone libro intervista sul nostro poeta del macabro. Recuperatelo ne vale la pena.
@Miike ultimamente sono un po’ in fissa con l horror anni 70/80 vale la pena recuperare La casa dalle finestre che ridono?
sì, recuperalo assolutamente. È un bel pezzo di cinema. Magari poi ne parliamo nella Redenzione
Il libro definitivo di Fulci (anzi, su Fulci) è “Il Terrorista dei generi”… peccato che sia praticamente introvabile!
Sì, nei controcampi il bambino era interpretato da Domenico Semeraro, morto ammazzato e diventato tristemente famoso come il “Nano di Termini”.
Mi pare anche che Fulci fu anche denunciato e costretto a dimostrare che non si trattasse di un bambino ad interpretare quella parte.
Visto diversi anni fa, mi pareva a tratti un po’ noioso, dovrei rivederlo ora per un’analisi più lucida. Gran intuizione quella degli interpreti “belli”.
Ma soprattutto va ricordato che misero un nano come controfigura nella scena della Bouchet nuda, non venne utilizzato un bambino vero…
sì la storia del nano la sappiamo tutti. Quello che però va considerato non è “cosa è successo” ma “cosa viene mostrato”. È ovvio che non si squartano persone vere sui set degli slasher ma non per questo non si parla di violenza, giusto?
Certamente. Quello che volevo mettere in risalto però era la presenza di un nano sul set, che da queste parti è cosa sempre molto gradita.
Mi sono informato un pochetto in pausa pranzo, pare fosse Domenico Semeraro, imbalsamatore di professione, ucciso da un collaboratore e presunto amante, da cui a sua volta Garrone ha tratto “L’imbalsamatore”, che però non ho visto.
Visto per la prima volta credo a 12-13 anni su rete4 la scena con la Bouchet turbava non poco, anche se credo fosse tagliatissima che la vedevi nuda solo per millisecondi tipo i frame del cazzo in Fight Club. Roba che poi ci mettevi mezz’ora a fare fermo immagine al momento giusto col vhs e la vedevi comunque tutta a bande distorte.
Per ragioni puramente documentali appoggio qua la scena uncut, puppa la fava rete4: https://www.youtube.com/watch?v=RJn-4R2R_EM
Cos’è il GENIO???
ecco cosa è :
“È bello. Così come è bello credere a Babbo Natale, al talento di attrice di Scarlett Johansson e al lontano trisavolo africano di tua moglie il cui gene si è manifestato nella curiosa carnagione scura di tuo figlio. È bello, ma non esiste.”
Ti voglio bene Miike.
Giusto non molto tempo fa mi stavo interrogando sul motivo per cui in questo sito non era mai satto trattato il Lucio in maniera approfondita… e questa mattina ho avuto una rivelazione! Quando si parla di Fulci sono molto di parte, ma credo che parole così belle e lusinghiere non sarei riuscito a trovarle nemmeno io.
Grazie Miike!!!
Rivisto un poco di tempo fa,il nano che faceva da controfigura è morto male,secondo me non si potrebbe più neanche fare adesso perchè l’assassino è un prete che uccide minori comunque nei ’70 c’erano ottimi gialli all”italiana come La dama rossa uccide sette volte e Il profumo della signora in nero(quest’ultimo a una cura dei colori e dell’inquadrature incredibile) il filone si esaurisce con Sotto il vestito niente .
io mi ricordo anche ” Caramelle da uno sconosciuto “, con Athina Cenci… ma era una boiata? La mia memoria è orrida, o forse perchè tutti i film da piccolo li guardavo con volume ZERO al televisore di camera in attesa dell’immancabile scena di nudo …. :P
Visto diverse volte, non ho visto tutto Fulci ma ho visto le sue opere universalmente riconosciute come migliori e questa è in assoluto quella che preferisco (anche perché non sono un amante dell’ horror), senza nulla togliere ad altri titoli assolutamente favolosi maquesta grazie ad alcuni momenti che vanno dal magnifico alla genialata si è ritagliato un posto speciale nel mio <3.
Bello l'articolo che riesce ad analizzare con cognizione sia alcuni aspetti interessanti del film sia alcuni del suo autore (l'etichetta i artigiano he Fulci si porta appresso, giustamente smontata). Un gioiellino del giallo all'italiana (e non solo eh, questo è un gran giallo universale) che è giusto omaggiare.
Comunque sì, chiunque bbia visto la versione passata su reti mediaset sappia che i tagli ci sono e sono pure tanti.
Quindi d’ora in poi i film di merda chi li recensisce?
@Dembo dove li trovi?
Guardate che Fulci aveva anche prodotto dei film televisivi a fine anni’80 mai trasmessi perchè contenevano scene splatter ,li stanno trasmettendo adesso in chiaro a notte fonda di cui ho visto Quando Alice ruppe uno specchio (troppo divertentej: un Landru moderno sposa donne ricche e brutte poi le uccide ci fa la carne trita per il gatto) e Natura contro(buono) gli altri non li ho visti.
Questo doveva essere il futuro della fiction italiana non preti e carabinieri.
Quanta verità. Peccato che la roba di Fulci probabilmente avrebbe avuto zero seguito nelle nostre tv. Probabilmente.
@Marlon Brandon ti riferisci al libro L’occhio del testimone? io l’ho preso su amazon, 13 euri spesi benissimo
@Dembo, chiedevo in generale, manco sapevo che esistesse una trilogia della morte di Fulci. Comunque vedrò di organizzarmi. Grazie!
Intanto uno studente del dams ne scrive la pagina di wikipedia in romagnolo:
http://eml.wikipedia.org/wiki/Non_si_sevizia_un_paperino
Perché?
Perché sei finito sulla Wikipedia romagnola. C’e’ anche quella normale: http://it.wikipedia.org/wiki/Non_si_sevizia_un_paperino
-Niente oh, non riesco proprio a rispondere sotto i commenti nidificati…-
@Marlon Brandon
Te la consiglio vivamente, anche solo per il fatto di vedere cosa eravamo in grado di fare una manciata di anni fa:
-E tu vivrai nel terrore…..l’aldilá
-Paura nella città dei morti viventi
-Quella villa accanto al cimitero
La Arrow video li ha recentemente rimasterizzati con dei bei bluray con lingua italiana presente
ciao!
Contiamo di sistemare i commenti della versione mobile al piu’ presto. Nel frattempo, infondo alla pagina trovi un bottone per vedere la versione normale anche su telefonino. Inoltre: per qualsiasi problema abbiamo una mail.
cassettino is in da house!!
restando nel cinema di genere italiano di quel periodo, devo citare il profumo della signora in nero.
bomba assoluta per me meglio di fulci e argento e almeno sullo stesso livello delle finestre di avati.
per la prossima volta l’analisi di Un Gatto Nel Cervello, Miike!
Mitico Fulci. Gli preferisco Bava ma lui, nel genere, sta al secondo posto. Grandissimo film questo con quelle atmosfere “sporche” che appartengono a un certo cinema di Fulci. Non sono molto d’accordo con la storia di Tulpa.Sarebbe vera se questo film fosse girato peggio,in location fintissime, con attori tutti cagnacci. Non mi pare sia questo il caso.
Manco io l’ho capito tanto il passaggio, basta anche solo vedersi il trailer: una potenza e un’ansia che quell’altro se li sogna visto che provocava soltanto ridarola
Miike stai cambiando non ti riconosco più
Queste risposte nidificate mi inquietano: sembrano insetti che fanno le tane tra le pieghe dei commenti maggiori.
Lucione vogliamo ricordarti così:
http://media.cineblog.it/d/d30/Luca_il_contrabbandiere_Lucio_Fulci-586×392.jpg
So bene che non e’ cosi’, ma mi sembra una cosa scritta da uno del DAMS che vuole ingraziarsi il Culto del Calcismo…
THIS”…si sente tutto fremente di piacere inguinale e pasolinista quando, messo di fronte a un film come “E tu vivrai nel terrore… l’aldilà”, lo trova addirittura gradevole (“GENIALE” potremmo quasi sentirlo sussurrare)..” . In questa frase c’è grande Consapevolezza Miike. Anche se l’ultimo paragrafo non l’ho capito molto. Perché il tuo non sembra il classico giudizio fuori dal tempo che, un po’ come l’artigianato dell’arte, non esiste.
Il film non l’ho mai visto, anche e soprattutto perché detesto vedere film umiliati dalla censura. A proposito, il dvd in commercio è quello con la versione giusta?
Altra cosa: che vuol dire crudeltà artaudiana?
Sì il dvd italiano (mi pare sia CG) è uncut
grazie @miike perchè questa recensione non solo mi fatto rivedere con occhi nuovi un film che credevo di conoscere non dico a memoria ma quasi, ma mi ha anche insegnato almeno dieci parole che non conoscevo.
Tutto giusto, tutto bello, bimbo morto in vasca scena migliore dell’horror italiano, sono felice.
Bava, Fulci, Argento(pre-90s): quando tra assonanze e significati letterari persino i cognomi “parlavano” e raccontavano di un altro cinema, probabilmente di un altro paese.
Bellissima recensione, anche se pure io trovo insensato la chiusa: “se l’opera di Fulci dovesse uscire oggi, così come girata” è un paradosso assurdo impossibile da verificarsi, perché non sarebbe semplicemente la stessa opera, non sarebbe girata com’è girata, non potrebbe mettere in campo gli stessi simboli, le stesse facce, gli stessi scenari, vestiti, auto, arredamenti, non avrebbe le voci di quei doppiatori, la fotografia avrebbe una grana diversa, eccetera eccetera.
Ah io alla storia del nano non c’ho mai creduto. Ma figuriamoci se per questi film andavano a cercare un nano per girare un’inquadratura di pochi secondi. E poi mi pare che si vede bene che le proporzioni non sono quelli di un nano, e non si capisce perché perché proprio un nano e non usare una ragazza o una donna piccola come quasi sempre si usa per le controfigure dei bambini.
Via dai, il fortunato ragazzino si è cuccato la Bouchet nuda e la storia del nano una scemata che Fulci & Co hanno tirato fuori al processo per scamparla.
al processo Fulci si portò un notaio come testimone.
@miike, gran pezzo, ma posso chiederti do elaborare sulle inquadrature che peccano di didascalismo ?
we lo so che il film é vecchio ma rivelare l’assassino di un giallo nei commenti é un po una roba da stronzi (e si che basta scrivere “spoiler”)
Mi spiace esordire su questo ottimo sito con una trollata, ma dopo aver letto i commenti ieri sera, questa mattina non sono proprio riuscito a trattenermi.
Fulci viene definito un artigiano del cinema per il semplice motivo che nessuna persona assennata potrebbe chiamarlo regista.
Per restare solo a questo film (ma anche gli altri secondo me non sono meglio), la sceneggiatura è mediocre e la tecnica cinematografica è approssimativa. Tutto sommato l’ha scritto anche il recensore.
Il fatto che si veda la Bouchet nuda davanti a un ragazzino di 12 anni non significa che siamo di fronte a un genio del cinema, ma che si è cercato di far leva sui più bassi istinti del pubblico, per rendere appetibile un prodotto che altrimenti non lo sarebbe stato.
La mia opinione, per quello che conta, è che il nome di Fulci non dovrebbe mai essere scritto nella stessa frase in cui c’è quello di Argento.
Se poi uno vuole trovare per forza qualche perla nascosta tra gli horror italiani degli anni 70, io mi dirigerei piuttosto verso Ruggero Deodato. Altro “artigiano” del cinema, che però, magari per errore, almeno un capolavoro l’ha girato. Mi riferisco ovviamente a Cannibal Holocaust.
Fine della trollata. Perdonatemi, ma non ho fatto il DAMS :-)
No no no no! Ruggero Deodato? Ma de che’? Se come dici tu Fulci con la scena di nudo della Bouchet ha cercato di far leva sugli istinti più bassi del pubblico, Deodato non ha fatto di peggio con tutta quella strage di povere bestie nel suo ‘capolavoro’ Cannibal Holocaust’? Lasciamo perdere… Qui si sta mettendo a confronto la merda con il cioccolato. Quante pellicole di Deodato sono passate alla storia e quante di Fulci? Già questo basterebbe a smontare il paragone.
In Cannibal Holocaust ci sono tanti di quei piani di lettura che alla maggior parte dei registi italiani di quel filone avrebbero provocato un’emicrania. In più ha avuto un vero e proprio remake (Green Inferno) e ha dato lo spunto a tutti i film del genere Blair Witch Project.
Comunque non è che voglio buttare giù Fulci per osannare Deodato. Non credo che né Fulci né Deodato possano essere considerati dei grandi.
Sono cresciuto guardando questi film, ma una volta arrivato alla maturità ho cominciato a distinguere le cavolate (a cui resto comunque affezionato) dai film veri. Purtoppo le prime sono molto più numerose.
P.S.
Possibile che su I 400 calci non ci sia la recensione di Cannibal Holocaust?
Ho trovato solo la recensione della colonna sonora, e dei riferimenti entusiastici nella recensione di Green Inferno.
Aspetto con ansia ;-)
Non diciamo boiate. Fulci ha dato molto al cinema: https://www.youtube.com/watch?v=FQL2HYbpxko
Si tratta di un inciso molto stupido, ma un mio professore del liceo fece la comparsa in una scena. Questa frase quindi:
“Fulci, infatti, decide di affidare ai pochi comprimari il ruolo di definire con il loro aspetto sudicio e sgradevole il setting paesano e proletario dell’opera.”
… mi ha fatto molto ridere…
Classico esempio di quando in Italia si faceva ancora Cinema….quello vero…Non sarà un capolavoro ma quanta voglia di fare,inventare,provarci traspare da questo film.