Dal 1954 la storia di I sette samurai di Kurosawa, quella del gruppo di rinnegati che si unisce o viene unito per forza dal destino in una redenzione comune nell’aiutare qualcuno inerme, ognuno bravo in qualcosa, col suo demone da sconfiggere e coi suoi valori per cui morire, attraversa tutta la cultura popolare del novecento da I Professionisti all’ A-Team, da Guerre stellari a Colpo Grosso, da I cannoni di Navarone a Quella sporca dozzina fino a Predator.
In infiniti film, cartoni animati, opere di fantasia di ogni media e giocattoli ritroviamo se non lo stesso canovaccio quantomeno una parte consistente di esso o degli elementi singoli, ecco perché a differenza di tanti rifacimenti odierni non sono trasecolato più di tanto quando ho appreso che sarebbe stato fatto un remake del primo e più sentito omaggio, l’omonimo film di Sturges del 1960. Perché non possiamo fare a meno di raccontare quella storia, in fondo.
Sturges come ogni bravo regista americano della sua epoca ha formato la sua tecnica e la sua narrativa sul western, non necessariamente girandone ma proprio vivendoli da spettatore e studiandoli fotogramma per fotogramma da montatore, suo primo impiego. Il western insomma, da vero prodotto DOP della narrativa statunitense è stato il grande banco di prova, l’accademia, l’arte più difficile ma necessaria, con cui ogni regista americano del passato si è dovuto misurare e lui non faceva eccezione. I magnifici sette oggi enormemente rivalutato ma che all’epoca era considerato un western di routine e che venne snobbato dalla critica più autorevole, mostra come il regista condensi e metta in pratica tutto l’ABC del western con sapienza ma nonostante questo il film non viene ricordato come un caso particolare di tecnica o innovazione come ad esempio il suo precedente neo-western Giorno maledetto del 1955 . Viene infatti ricordato e rivalutato principalmente per i suoi toni, per la sua epica, per i suoi personaggi, per il suo climax. Come il titolo annuncia è un film di personaggi, di ritratti.
Cresciuto nell’America della depressione, Sturges iniziò dirigendo documentari di guerra durante il secondo conflitto mondiale. Regista pragmatico, senza fronzoli ma per niente rozzo, nel suo rifacimento di Kurosawa ad interpretare i suoi ronin, i suoi randagi, aveva al servizio dei grandi attori tra cui veri maverick. Gente dalla vita avventurosa che si è ritrovata a fare l’attore come Steve McQueen, cresciuto tra riformatori, corse motocilcistiche e l’esercito, oppure Charles Bronson, nato in USA da poveri immigrati lituani e decorato in battaglia nell’inferno del Pacifico durante la Seconda Guerra mondiale.
Nella poetica nichilista e disillusa dei “samurai” di Sturges c’è una credibilità di fondo in parte data dal fatto che al lavoro ci sono dei campioni di una generazione di cinema che ha faticato e combattuto davanti ma soprattutto dietro le scene.
Antoine Fuqua non è John Sturges e i suoi attori, per quanto bravi, non sono quella pasta di gente lì.
Non esserlo non è ovviamente una colpa in sé ma diventa un ostacolo su cui lavorare se vuoi affrontare un film del genere, un problema quello del non avere alcuna figura carismatica (no, Denzel cowboy non si può vedere amici) e un’idea della frontiera e della sua durezza blande come il playset western dei Playmobil. Il regista a dispetto della sua dichiarata grande passione per il western sembra infatti non aver mai ragionato su cosa è il western per lui e lo sceneggiatore Nick Pizzolatto è fuori posto con il materiale, sperduto, anche lui senza una sua vera idea a guidarlo e nonostante un cast di qualità i personaggi e le loro caratterizzazioni, uno degli elementi che fecero il miracolo del film del 1960 e mai più ripetutosi nemmeno con i sequel dell’epoca, sono delle macchiette poco riuscite e stereotipate.
Le dinamiche dei protagonisti, le loro storie, il modo in cui decidono di immolarsi e il motivo per cui lo fanno sembrano secondarie; non c’è l’onore e il riscatto dei ronin in disgrazia di Kurosawa, non c’è il coraggio virile e il nichilismo dei pistoleri di Sturges, non c’è carisma, non c’è dramma non avverti l’empatia per i contadini in balia degli usurpatori. Fuqua sembra non capire che non è con le smorfie sornione e le battutine che ottieni il primo, che con il bodycount non crei il secondo e che con i primi piani insistiti sugli occhioni disperati di Haley Bennett non crei la terza, non sembra aver colto in tutti questi anni da fan del genere che non è la morte il punto ma è perché e come si muore a rendere una sola morte più drammatica anche di dieci assieme; e gli sarebbe bastato ripensare alla scena finale di Shane, che pure cita tra i suoi film preferiti poi, per ricordarselo e magari dare una scrollata pure a Pizzolatto che ha scritto un western infantile e dozzinale. Dozzinale è un aggettivo pesante che non spendo gratuitamente, su un sito poi in cui anche a un DTV fatto col cuore vengono giustamente riconosciuti dei meriti, se ne ha. Ma di fronte a un film con un cast solido e un budget di serie A che sembra lo spot per l’area western di un parco giochi non mi sento di essere bonario, perché non serve nemmeno andare a fare troppi paragoni con l’originale per metterne in luce la scarsezza,non fallisce come o in quanto remake ma è proprio un brutto western di suo, che brilla di mediocrità propria.
Sul canovaccio di Sturges vengono incollate situazioni e suggestioni da più film, come in un fan movie dal citazionismo bulimico ci sono dei momenti in cui i più triti luoghi comuni del genere e le più ovvie citazioni dei classici vengono sbattuti giù in maniera così sfacciata e annoiata che sembra di vedere una versione patinata di Quattro carogne a Malopasso. Tutto è banale, prevedibile, derivativo e privo di intensità: le vicende, i personaggi, l’estetica, fino alla colonna sonora (citare Morricone? Siamo in una scenetta di Domenica In?). Probabilmente l’idea del regista è di fare un “western classico” ma c’è una bella differenza tra essere un classico ed essere scontati, c’è nel mezzo una statura e una comprensione del genere che evidentemente Fuqua non ha.
Viste le motivazioni blande per la loro missione suicida e il carisma inesistente i personaggi sembrano quindi avere come unica ragion d’essere quella di essere etnicamente variegati, urgenza istericamente necessaria oggi a Hollywood ma che non li rende automaticamente interessanti come speravano probabilmente gli executive. L’intento di schierare una Justice League etnica sfruttandone però le caratteristiche intrinseche in maniera così loffia sembra più un washing ipocrita che una vittoria per le pari opportunità, questo tralasciando quanto sia storicamente improbabile che accadesse un assortimento del genere perché è pur sempre un film.
Potremmo avere da ridire qualcosa su ognuno dei personaggi, cominciando da D’Onofrio ciccione spalla comica che è deprimente, ma prendiamo ad esempio per tutti la new entry più strutturata, quella del guerriero Cheyenne Red Harvest: egli è un capolavoro di mala scrittura.
Un personaggio esteticamente mal reso (un Comanche del sudovest conciato come una generica tribù del grande Nord a scelta tra Irochesi, Algonchini, Uroni o Moicani) e narrativamente ridicolo: un nativo che decide per un motivo implausibile come “la mia tribù mi ha detto che io ho un destino speciale” di andare ad immolarsi con un gruppo di non-nativi letteralmente appena incontrati per strada (esilarante il rituale di fratellanza istantaneo tra lui e Chisolm dopo circa dodici parole scambiate), in difesa di un villaggio di agricoltori che probabilmente la sua tribù di norma avrebbe razziato e che, non contento di questa bizzarra e pericolosa scelta, decide pure di non comunicare in inglese con quelli da cui dipenderà la sua vita in battaglia fingendo di non saper parlare la lingua fino a 2/3 del film. Nulla di questo personaggio ha molto senso o spessore, è lì per fare l’indiano con le frecce e la faccia colorata e tanto ci basti. Alla fine della fiera politicamente corretta di Hollywood quindi il nostro Red Harvest continua nei fatti a interpretare lo stereotipo razziale dell’indiano guerriero, del buon selvaggio taciturno e nobile che preferisce arco e coltello alle armi da fuoco, solo sceneggiato in maniera decisamente più stupida che settant’ anni fa, con buona pace di tutti.
La summa di quanto sia un film sciatto e senza nerbo è però il finale. Se avete visto almeno uno dei due film a monte, quello di Sturges e/o quello di Kurosawa, saprete già che quattro dei sette muoiono, se non lo sapevate ora lo sapete e direi che siete arrivati ad un’età per la quale non aver visto nessuno dei due film è una colpa abbastanza grande da non sussistere la spoiler alert.
Fuqua nel dubbio su che strada prendere le prende ambedue: l’inquadratura con le sepolture e le spade di Kurosawa e la cavalcata laconica verso una nuova probabile morte di Sturges. In una sequenza inspiegabilmente girata in (orribile) CGI e ambientata nella vallata del Mulino Bianco al tramonto, vediamo le tombe dei caduti carezzate dal vento, ognuna delle quali stucchevolmente e didascalicamente decorata con un effetto personale del personaggio defunto, mentre senza parlare i quattro superstiti si allontanano e una voce fuoricampo recita un patetico monologo che ci ricorda che il villaggio è salvo grazie all’opera di questi tizi, che “erano sette ed erano… Magnifici!”, stacco e titoli di coda.
Giuro: c’è una voce che spiega che il film si chiama I magnifici sette perché questi erano sette e sono stati magnifici, una cosa di un imbarazzante, di un consolatorio e di un didascalico offensivi, lì dove nei film ispiratori c’era il dialogo amaro dei superstiti che disillusi capiscono che è stata una vittoria sì ma di Pirro e che loro, anche se hanno vinto, rimangono dei perdenti come sempre.
Questo Magnificient 7 è senza timone, confuso sulla direzione da prendere e, pasticciando qua e là, si dimentica i caratteri fondamentali che quelle sette figure archetipiche stanno a simboleggiare, il perché lo sono e cosa ci vuole fare esattamente. Anche se l’intenzione fosse stata sciaguratamente di fare di un classico dell’eroismo tragico un carrozzone divertente, con tanta azione, personaggi sopra le righe e pochi pensieri allora preferisco il fin troppo vituperato Lone Ranger, che è senza troppe pretese, con più idee, più azione, più stunt veri e decisamente più divertente.
Fuqua è un regista di mestiere, senza la classe di un Tony Scott quando deve fare una marchetta eppure efficace. Ma è ancora inadeguato di fronte ad una prova del fuoco come un “western classico” è per i grandi registi americani.
DVD-quote:
“Brilla di mediocrità propria”
Darth Von Trier, i400calci.com
eppure su Fuqua/Pizzolatto ci avrei puntato ls cobretri maison….
fortuna,allora, che non l’ho fatto.
Perché alla fine i tre eroi superstiti se ne vanno così, senza farsi curare le ferite, sporchi e stanchi.
Avrebbero, secondo logica, dovuto essere curati e rifocillati, insomma coccolati dai paesani riconoscenti.
Finale assurdo!!!
Pur riconoscendo tutti i difetti citati nella recensione (e ne avrei anche degli altri…) io al cinema mi sono divertito.
Due ore che passano veloci e sinceramente anche piacevoli;
stacchi il cervello, non pensi al western originale (io sono uno degli ignobili che non ha mai visto i 7 samurai) e dopo mezzora ti sei già dimenticato cose belle e brutte.
Forse se l’avessi visto nel divano di casa sarei ancora meno critico, ma sperando nel miracolo non ho resistito al richiamo della sala.
Comunque è evidente che non sia un capolavoro ma alla fine della fiera è uno come tanti film che tra i calcisti ci può stare.
Perché alla fine i tre eroi superstiti se ne vanno così, senza farsi curare le ferite, sporchi e stanchi.
Avrebbero, secondo logica, dovuto essere curati e rifocillati, insomma coccolati dai paesani riconoscenti.
Finale assurdo!!!
Darth spacca sempre! Anche perché mi ha ricordato del mio fortino del Playmobil.
Bella rece.
Il film originale mi era piaciuto (neppure io ho visto “I sette samurai”), questo magari lo guarderò quando passa su Sky.
Quando ho letto “Colpo Grosso”, ho subito immaginato Umberto Smaila e Maurizia Paradiso che combattono fianco a fianco contro le ingiustizie del mondo.
caro Darth, mi confermi ciò che temevo… quindi da vedere a cervello spento. ma perché allora chiamarlo con quel titolo se poi non insegna niente?
invece, un po’ fuori OT, ho trovato interessante Slow West, con fassbender
Fuqua ogni tanto ne imbrocca qualcuno tipo the equalizer ma più sovente sforna delle belle minchiate (alla southpaw per dire). Infatti non mi stupisco più di tanto su questo m7! Comunque un’occhiata dal divano gliela daro’..
Grandissimo pezzo, complimenti
Ah, il giorno maledetto me lo sono segnato.Grazie
Troppi attori importanti, troppe star, compreso un regista che è un’incognita vivente. Il film è vuoto e si sente ma è girato talmente bene che ti passa davanti con eleganza e dopo un’ora pensi siano passati solo 20 minuti. L’arruolamento dell’indiano è il nuovo paradigma dell’incongruenza logica tanto che quando ho realizzato che li avrebbe aiutati mi sono detto “Ma allora è un film di Walt Disney!”. Davvero terribile sta cosa, così come la formazione del resto del gruppo il cui movente è la pietà cristiana (tipica spinta motivazionale degli indiani, peraltro). Il movente, in un film come questo, è tutto, e andava lavorato meglio per renderlo condivisibile nonché pausibile.
Quindi una pirlata di film girato da uno bravo a fare i compiti e con un pistolero (non cowboy, che è altra cosa) denzeliano che a me è piaciuto assai, con quegli occhietti luminosi là e una professione identica al personaggio di Waltz in Django unchained (sarà voluta sta cosa ?).
siamo ai pigiami senza pigiami! non lo guardo per pietà
rece da paura
Eh, io che penso a quel ragazzino che tipo andrà alle medie ed è tutto contento di leggere le recensioni del sito più grosso di tutti. Lo immagino li sorridente che si becca, su uno dei film più belli di sempre, uno spoiler lancinante di quelli che ti seppelliscono in cima alle colline. Lui da fan sa che non è lo spoiler il punto ma è come si spoilera a rendere uno solo spoiler drammatico, comunque complimenti davvero un bell’articolo.
Non avrei mai guardato questo film per miriadi di motivi ma il paragone con “Quattro carogne a Malopasso” è devastante, peggio di qualsiasi insulto potessi scrivere.
Posso fare una domanda a voi che siete esperti anche dei retroscena del mondo del cinema, e di cosa avviene “sotto il cofano”?
Fuqua ha fatto dei bei solidi film di azione (Equalizer, Training Day), Pizzolato ha creato un grande serial noir: come avviene che due bravi professionisti creino una schifezza del genere? Nel loro processo creativo e produttivo, dove avviene l’errore? Cosa va storto?
Anni che seguo il sito ed ancora faccio fatica ad abituarmi al tuo modo di usare la punteggiatura…;-)
Comunque, penso che lo guarderò lo stesso quando arriverà in tv.
Kurosawa non si batte, per inciso.
Nella mia personale videoteca ci sono entrambe le precedenti versioni dei Magnifici 7, tra i miei film preferiti. Non me la sono presa quando annunciarono questo remake, perchè è una storia così bella e se vogliamo seminale che seguo sempre con piacere.
Fuqua è un regista che ne azzecca bene uno e poi ne sbaglia due. Evidentemente siamo tra questi ultimi. Pizzolatto poi è un buon sceneggiatore ma di tutt’altro genere, non era così scontato che tirasse fuori un lavoro ben riuscito.
Ovviamente nelle interviste precedenti all’uscita il regista ed i produttori dichiaravano con nonchalance che le varie etnie erano presenti all’epoca nel territorio. Magari è vero, ma scommetto che non si sarebbero mai uniti nell’affrontare una minaccia comune. Se il film non riesce a spiegarti questo, allora ha quasi fallito. Se mi metti due stunt di numero e poco altro allora mi sembra che non ci siamo.
Non so, magari nelle serate di noia prenderò su ed andrò a vederlo, ma questa occasione mancata mi brucia.
Esattamente il tipo di pezzo per il quale ringraziare per l’intera settimana e che mi fa aprire il sito al mattino prima di leggere qualunque altra cosa.
Rimango sempre un po’ così di fronte alle stroncature, ma c’è modo e modo. E questo è il modo. Da appassionato di musica: il film non l’ho visto, e so che alla ventesima visione di quello di Sturges il cuore batterebbe ancora sentendo Bernstein (così come nei titoli de La Grande Fuga). Quando ho letto che arrivava questo film, nonostante Washington e Hawke mi rendano digeribile praticamente tutto, nonostante i due abbiano lavorato insieme proprio in un gran bel film di Fuqua, nonostante Pizzolatto, ho pensato: va bene, ma la musica?
poscritto: non so se sarà un film che tratterete, ma nel caso potresti occuparti tu del Ben Hur in uscita?
Comunque quello di Sturges per me è “solo” in buon film. Lo dico perché da che è stato annunciato sto remake ne ho letto in giro come di un capolavoro che per me non è manco da lontano.
Purtroppo sono in ospedale e sto film di sicuro non lo vedrò in sala (probabilmente comunque non avrei speso dei soldi per vederlo) ma se leggo che alla regia c’è Fuqua mi aspetto una tamarrata ritmata (i suoi film meno zarri sono proprio delle eccezioni) e se leviamo king hartur e l ultima alba è uno che è sempre riuscito almeno a farmi divertire.
Posto ora perché il film l’ho visto ora e solo per dire che se non ti piace King Arthur sei una persona orribile.
Ciao Darth, vi seguo da parecchio, e come sempre, una recensione ben fatta, come poche se ne leggono oramai.
Però non sono d’accordo, o meglio, non ci trovo questa negatività così affossante. Precisando: concordo con quello che mi dici, sulle mancanze e su ciò che è stato esagerato; non sulla totale negatività.
Perchè, pur non disponendo della preparazione di voi firme dei 400, nel mio piccolo, un po’ scrivo per un sito; e per questo ho dovuto crescere in maniera autodidatta. Tanto per ribadire che è tutto a mio avviso quel che scrivo, ma spero non sembri “gettato” senza cognizione di causa.
Partendo dall’archetipico, cosa che oramai è assodata tanto danon riuscire più a considerarlo remake, qui siamo davanti ad un western.
Come diceva, più o meno, King ne “la torre nera”, il western è solo un attesa per i 5 minuti di sparatoria finale. Punto. Tutto il resto, il fatto che sia di autore ( qualcuno apprezza Cimino, io non riesco a guardare il suo “Cancelli) o adolescenziale ( i western republic con Wayne degli esordi) è secondario. Quello che si aspetta uno spettatore è un cattivo che faccia male alla brava gente, e qualcuno che faccia trionfare la giustizia. Un evasione-idealizzazione.
In questo, il 7 riesce alla grande. Io per primo, ma anche gli altri spettatori, non siamo andati al cinema aspettandoci qualcosa di innovativo, ma anzi, in un certo senso, volevamo lo scontato.
Fuqua è yankee, si vede con “Olympus”, che sembra quasi il film de “Call of duty:ghosts”. E non mi pare sia mai stato promesso qualcosa di incredibile, ma un bel vecchio body-count “senza sangue” ( vedi “I comancheros”) e la giustizia che trionfa sul cattivone. Su questo, il 7 non imbroglia e mantiene le aspettative.
Anche io avrei preferito una maggior caratterizzazione dei personaggi, un senso più inevitabilistico-nichilistico… ma noi, presumo, siamo cultori di Western andati, che non puoi proporre ad un pubblico moderno. ( Sai che mi trovo a discutere con persone che fanno gli intenditori e manco han visto, nemmeno sentito nominare, “Lawrence d’Arabia”, tanto per citare qualcosa di ben not?) Devi dare azione, velocità, ritmo. Ford ci ha abituato che bastano personaggi interessanti e dello humor, ma ora si vuole il ritmo e la semplicità nel seguire.
Se veramente si vuole tenere il western vivo, bisogna dare qualcosa di semplice, immediato e accettabile. E divertente, sì, perché mi sono divertito. Poi si può dare tutto il resto, e riscoprire i fondamentali.
Ah, comunque grazie per i feels con il fortino Playmobil. Io invece ne avevo uno, che conservo ancora gelosamente, di legno vecchio stampo. Le avventure che ho vissuto… da quelle dovrebbero fare i film. Anche se verrebbero fuori cose alla Tex vecchio stile, con dinosauri e mummie.
Un saluto e grazie ancora per il vostro sito, sempre il migliore da leggere!
Non ricordavo ci fosse anche Pizzolato a bordo, ma tant’è. Resta sempre un peccato quando qualcuno a Hollywood ci riprova col western puro (non weird alla Bone Tomahawk, non divertente giostra come Lone Ranger, non surreale come il pur bellissimo Rango)… e va sempre male.
Il gruppo multietnico è di un’idiozia sfavillante. L’indiano descritto così pare il Tiger Jack del 1950, quello che diceva solo “Ugh”.
Sì capisce che un western USA a scatola chiusa lo compro solo se sulla scatola c’è scritto Gore Verbinski?
(E no, non ho citato volutamente Tarantino. Sia su Django che su H8 ho più riserve che altro)
(E ora la smetto)
Ciao, sono d’accordo con te anche se il mio giudizio è più magnanimo …
Dopo questo commento sono fortemente in imbarazzo per aver girato un Western in genovese, altro che Quattro Carogne a Malopasso…
Per chi ha amato questa recensione c’è una buona notizia: è uscito anche Ben Hur! Darth ti prego vai a vederlo e facci sapere!
tra i pochi a salvare The Lone Ranger, tutto il mio appoggio
“La mia tribù mi ha detto che io ho un destino speciale” mi ha fatto morire!
Bastasse così poco per levarsi dai coglioni le genti che infestano il mio ufficio!
Io devo dire al netto della durata,e dei difetti elencati nel solito esaustivo pezzo,che mi sono divertito certo piu che un western sembra piu un cinecomic con personaggi che potrebbero essere presi di peso da una graphic novel malscritta ma ho preferito di gran lunga questo all’altro blockbuster di questo periodo quella schifezza di indipendence day 2.
Ah ah ah ragazzi state diventando la brutta copia di cinematografo, e mi dispiace tanto.
Quattro carogne a malopasso, ma che cazzo dite? E c’è gente che scrive “bella rece”? Ma vi regalano un fumettone del genere e v’attaccate alla storia che l’indiano non avrebbe fatto così e storicamente parlando avrebbe avuto le piume piegate a destra? Come se l’originale fosse la bibbia della storia western?
Checcazzo, Fuqua ha il pregio di farti passare due ore e venti come fossero quaranta minuti, ha il pregio di creare scene che fomentano di brutto e ha il pregio di creare dei personaggi memorabili che saranno caratterizzati da due coltelli o dalla faccia pitturata ma son ganzi e rimangono, tutti, chi più chi meno.
Quindi regà mi siete caduti un po’ in basso e so che non ve ne frega un cazzo ma fare le pulci a sto film e casomai far passare the Equalizer come una bomba (ed è una bomba è intendiamoci) si insomma, un po’ di coerenza…
Tutto vero!
Alla fine se non è un film calcista questo, quale dovrebbe esserlo?
Mille difetti, mille incongruenze, mille cazzatine..ma io cazzo se mi sono divertito!
Certo dopo ti rimane poco, ma il film fa il suo dovere, intrattiene e fa staccare il cervello!
Felice di leggere queste cose perché è esattamente ciò che mi aspetto da un Fuqua
Ok, tutto bene e hai (quasi) ragione.
Ma non me lo chiami “I Magnifici Sette”, cazzo!
Vuoi fare il film spaccaculi con gente che fabbrutto in maniera supereroistica? Ti sostengo!
Ma non me lo chiami “I Magnifici Sette”, cazzo!
Vuoi mettermi un personaggio a metà tra “WWE Raw” e un comics di seconda serie della Image che si chiama “Red Harvest” (cioè “Mietitura Rossa”, mica cazzi… Me lo chiami “Mietitura Rossa”, fratello di “Vendemmia di Visceri” e figlio di “Fungatomicosterminatorefigliodiputtana”)? Figo, mi hai convinto!
Ma non me lo chiami “I Magnifici Sette”, cazzo!
Gli fai fare di mestiere “The Warrior” (“Il guerriero”! Mica come gli altri babbidiminchia che facevano i RagazziMucca. Lui fa “Il Guerriero”!)? Ho capito, mi piace! Preparo i pop-corn.
Ma non me lo chiami “I Magnifici Sette”, cazzo!
Me lo chiami “Wilder Wilder West!”, “Nuke Noon”, “The Seven Badass”, “The Gunxpendables”.
Stai ben lontano, MA MOLTO, da titoli che anche solo ricordino una certa idea di western, in cui la gente facevabbrutto perchè poteva fare solo quello e non si illudeva di un cacchio di niente e che un “The warrior” normalmente si beccava una pallottola nella schiena da un “The coward” entro i primi 5 minuti.
Non me lo chiami “Per un pugno di dollari”, non me lo chiami “Mucchio Selvaggio”, cacchio, manco mi sentirei di permetterti di chiamarlo “Carabina Quigley”!
E…
Non me lo chiami “I Magnifici Sette”, cazzo!
Film calcista≠film fatto a cazzo di canguro dove ci si mena, cioè anche sì ma dipende anche da come il film stesso si vende e quali sono le premesse, e mi pare che in questo sito ci sia una certa coerenza a valutare i film. Per un DTV di certo non si va a vedere recitazione, dialoghi e similia, se ha un paio di scene di botte degne e fa passare un 90 minuti di allegria tra birette e amici va benone, e i maccosa diventano una nota positiva. Ma se le premesse sono un regista che da queste parti è, mi pare, piuttosto apprezzato, un cast e un budget da serie a e, soprattutto un riferimento così cinematograficamente alto come i magnifici 7, allora la critica ci sta alla grande. Come dice qua su Oliver Die Hardy, non l’ha mica ordinato il medico di fare un remake dei magnifici 7, poteva essere un generico western/gruppo di amici/battutine e volemose bene a sto punto. Anche la storia dell’indiano, se ne fai una macchietta da “gomitino-gomitino indiano silente e nobile che aiuta i bianchi” in tono “ironico” magari ci sta (magari), ma se fai sul serio, sei un po’ un cretino.
Insomma, se vado dal kebabbaro non mi aspetto i bicchieri di cristallo, ma se vado in un ristorante da 100 euro (quelli di Conde per capirci) se trovo un capello nella minestra mi incazzo.
…forse hanno sbagliato a trascrivere e il titolo vero è I FANTASTICI 7. Non i magnifici.
T.V.B.
Almeno stavolta non ha messo i cowboy con la maglietta del guevara…è giá un passo avanti. Devono averlo legato.
Meglio il telefilm con Michael Biehn e Ron Perlman
e se sei un regista davvero bravo di talento ecc beh diciamolo che qualcosa di buono anche senza i fantastiliardi dovresti essere in grado di farlo…Foqua o come si chiama è bravino ma dimenticabile come i suoi film…Sullo sceneggiatore nessuno mi toglierà mai dalla testa l’idea che srivere una bella sceneggiatura film sia mille volte più difficile che per una serie…poi vabbè degustibus ecc ecc
Il fatto è che non c’è nessun capello nella minestra, si vede che i soldi sono stati spesi, gli attori ci sono, le scenografie anche, c’è tutto, solo che non ha o non ha solo un approccio così realistico alla materia, o almeno non solo.
E’ un remake di roba di 50 anni fa, reamke di un remake che come è scritto anche nella recnsione non venne manco accolto bene ed è la stessa cosa che sta succedendo a questo film. Ma sto film ha tutto, personaggi, atmosfere, situazioni, tutto. Poi se si cercava balla coi lupi forse si è sbagliato qualcosa, si vedeva già dai trailer che era un fumettone gagliardo ed ho avuto proprio quello che mi aspettavo, e che volevo, amen!
Mah resto dell’idea che il target del cinema degli ultimi anni va sempre più gli under 20…mettiamo un titolo che fa scena anche se nessuno ha visto l’originale e poi via di girato standard…poi Tarantino fa il “suo” western e da la merda a tutti chissà come mai
Ma infatti. Se ci fai caso la scena di Denzel che entra nel bar, spara a tutti per catturare quello con la taglia, poi si presenta davanti alla folla di armi spianate estraendo dal taschino un foglietto dove sta scritto che lui per legge può fare ciò che ha fatto e che in effetti il barista era un fuorilegge, beh, quella scena è la copia fatta male della analoga scena di Django con Chris Waltz (da Oscar).
al limite del patetico..ma tanto il pubblico di riferimento non va vedere tarantino già solo per la durata del film che vuoi che gli freghi se un film è un plagio remake girato sceneggiato recitato alla cazzo..
@Oliver Die Hardy spero che tu abbia depositato i nomi dei possibili film western che ti sono venuti in mente perche’ sicuro sicuro il primo produttore ammeregano che passa di qui te li ciula subito !
D’onofrio è il più imbarazzante di tutti con il suo personaggio in estasi mistica, le sue preghierine da dire mentre combatte… veramente trita e ritrita. Poi quando Hawke ritorna dopo aver fatto finta di andare via, be… mi sono alzato e ho lasciato la sala prima della conclusione. Giuro.
visto che non lo ha ancora detto nessuno, ci penso io a sporcarmi le mani:
Pizzolatto e` un bidone col botto, speriamo torni a scrivere liste della spesa per sua moglie e non ci rompa piu` i coglioni con le sue cagate
eppure questo film, col suo sceneggiatore pacco, con quel suo cesso di pari opportunità del cazzo sparate a tutta birra (ormai pure nei western ci devono mettere queste cazzate liberal, siamo circondati, non c’e` speranza, e io ho voglia di bestemmiare l’intero castello del Valhalla), non mi ha ancora del tutto scoraggiato. Credo che lo vedrò clandestinamente in VIDCAM con spregio totale delle autorità
Nel tritume di citazioni maccosa, trionfano Chris Pratt e la sua versione da frontiera di “Un uomo precipita da un palazzo” (L’Odio). Che senso ha?!
Premesso che il fortino Playmobil è una delle migliori cose degli ultimi 10 anni… Lone Ranger no per favore
Ai tempi stavo per andare a vederlo al cinema, per fortuna la vostra recensione (sia pur consultata solo di sfuggita per non spoilerami niente) mi fermò.
Alla fine l’ho visto ieri sera e dopo 10 minuti ero tentato da usare l’avanzamento veloce 30x tanta era la banalità e l’inverosimiglianza di questo film.
Uno spreco totale
Ogni cosa scritta nella recensione è abbastanza vera però non me la sento di essere così cattivo, certo ha una scrittura scemotta dei personaggi e la trama procede con un’inerzia tale da essere fastidiosa ma il film regge, è una robetta che per due ore riesce a non annoiare, ha qualche scena d’azione interessante e in generale tiene un discreto ritmo, lo vedi e te lo dimentichi, questo è chiaro ma se leggo che alla regia c’è Fuqua di base non mi aspetto profondità, cerco un film senza pretese che sono sicuro non mi faccia annoiare. Ha fatto di meglio, questo è sicuro (ma anche di peggio tipo King Arthur e quello con Bruce Willis e la Bellucci) però è in linea con quello che è sempre stato, un regista cazzone capace di tirare su un discreto spettacolo. La colpa più grave è la mancanza di un afflato epico che in un western del genere sarebbe necessaria o anche l’aspetto bromance è proprio buttato li senza mordente, però come dicevo se ci si accontenta di un prodotto con bravi attori e in generale una buona dose di mestiere se ne esce senza lamentarsi troppo.
Antoine Fuqua ormai è chiaro che è un regista sopravvalutato o che si sopravvaluta, ma voglio ancora pensare che la colpa non è sua ma degli sceneggiatori con cui collabora, perché gli scrivono o schifezze o film rovinati nella seconda parte, come per esempio The Equalizer; anche se forse è stato lui che nella seconda parte di questo film ha voluto buttare nel gabinetto tutto il buono che c’era nella prima parte, tra l’altro con i finali Fuqua ha sempre fatto pietà (ovviamente Training Day lo considero un atto irripetibile nella sua carriera)
Comunque avendo visto il capolavoro di Kurosawa o sempre considerato il primo remake americano una schifezza, anche se di certo rispetto a questo (che non ho visto e non vedrò) fa di certo la sua bella figura.
Comunque quando questo film lo pubblicizzavano su facebook mi sono tolto la soddisfazione di postare questo video nei commenti, per spargere un po’ di buon gusto cinematografico.
https://www.youtube.com/watch?v=GF5U83UIX1o&t=23s
Certo che commentare su un sito come questo e dire di non avere visto “I sette samurai” è abbastanza grave…
Me lo sono visto adesso su 8.
Stroncatura della rece sacrosanta.
Film senza un’oncia di anima.
Hollywood al suo peggio.