Allora amici, chiariamoci subito: oggi si va di eccezione meritevole e in senso ampio del termine. Molto meritevole ma anche molto eccezione. Quindi non cominciamo che fate quelli con la luna storta perché non vi parlo della Aston Martin DB10 costruita per eseguire davvero tutti gli stunt di Spectre o non partecipo alle lodi generali per Fury Road.
Respirate bene. Calmi. Parliamo di un film d’autore italiano.
“Ma come!”, direte voi, “Ma che siamo da Fazio?!”, “No”, vi risponderemo io e Jackie Lang, perché Il racconto dei racconti presenta varie cose che ci interessano, in forme non convenzionali certo ma ci sono. Non ultimi delle tette e svariato sangue che non ti aspetteresti da un film italiano in concorso a Cannes.
Sigla e fate attenzione perché è strutturale per la recensione.
httpvh://www.youtube.com/watch?v=liGt80nuetU
La melodia e le immagini di cui era fatta la sigla dell’ Almanacco del giorno dopo, al di là dell’essere una cosa totemica nel mio immaginario, sono funzionali e perfette per introdurvi ad alcuni dei temi del film di Garrone. È infatti una composizione mutuata nel 1976 dal maestro Luciani da un virelai francese del trecento ovvero una composizione musicale pensata come accompagnamento dei trovatori per declamare versi, quindi una musica popolare atta al racconto. Le immagini sono invece reintepretazioni seicentesche del grande incisore Giuseppe Maria Mitelli con canoni allegorici tradizionali italiani legati ai mesi dell’anno. Vennero assemblati assieme in una efficace sintesi pop televisiva di folklore italiano che comunicasse un senso di classicità ed italianità, in senso non provinciale ma di ancestralità. E il film di Garrone a monte ha proprio un linea guida affine.
Non so che familiarità abbiate col materiale delle fiabe e del folklore ma vi assicuro che è roba forte, roba intrisa di magia, violenza, stranezze, umorismo e sensualità. I grandi temi dell’umana condizione sotto forma di servi furbi, principesse cretine, re ingordi, mostri che incarnano la materia oscura dei nostri vizi, meretrici in odore di santità, diavoli vari ed eventuali featuring Nostra Sorella Morte ogni due per tre il tutto nella splendida cornice delle nostre campagne, rocche erme e grotte di tufo. Come avrete probabilmente già sentito in giro il film è tratto da una raccolta omonima di racconti del 1636 dal titolo in napoletano Lo cunto de li cunti ad opera di Giambattista Basile. Raccolta che nella sua struttura si rifà con spirito nuovo alla struttura della novella medievale -boccaccesca in particolare, al punto che viene definito anche Pentamerone – mutuandola con la fiaba tradizionale, un libro cruciale questo per la cultura popolare italiana e non solo, perché traspone ed edita in maniera ragionata alcune storie da sempre diffuse nel nostro territorio sancendone una “prima volta” letteraria, la più famosa delle quali è la storia di Cenerentola.
Come già trattai a proposito de L’arcano incantatore, e come ogni tanto riaffiora qua e là nei miei pezzi, la faccenda del folklore e del brivido di casa nostra a me preme molto; sarà che da piccolo sono rimasto sotto con i volumi di Fiabe Italiane compilati da Calvino, sarà che per indole e formazione sono incline a questa roba ma io non ne ho mai abbastanza.
Ero quindi molto curioso della trasposizione del libro in film, di tre dei cinquanta racconti del libro per la precisione, e devo dire che ha dei meriti non trascurabili. Innanzitutto quest’anno andiamo ai festival con qualcosa che non è A) un film sulla mafia B) un film sui salotti borghesi con la crisi di nervi C) un biopic su qualche figura di cui non frega a nessuno varcato il confine patrio D) una commedia molto intelligente che non fa ridere E) un film sui migranti o qualche tragedia di cronaca. Ci andiamo quindi italianissimi sì, ma internazionali come la migliore nostra cultura sa essere ed è stata. Ci andiamo con la volontà di raccontare sì una storia nostra al 100%, ma che non puzza di ombelico e che è vendibile a tutti.
Ha il già citato – enorme – merito di cercare di raccontare in maniera classica ma non tediosa il nostro immaginario, nel mostrare i nostri paesaggi senza fare lo spot dell’olio della proloco, del far vedere i nostri mostri senza l’ invidia del pene di drago altrui e infine il merito di spendere un sacco di soldi per fare un film d’intrattenimento in Italia, soldi che si vedono, soldi spesi bene, soldi investiti per raccontare una storia sfarzosa in cui ci sta un po’ di cultura ma pure tette mostri e sangue, che a pensarci bene sono parte integrante della nostra cultura. Ha la cifra del film d’autore, sia chiaro, si prende i suoi tempi che di sicuro non sono quelli dei film che di solito trattiamo qua, ma so che siete in gamba e che questo non vi farà escludere a priori il film perché la sua parte di intrattenimento è maggiore rispetto a quella estetizzante\autoriale, insomma non state vedendo The color of Pomegranates e nemmeno L’ultima tempesta di Greenaway.
Visivamente è un film d’impatto ma non arrogante, con una sua aggraziata pomposità che vuole affascinare più che colpire in faccia, con un lavoro di location accuratissimo e un ottimo lavoro di scenografia, costumi e ovviamente effetti speciali il grosso dei quali analogici. Fondamentale la ricerca pittorica dell’inquadratura che seppure ruffianissima -ad opera del direttore della fotografia Peter Suschitzky, quello di tutti i film di Cronenberg e de L’impero colpisce ancora, mica petecchie – che a tratti ricorda i preraffaelliti, altre volte il barocco italiano e altre volte un certo tardo gotico e fiammingo e cortese. Ci ho visto dentro il fantastico italiano del Pisanello di San Giorgio e la principessa, l’opulenza e la rigorosità dei Van Eyck del polittico di Gand, la simbolicità teatrale del barocco del Guercino e del barocco ha anche la trasposizione in sentimenti del paesaggio, così presente e così simbolico come nei paesaggi mitologici del Poussin, la rutilanza paesana dei proverbi fiamminghi di Bruegel e anche una consapevolezza più pop, della fantasy più o meno moderna di film e fumetti, Game of Thrones certo, ma io ci ho visto La compagnia della Forca di Magnus, certe figure stilizzatissime di Sergio Toppi, un drago marino che pare tratto da Il Mercenario di Segrelles. Ci ho visto pure un po’ Krull tiè, e tutto senza fare un film davvero fantasy, nel senso di genere comunemente inteso, come vi spiegherà Jackie tra un po’.
Ha un po’ il tono del Barone di Münchhausen di Terry Gilliam ma con il tocco mediterraneo di Brancaleone, delle sue campagne riarse, dei villici irredimibili e cenciosi, dei suoi bizantini surrealmente ieratici, ma a differenza di questi due film ha un’inquietudine e una violenza maggiori, simboliche ma d’effetto, l’orrore di quando da bambini ci leggevano di Tremotino che dalla rabbia si afferra un piede e si squarcia a metà come un pollo arrosto. Ha il carattere universale della cultura popolare vera, quella alla base di chi siamo.
Sicuramente non è un film perfetto, ha degli evidenti problemi di scrittura che lasciano troppo smagliato un film che pure si prende due ore e mezza di tempo per raccontarsi e non lesina sul minutaggio di certe scene non proprio essenziali. Sicuramente per il pubblico generalista potrà risultare lento, anche se per me non è quello il suo problema, quanto appunto il fatto che se la prende comoda per poi quagliare tutto un po’ di fretta e non completamente.
Ma i suoi meriti “morali”, contenutistici ed estetici, sono di netto più interessanti dei suoi difetti – così come lo sforzo e la purezza di intenti che mi piace sempre premiare – e se il film diventasse la serie TV sperata da Garrone le esigenze televisive e il senno di poi limeranno naturalmente queste imperfezioni. E secondo me ci farebbe fare un figurone ovunque.
Il pezzo di Jackie Lang
PROLOGO
C’è Bart che viene cacciato dalla scuola elementare di Springfield, Marge ed Homer disperati e in cerca di rigore lo iscrivono ad una scuola cattolica. Bart inizialmente non ne vuole sapere di stare a sentire le storielle su Gesù e i profeti con le quali gli hanno rotto le palle per anni in Chiesa, fino a che non gli cominciano a proporre “the real deal”, ovvero la Bibbia, l’Antico testamento senza filtri. Tutto quel sangue, quella violenza e quella cattiveria che stava lì da sempre ma gli avevano nascosto fino a quel momento lo rapiscono e si converte immediatamente al cattolicesimo al grido di: “Perchè non me l’avete detto prima?”.
In una serie di eventi apparentemente non collegati a questi, settimana scorsa sono andato a vedere Il racconto dei racconti.
Tagliamo la testa al toro subito: questo film non è un fantasy.
Lo so che Matteo Garrone stesso ha detto che lo è, lo so che ha anche detto di essersi ispirato a Il trono di spade (e ha fatto bene a dire una cosa simile al momento di promuovere un film da 12 milioni di euro di budget, io avrei aggiunto anche “è praticamente un prequel alla nuova trilogia di Guerre Stellari“), so anche che c’è un drago e c’è magia. Però non è un fantasy, nemmeno un “fantasy all’italiana”, qualsiasi cosa quest’espressione voglia dire. Voglio chiarirlo subito perché altrimenti poi finiamo a fare discorsi che non c’entrano nulla con il film, che invece è un gran film di sangue e meschinità senza buonismi, e solo per questo non si merita gli off topic.
Il racconto dei racconti non è un fantasy perchè non guarda i personaggi da vicino come i fantasy. Con i nani, gli elfi e gli umani dei fantasy si ha un’empatia fortissima, sono racconti fatti per calare i lettori o gli spettatori in un mondo che ha regole e costumi impossibili ma dinamiche di fiducia, amore, odio, tradimento, onore (soprattutto) e lealtà uguali alle nostre. I personaggi appartengono a razze strane e fanno cose assurde ma con la medesima testa di chi guarda o legge. Questo non accade in Il racconto dei racconti, perchè non è un fantasy.
Come sanno ormai anche le pietre, viene tutto da una raccolta di favole napoletane del ‘600 (certo che solo noi possiamo investire 12 milioni di euro su favole napoletane del ‘600….) quindi no favole tipo Disney, no favole “e vissero felici e contenti” o favole “con un bacio la risvegliò” ma favole vere, quelle apparentate da vicinissimo con i truci racconti popolari, favole intitolate: “La vecchia scorticata”, favole “e allora il re la uccise facendola buttare giù dalla torre”, favole “e fecero sesso per tutta la notte felici e contenti”, favole “e lei gli tagliò la gola rimanendo imbrattata del suo sangue”. E come tutte le favole non c’è partecipazione a queste vicende ma un fortissimo distacco, sono eventi che sembrano accadere a gente che non reagirebbe mai come farebbe chi le legge o guarda, personaggi in cui non ci si immedesima mai e che guardiamo da lontanissimo.
Come capirete, questi elementi (il distacco, la durezza, l’onestà e la violenza) bastano da soli a definire Il racconto dei racconti “film calciabile dell’anno”, anche se è una roba da festival con un ritmo che Michael Bay già sui titoli di testa si annoia e comincia a chiedere: “Oh ma tra quanto finisce?”. Ed è sufficiente, perchè Il racconto dei racconti è l’affronto finale a tutto il cinema zuccheroso e a tutte le riletture “dark” della Disney degli ultimi anni, narra le stesse cose con più coerenza, mandando dritto affanculo quel concetto di dark a forza di cuori giganti cucinati e mangiati, sorpassando a destra l’azione di quei film-truffa con solo la scena subacquea dell’uccisione del drago (10 volte più lenta ma 20 volte più tesa e incazzata) e alla fine spiega a tutti cosa siano le favole vere, non ripulite al fine di non offendere nessuno.
Il racconto dei racconti risponde alla domanda: “Ma perchè una volta le storie erano violentissime e meschine e oggi invece i film sono fatti per non disturbare?” e fa esclamare: “Ma perchè non l’avete girato prima?”
Come si può non parteggiare per un film così duro e puro? Con le pulci giganti, la miglior scena horror che uscirà da una casa di produzione italiana per i prossimi 5 anni almeno (quella del pipistrello gigante che insegue i gemelli albini nel buco sotterraneo), con gli orchi, le puttane, le donne ignude e Ceccherini?
Pensatene quel che volete, odiatelo e fatevi rompere le palle dal suo ritmo se non avete cuore, ma per me è il film italiano senza compromessi dell’anno e alzo silenzioso un pugno chiuso verso il cielo in suo onore.
Dvd-quote suggerite:
“Un po’ un Barone di Münchhausen di Gilliam ma terrone”
Darth Von Trier, i400Calci.com
“Quando tornate a Hollywood date questa pizza ai dirigenti Disney e ditegli che gliel’ha data l’Italia”
Jackie Lang, i400Calci.com
Mi avete davvero incuriosito. Grazie Darth e grazie Jackie. Sono stato tirato su a favole a base di scorticamenti e uccisioni varie (grazie ai vari Grimm, Andersen, Perrault), può darsi che questo “Racconto…” mi sappia trasmettere un po’ di quella magia
magia più di tutti potrebbe durare all’infinito tanto è il piacere
Non vedo l’ora di guardarmelo!
Grandi. Come al solito.
A me Garrone piace e questo mi ha gia’ incuriosito. Dico solo questo, se riusciamo a fare un film di questo genere (visivamente d’impatto, curato nella regia, con una storia interessante e valida e con un immaginario ricco e antico), il giorno che qualcuno si sveglia e decide di premere sull’accelleratore e farne una versione un po’ piu’ ignorante (leggi, per le masse)…
Bello assai, anche se appunto come dicevate non insidia il primato di miglior fantasy italiano, che dopo 70 anni rimane ancora saldamente in mano a “la corona ferrea”.
N’è approfitto per linkarlo
http://youtu.be/k_k5e0OGblc
Non me l’aspettavo proprio questo endorsement calcistico a Garrone.
Mi ispira parecchio ma temo parecchio anche l’effetto Fantaghirò fatto con spocchia artistica. Comunque anche a me da presupposti e trailer ricorda la trilogia della vita di Pasolini.
Tra gli antenati qualcuno ha già citato il bellissimo la Corona di ferro, ma non dimentichiamo l’appena citato nella recensione Brancaleone, al di là dell’ironia quei due grandissimi film erano pure avventura picaresca, vicini al Kurosawa più divertente e al miglior Lucas.
Ah, ho risposto senza volerlo proprio sotto il post di Rush che citava la Corona di Ferro.
*Ne diobono
Ottimi pezzi.
Mi sento di aggiungere solo un pò di cultura high class caciarona: il lavoro svolto da Garrone nella costruzione delle storie e dei personaggi è simile a quello di Pasolini nella Trilogia della Vita, altro esempio di grossa produzione simil-fantasy italiana che scalcia culi a 40 anni di distanza.
MA SEI MATTO A NOMINARE PASOLINI SU I QUATTROCENTO CALCI? SNOB! INTELLETTUALOIDE! COMUNISTA! SPARISCI DA QUI!
TI CUOTO!!!!!
Peccato la presenza di Mr Bellucci, francamente al solo vederlo mi viene la pellagra…
Che Garrone sia il miglior regista italiano in servizio (mille volte meglio di quel pendaglio ai coglioni di Sorrentino) era già evidente da “Gomorra” (ma anche da “l’Imbalsamatore”- lento finchè si vuole, ma malsano come “Non Aprite Quella Porta”).
La pensiamo alla stesso modo.
Di Garrone ho visto Gomorra e L’Imbalsamatore, poi ho avuto la sfortuna di incappare in Reality e francamente mi aspettavo il peggio…
Una curiosità: il film è comunque girato in inglese giusto? A Cannes è stato proiettato così?
Certo e anche in molti cinema italiani lo stanno proponendo in inglese.
Garrone lo seguo da un po’, merito del cinema sotto casa che organizzò una specie di abbonamentino con un filotto di film di gente talentuosa fra cui c’era anche L’imbalsamatore, di cui ho un ottimo ricordo.
Diciamo che dal punto di vista dello sguardo i successivi, Primo amore, Gomorra e Reality per me segnano una netta evoluzione in termini di costruzione dell’inquadratura e di fotografia, cosa che nel nostro cinema attuale non è poi così scontata. Però segnano anche una maggiore artificiosità nella costruzione della storia, una specie di indice dell’Autore che esclama “vedi questa storia è emblematica del nostro tempo”. Infatti Reality l’ho trovato troppo artificioso in questo.
Su Il racconto dei racconti ero abbastanza spaventato, onestamente non pensavo che avrei cercato di vederlo al cinema, ma due recensioni comunque positive qui sopra valgono di sicuro il tentativo.
Vediamo che succede.
A proposito di fiabe e di Italia, intanto alla Columbia University hanno messo al bando le “Metamorfosi” di Ovidio perché “spaventa gli studenti”. VAI VAI VAI CHE SIAMO I MIGLIORI! IL MADE IN ITALY CONQUISTA IL MONDO!
Piccola precisazione: non è così
non è stato messo al bando e non è “perchè spaventa”
al libro è stato messo un “trigger warning”, un avvertimento che contiene scene di violenza sessuale che possono fare da “trigger” per chi è passato attraverso un’esperienza simile e scatenare reazioni indesiderate. è un po’ diverso che “essere spaventi”, e non è stato messo al bando
poi è lo stesso una cazzata, ma è una cazzata diversa
…
Se siamo al punto che occorre cautelarsi da una reazione al racconto, direi che posso andarmene tranquillo, ché i presupposti di 8mila anni di umana narrazione si è deciso che possono essere buttati allegramente nel cesso.
Ai miei tempi si sperava che le persone imparassero e si emozionassero davanti alle storie.
I don’t wanna live in this world anymore.
ottimi pezzi. sono ancora “confuso e felice” per la visione di mad max FR, ma anche questo mi interessa perché mi da l’impressione che non sia la solita favoletta, come scrivete. in effetti bisogna uscire dal dogma delle favole “e vissero felici e contenti..”
(l’antico testamento per me è sempre stato un bel libro di fantascienza e guerra ;)
Prometeus, di Ridley Scott, contiene moltissimi elementi del Vecchio testamento. Se leggi le traduzioni “as it is” è impressionante la quantità è la qualità di citazioni in proposito.
Ecco perché é un film che fa caca’.
e annamo a darci sti 8 euri vá
In effetti quando ho visto il trailer ho pensato che l’unico target di questo film fossero le professoresse di lettere del liceo, ma le vostre rece chiariscono che ci sono vari elementi di interesse anche per gli altri. In particolare sembrano esserci le robe truci che mi piacciono in GoT quindi un occhio ce lo butterò.
Spiace però leggere “mancanza di ritmo” e “problemi di scrittura” perché puzzano della solita spocchia autoriale italiana “so’ il nuovo Fellini io” incapace di misurarsi col cinema – non solo di genere – contemporaneo. Che se poi floppa come il Ragazzo invisibile e da noi non si produrrà più un film fantastico per dieci anni poi inutile prendersela solo col pubblico, eh.
ps. non diciamo stronzate, il miglior regista italiano in servizio è evidentemente Stefano Sollima, se misuriamo dalle cose fatte. Qualunque film italiano degli ultimi anni è imbarazzante di fronte a Gomorra.
Si si, tu mi piaci, vieni a casa mia e scopati mia sorella.
Assolutamente d’accordo su tutta la linea.
Tutti motivi che mi confermate, per cui avevo voglia di vedere questo film.
Da appassionato, mi sono ritrovato tutto nella seconda parte della rece di Darth.
…con gli orchi, le puttane, le donne ignude e Ceccherini?…amico Jackie, questa e la tua quote, sono, seriamente, lo spot migliore che un film potrebbe avere.
Cazzo Darth 5 punti? Io, senza snobbismo,il cinema italiano l’ho sempre classificato in 3.
…e mi confermi che l’intenzione sarebbe di farne una serie?
Rash spero tu stia parlando di qualcosa che conosco(appena posso controllo), altrimenti credo sarà un piacere scoprire.
Io Darth ti voglio bene, ma intorno a “surrealmente ieratici” stavo veramente per mandarti a cagare.
Sto film mi pare una gran paraculata ma se lo daranno mai qui in UK andro` a vederlo, ha un che di grottesco che mi intriga.
Detto questo, purtroppo temo sara` un flop epocale che riportera` Garrone a fare film in cui a un precario arriva l’avviso di sfratto e invece di andarsi a trovare un lavoro passa 65 minuti di film a riflettere sul mondo seduto a cagare sul cesso
Eh ma “ieratico” significa “austero, solenne” riferito ad un atteggiamento mistico e religioso. È usato tantissimo per definire l’arte bizantina tutta, da qui l’utilizzo -secondo me abbastanza proprio- riguardo i matti bizantini di Brancaleone, che sono ieratici ma anche squinternati.
Non avevo aggettivi di riserva.
cmq io quella di Tremotino me la ricordavo col nome di Praseidimio, pensa un po’
CHE POI VOGLIAMO DIRE CHE FICATA PAZZESCA SONO LE LANCE ESPLOSIVE DEI WARBOYS?? IO QUANDO C’E’ STATA LA SCENA DEL PRIMO “AMMIRO” STAVO LETTERAL…..
ehm scusate
ma è dura “to move on”
cmq Garrone è probabilmente il meglio che c’abbiamo da offrire oggi come oggi.
e diciamocelo pure che i gangster di Gomorra con la panza e le ciavatte spaccano il culo a quelli di Scorsese
Gomorra e` anche carino, ma ora non e` che bisogna pisciare fuori dal vaso per forza
Una piccola precisazione tecnica, non voglio fare il pignolo eh. Si tratta di fiabe e non di favole, c’è una bella differenza.
Il film è una bomba… E questo è il massimo che sono riuscito a tirare fuori dopo tante riscritture di commento tanto è unico e contemporaneamente commerciale questo film; sinceramente “Perchè non l’hanno fatto prima?”
Posso solo aggiungere che, per certi versi, sembra la versione cinematografica di Dark Souls: i luoghi spogli e maestosi, le lotte con i mostri in ambienti angusti, il sangue come tema portante.
Buffo anche che l’internet intero sia andato fuori di testa per i temi femministi di Mad Max, chissà che faranno di fronte alla Principessa Viola…
bene, appena passa la furiosa ubriacatura è il caso di precipitarsi a sostenere il nostro fantastico terrone.
Se in qualche modo, Darth, ti ha ricordato L’ultima tempesta (anche se per esclusione), ancor di più mi convinci.
Ma guarda, mai mi sarei aspettato di trovare questo film qua sopra. E con due recensioni! E pure positive!
Devo dire che il trailer in tv non mi aveva preso, le scenografie sembravano davvero poverelle, visto al cinema mi ha convinto molto di più – e a questo punto una chance gliela si dà.
stessa impressione…youtube e televisori domestici non fanno una buona pubblicità ad un’opera visiva che richiede necessariamente lo schermo enorme, al buio e il silenzio per essere apprezzati al 100%.
O magari tra i trailer e la versione cinematografica hanno fatto qualche color correction e post-produzione più accurata per migliorarlo ancora (la scena del drago messa online da 01 è ridicola rispetto a quella apparsa ai miei occhi nella visione al cinema, l’hanno compressa molto, tagliata male e forse manca anche qualche filtro video aggiunto dopo)
Già ero abbastanza incuriosito dalla scelta di Garrone, vista anche la mia costante fascinazione per le fiabe e i racconti popolari.
Dopo la recensione una visione è d’obbligo (dopo la seconda di Fury Road).
Però domani parliamo di Witcher 3 ok? Mi è appena arrivato e mi sa che oggi pomeriggio mi crescerà un malanno o un impegno familiare imprevisto.
dvd-quote di Jackie Lang da stampare e azzeccare sulla lapide di Walt Disney :D
la migliore sintesi che ho letto finora di questo audiovisivo italiano visto ieri al cinematografo milanese in (quasi) completa e beata solitudine.
La scena del drago in acqua entra di diritto nel miglior cinema visto dai miei preziosi occhi in 35 anni di vita, già lì potrebbe scattare l’applauso in stending ovescion seguito da pugno chiuso verso il cielo.
Purtroppo gli manca un po’ di ritmo e qualche rifinitura in più per renderlo un capolavoro eterno, cosa che magari si potrà raggiungere con la serie tv proprio come si è in parte fatto con Gommorra (anche se temo in una seconda stagione pagliacciata triste). Incredibile che in Italia esistano location così belle e ancora inesplorate da registi e pubblicitari scemi. Siamo il Paese del fantasy per eccellenza, datevi ‘na mossa creativi da due soldi!
Ottimo pezzo come al solito ma…
per me le considerazioni su il metodo Disney lasciano il tempo che trovano
Ma….Spiace non essere d’accordo con i recensori ma a me non è piaciuto per niente. Ok, certe cose erano convincenti (il re e la sua pulce), i costumi, scenografie e fotografia curati e gli effetti speciali ottimi (bello il pipistrello-alien, ma c’è da dire che le scene in cui compariva lui o il drago la regia si faceva stranamente confusa, molto meglio la pulce), però trovo che fosse ancora troppo presente la pretenziosità di fondo nonché una scabrosità fine a se stessa (“mettici più tette, così sembra una roba della HBO!!”).
Per fortuna due giorni dopo mi sono visto Mad Max. Ma questa è un’altra storia.
OT, un plauso per la scelta dell’immagine (non so quanto intenzionale, ma comunque) da Buchettino della Raffaello Sanzio, capolavoro inarrivabile della narrazione per l’infanzia.
Grazie, in realtà quell’illustrazione di Pollicino ce l’ho in testa da una vecchia raccolta inglese di Perrault di fiabe illustrate da Doré.
Apprezzabile che i 400 calci sia un sito talmente maturo da non aver vergogna di mettere anche film un po più pallosi, soddisfacendo anche palati differenti, e sottolineando, se ce ne fosse bisogno che i suoi recensori sono eclettici fruitori, di cui l’horror e l’azione costituiscono solo una parte di una dieta cinematografica più articolata e densa.
Tante care cose.
Visto sabato sera. Usciti dal cinema la mia ragazza mi fa: “è disturbante”. C’ho ripensato per un paio di giorni. E’ veramente disturbante, si fa fatica a trovare un personaggio che abbia lati positivi da mostrare: [SPOILER] gli unici “buoni” fanno poi la fine che meritano [/SPOILER].
Io sono contento di essere andato a vederlo al cinema. Vale la pena. Anche l’impatto visivo è ricco, dettagliato e, soprattutto, coerente con l’immaginario cui fa riferimento. La scena del funerale è pura Italia del ‘600 eravamo barocchi nelle chiese, e nel modo di vestire, ma vivevamo comunque in mezzo alla polvere e alla povertà.
Garrone c’ha preso. L’unico dramma è che dovremo aspettare altri ventordici anni per qualcosa del genere. Tanto anche se fa il botto in Italia chi se li incula i film così?
Non concordo sullo spoiler: non ci sono personaggi “buoni” o “cattivi”, solo personaggi ossessionati che per soddisfare le proprie voglie finiscono per ferire chi gli sta intorno (che mi sembra un po’ la tematica portante).
Poi ammettiamolo: Viola spacca i culi… E non solo metaforicamente.
Io mi riferisco a John C. Reilly e alla famiglia di Ceccherini: non li vedo mossi da furiose ossessioni. Secondo me sono quelli che, almeno ai miei occhi, sono mossi da sentimenti meno egoistici (se non vogliamo arrivare a definirli buoni sentimenti).
fa piacere,ogni tanto ci ricordiamo come si fa cinema.
Ma solo a me al punto “quella del pipistrello gigante che insegue i gemelli albini nel buco sotterraneo” mi ha ricordato Fables?
Visto domenica ed ancora oggi al ricordo resto sconcertata da alcune scene che mi hanno trasmesso ribrezzo. Sarà stato tra gli intenti di Garrone.
a sensazione e avendo visto trailer e screen, trovo anche tanto Goya e parti “fiabesche” del Labirinto del Fauno….erro?
…Anche se il Labirinto del Fauno mi faceva notevolmente girare i cabassizi perché piegava il fantastico alla metafora politica, e il fantastico è come la signorina Rottermeier, basta a se stesso e non si piega davanti a nulla, a costo di non scopare.
Poi ho conosciuto meglio Del Toro e l’ho perdonato perché, sì, gli piacciono di più i mostri, abbracciamoci.
Molto bello,merita veramente….Se Garrone si lascerà un pò andare la mano potremo nel futuro vedere grandi cose.
Stavo tenendo d’occhio la sala cittadina per andare a vederlo con più comodità di un multisala (che mi costringe a vasche fuori porta, alla faccia dei vantaggi dei poli multifunzionali), ma a quanto pare è stato una meteora. Gosh.
Non potendo pronunciarmi sul film, posso solo alimentare l’hype (parlando di film italiano, italianizziamolo: il fomenterello) ed essere molto contento che sia stato recensito qui positivamente, se non altro perché so che scivoloni nella ruffianata o nel lasciapassare autorale vengono cassate o almeno prese con le dovute distanze e diffidenze (vedi il caso Ragazzo Invisibile).
Il fantastico nostrano in realtà (e lo chiamo fantastico sapendo di andare in contraddizione con quanto scritto da Jakie Lang, ma non posso dire a ragione o torto fino ad avere testato con mano) trovo che abbia un potenziale che, purtroppo, da un certo punto in poi si è avuto vergogna a realizzare (e aveva).
Sono contento che sia stata citata la Corona Ferrea (anche perchè parla di Longobardi e il mio cognome, condiviso dal Casanova, è di origine longobarda. Eh sì, ce lo sapevi, Casanova?), io volevo tirar fuori dal cappello C’era una volta di Rosi, con la Loren e Omar Sharif, che guarda un po’, è tratto pure lui da Lo cunto de li cunti. Meno trucido, ma con lo stessa vitalità (la Loren è un personaggio genuinamente e veracemente popolano, Sharif un principe borbonico ogni tanto un poco stronzo), roba che fa vergognare di come nel cinema Hollywoodiano e Disneyano (e più quello recente) spesso la fiaba finisca ripulita e (orrore!) modernizzata – e come mi incazzo se vedo quella mezza cacatella di Maleficent che si conclude all’insegna del girl power più vieto con la morale “Il bacio che salva è sempre quello di mammà!” Uuuuuh, che gusto morire vergini senza staccarsi dalle gonnelle. Poi manco un zicco di lingua nel limone madre / figlioccia Jolie / Fanning, ma dai, non ci crede nessuno…
Il trailer mi aveva incuriosito, come ambientazioni e fotografia mi aveva ricordato vagamente The Fall… La vostra recensione mi ha incuriosito ancora di più, penso che lo guarderò. Grazie mille :3
Non dirò che l’analisi su “cosa è fantasy” sia una stronzata epocale, ma semplicemente che non è di nessun aiuto alla comprensione del film e del suo genere.
Io non lo so…sarà che son cresciuto con le fiabe italiane tipo bibbia sul comodino ma credo che un lavoro del genere soffrirà sempre dei limiti del mezzo.
Non visivo, ma soprattutto per i tempi troppo stretti e talvolta male sfruttati per raccontare qualcosa che è carica in ogni immagine (sulla carta) al massimo.
Mi riservo una seconda visione.
Lode ai calci.
le varie “storie” sono interessanti, però il film sarebbe dovuto durare la metà per non essere una rottura di balle incredibile.
Ho comunque apprezzato il tentativo
L’altro ieri Mad Max, ieri Il racconto dei racconti, dopo un anno di assenza dai cinema.
Sapevo che avreste recensito anche il film di Garrone: a questo punto, accanto all’adorazione per il vostro sito, pongo un gigantesco rispetto, da estendere a tutti voi.
Mad Max è un film che resterà nella storia del cinema, non solo d’azione, ne sono convinto: un passo avanti epocale; Garrone ha composto un’opera meravigliosa, pietra miliare della sua carriera, prendendo spunto da un’opera, quella di Basile, di difficilissima resa visiva, e scendendo a patti con tutto il suo immaginario di presuntuoso, talentuosissimo regista.
Prendendo spunto da Darkskywriter, da docente, pure molto terrone, posso dire che in realtà il testo di Gian Alesio Abbattutis è misconosciuto; persino in ambiti accademici, non si legge mai: eppure ieri in sala eravamo in otto, e cinque facevano i professori, di ogni ordine e grado.
Il Racconto dei Racconti senza Racconto.
Le storie sono assolutamente incompiute, parecchie persone infatti uscendo dal cinema non hanno capito come finisce il primo episodio.
Va bene l’estetica ma un pò di cornice? E’ la prima volta che mi manca una voce fuori campo che mi introduce e conduce durante un film.
Il rosso del cuore di drago (giustamente citato segrelles), il rosso dei capelli e del lenzuolo della vecchia che diventa giovane, il rosso del sangue della decorticata e poi ancora il sangue della principessa che torna dal padre…il rosso, ok.
Meglio l’imbalsamatore. Meglio anche il trono di spade.
Ottimo film. Da vedere al cinema.
Per niente ridondante come temevo.
Fondamentale la presenza di attori stranieri.
Una serie tv (un racconto a episodio) sarebbe il top.
SPOILER /
La resa della Pulce in CGI (specie quando esce da sotto il letto) è la nota dolente della sezione MOSTRI.
Ha un po’ rovinato l’atmosfera a differenza del drago marino e del pipistrello che al contrario sono veramente fantastici. Il drago in particolare ha una fisicità e una resa che non ho visto in produzioni ben più grosse.
/SPOILER
L’Orco spacca.
Purtroppo allettato dal titolo sono andato vederlo con mia figlia di nove anni. Sono dovuto uscire quasi subito. Vietato ai minori di 14 anni è un obbligo.
Le vostre recensioni del film saranno oggetto esse stesse di un corso di studi universitario, e voi lo meritate. Mi permetto solo di aggiungere una mia personale visione, dicendo che l’affabulazione di Garrone mi ha ricordato il Miyazaki de La Città Incantata.
Saluti a tutti.
La questione “fantasy made in Italy” mi coinvolge in prima persona.
Al di là del fatto che guardo fantasy da quand’ero bambino e che è fra i miei generi preferiti è da tempo che stiamo portando avanti un progetto per girarne uno in Italia, fra l’altro con tutto il necessario già pronto (piano di lavoro, cast, distribuzione, ecc…) in pratica manca solo una parte di budget.
L’uscita di un altro fantasy prima del nostro, non può che rallegrare me e il resto dello staff, perchè farebbe da apripista, e sarebbe più facile per noi trovare delle co-produzioni.
Io non so l’esito che sta avendo al botteghino, in generale il pubblico non lo vedo molto soddisfatto. Sembra piaccia di più a chi apprezza il cinema italiano, e non i fantasy, e questo di base, è già un male.
Fatta questa premessa, andiamo ad analizzare il film.
Attenzione perchè contiene alcuni spoiler!
Iniziamo col dire che dal trailer il film sembrava abbastanza lento, ma anche carico di atmosfera e magia. Ogni volta che vedo il marchio “Festival di Cannes” in un film, so che è sinonimo di noia e garanzia di lentezza. Ogni volta mi auguro che non sia così, e ogni volta invece, puntualmente, la cosa si conferma.
I titoli di testa all’inizio del film, così come le prime inquadrature, fanno pensare più ad un prodotto televisivo, piuttosto che ad un film per il cinema, e salvo eccezioni, è tutto molto stile film-tv/fiction, sia nella regia che nella fotografia.
La prima scena, quella del mostro marino, nelle fasi subacquee è fantastica: dalla soggettiva all’interno del casco, alla realizzazione del mostro, all’atmosfera e alla magia che crea. Per ora il film è al di sopra delle aspettative. Ma appena la sequenza termina, e si torna in superficie, il mostro morto è abbastanza finto (cosa bizzarra perchè di solito è più facile creare un prop statico, rispetto ad un movimento) e in generale si vede che manca un’estetica a livello di regia. Troviamo inquadrature abbastanza nulle e impersonali. Un po’ come se il regista avesse piazzato gli operatori dicendo “ok riprendete quello che succede e facciamo qualche taglio”, sembra che ci sia l’assenza di uno storyboard. Tagli casuali, e tanta steadycam che segue i personaggi senza una precisa ragione, come fossimo a guardare un programma televisivo e non un film. Ed è strano da parte di Garrone, che con “Gomorra” e “Reality” aveva fatto una regia molto personale e con uno stile marcato, che può piacere o meno, ma qui lo stile, non si sa cosa sia.
La fotografia in questo ci rimette molto, nonostante a curarla sia stato Peter Suschitzky, niente meno che il direttore di fotografia di uno dei capolavori della storia del cinema qual’è “L’Impero colpisce ancora”, e di altri film cult “Rocky horror picture show”, “Krull”, ma anche film recenti come “A history of violence” e “A dangerous Method”, quindi questo elenco per dire che da un mago della fotografia come lui, sicuramente ci si aspettava di più. E seppur il film ha tutta una serie di colori brillanti, come siamo abituati a vedere nei suoi film, nel complesso non ci sono atmosfera, magia, coinvolgimento… Non c’è niente di tutto ciò. Lo spettatore si sente sempre al di fuori della vicenda.
Il film non decolla mai, non ha nè capo nè coda. E purtroppo questo lo si deve alla regia, come dicevo prima. Parlo di regia tecnica, perchè a livello di recitazione gli attori, oltre ad essere quasi tutti eccellenti interpreti, sono stati scelti e diretti accuratamente, e hanno facce particolari, su tutti i due gemelli (Christian e Johnas Lees, attori praticamente esordienti), e il negromante (un eccezionale Franco Pistoni) e le due vecchiette (Hayley Carmichael e Shirley Henderson). E chiaramente Cassel, Toby Jones e la Hayek non deludono le aspettative, idem il doppiaggio (curiosa, ma funzionante, la scelta di far doppiare Cassel a Favino).
Anche il trucco e i costumi sono curati e realizzati benissimo. Le musiche sono bellissime e coinvolgenti, composte da Alexandre Desplat, che ha una filmografia incredibile, di cui vi cito solo Casanova con Heath Ledger. Sulle location è molto interessante che sia stato girato tutto in Italia, e nonostante alcune siano molto anonime, altre sono ricercate e davvero interessanti.
Gli effetti speciali (sia creati realmente, che al computer), sono veramente di ottima fattura, su tutti il mostro marino, la parte meglio riuscita del film, e la pulce, che risulta molto carina e fa affezionare lo spettatore.
E allora qual’è il problema di questo film? Sono diversi, come abbiamo detto prima, uno è la regia tecnica, quasi assente e che non coinvolge lo spettatore (ci sono alcune inquadrature di paesaggi o di situazioni studiate molto bene, ma sono poche e si vede che hanno uno stile diverso dal film, e sono evidentemente completa opera del direttore di fotografia).
Altro problema è il montaggio: lento, non taglia dove serve, lascia tante sequenze inutili che rallentano il film e non gli aggiungono nulla. Il ritmo non sanno nemmeno dove sia di casa.
La sceneggiatura è stata sviluppata decisamente male. Come alcuni sapranno, la pellicola è l’adattamento cinematografico della raccolta di fiabe “Lo cunto de li cunti” di Giambattista Basile, una raccolta che risale al 1600 e che ha come scopo principale quello di criticare la società nell’egoismo, nell’avidità e nella mancanza di scrupoli che dimostra per raggiungere i propri scopi. C’era bisogno di adattarla ai tempi, senza stravolgerla sia chiaro, ma un adattamento era doveroso. E invece l’unica cosa che il regista aggiunge, sono tutta una serie di scene e situazioni da b-movie porno-splatter, gratuite, completamente inutili ai fini della trama oltre che evidentemente ricamate sopra il romanzo, squallide e di cattivo gusto. E oltretutto girate male. E il film, seppur con un finale carino dove viene onorata la memoria degli artisti morti per salvare la principessa, risulta incompleto e nell’insieme insipido.
Questo cattivo gusto presente in diverse situazioni (e non parlo della storia, ma della regia, perchè ogni situazione si può descrivere in tanti modi mandando lo stesso messaggio, e qui c’è proprio del cattivo gusto, in altro modo non so definirlo) è ciò che maggiormente danneggia il film, e che gli distrugge completamente l’atmosfera.
Di qui mi verrebbe da dare un 4 a questo film, perchè con 14 milioni di $ di budget, tantissimi indipendenti, sia italiani che stranieri, tirerebbero fuori sicuramente un lavoro decisamente superiore.
Tuttavia per il coraggio di tentare questo genere, per gli attori e per alcune sequenze riuscite, alzo il voto. Ma nel complesso questo film non è niente di più che un mediocre film per la tv.
Voto 5
Per me filmone.
Ammiro! È un film che spacca i culi ai più.
Due su tre non è male… sarà stato Vincent (che come puttaniere ormai ha rotto) ma l’episodio delle vecchie non mi ha convinto. Tanto di cappello a Garrone comunque, anche se la scena della pulce in CGI (quando succhia le bistecche non si può vedere) ho fatto fatica a mandarla giù serenamente.
Vistolo, finalmente, e completamente conquistato. Mi vergogno un po’, perché ho veramente poco di utile o arguto da aggiungere rispetto soprattutto a quanto detto da Darth (100% Affinity nel simulatore di puntelli dei 400calci).
Non l’ho trovato nemmeno “lento” – perché è di una lentezza con una direzione, quindi fila piano, ma piano come una BLINDOCISTERNA verso l’obiettivo (quando non è inseguita). La freddezza può essere avvertita perché non è una narrazione di coinvolgimento, ma più di contemplazione, e i personaggi non sono quelli del “romanzo”, ma del simbolo, e finiscono per appartenere ad una dimensione arcaica più simile a quella dell’allegoria – ci vorrebbe una bella riscoperta del genere, che a me continua a sembrare più interessante del selfie di ‘sti tempi rancidi?
Al proposito, ora capisco di più anche il ragionamento di Jackie Lang sul fantasy, anche se secondo me non è sul genere che bisogna focalizzarsi, ma proprio sul fatto che non assomiglia in niente nei procedimenti narrativi a quelli del racconto moderno, della cultura industriale, e con questo ci caccio dentro pure gli amatissimi Pulp della prima metà del secolo, le Weird Tales, i G-8, i Conan…
Bravi, e più cinema così nel BelPaese (che quanto è bello bello qui…)!
Ottimo il vostro commento, siete uno dei pochi che lo vede in maniera positiva, ma mi farebbe piacere che tu leggessi anche il mio (corto corto): https://librilettura.wordpress.com/2015/09/04/il-racconto-dei-racconti-magnifico/
Diciamocelo. È un film di merda! Inutile voler giustificare una spesa folle per un cast di livello facendo un film che a malapena resti seduto nel cinema fino all’intervallo. Una vera schifezza.
Garrone fa un po’ quello che ha fatto Mainetti, con proporzioni diverse. Ha preso un genere non tipicamente italiano e l’ha fatto diventare tale. La scelta di usare delle fiabe popolari Campane invece dell’epic fantasy Norreno è una scelta più che azzeccata.
Come Mainetti, Garrone osa, con mezzi economici, alle spalle, maggiori, e stupisce.
“Il Racconto dei Racconti”, come la sua controparte Mainettiana, conquista 7 David ed entra di diritto nella stratosfera del cinema italiano. La rinascita continua, anche e soprattutto, rivoluzionando i preconcetti del cinema nostrano.
e all’improvviso mi rivenne voglia di scrivere una campagna a Kata Kumbas, gdr itaGliano, dalle ottime illustrazioni. <3