Prima di tutto grazie.
Grazie per l’affetto e la vicinanza. È davvero bello essere qui tra voi e rimanerlo anche nei momenti di somma gioia come questo. Siete una famiglia meravigliosa e sono lieto di condividere con voi uno dei grandi, enormi, traguardi della mia vita di uomo e di calcista. Perché sì, è vero. Ho visto un film decente.
Frenate gli entusiasmi, tirate su la zip e togliete pure la mano da sotto il sederone (il cd. trucco della mano d’altri). Ho detto decente. Il che non significa “buono”, “bellissimo”, “capolavoro”. Ma siamo comunque decisamente sopra alla media nazionale. Quindi stappiamo il nostro miglior Tavernello con la Citrosodina e andiamo a iniziare.
Iniziamo subito con il dire che Creep è un film con Mark Duplass che, secondo quanto riporta Il Cobretti (l’unico dizionario di cinema che valga la pena di essere letto), è “Un po’ l’inventore del famoso sottogenere “mumblecore”.
Per chi non lo sapesse il mumblecore è un filone cinematografico in cui la gente tende a parlarsi addosso talmente tanto che l’ego non solo gli macchia la narrazione, ma gli esce pure da sotto i pantaloni. Creep è inoltre un film con Mark Duplass e solo un altro attore che guarda caso, si trova pure a fare il regista e lo sceneggiatore. Con Mark Duplass. Che è anche produttore. Ecco, voi dovete sapere che quando io sento parlare di due persone che recitano a braccio, in molti casi improvvisando, per portare avanti un discorso comune e ottenere un risultato unico penso sempre e solo a due persone.
Aggiungiamoci anche che porta lo stesso titolo di un film di Christopher Smith (lo stesso di Severance. Non proprio quel tipo di omonimia che ti tira la volata verso il successo) nonché di una delle più lagnose canzoni di tutti i tempi che, a sua volta, può vantare di essere stata coverizzata da Vasco Rossi. Le premesse, come potete vedere, fanno si che Creep parta con un netto vantaggio di alcuni chilometri nel gran premio della sfiga.
A tutto ciò, se già non bastasse, dobbiamo pure aggiungere che la premessa di Creep è simile, anzi praticamente uguale, a quella loffiata di Tusk, film che solo grazie alla provvidenziale recensione di Casanova e alla chiarificatrice presenza di Justin Long sono riuscito a evitare. Creep infatti parla di un tipo che finisce a casa di un altro tipo con la scusa che questo deve raccontargli delle storie tutte matte. Poi si scopre che il matto è il tipo che l’ha invitato. Seguono jump scares. Ovviamente parliamo di un’opera quasi interamente girato in soggettiva e che in alcuni momenti ci regala anche la compagnia della nostra più cara amica: la nausea.
Date le premesse era davvero difficile cavarci fuori un film buono. E infatti Creep non è un film. Non ha il respiro del film. Non ha l’intreccio del film. Né la profondità. Non c’è un messaggio. Non c’è una metafora. Non c’è un obiettivo narrativo. Quello che ci troviamo in mano sono una serie di scene slegate l’una dall’altra finalizzate, nella maggioranza dei casi, a preparare il terreno per un bubu7te che prima o poi arriva puntuale come le risate pre-registrate di Striscia La Notizia. Una lunga sequenza di micro-quadri narrativi, che potrebbero funzionare benissimo anche come cortometraggi stand-alone di registi con a disposizione due attori e un effetto sonoro, ma tutte unite da un filo rosso. E quel fil rosso è la faccia di Duplass.
Ho scritto filo rosso, sarebbe stato meglio dire “una gomena da nave del 30 in fiamme”. Sì perché Duplass non solo si mangia il film ma mette pure i piedi sul tavolo mentre con il manico della forchetta si pulisce un orecchio. Un’interpretazione enorme? … sì… un’interpretazione enorme.
In un’ora e mezza e senza mai trascendere, urlare, esplodere, Duplass ci comunica un unico, straordinario, sentimento: sfiducia. Dalla sua prima entrata in scena l’unica cosa che riusciamo a pensare è che “c’è qualcosa in questo qui che non va”. E anche quando è ormai chiaro che “c’è davvero qualcosa in questo qui che non va”, il nostro pensiero rimane proiettato al fatto che “secondo me è anche peggio di come sembra”. Perché la faccetta da rom-com indie, i sorrisini da rom-com indie, quel tenero sentore di patologia psichiatrica tenuta a bada con dei blandi psicofarmaci prescritti dal medico di base, se applicati al contesto del thriller-con-l’accetta, funzionano davvero, davvero. DAVVERO. Davvero bene. E riescono persino a farti sorvolare su una serie di incongruenze e MACCOSA dovuti più che d’altro, a mio avviso, dal fatto che non c’erano i soldi per tirar su anche solo un terzo membro del cast.
La magia, quella della tensione seria, quella della costante disagio che si prova ogni qual volta Duplass apre bocca, c’è tutta. E poco importa che arrivi da un trucco narrativo sottile e raffinatissimo (ma sempre trucco è).
Alla fine di Creep vi troverete alla fine della pellicola a fare un bel “sì” lento con la testa rimpiangendo, oltre che a un finale non proprio ispiratissimo, anche un’occasione mancata. Un cattivo come il Joseph messo in piedi da Duplass, se piazzato in un vero film, potrebbe fare davvero bellissime cose. Un applauso anche all’altro, quello lì, insomma quello che sta in scena insieme a Duplass che vince il premio come “Migliore capretta di Jurassic Park dai tempi di Jurassic Park”. Un film da vedere anche solo per capire come si costruisce un cattivo senza usare nemmeno un flashback.
DVD-Quote Suggerita
“Novanta minuti di disagio e paura. E con il 99% di flashback in meno”
Bongiorno Miike, i400calci.com
PROS: Miglior matto dell’anno. Miglior matto dell’anno. Miglior matto dell’anno.
CONTROS: A ben vedere non è un film. Finale non troppo ispirato. Occasione mancata.
Vale un’ora e mezza del vostro tempo? Sì.
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Me l’hai venduto, anche se già mi fa rabbia quell'”occasione mancata”
t’ho venduto roba buona. Credimi.
Per me bombetta. Visto nella stessa sera di quella cagata del remake di Poltergeist e il contrasto è stato impietoso: da una parte un regista esordiente nel lungometraggio che ha tipo 20 dollari, una videocamera, un attore (credo amico) e una casa (credo di amici) e col talento ti tira su un signor thriller a zero budget, un miracolo di divertimento e inquietudine dall’inizio alla fine, dall’altra l’incompetenza filmica totale che i milioni spesi in cgi non riescono a sopperire.
Poi sono d’accordo che l’ideale è averci sia i soldi che il talento. Ma solo il secondo è davvero indispensabile. Tra l’altro visto ora che il regista ha già fatto un altro film (The Overnight) che cercherò di recuperare il prima possibile.
L’attore è anche sceneggiatore e produttore. Anche il regista è attore e sceneggiatore. Insomma una roba tra amici. Ma non “una roba tra amici che capiscono solo gli amici”. C’è de cuore. Certo i MACCOSA ESPLODONO nell’aria perché non c’è proprio la possibilità di dare un filo di respiro in più alla pellicola, però ci sono le premesse per una roba ottima. Se solo Duplass la smettesse di fare le rom com indie.
E comunque a me “The League” fa morir dal ridere.
E la moglie di Duplass è una gran fica.
Ohilà, da quando è stato deciso che “Severance” sarebbe un esempio di sfiga?
Che poi Cristopher Smith sarebbe pure quello di “Triangle” e “Black Death”, e lo stesso “Creep”, pur con tutti limiti di ‘na robetta girata con du’ spicci, era più che dignitoso: non proprio l’ultimo degli stronzi, mi sembra. Comunque non un regista che ci aspetterebbe di veder spernacchiato sui 400 calci in una recensione di una roba di uno come Duplass.
esco subito da questo ginepraio che mi si ripropone ciclicamente. A me Severance non è piaciuto. L’ho trovato moscio e privo di mordente. Ma SO BENISSIMO di essere una minoranza (anche all’interno della redazione).
Un film pregevolissimo!
“Ti voglio bene” e tu capisci “Ti taglio il pene”… Miglior didascalia di sempre, ho sputato la colazione per ridere.
Del film non me ne fotteva nulla, ma dopo aver letto il tuo pezzo andrò a vederlo solo in omaggio alla smerdata a quei pagliacci dei Radiohead. Sei un grande, Miike!
A proposito, ora che ci penso… Se non me ne sono perso qualcun altro da Gennaio ad oggi, questo e’ il secondo matto papabile per i Sylvester di fine anno insieme a Dieter Laser in The Human Centipede 3. E’ interessante che presentino due tipi di pazzo completamente agli antipodi.
comunque questo film non si trova. e nemmeno human centipede 3. come la mettiamo??
è nel catalogo di Netflix
straconsigliato
tusk comunque è un capolavoro, poi fate voi che ne sapete a pacchi
visto solo oggi, un solo commento: MARK DUPLASS MVP!