In occasione del suo 40esimo anniversario, vi abbiamo raccontato del seminale Superman di Richard Donner e dei suoi tre sequel, incluso lo spin-off Supergirl. Ma com’è proseguito il rapporto tra il cinema e i fumetti dopo quel rivoluzionario successo? Scopritelo con la nostra nuova rubrica #EroiDiCarta:
Swamp Thing (1982)
di Quantum Tarantino
Premetto che non ho mai visto Il mostro della laguna nera, ma sono abbastanza sicuro che neanche Wes Craven abbia mai aperto un numero di Swamp Thing, quindi direi che siamo pari.
Ma è il 1982, non sono anni di adattamenti particolarmente rigorosi. Se il protagonista del film si chiama come il protagonista del fumetto è già grasso che cola.
Non sono neanche anni in cui un regista può aspettarsi che solo perché ha firmato un horror indipendente di successo le major bussino alla sua porta per affidargli un progetto enorme, costosissimo e che quasi certamente manderà in vacca tipo, chessò, una trilogia di Star Wars.
Sono anni in cui bisogna sudare, per vendersi.
E Wes Craven suda.
Si rimbocca le maniche e scrive e dirige Swamp Thing, un cinecomic a bassissimo budget, un film “di supereroi” secoli prima che il genere venisse anche solo vagamente codificato (e come conseguenza di questo nessuno ha la minima idea di cosa stia facendo per la maggior parte del tempo), lontanissimo da quelli che diventeranno i suoi marchi di fabbrica e le sue ossessioni, unicamente per dimostrare che è un autore versatile, che è uno che qualsiasi cosa gli metti in mano, lui la porta a casa.
Craven tradisce immediatamente le premesse horror dello Swamp Thing originale, trasformandone la parabola pulp in divertimento per tutta la famiglia, e contemporaneamente celebra il genere con riferimenti che vanno da Il mostro della laguna nera a La moglie di Frankenstein (più, per qualche motivo, L’enigma di Kaspar Hauser di Herzog). Ma le atmosfere sono solari, le vicende sono ambientate quasi sempre di giorno e in mezzo a una natura che non è mai ostile, talvolta alleata e talvolta tesoro da proteggere, ma sempre e comunque teatro di sparatorie, inseguimenti in motoscafo, combattimenti ed esplosioni!
Siamo lontani dalle istanze ecologiste e dalle suggestioni mistiche che caratterizzeranno il ciclo a fumetti di Alan Moore e degli altri autori della british invasion da metà anni 80, che plasmeranno la mitologia che dura ancora oggi di Swamp Thing e che lo traghetteranno nel mondo esoterico di Vertigo insieme a gente poco raccomandabile come John Constantine o Sandman. Nel momento in cui Craven decide di adattare il fumetto, Swamp Thing non è niente di più che un racconto d’avventura e di fantascienza in cui un eroe mostruoso affronta una serie di nemici altrettanto mostruosi, e tale è lo spirito del film. Uno scienziato si trasforma in un uomo-pianta per i classici motivi per cui di solito uno si trasforma in un uomo-pianta, un genio del male gli dà la caccia per scoprire il segreto dell’immortalità, una poliziotta capita di lì perché una donna serve sempre in un film — metti che dobbiamo girare una scena sexy in cui si fa il bagno nella palude — e Swamp Thing è veramente tutto qua.
Tre location, un costume di gomma francamente orribile, personaggi che più archetipici non si può: il non plus ultra della semplicità e del cinema camp, dove l’impronta registica più personale che dà Craven è, in montaggio, una collezione di transizioni dalle forme più assurde (linea verticale, linea obliqua, zig-zag,”effetto palude” e, la mia preferita, l’esplosione!) così brutte da far impallidire i cambi di scena in dissolvenza di Star Wars.
A tenere insieme la baracca va a finire che è il cast, bravissimi caratteristi in ruoli abbastanza palesemente alimentari. La forma umana di Swamp Thing è un Ray Wise giovanissimo, prima delle rughe e prima di Twin Peaks, superbamente in parte nel ruolo dello scienziato piacione, ma eterno comprimario pure quando fa il protagonista: nel momento in cui diventa un una creatura della palude è lo stuntman Dick Durock a prendere il suo posto e farsi tutte le scene migliori (duellare con un altro mostro, essere immune ai proiettili, guarire i malati, lanciare un motoscafo contro un altro motoscafo); il love interest d’ufficio è Adrienne Barbeau, star del cinema sci-fi del periodo (Fuga da New York, The Fog e Creepshow) e sex symbol solo parzialmente penalizzata da una permanente che da lì a pochi anni sarebbe stata dichiarata illegale. Ma la vera star in un ruolo umiliante è Louis Jourdan, attore francese di impostazione teatralissima alle prese con un cattivo di James Bond del discount (l’anno dopo farà davvero il cattivo di James Bond in Octopussy), così carismatico che sono tentato di mandargli il CV, pur sapendo che fa esperimenti sui suoi sottoposti.
Non sarebbe giusto dire che Swamp Thing è invecchiato male: è una poverata micidiale oggi esattamente come il giorno in cui è uscito. È passato senza quasi lasciare traccia nel cinema come nella vita di Wes Craven, che due anni dopo farà A Nightmare on Elm Street e la sua carriera prenderà la piega che tutti conosciamo. Rimangono un’ora e mezza spaccate di divertimento senza pretese che omaggia il cinema di mostri anni 50 e che nasconde in sé alcuni acerbissimi elementi del cinefumetto anni 90. Con il merito, tra l’altro, di aver reso un po’ più popolare il personaggio, spingendo così la DC a rilanciare la serie, che negli anni immediatamente successivi ospiterà e farà crescere autori come, appunto, Alan Moore, Neil Gaiman, Grant Morrison, Mark Millar e ok fermiamoci a Grant Morrison ma ci siamo capiti.
VHS-quote:
“Body horror per tutta la famiglia”
Quantum Tarantino, i400calci.com
>> IMDb | Trailer (GUARDATELO almeno fino al 25esimo secondo in cui annuncia orgoglioso “Monsters and midgets!”)
The Return of the Swamp Thing (1989)
di Nanni Cobretti
Poi succede che nel 1985 esce Toxic Avenger della Troma e diventa un inaspettato successo, di quelli senza il quale oggi difficilmente la Troma sarebbe ancora aperta (ed è ancora aperta, nel caso non lo sapeste).
Toxic Avenger non è tratto da nessun fumetto, ma pare il risultato di uno che ha visto lo Swamp Thing di Wes Craven e ha pensato “scommetto che riesco a rifarlo meglio”, vincendo facile.
A quel punto quindi diventa ovvio ripescare il brand creato da Len Wein e Bernie Wrightson e organizzare un sequel contro-ispirato al suo stesso semi-rip-off.
Wes Craven all’epoca aveva appena fatto Il serpente e l’arcobaleno, forse l’apice della sua autorialità, per cui era off limits: ci si rivolge quindi a Jim Wynorski, nome storico dell’horror low cost sexy/demenziale, all’epoca caldissimo, fresco dei suoi unici film semi-guardabili. Il budget è ridicolmente basso, ma la cosa buffa quando ti confronti con la Troma è che non importa quanto poche siano le tue risorse, paragonato a loro sembrerai sempre la Universal in persona. Ad esempio: se alla Troma avessero potuto permettersi Heather Locklear, avrebbero probabilmente piuttosto girato altri due film.
The Return of the Swamp Thing è quello che promette: un’altra storia di culturisti pittati e/o mascherati che fanno a pizze in fazza, con contorno di gnocca e scienziati pazzi, la conferma di Louis Jourdan e una new entry di lusso come Sarah Douglas e – crepi l’avarizia – bambini redneck che fanno riderissimo in modo spontaneo quanto una barzelletta raccontata agli zii durante la cena di Natale su insistenza dei genitori. La differenza col primo è che Wynorski è tutt’altro che un genio, è quello che io definirei un disonesto manovalante, ma, in confronto a Wes Craven, conosce, padroneggia e sguazza nella materia come un maiale in una pozzanghera. E già l’inizio alla Flash Gordon, con un mega-montaggio di vignette del fumetto con sotto non il tema dei Queen ma Born on the Bayou dei Creedence Clearwater Revival, trasmette al volo la sensazione.
Rimangono quindi principalmente tre aspetti meritevoli:
- Heather Locklear, una delle pin-up anni ‘80 definitive;
- il bambino rosso e ciccione che fa riderissimo;
- la scena in cui Monique Gabrielle (altra pin-up di culto) fa a gara di cicatrici con Joey Sagal, anticipando l’analoga scena di Arma Letale 3 di ben quattro anni ma soprattutto vincendo grazie a un morso sulla tetta etichettato “Motley Crüe, 1988”.
La saga finirà comunque qui.
Quest’anno dei pazzi hanno provato a ripescarla e rifarla in forma di serial tv e in chiave horror, più fedele all’originale: pare che sia bellissima e puntualmente l’hanno cancellata subito, per motivi talmente misteriosi che si è arrivati a ipotizzare storie assurde di calcoli sbagliati sui vantaggi fiscali.
VHS-quote:
“Il primo supereroe della Louisiana”
Nanni Cobretti, i400calci.com
Heather Locklear… che ricordi…
La polizziotta TV più bella di tutti i tempi, ne ero follemente innamorato.
Memorabile, personalmente, l’episodio di «T.J. Hooker» (da noi «Intrigo a luci rosse», con Dennis Franz – guarda un po’ – come regista porno) nel quale c’erano entrambe le iconiche Heather, la co-star Locklear e la guest-star Thomas; cosa del resto già avvenuta, a ruoli invertiti, in due episodî di «Professione: Pericolo! / The Fall Guy».
na, mai visti ma una volta mi sono imbattuto nella copia marvel scrausa del personaggio…uomo-maccosa…un altro capolavoro…
È per questi articoli che ringrazio che esistiate!
Veramente Man Thing è uscito prima e ST è un rip off [ma la marvel non fece mai causa perché egli stessa era stata pesantemente ispirata da altro]
A proposito dei Motley crue, considero “the dirt” un’eccezione meritevole
+1. E lo dico senza paura: The Dirt > Bohemian Rhapsody
Da quanto ho letto in giro, non che ci volesse molto
Il primo l’ho visto che ero talmente bambino che quasi non feci caso al bagnetto sexi della Barbeau. Ma siccome da bambino non mi piacevano gli horror ricordo che gradi’ molto il tono non troppo cupo e il clima da botte budspensierate.
Il secondo mai visto, ma Heather Locklear mi riporta a tempi in cui ero meno bambino e a certe cose facevo caso.
Recentemente ho casualmente rivisto invece il marveliano Man-Thing del 2005. Talmente pregnante che venendolo mi sono accorto che l’avevo gia’ visto, ma l’avevo totalmente cancellato dalla memoria. Un tale accumulo di luoghi comuni che sembra uno di quelle operazione “simpatia” nate sulla scia di Grindhouse e invece era uscito due ani prma. Anche li’ l’unica cosa degna di nota e’ il reparto gnocca: una Rachael Taylor fuori scala, attivista ecologica in hot pants e maestrina dell’asilo con jeans abbastanza attilati da traumatizzare gli asilotti per il resto della vita.
Ahahahaha Man Thing non è così brutto!!!
Fa divertire, l’avventura è carina e alla fine fa passare bene il tempo.
Poi il mostro in sé è una ficata e la palude è fatta benissimo, se è finta, se invece l’hanno davvero girato in un posto intricato e sinistro così, Oscar.
Su una cosa di certo ti do ragione, il reparto gnocca è tanta roba, la zozzona all’inizio già quella da sola vale il film, con lo spruzzo di sangue sulle tette finte stile sbo**ata, che risate apoteotiche
tra i pazzi che hanno prodotto il serial di swamp thing c’è anche il nostro amico James Wan!!
La serie tv è effettivamente un prodotto notevole in termini produttivi, ha qualche lungaggine e clichè di troppo qua e là, ma rimane assolutamente godibile.
Infatti l’hanno cancellata, sembra per un “rilancio”(?) del servizio streaming della DC, marchio WB…infatti si teme anche per le altre serie annunciate (Stargirl) o trasmesse (Titans, Doom Patrol, anche queste molto ben fatte).
Swamp Thing, la serie di quest’anno, è il miglior audiovideo della DC che mi venga in mente. Visto che ovunque si scrive che è stata cancellata, farei notare che sono state pubblicate tutte le sue puntate, e coi tempi che corrono potrebbe anche essere mandata avanti. In ogni caso credo non sia tempo sprecato darci un’occhiata. Vi amo
*Dick Durock*
quando caxxo ripristinate i premi Jimmy Bobo.