Lo spietato è un film di Netflix con Riccardo Scamarcio. Libero adattamento del romanzo Manager Calibro 9, è una storia ambientata a Milano la cui promozione è incentrata unicamente su questo: essere ambientata a Milano.
E se la cosa non vi pare una rivoluzione, mettetevi comodi che vi spiego come gira il mondo.
Premetto che questa è una cosa che ho sentito dire da terzi, presentatisi come addetti ai lavori, che non ho alcun modo di verificare e sulla quale non mi prendo alcuna responsabilità. Però l’ho sentita, quindi è vera. In pratica, in Italia non si fanno film ambientati a Milano perché i meridionali si indispettiscono. Troppo polarizzante? Ci riprovo: in Italia non si fanno film ambientati a Milano perché una grossa fetta di pubblico, diciamo tutti quelli che non vivono a Milano, nei luoghi di Milano fatica a riconoscervisi. È proprio che, agli occhi di un non-milanese, un film ambientato a Milano è come se fosse ambientato a Innsbruck: non ne capisce il senso e non gli interessa. E non si può neanche dire che la cosa non sia reciproca (riguardo lo snobismo dei milanesi verso tutto ciò che non è milano; su Innsbruck onestamente non ho idea).
Non è una coincidenza che in Italia i film siano tutti ambientati a Roma: il fatto è che Roma mette d’accordo tutti.
Certo, un film può anche essere ambientato a Napoli, o a Firenze, eccetera, ma se ci fate attenzione, in questi casi l’ambientazione diventa immediatamente un plot point, come se gli autori dovessero spiegarti perché non siamo a Roma (esempio: è rilevante che Margherita Buy, dopo essere stata tradita dal marito, ritrovi la pace e l’amore tra i colli toscani; altro esempio: Alessandro Gassman, professore sopra le righe, dovrà fare breccia nei cuori di una classe problematica nei quartieri disagiati di Napoli). Roma è la condizione standard. Bologna, Torino, Firenze o Napoli esistono se c’è un motivo assolutamente valido perché quelle storie siano ambientate a Bologna, Torino, Firenze o Napoli. Milano se vuoi fare incazzare i meridionali.
Ecco, secondo me è questa la chiave di lettura più interessante (non l’unica) di un film come Lo spietato: è la storia di un meridionale che si è auto-imposto Milano. Di un uomo che si sente costantemente fuori posto, che disprezza le proprie origini, e quindi abbraccia un mondo e una cultura a lui avulsi. Gli aperitivi (non è un drink, non è una cena, ma che cazzo è?!?!?), la moda (triviale), l’arte (incomprensibile), gli stronzi: Milano, tra gli anni 60 e 80, come capitale morale dell’abbruttimento.
Che poi Lo spietato racconti anche la storia di ascesa e caduta di un signore del crimine è marginale. Nel senso: molto meglio vedere Riccardo Scamarcio che ruba, pesta, uccide e si arricchisce piuttosto che, boh, apre un negozio di alimentari in viale Monza e paga le tasse, ma l’azione e la violenza, che sono pure ben girate, sono poca roba e relegate sullo sfondo, un inserto che fa colore. La parte più divertente è, stranamente, sentire il pugliesissimo Riccardone calcare in maniera esagerata l’accento milanese (ho sentito più di una persona criticare la sua performance perché poco credibile: credo fosse esattamente questo il punto), osservarlo mentre si muove come un pesce fuor d’acqua, ma che fa di tutto per convincersi del contrario, negli ambienti della Milano da bere. Il genere di caso in cui “overacting” e “bravo” coincidono perché è esattamente quanto richiesto dalla sceneggiatura. E Scamarcio, ormai in modalità Attore Internazionale Che Anche Hollywood Ci Invidia, è lieto di consegnare (deliverare visto che siamo a Milano) con un’interpretazione tutta frasi biascicate, parole mangiate e sguardi sornioni, supportato da un cast di caratteristi tutti altrettanto in bolla.
C’è dell’ambizione, per essere su Netflix, ma d’altra parte siamo milanesi e l’occhio guarda all’America con il giusto mix di hybris e senso di inferiorità che si vuole colmare a tutti i costi. Renato De Maria, che viene dalla fiction e dai filmini un po’ sfigati (ma nel 2002 fece Paz! che se non ricordo male non era male), mi piace immaginarlo come un René Ferretti che si ritrova tra le mani un budget adeguato e maestranze all’altezza per fare, per una volta, una cosa fatta bene — e ci si butta a pesce, in un mare di entusiasmo e riferimenti alti. C’è tanto Scorsese, in Lo spietato, Quei bravi ragazzi soprattutto (a partire dalla voce narrante e a chiudere con un finale quasi uguale), e per qualche motivo anche The Wolf of Wall Street, mentre la parabola di rise & fall criminale deve tutto a Scarface, con anche un paio di riferimenti visivi belli lampanti. Ovviamente si omaggia tutta la tradizione del noir-poliziesco italiano anni 70 e, inevitabilmente, Romanzo Criminale – La serie (fun fact: Scamarcio era nel film, ormai 15 anni fa, praticamente un bambino), che a un decennio di distanza è ancora uno dei più fulgidi esempi di produzione di genere 100% italiana che non ha nulla da invidiare ai modelli americani a cui si rifaceva.
Tutti casi, eccetto Scarface (ma al quale possiamo perdonarlo, via), in cui la Storia era più importante del personaggio e questa, purtroppo, è l’unica lezione che Lo spietato non segue: per necessità o volere dei poteri forti, il film è per lo più il veicolo pubblicitario, una sorta di showrell lungo quasi due ore, di Scamarcio Attore™. Ma Nell’eterna lotta tra il male e il mediocre delle produzioni Netflix, appartiene anche a quella categoria di film che non solo non sono da buttare, ma che addirittura corri il rischio di divertirti mentre li guardi, prima di finirli e dimenticarli per sempre.
Streaming-quote suggerita:
“Feeeeega”
Quantum Tarantino, milanese, i400Calci.com
Film da vedere per tre motivi:
– Inseguimento in una Brera (è Brera?) post snap di Thanos;
– Sara Serraiocco moglie con le voglie;
– Sorella minore della Castà, troppo troppa.
Il resto davvero dimenticabile, ma uno spettatore tetteshco (o un Pasquale Ametrano) non farà fatica a divertirsi…
Se ci sono tette in abbondanza lo vedo, cosi di per sè mi sembrava un prodotto dimenticabile..
In quel senso era tettesco?
Essendo roba Netflix mi sembra il classico film pensato per spettatori non italiani, meno abituati a Scamarcio e ai soliti mafiosetti arrivati ormai a saturazione.
Tette in abbondanza neanche tanto, ma movimento ce n’è…
Questo scambio di commenti mi scalda il cuore perché sembra il bauscia milanese che entra in qualsiasi locale/ufficio/abitazione urlando “uè c’è figaaaaaa?”
Ho faticato a terminarlo. Non è mal fatto né mal recitato. Ma, sostanzialmente, è inutile. Personalmente non ho trovato alcuna utilità nel vedere un film del genere. I riferimenti a Scorsese sono talmente tanti da scadere nel manierismo meno autoriale (De Maria non è Tarantino, nel bene e nel male). E la questione che è ambientato a Milano, boh, a me non dà il quid in più. Anche perché mi è parsa una Milano tutt’altro che evocativa. Concordo col discorso iniziale della recensione, ma a me non basta per guardare un film del genere e trovarci qualcosa di più di un buon esercizio di stile. Preferisco di più un poliziottesco come Milano Calibro 9 o Milano Violenta.
Mi ritrovo molto nel personaggio. Anche se, a quanto pare, dovrò accontentarmi del movimento
Allora dovrò rivedere i miei pregiudizi su scamarcio attore. (mi sa che dovrò farlo anche con zac efron serial killer pare)
Su Scamarcio non so ma su Efron mantienili pure!
Aggiungo una spiegazione alla chiave di lettura di cui sopra. Non solo a Roma si fanno i film anche e soprattutto perchè quasi tutta l’industria cinematografica italiana è a Roma, e quindi è più comodo farli li (mica succede solo in Italia, eh? Negli USA, che sono gli USA, quasi tutti i film/serie sono ambientati a L.A. o a N.Y.), qui per chi scrive, ma perchè effettivamente, nel bene e nel male Roma è il riassunto dell’Italia, sia nel positivo che nel negativo. Per cui l’Italia “generica” si fa a Roma, se si cercano situazioni fuori dalla media italiana si va altrove, tipo business e glamour a Milano, criminalità che spara a Napoli, luoghi fuori dal mondo a seconda dei tipi Sardegna, AltoAdige o Basilicata etc.
Yes.
Infatti il genere di film è subordinato alla Film Commission che paga.
Se paga la Trentino/Lucania FC – film interiore su luoghi sperduti (orchite).
Prima vengono i talleri, poi si immagina il film. ^_^
Ti seguo, eh, però concoredrai che è una convenzione: non c’è niente di “generico” in Roma, non è rappresentativa di un cazzo all’infuori di Roma
Ma questo l’hanno girato, tanto, anche in Puglia…con periferie spacciate x altrove..su al nord…ironia della sorte…e mi sa con zampino apulia f.c.
Da Torinese trapiantato a Roma, ti posso dire che secondo me non è così. Roma è “il riassunto dell’Italia” solo per il romano, che, comodo nell’ombelico del mondo, non sente il bisogno di andare da nessuna parte, e crede che il mondo finisca lì. Non hai idea di quante conversazioni faccia con amici romani convinti che il loro mondo, il loro linguaggio, il loro umorismo si capisca e condivida in tutta Italia.
No, la verità è che l’industria è a Roma, e parla a se stessa di se stessa, rigorosamente in dialetto.
poi fanno una cosa come il film dei The Pills (che amo, eh) e CADONO DAL PERO quando scoprono che fuori roma nessuno sa chi cazzo siano e nessuno è andato a vederlo
Producono cose come Romolo e Giuly, capito? Io vorrei conoscere il produttore che pensa davvero che una roba del genere possa far ridere, che ne so, a Modena, o Udine.
E chi cazzo sono i The Pills?
comici romani famosi su YouTube
nicchia della nicchia della nicchia, i know
Mica vero che negli USA i film sono ambientati a LA o NYC perchè sono girati là. NYC è carissima e ormai non ci gira più nessuno. Ormai la NYC che si vede nei film è Atlanta, Toronto o Vancouver con qualche ripresa dall’alto.
Mica vero che negli USA i film sono ambientati a LA o NYC perchè sono girati là. NYC è carissima e ormai non ci gira più nessuno. Ormai la NYC che si vede nei film è Atlanta, Toronto o Vancouver con qualche ripresa dall’alto.
Sono ambientati a NYC o LA perchè sono città famose.
Cerco di rispondere un pò a tutti. Intanto i The Pills non me li sono mai filati nemmeno io che sono romano, ed ho l’impressione che anche qui in città siano molto meno famosi di quel che credevano. Ad occhio vanno molto più le Coliche, ecco.
@Quentin: in parte hai ragione, chiaramente è una convenzione. Però Roma non è nè settentrionale nè meridionale, per gli standard italiani nè ricca nè povera, nè evoluta nè arretrata. E’ chiaro che è piena di “tipicità” però molto di queste, pur non essendo condivise con nessun’altra zona d’Italia ne rappresentano un pò la media. Più di uno scrittore non romano ha scritto che comunque per capire l’Italia nel suo complesso occorre partire da Roma.
@Bradlice: capisco quello che scrivi e le sensazioni che provi rispetto ad una mentalità che sicuramente esiste, che è profondamente provinciale ma che, consentimi esiste in maniera molto inferiore a quanto non esista altrove. Io non conosco NESSUNO in Italia che non sia convinto che la sua città non sia l’ombelico del mondo. Per dirti, paradossalmente, anche mia moglie è piemontese, viene da una cittadina di centomila abitanti, il cui nome comincia per A e finisce per ..ndria e li sono TUTTI convinti di vivere nel posto più importante della terra. A Roma c’è quel disincanto diffuso che quantomeno non ti ci fa credere. Nonostante tutto io credo che, a meno ovviamente di non voler fare una storia “locale”, com’era esplicitamente quella cagata di Romolo+Giuly che non ho nemmeno visto, un film “generico” girato a Roma sia meno romano di quanto sarebbe torinese lo stesso film girato a Torino, milanese girato a Milano e napoletano girato a Napoli. Peggio mi sento per città più piccole.
La vera mentalità provinciale è questa, non essere in grado di raccontare storie che nonostante il campanilismo suonino quantomeno coinvolgenti. Forse l’elemento distanza è fondamentale ma la Milwauckee di Happy Days, per citare un riferimento arcinoto, era l’America per noi allora giovani italiani, i diner, le high school, le moto e le auto…sarà ma io continuo ad incazzarmi quando si producono storie (anche libri, eh!, ogni riferimento è puramente casuale) ambientate chessò, in Trentino, Friuli, o Val d’Aosta e il più settentrionale del cast, a partire dal protagonista, è di Sora…ma perché? (quelle ambientate a Napoli, Cosenza o Agrigento, no, ma forse perché vale il teorema citato nella rece).
Detto questo spero di recuperarlo presto, Scamarcio non mi sta particolarmente simpatico ma almeno non si limita a fare la comparsa italo-americana ad Hollywood, Sara Serraiocco un garanzia (in tutti i sensi).
@GGJJ belle riflessioni, ti ringrazio per la risposta, che è molto acuta. Dissento solo un punto: “un film “generico” girato a Roma sia meno romano di quanto sarebbe torinese lo stesso film girato a Torino, milanese girato a Milano e napoletano girato a Napoli”, ecco, per me proprio no, Roma si sente sempre troppo, invasiva e ingombrante (e non parlo dei film, come dice la recensione, in cui la città è un elemento di trama – come ad es. La Grande Bellezza, che ironicamente rappresenta una Roma di pura invenzione)
@Bradlice: capisco di nuovo quello che intendi, ed hai ragione, un film girato a Roma è in ogni caso molto “romano”. Ma se pensi, e mi dispiace citarli perchè mi fanno schifo, ai film “du’ camere e cucina”, da quelli seri tipo la gran parte quelli di Moretti (escludendo ovviamente Caro Diario) alle commedie di Brizzi, film cioè nei quali la location non è parte integrante della sceneggiatura farli a Roma è meno “particolare” che altrove. Proprio perchè il romano medio è un’approssimazione dell’italiano medio molto più vicina di quanto non siano il torinese medio, il milanese medio, il napoletano medio. Come dire, se nel tuo film un determinato personaggio maschile dev’essere nè alto nè basso, prenderai un attore alto circa 1.75-1.76, anche poi in realtà al mondo sono quasi tutto o un pò più alti o un pò più bassi
Comici romani famosi su Iuttùbbbe
beh tra i film ambientati a milano, ricordiamo anche Vallanzasca di kim rossi stuart.
Anche in quel caso, interpretato da un non milanese giusto per riuscire a fare malissimo con gli accenti (cosa che però in quel caso stonava molto col personaggio)
Ma sai che a me l’interpretazione di KRS piacque molto accenti compresi
il film in se l’ho gradito molto, anche Rossi Stuart stesso
Però per dire, Filippo Timi mi suonava molto meglio
Mi sembra che il regista sia lo stesso tralaltro
Di Vallanzasca? No, quello era di Placido – ed era anche un bel film, ne ho un bel ricordo.
Questo commento doveva andare sotto il commento di jax q proposito di vallanzasca
Non mi ha annoiato e ha alcuni spunti molto interessanti (seppur nella seconda parte si perda abbastanza).
La Clip con Giovanni Storti è GENIALE, così come l’altra clip con Scamarcio ed il paragone tra NARCOS e i BUCCINARCOS
Da meridionale che ama tantissimo Milano lo metto in lista subito subito.
Si respira pochissimo in realtà
Bello anche per me. Ha i suoi difetti ovviamente (legati per lo più al fatto di essere un film Biografico) ma lo rivedo volentieri
Questo commento doveva andare sotto il commento di jax q proposito di vallanzasca
La chiusura è perfetta per descrivere il film. Ma anche il paragone con Ferretti rende l’idea. È un film girato da uno che dà l’idea di sentirsela calda ed esce fuori una robetta abbastanza impersonale e un po’ molle ma abbastanza entusiasta da non annoiare (migliore la prima metà della seconfa). Scamarcio che ho sempre pensato sia un discreto attore sprecato in film pacco qua fa il suo show, lui pure è carico come una molla e si carica il film sulle spalle.
Mi sono emozionato sentendo Malamore di Enzo Carella (qua forse in un rifacimento). Che pezzo devastante, che artista dimenticato è che cavolo di album cacciò fuori in quegli anni…la cosa migliore del film non me né voglia il buona Scamarcio che pure mi sta simpatico.
mi fa volare che scamarcio è davvero in modalità carmelo bene, non lo seguo proprio in tutti i film che fa ma da quanto è che se la crede così tanto? il film è un po’ sciapo, un po’ quei bravi ragazzi dei poveri.
Dormito. Milano per Milano, in modalità arricchimento potere e violenza, meglio Accorsi in 1992.
Qualcuno smentisca sto commento che mi è scesa tutta la voglia di vederlo.
Ehr.. se devo dirla tutta l’atmosfera di 1992 (già meno in 1993) è molto ben curata, Milano si sente più là che in questo film. Non so dirti se sia perché è daun’ideadistefanoaccorsi.
La cosa che fa più ridere è che i terroni se la prenderebbero male a vedere un film ambientato a Milano, quando ormai a Milano sono più i milanesi “i’cient’pecciento” che quelli veri
“…e i tuoi [milanesi], se esistono, ci sono od ormai si son persi / confusi e legati a migliaia di mondi diversi?”
Effettivamente il secondo dialetto più parlato a Milano è il milanese.
Sul discorso ambientazione film per me invece è un po’ diverso. Un “milanese” (ma direi più un lombardo o un norditalico forse) mediamente può apprezzare un prodotto con connotazioni del centro e sud mentre in genere uno del centro e sud fa più fatica a rivedersi in qualcosa di nordico, come prodotto cinematografico generico quindi dal comico al noir. Magari però mi sbaglio ma avendo “vissuto” entrambe le estremità dell’Italia ho avuto quest’impressione.
È che voi settentrionali siete così noiosi…
Ma cosa
Non l’ho visto, ma considerando che il noir è il mio genere preferito ed è l’unica cosa che sappiamo fare ora in Italia come cinema d’intrattenimento (tolte poche commedie), lo recupererò senz’altro.
Ah, dimenticavo: sempre parlando di Romanzo Criminale, in questo film non c’è neanche Edoardo Pesce?
*anche
Ricordo un’intervista, ai tempi dell’uscita di Maledetto il giorno che t’ho incontrato, in cui Verdone diceva di aver girato il film a Milano anziché a Roma (i pezzi non girati in UK, evidentemente) perché a Roma c’erano troppe macchine mentre a Milano erano ancora credibili riprese fatte senza dover sgomberare le strade del centro. In effetti i film girati “a Roma” più che altro sono girati in ZTL, o all’EUR di notte, o in interni con vista gazometro (obbligatoria per legge, sembrerebbe). (Disclaimer: commento pressoché inutile di anziana fan delle rece calciste, milanese trapiantata a Roma)
Consiglio allora American Assassin. Il film è calcistico ma una vera merda, ma tutto il terzo atto è girato ed ambientato A CORVIALE!!! Cioè, grandissimi! Ma come cazzo gli è venuto in mente ad una produzione americana di finire a Corviale! GENI!!! :D
Sì, da lì in un attimo mi pare riescano a sfociare da Corviale a Fiumicino attraverso un “canale”…Ma lol!
Ma sai, in un film dove settori deviati dei servizi segreti iraniani si uniscono a mercenari americani per costruire una bomba atomica a Corviale, l’esistenza di un canale del genere è il meno! :P
Che poi il canale ovviamente non esiste nella realtà, ma quanto meno siamo nello stesso “quadrante” di città, Corviale è sulla Portuense che arriva a Fiumicino. Insomma meno assurdo, per dire, di Bruce Lee che combatte contro Chuck Norris al Colosseo, esce fa due passi e sta in campagna.. :D
Quando ci renderemo conto che Milano ha le potenzialità cinematografiche non dico di New York (no anzi, lo dico, di New York!), sarà sempre troppo tardi. Le periferie di oggi sono microcosmi che a saperle sfruttare viene fuori una roba alla The Wire che ce la compra pure la HBO.
Film decente, intrattiene, peccato per la regia che non ha voglia di inventarsi nulla e che sul finale, complice il voice-over, stanca un po’. Comunque la Casta pheega atomica.
Perchè in Italia ci piace cantarcela e suonarcela: Milano è decisamente più esportabile di Roma, ma in Italia di vendere film magari in tutta Europa cazzo cene….
Film discreto con un ottimo Scamarcio che che gigioneggia alla grande (fin troppo). La parte “Omaggio ai Film Poliziotteschi dei ’70” scade nella caricatura, quindi come omaggio non funziona molto. Comunque nel complesso è un buon prodotto.
Il problema dei terroni, che è anche un po’quello dei toscani, come nota Stannis La Rochelle, è che sono anni che si ridono e piangono addosso, credendo che il loro dialetto in sé sia comico o iconico.
Poi capitano disgrazie come Siani e made in Sud.
non voleva essere una risposta. Scusa
Che i toscani siano o aspirino a essere divertenti lo credono solo i non toscani, sulla scorta di un paio di decenni di pellicole che spaziano dall’infimo (Pieraccioni) al medio/cre (Benigni), con qualche saltuario sprazzo di buon cinema. Ma il fatto che gli altri abbiano ritenuto di ridere prima, e di stancarsi di ridere dopo, benché legittimo, di per sé non li autorizza ad appiopparci le loro intuizioni come se fossero un esercizio di mind reading o sociologia spicciola. Nessun toscano vuole, crede, pensa o spera di essere divertente, casomai il contrario.
Sulla questione del dialetto, non è che sia “iconico”: è soltanto la base dell’italiano. Verità seccante finché vi pare, io stesso magari avrei scelto il napoletano come stampo per l’idioma nazionale così si stava pure più allegri, ma purtroppo non è andata in questo modo ed è un fatto che oggi tutti voi parliate una forma del toscano. Rassegnatevi.
@ang li. Non capisco come tu sia arrivato a leggere nel mio commento un rammarico del fatto che la lingua italiana sia stata modellata sul toscano.
Per altro, essendo nato in posto e cresciuto in un altro, ho sempre trovato ridicoli e patetici campanilismi e nazionalismi.
Dico semplicemente che a Panariello e Pieraccioni sguinzaglierei i cani dietro.
Su Pieraccioni & company sfondi una porta aperta.
non è un invito alla violenza però estenderei lo sguinzagliamento dei cani a chiunque dica ,pensi, scriva la parola “toscanaccio”
@ang li: mah, io vivo in Toscana da decenni…e ogni singolo toscano che conosco è convinto di essere simpaticissimo e divertentissimo e di avere il dialetto più simpatico di ogni dialetto mai esistito. Questo per il fatto di essere toscano. Oh, intendiamoci , adoro questa regione e ci vivo benissimo, ma ecco, si vede che i toscani equilibrati su questo punto li conosci tutti tu :-)
Guarda, c’era una rece di Luotto Preminger che riassumeva più o meno bene la situazione: lungi dall’essere una manifestazione di equilibrio mentale, l’umorismo toscano serve a mascherare il desiderio di ridimensionare l’interlocutore, dove per interlocutore si intende tutti. Non pensiamo di essere simpatici *noi*, pensiamo che sia doveroso prendere per il culo *voi*. Poi, se il siparietto si presenta divertente agli occhi dell’occasionale spettatore di passaggio, certamente un po’ ci godiamo e ci giochiamo anche sopra. Ma non fraintendere: non è che cerchiamo di fare riderissimo, stiamo solo provando a minare dalle fondamenta l’immagine sociale del prossimo.
@Doc Strangelove, è molto più probabile che ogni singolo toscano che conosci ti stia prendendo per il culo
Da romano, sarà vero che i toscani si credono simpatici però bisogna ammettere anche che tendenzialmente lo sono. Poi ovviamente a Roma abbiamo anche noi “l’abitudine” di prendere subito per il culo e quindi non ci infastidisce il loro modo di fare.
@ang e cap.ovvio: deh bimbi, ma io l’ho capito eh! Probabilmente son più toscano io di voi ormai, non fosse altro che ho vissuto in 4 province diverse, il che come mi insegnate vuol dire in 4 mondi diversi…però si parlava del dialetto, e il toscano [come il romano, in generale) pensa davvero di essere un simpaticone, anche se lo usa per smontare il prossimo (e in questo concordo assai, Ang)
Anyway, questioni davvero di lana caprina, e comunque ir budello di tu ma’!
mi viene in mente una festa erasmus a milano, ad un certo punto spunta un milanese doc che quando si accorge che i miei coinquilini erano parigini comincia la pippa sui romani che si sentono superiori, la cosa bella è che era stato triggerato semplicemente dal fatto che venissero da un altra capitale europea e la cosa ancor piú bella è che i parigini, niente paraculi, avevano risposto qualcosa tipo: “ma no dai, perchè ti arrabbi? guarda tu non puoi capirlo perchè non sei nato in una capitale, ma è vero: anche noi siamo superiori”.
Sono terrone e adoro MILANO CALIBRO 9….problemi capo?!?! XD
Tra l’altro film scritto e diretto da un terrone.
Paz! è un film molto carino, a me piacque molto quando lo vidi anni fa.
Questo, guardando le foto, sembra la versione fighetta dei nostri noir/poliziotteschi anni ’70. Gli darò una possibilità.
Che tenerezza il siparietto della cadrega riesumato per Scamarcio… e’ gia’ oggetto di archeologia nelle cattedre di lettere antiche e lingue morte.
Perche’ stupirsi se nei film e nelle serie ambientate ad esempio in Trentino la cadenza e’ invariabilmente romana o meridionale? e’ solo un anticipo di quel che sara’ tra pochi anni, altro che rai di Alberto Manzi
ma kekkazz…(prima di oggi non avevo mai usato le K)
altro che omaggio e ispirazione: è paro paro a “quei bravi ragazzi”(non solo per il finale).
Una scopiazzatura vergognosa e stupida (para para, passo passo) che, scommetto il mio testicolo destro, sarà venuta a qualcuno che ha genialmente pensato che sca-marcio fosse sovrapponibile, in qualche modo;in qualche universo parallelo, a Ray Liotta.
Non è solo copiato, copiato male ed eseguito peggio è orrendo: 40 omicidi, 2 milioni di anni di carcere, 8 miliardi di tonnellate di DROGA, sequestri di persona, mafie diverse in collaborazione e quasi tutto il film si riduce alla tesi che ray liotta se le scopa TUTTE, anche quelle che non potrebbe perchè è un povero coglione analfabeta con la faccia da pesce lesso.
(come una parodia porno..ma senza porno)
Il problema, mi sa, non è l’ambientazione a Milano ma che hanno preso la sceneggiatura di “quei bravi ragazzi” e con “trova e sostituisci” hanno modificato una decina di parole e i nomi dei protagonisti e dei “colpi”(la droga con laddroga, il colpo all’aeroporto con il sequestro di persona, etc).
schifo e nausea simili (non a quei livelli per il dovuto rispetto) all’old boy di spike lee rispetto al Koreano (tornano le K).
Ashtag: merda sciacquarella senza vergogna