Ammettiamolo: viviamo in un’epoca di grandi contraddizioni, amici lettori. E il 90% di queste contraddizioni, a ben guardare, sono legate all’Internet.
Prendiamo i social media. Da un lato, ci aprono opportunità di stalking a livelli che scansate, Annie Wilkes. Dall’altro, siamo davvero sicuri di voler pagare questa libertà con centinaia di Ciao, ti ricordi di me? Siamo andati insieme all’asilo / in colonia / a lezioni di karate. Non ci sentiamo da vent’anni, ma mettiti comodo che recuperiamo il tempo perso? Altro esempio: le fashion blogger. Lo scrolling tra gli outift of the week è un ottimo modo per ingannare quel quarto d’ora che ci separa dalla pausa pranzo (e qui mi sto ovviamente rivolgendo alle lettrici, voi fancalcisti uomini non lo voglio nemmeno sapere con quali fini spulciate le foto della Crivello). Eppure, basta quell’istante in cui realizzate che Chiara Ferragni fattura in un anno quanto voi in una decina di vite e voilà, la giornata è rovinata. E poi, che dire di Kickstarter? Il sito che ha reso possibile la democratizzazione delle start-up, il finanziamento su meritocrazia, la nascita di micro-droni, stampanti 3D da scrivania e soprattutto giochi da tavola basati sull’esplosione di gattini. Qual è il risvolto negativo di un sito così innovativo, vi chiederete. Presto detto: Kickstarter ha permesso che The Sisterhood of Night si trasformasse, da incubo di un’adolescente che ha esagerato con la peperonata, in lungometraggio che potrebbe persino arrivare sotto i vostri occhi innocenti. È quindi un dovere morale da parte mia mettervi in guardia, così che nessun altro abbia a soffrire per colpa di questa robaccia. A parte quei criminali che l’hanno finanziato, ovviamente.
La prima cosa che c’è da sapere su The Sisterhood of Night è che, nonostante il trailer truffaldino e le definizioni ad cazzum che troverete in giro, non stiamo affatto parlando di un horror. E non sto dicendo che si tratta di un thriller, di un giallo o di un esperimento filosofico in stile The Addiction. Intendo proprio che The Sisterhood of Night sta al genere horror come Il Dogma al cinepattone. Presa di petto questa prima, cocente delusione, vediamo allora di formulare una più veritiera descrizione di questo film: io voto per “Drammone adolescenziale impregnato di critica sociale all’acqua di rose, con punte di – indovinate! – mockumentary insensato e – questa non la indovinate – musical alla Glee“. Capirete che, partendo da queste premesse, ai montatori del trailer va tutta la mia stima, per il miracolo che sono riusciti a compiere. Stima e una testa di cavallo, certo.
The Sisterhood of Night è il primo lungometraggio da regista di tale Caryn Waechter, precedentemente impegnata nella serie TV di Michelle Phan (ricordate, quel discorso sui lati oscuri dell’Internet?) e indicata nei credits di varie altre robette come editor, sceneggiatrice, attrice, producer, MAKEUP DEPARTMENT e la lista continua. Una donna che ha interiorizzato il concetto di “Fai una cosa e falla bene”, insomma. La signora Caryn è però palesemente una di noi, una che ha alle spalle pigiama party a base di Nutella, The Craft e Satan’s School for Girls (con e senza Brenda Walsh), ma anche domeniche pomeriggio all’insegna di PMS e maratona Pretty Little Liars.
E difatti la prima parte di The Sisterhood of Night è sostanzialmente un remake di questo bagaglio culturale: nella sempreverde suburbia statunitense, un gruppetto di adolescenti problematiche decide di cementare la propria amicizia fondando appunto questa Sisterhood e recandosi nottetempo nei boschi per svolgere misteriose e segretissime attività. Naturalmente, agli occhi dei concittadini puritani, l’intera faccenda puzza di stregoneria; sicché le ragazzine diventano al contempo oggetto di maldicenza e oggetto di invidia, da parte di tutte le coetanee escluse dal gruppo. Centro nevralgico della faccenda è infatti la rivalità tra la carismatica Mary, fondatrice della Sisterhood of Night, e la misera Emily, blogger in cerca di followers e possibilmente anche amici. Attenzione perché a livello di casting la Waechter si sbilancia e per i ruoli delle due protagoniste fa scendere in campo Georgie Henley (bimba Lucy de Le Cronache di Narnia) e Kara Hayward (la Suzy Bishop di Moorise Kingdom. Inconfondibile, perché il suo viso resta tuttora l’unica cosa asimmetrica apparsa in un film di Wes Anderson). Seguiamo con trepidazione la dinamica “Ti prego, fammi entrare nel gruppo!”, “No tu no”, “Eddai”, “Che palle, no”, “Allora vi sputtano e scrivo sul mio blog che voi siete davvero streghe e nei boschi andate a fare le peggio cose”.
Se ora volete prendervi un momento per sorseggiare un caffè o un cordiale, vi appoggio. Perché mi duole dirlo, ma questa era la parte migliore della vicenda.
Come minacciato, Emily si chiude nella sua stanzetta, apre il laptop e ci introduce quello che nella mente degli autori è il vero protagonista del film: non la stregoneria in versione teen come tutti noi allocchi speravamo, ma bensì il cyber-bullismo. La ragazzina inizia a diffondere post al veleno sulla Sisterhood, i suoi followers aumentano esponenzialmente, le autorità e i media della cittadina – che evidentemente non avevano un cazzo da fare peggio degli abitanti di Stars Hollow – si infervorano e iniziano a perseguitare le adolescenti presunte streghe. Il riferimento a una moderna Salem è delicatissimo. In tutto questo, secondo la Waechter, la mente dello spettatore avanza sospesa su un sottilissimo filo, confine tra “Sì, sono effettivamente delle fattucchiere e da un momento all’altro arriva l’horror” e “La calunnia è un venticello e poi oggi, con tutto questo Internèt… Non mi faccia parlare, signora mia”. Il montaggio, con uno sfoggio di ingenuità e buone intenzioni che in altre circostanze farebbe anche tenerezza, è palesemente costruito con l’intento di generare un crescendo di irrefrenabile curiosità verso queste misteriosissime attività notturne delle teenager. E nel finalone, che svela tutto e chiude la faccenda a tarallucci e vino, potete quasi intravedere la sceneggiatrice (Jimmy Bobo, here I come) che si bacia i gomiti per il livello di dramma e profondità raggiunto.
La realtà è però molto, molto diversa. E per risparmiarvi 104 minuti di frustrazione, ve la riassumo nella diapositiva seguente:
DVD-quote:
“Amanti di Satana o vittime di cyber-bullismo? La risposta è dentro di te ed è Fottesega.”
Belen Lugosi, i400Calci.com
Ma, quindi, alla visione di questo film, ci sarebbe da infervorarsi ed iniziare a parlare alla feudalesimo e libertà: “Giacchè lo tampax non se cangia in blu, a lo rogo! a lo rogo!!! Gridea lo sommo prelato Camden della Settima Sfera de li perpetui fissi astri….ahahahhah
Una curiosita’: ma tra questo e Hybris, qual’e’ peggio?
Non sono cosi’ sadico da chiedere a un mio redattore di guardarsi sia questo che Hybris…
per cui di bruttezza equipollente! io con un mio amico, amanti del gusto sopraffino e dei film non per tutti (tipo premutos o pink flamingos), queste cose le guardiamo in combo….
Nanni figlio di…
Mi stai dicendo che n hai obbligato Casanova a vederlo, ma lo ha visto di sua spontanea volontà?
Non so se premiare lui per lo slancio o schifare te per n averlo costretto.
Per questa mancanza di crudelta gratuita,a Valverde ritiriamo la cittadinanza e l’AK, per molto meno.
Che poi esiste un metodo scientifico per discriminare una strega amante di Satana da una vittima di cyberbullismo: se pesa quanto un’anatra allora è una strega.
Proprio tutto bisogna insegnare a questi…
scusate… una papera, non un anatra. I metodi scientifici vanno applicati con rigore.
@belen, non per torturarti, ma dimmi un pò, approfondiresti in un commento l’aspetto “musical alla Glee”?
così chiudiamo il cerchio.
A parte che per me la sola frase “musical alla Glee” basta a metterlo nella categoria “Orrori che non voglio vedere nemmeno sotto tortura”, grazie Belen che mi hai ricordato che sono anni che non vedo The Craft.
Guardiamo tutti The Craft vi prego.
wow giovani streghe troppo bello quando avevo 16 anni!!!
“Siamo noi i tipi strani”. Ed è subito teen angst.
Tre delle mie donne preferite che parlano di un film con Turchese Balk.
Da quella mi sarei fatto anche pestare.
Se fossi ottimista direi che forse sta giotnata comincia bene.
Riguardo il film, a mio parere,il problema n è che sta tizia faccia un film che dovrebbe/potrebbe/vorrebbe essere horror(?)e lo faccia male perché n ne capisce le basi.
Ma che fa un film per raccontarci cazzi propri.
Poi oh, è solo l’opinione di un maschio a cui piacciono le streghe.
Ecco un film da cui sicuramente starò alla larga.
Il Grande Osvaldo (R.I.P. a proposito) avrebbe detto che “l’arte è ‘na cosa seria, ‘un si prende sottogamba”
Grandissimo Osvaldo. Diceva anche: “questa è la fica. L’ho fatta rossa”. Un maestro del simbolismo e amante della Marini.
Si ma come finisce? Cazzo fanno ste qua nei boschi?
giusto…non faranno mica le zozzerie delle tizie delle copertine e dei video dei cradle of filth?
@annaMagnanima Sei sicura di voler sapere? Io vado, eh: per rivendicare la propria libertà a dispetto di pregiudizi e dicerìe, le ragazzine mettono in scena un corteo-balletto attraverso la città, con tanto di nastrini fluttuanti in stile HilaryarmoniosaHilary. Perché siamo donne, oltre ai sabba c’è di più.
@Ace Sventura @AndreaGnarluz Fanno quello che fanno tutte le donne quando si riuniscono: PARLANO. E no, non sto scherzando.
@belen, grazie mille. mi vengono i brividi al solo pensiero. allora vedi che sto film è horror?
per un attimo ho letto “oltre la sabbia cè di più” e mi sono immaginato la svolta torture porn (anzi porn torture)
….
Horror allo stato puro, quoto Anna, finisce che lo guardo.
Perché avete recensito questa porcheria che, tra l’altro, non è un film di arti marziali? Se avete carenza di idee potreste recensire Kung Fury invece di stà m.erd.a
Perché le premesse di questo sembravano piu’ interessanti dei risultati di Kung Fury.
Le premesse di questo sisterhood è un giuoco vs skull and bones.
(E che vinca il milione)
Quando sento laggente dire che kung fury è un capolavoro, mi infastidisco assai. E ci rimangono pure male quando rispondo che esiste roba che pur giocando nello stesso campionato, è numerose spanne sopra, vedi Manborg.
Comunque nanni, una rece per il loal io me l’aspettavo:p
Volete solo criticare e basta mi sembra: perchè kung fury se lo mangia a colazione manborg… ma dovete fare i radical chic dei calci e allora manborg (che nessuno se lo è filato) è bello e kung fury (osannato da tutti) è merda… complimenti eh!
E meno male che non ho lodato Kung Fury che subito spunta un tizio a caso a scriverne male. Per lo meno Alex9 la pensa in modo costruttivo.
Pensare in modo costruttivo = insultare?
@alex9: DACCE STA CAZZO DI CASA E NON ROMPE I COIONI!!!!
Ma no, “radical chic dei calci” non è un insulto! Dai finiamola qua prima che ci lockino la discussione.
Il film recensito è oscenamente brutto (secondo me) e non avevo capito come mai lui si mentre Kung Fury no, Nanni mi ha risposto.
Ho visto KF e non dico che sia un capolavoro, penso piuttosto che sia un film simpatico che prende spudoratamente in giro gli anni 80, gli amanti di quell’epoca cinematografica potrebbero farsi quattro risate, come ho fatto io.
Figurati che a me piace molto di più la canzone di tutto il film, mi piace talmente tanto che a furia di ascoltare Hasselhoff l’ho imparata a memoria :-)
comunque io kung fury l’ho visto e devo spezzare una lancia a suo Sfavore perchè, a parte la scena in cui il teppista all’inizio fa volare in aria la macchina con il suo skate, questo film è UN UNICO SPIEGONE DI MEZZ’ORA. se questa è qualità che si mangia manborg vuol dire che alex9 è un povero ragazzo figlio di questo nuovo millennio (in cui prevalentemente regna la svogliatezza ANCHE cinematografica) e cresciuto a spiegoni e non sa più riconoscerli perchè assuefatto. provo quasi pietà.
QUASI.
@annaMagnanima La sequenza di combattimento contro i soldati nazisti non ti è piaciuta per niente?
a proprosito di kickstarter e indigogo et simili: “hardcore” lo state tenendo d’occhio?
Piu’ che horror è orribile.Spettacolare come sempre la recensione di Belen.
U