La casa dei 1000 corpi fu uno “sleeper hit”, come si dice in gergo, ovvero uno di quei film che parte in sordina ma finisce per incassare bene grazie al passaparola.
In un mondo in cui ormai si vive e muore nel primo weekend, succede di rado: mi viene in mente Donnie Darko e pochissimi altri. È più facile che questo tipo di cose capiti con l’uscita homevideo, o quando iniziano i passaggi televisivi.
Rob Zombie, musicista pazzo con esperienza in fumetti e cartoni animati, aveva esordito alla regia con un horror che sulla carta non diceva gran ché, ma nei fatti si era rivelata una delle cose più divertenti del nuovo millennio: il plot più formulaico del mondo (quattro amici forano, si rifugiano in una casa abitata da una famiglia di matti assassini) raccontato con la cattiveria di Tobe Hooper, il gusto per i dialoghi e le citazioni pop di Tarantino, lo stile visivo pazzo psicotronico dei suoi video coi White Zombie, le influenze più disparate.
Rob Zombie non era un genio, ma si presentava già con buon mestiere e un suo solido punto di vista su come raccontare l’horror.
Prendeva la spinta più dal goliardico Non aprite quella porta 2 che dall’originale, e lo estremizzava gettando la maschera e tifando apertamente per gli antagonisti.
E che cattivi.
Non erano i mostri della Universal o roba simile, maltrattati ed emarginati perché diversi e incompresi e che in realtà vogliono solo amore o cazzate simili.
Macché.
I cattivi di Rob Zombie sono psicopatici fantasiosi della tortura, e si divertono così: sono ai margini della società, ma si sono ormai sistemati a modo loro e sono pacifici con la loro routine.
La famiglia Firefly è in pratica è la famiglia del Texas Chainsaw Massacre trattata come se fosse la famiglia Addams.
Commettono cose indicibili, e Rob Zombie ti afferra per il collo e ti costringe a guardare, ti piazza il grugno a un centimetro, e non finge mai che sia altro, non te la rigira, non cerca scuse. Ti fa sentire tutto il sadismo della situazione, la sofferenza di vittime con l’unica colpa di trovarsi al posto sbagliato nel momento sbagliato e che fino a quell’istante non avevano la minima cognizione di cosa significa trovarsi nelle mani di pazzi deviati come loro. Gode del caos che provocano in vite privilegiate, troppo protette, troppo regolamentate.
Insomma: Rob Zombie sa perfettamente che la cosa più divertente da guardare sono i “cattivi”, e che dei cosiddetti eroi non interessa niente a nessuno. I “buoni” sono carne da macello la cui “normalità” è una piaga portatrice di noia: funzionano come muse ispiratrici di violenza creativa e strumenti per portare avanti la trama, e non vengono usati per nient’altro.
Il sequel, La casa del diavolo, decideva di alzare il tiro a livelli incredibili cambiando completamente i punti di riferimento: non più Tobe Hooper misto a bizzarri e violenti cartoni animati, ma Peckinpah e i colori polverosi della fuga on the road.
È il duro risveglio dopo una notte balorda, con la beffa di mostrare i nostri protagonisti più sadici e deviati che mai per poi trattarli come i tipici antieroi della New Hollywood, da Bonnie e Clyde a Butch Cassidy e Sundance Kid.
Otis (Bill Moseley), Baby (Sheri Moon Zombie) e Captain Spaulding (Sid Haig) si spogliano dei loro tratti più surreali e diventano sempre più rispettivamente un’evoluzione di Charlie Manson, Susan Atkins e John Wayne Gacy, ma non importa quanto cattivo sia l’eroe se il villain è ancora più cattivo (me lo spiegava Scott Adkins, fra tutti quelli che avrebbero potuto spiegarmelo), e lo sceriffo interpretato dal solito gigantesco William Forsythe ne è l’esempio più beffardo. La sua violenta vendetta bigotta lo rende agli occhi di Zombie più deplorevole di chi non ha giurato fedeltà a nessun codice, tortura per puro piacere e vorrebbe solo starsene tranquillo con la sua amata famiglia a continuare a torturare come passatempo, e di colpo i più stronzi, sadici buzzurri psicopatici che si siano mai visti su grande schermo passano dalla parte delle vittime per cui tifare. La totale assenza di didascalie, nell’ambito dei discorsi sul voyeurismo e sulla manipolazione dell’empatia, lo rende 10 volte più efficace di un Funny Games qualsiasi, se chiedete a me.
Di nuovo, non va per forza a segno ogni singolo momento, ma Rob Zombie è baciato dall’incrocio dei pianeti e gli riescono delle cose incredibili, tipo un finale con Free Bird usata intera e in modo non ironico, mentre i tre superstiti della famiglia Firefly vengono crivellati dai proiettili.
Il finale perfetto, insomma.
Lo sapevano tutti. Lo sapeva Zombie stesso e l’ha ribadito più volte.
Solo due cose avrebbero potuto rinegoziare quel finale:
1. un’irresistibile idea geniale;
2. un incontrollabile bisogno di soldi.
Quale delle due cose è successa?
Stirate la suspense per altri 17 minuti ascoltando la sigla:
Erano i soldi.
Ok, precisiamolo: a livello commerciale, dopo due deludenti Halloween, la carriera registica di Rob Zombie è definitivamente finita con il flop di Le streghe di Salem. Un flop onorevole, un film fuori dalla sua abituale cifra stilistica, un segno di vitalità purtroppo andato frustrato.
Il seguente 31 era un gol a porta vuota finanziato via crowdfunding, a dimostrare principalmente che i muscoli non erano ancora arrugginiti, ma è da allora che Rob sembra aver rinunciato al sogno cinematografico e pare contento di spassarsela a casa con gli amici e andare ogni tanto in tour con la band.
Parliamo anche del tour, volendo: sono già due volte che ci va con Marilyn Manson, da sempre il suo acerrimo nemico: ma è possibile? Anni di insulti e frecciatine a distanza, e poi questo. Se gli Oasis si riformassero e andassero in tour con i Blur non pensereste che è arrivata la pensione e si sono rammolliti ed è un segno che ci hanno rinunciato, non hanno più niente da dire, nessuna missione artistico-morale da sostenere? Per i più giovani: pensate quando fra vent’anni Taylor Swift andrà in tour con Katy Perry.
L’annuncio di un terzo film sulla famiglia Firefly aveva tempistiche sospette: era la firma in calce al timore che le velleità fossero definitivamente esaurite.
E la distribuzione terrificante: un solo festival, una release (parecchio) limitata in USA, dritto in homevideo altrove. Come un DTV di Scott Adkins qualunque.
E insomma, porcamiseria, com’è alla fine questo 3 From Hell???
Che le cose girano male si capisce, come spesso succede, fin dall’inizio.
I titoli di testa, che normalmente Rob curerebbe al dettaglio, sono frettolosi e graficamente orribili.
E come si esce dall’imbarazzo di riportare alla vita tre corpi massacrati di proiettili?
“Super easy, barely an inconvenience!” direbbe il tizio dei Pitch Meeting: la voce fuori campo annuncia che c’era una possibilità su un milione che si salvassero ma oh, li hanno portati in sala operatoria e si sono salvati! Tutti e tre!
Che uno tra l’altro direbbe che tre psicopatici serial killer torturatori in fin di vita non verrebbero per forza assistiti dal miglior chirurgo in città, ma chiunque ci sia messo, oh, complimenti! Tre miracoli su tre, cioè, boh, io a quel punto vedendo il filotto gli avrei portato il cadavere di Paul Walker a vedere cosa riusciva a fare.
La faccenda finisce lì: neanche il tempo di farsi cascare le braccia e il film ha cambiato argomento.
Al che scatta subito la nota genuinamente triste: Sid Haig, scomparso più o meno nei giorni durante l’uscita del film, è dimagrito a livelli impressionanti: Rob lo salva il tempo di fargli fare un ultimo monologo incazzato e poi lo congeda, rimpiazzandolo con un nuovo fratello Firefly interpretato da Richard Brake, la rivelazione di 31.
Per un po’ un barlume di speranza rimane acceso: i nostri protagonisti sono per la prima volta esposti al pubblico, protagonisti nei media e costretti a fare la vita dei carcerati.
È un contesto nuovo ed è interessante vedere come interagiscono.
Sulla carta.
Nei fatti Otis fa le sue solite sparate, si accenna a un vago effetto Natural Born Killers, poi evadono, il film inizia sul serio e la speranza muore definitivamente.
Che cos’è 3 From Hell?
La logica e la decenza vorrebbero che Zombie facesse un ulteriore passo avanti e cambiasse nuovamente genere, guardando i suoi personaggi da un ulteriore angolo per chiudere una trilogia tematica, e lui invece rifà il secondo film.
Si potrebbero ampliare i discorsi e le provocazioni, e invece si passa dritti al “mi hanno detto che vi piacciono questi personaggi, per cui eccoli di nuovo, a fare le cose che vi piacciono di loro” e nient’altro.
C’è una nuova situazione di ostaggi, identica a quella tremenda nel secondo film in cui Otis umiliava una madre a spogliarsi e danzare tra sesso e morte, tranne che questa volta a subire le umiliazioni è un clown.
C’è Baby che è forse l’unica con uno straccio di sviluppo caratteriale, nel senso che sembra essere regredita ulteriormente ed è un continuo smorfietta/vocina che mette alla prova il sistema nervoso.
C’è Richard Brake che si sforza di essere utile ma fa fatica, lui e Bill Moseley sono sostanzialmente intercambiabili, ne esce come un Otis del discount là dove sarebbe servito un Captain Spaulding – e questo ovviamente ignorando quanto poco abbia senso inserirlo a forza nella saga, la beffa di un film che dovrebbe parlare di tre personaggi e si chiama apposta 3 From Hell ma uno dei tre è in realtà un tizio che non avete mai visto prima.
Pare insomma, a lunghissimi tratti, un film che Rob Zombie ha dovuto improvvisare con fondi decisamente insufficienti mentre qualcuno gli teneva una pistola alla tempia: in gran parte noia e depressione, occasionalmente un lampo di vaghissima ispirazione, occasionalmente un riflusso di dignità e una scena costruita decorosamente, un dialogo un minimo vivo, ma per lo più noia e depressione.
Soprattutto il finale: una mega-sparatoria in Messico fra i nostri protagonisti, un mucchio di personaggi forzatamente pittoreschi e ovviamente Pancho Moler. Qui il Rob fa partire In-A-Gadda-Da-Vida invece che Free Bird (ma l’aveva già usata Michael Mann…) e in uno slancio di orgoglio orchestra finalmente una sequenza girata come si deve.
Girano voci non ufficiali per cui la vera motivazione sarebbe raccogliere soldi per Sid Haig, ma nel caso sono stati tutti bravissimi a tenere le circostanze private.
Potenziali ragioni nobili a parte, più che un Firefly Family 3 ci viene presentato un Devil’s Rejects 1.5, stessa solfa, stesso stile, stessa colonna sonora, ma nessuno dei discorsi che rendevano il film precedente interessante oltre che magnetico, e una storia che, in tema di archi narrativi, non racconta sostanzialmente nulla.
Tutto ciò che rimane è quindi pura idolatria per un gruppo di antieroi estremi: una sfida tra violenti disimpegnati anarchici psicopatici da una parte e deplorevoli ipocriti dall’altra, in cui ad ambiguità già affrontate ci si può tranquillamente adagiare a tifare per i primi senza discussione e godere del puro fatto di vederli in azione. Il puro spettacolo escapista del caos senza limiti che nel primo tempo scompiglia la società corrotta in modi che abbiamo già visto, e nel secondo va in Messico e si confonde con un film di Rodriguez senza un vero motivo.
3 From Hell sarebbe il tipo di film che girerebbe uno che non ha capito un cazzo dei film precedenti ma, siccome non si tratta di un subentrato Brett Ratner qualsiasi bensì di Rob Zombie stesso che prosegue la sua opera, tocca chiedersi piuttosto dove sta il confine tra un pigro scatto all’incasso facile e il dover dedurre che le suggestioni migliori dei suoi primi lavori erano involontarie.
Una cosa sola è certa: lo spettacolo di un ex-grande sofficato da un budget ridicolo – lo abbiamo visto quest’anno con Domino, Midway e un po’ anche con Rambo – è mortificante.
Dvd-quote:
“Ciao Sid”
Nanni Cobretti, i400calci.com
Estrema delusione, un film piatto e privo di mordente. Un vero peccato.
Devo dire pur essendo d’accordo sull’analisi critica del film, a me é piaciuto.
Mi sono accorto di essere un fan di Rob Zombie, di essermi assuefatto alla sua regia, di aver apprezzato enormemente (ed esageratamente) la scena finale e soprattutto di volerne ancora. Di più. Un po’ sulla scia dei film di Rodriguez. Ottimo materiale per passare un’ora e mezzo con gli occhi incollati allo schermo, la risata da ebete in faccia e il cervello completamente in OFF mode. Nessuna delusione perme che non mi aspettavo niente di meglio.
Low budget ok. Ma 31, che aveva comunque una sua estetica, nonché un villain clamoroso ancora riciclabilissimo, di budget a disposizione ne aveva la metà (3M vs 1.5M).
Secondo me Rob Zombie, alla veneranda età di quasi 60 anni, si è adagiato (arreso?) sul suo stesso personaggio ovvero: “quello strano“. Rimanere ai margini della Hollywood che conta è sempre meglio che essere ben inquadrato all’interno di un Mc Donald o di un ALDI.
Quello che dici è vero.
Ma il problema è che fa “quello strano” sempre allo stesso modo. Da un folle ci si aspetta il caos, ovvero qualcosa d’imprevedibile, quindi di nuovo, ogni volta. Con 31 ha rifatto La casa dei 100 corpi, ora ha rifatto La casa del diavolo. Purtroppo, e diciamocelo, nonostante il bene che gli vogliamo e che soprattutto vogliamo a Sheri Moon, è “quello strano che ha finito le idee”.
@GGJJ
Non dimentichiamo però che quella volta che urlò: “Io sono ROB ZOMBIE e faccio quello che voglio!!!” (cui presumibilmente si levò un coro di: “..e sti cazzi?”) se ne uscì con quella… boh.. roba? di Le Streghe di Salem.
E quella volta che si ritrovò lo stellare -per lui- budget di 15M in mano si lanciò nel remake/reboot di Halloween di Carpenter.
Che a me non fece schiferrimo, ma è chiaro che perse l’occasione di essere promosso in Serie A.
Sheri Moon santa subito.
“Le Streghe di Salem” era autoriale e inquietante, ma anche una discreta palla- e non durava neppure tanto.
@Pitch f.H.
Infatti probabilmente le aveva già finite le idee.
spiace molto, come diceva pino scotto: le palle si vedono alla lunga distanza e direi che il nostro l’ha dimostrato in pieno, dimostrando una coerenza unica e invidiabile in tutto quello che fa, purtroppo però è mancato il ricambio di idee e stimoli nuovi, pare ormai più un orologio fermo che fa l’ora giusta un paio di volte, come lo zio freakttone da cui ogni tanto passi per una cannetta + birretta, con l’anedotto sul concerto-rissa dei led zeppelin il ’71., a ma si ferma lì…purtroppo di trent reznor ne esiste solo uno.
Amen fratello, amen!
Se passi a trovare lo zio strano per le feste fammi uno squillo che vi raggiungo.
Per quanto riguarda il discorso Oasis-Blur già adesso Noel e Damon Albarn sono diventati amiconi
Non credo che i litigi tra Rob Zombie e Marylin Manson (due artisti divertenti ed innocui, sostanzialmente simili- apprezzo maggiormente il primo solo perchè più danzereccio e con meno pare da “maledetto”) fossero sinceri. Uno po’ come quelli tra la Swift e la Perry (che vorrei in tour assieme solo per immaginarmele lesbicare nel backstage).
Il primo film gran locura e molto divertente.
Il secondo l’ho adorato (l’ho persino visto prima della Casa dei 1000 Corpi, è proprio valido come film a sè).
Su questo mi fido dei Calci e lo skippo.
Sul genere “due band leggendarie nemiche per finta suonano insieme” consiglio questa chicca:
https://www.youtube.com/watch?v=QvFJTnu5h64
a me pure 31 m’ha lasciato stranito e poco convinto.
l’ho trovato troppo paraculo e sulla soglia del disonesto.
vabbene autocitarsi e riproporre i tuoi feticci/ossessioni, ma rigiocarsi pure elementi ripresi pari pari da running man e the purge m’ha infastidito
Concordo, 31 è l’unico suo film (questo 3 from hell non l’ho ancora visto) ad avermi annoiato, lo salvo giusto per il personaggio di Doom-Head che sarebbe un Joker strepitoso. La mia impressione è che dopo il flop di The lords of Salem (che a me è piaciuto molto, tra l’altro) abbia pensato “vabbe, se quando provo a fare qualcosa di diverso l’accoglienza è questa, allora da adesso vi rifarò i primi due film all’infinito (ovviamente con sempre meno idee ad ogni nuova uscita)”, il che è obiettivamente un gran peccato.
Alla fine comunque vedrò pure questo, anche se le aspettative sono sotto zero. A Rob in fondo gli voglio bene.
Captain spaulding 4 ever 4 president <3<3<3
Ebbene sì, flop perché 3from hell e poi… Il migliore non c'è… Bah… Concordo pienamente. Però a me non è dispiaciuto, sempre meglio degli horror degli ultimi 5/6anni… Pessimismo e fastidio..
A parte un qualche buon minuto sparso qua e là è lammerda.
I primi due li ho adorati alla follia, “31” era malato abbastanza da piaciucchiarmi, “HALLOWEEN” era onesto e pure in “SALEM” sono riuscito a trovare qualcosa di buono.
Questo invece mi ha annoiato a morte. Se fosse vera la storia del grano tirato su per Haig allora glielo perdonerei pure a Rob. Altrimenti già non avendo un gran mercato, fare questo film significa spararsi nei coglioni da solo.
Mah, insomma, sull’onestà degli Halloween di Rob Zombie… parliamone.
Cioè, capisco e posso anche sostenere la scelta di discostarsi dal materiale originale e darne una propria lettura, ma forse lì si esagera.
Il primo è anche accettabile, ma il secondo….
Per “onesto” intendevo che Rob ha fatto il suo. Non ha buttato tutto in vacca (anche se ormai la saga era già roba da cassonetto) ma si è mantenuto su determinati binari.
Non stiamo parlando di capolavori ma di filmetti decenti molto meglio dei capitoli precedenti. Tiè da 6, 6+ in pagella.
A me Le Streghe di Salem piace un sacco. Su certi modi, beh, ho sempre pensato che Zombie non si discostasse mai molto dal suo modello. Calava le sue storie in ambienti e personaggi che erano i suoi, e per suoi intendo gente uguale a lui e ai suoi amici, con annessi luoghi dove va a fare le vacanze. In tutto questi ci stanno le storie, che fanno la differenza. Rifare un film che hai già fatto è sempre una brutta cosa, sopratutto se non hai nulla di nuovo da dire. Qualsiasi cosa mosterai sembrerà già vista, con la delusione dello spettatore che ha sto punto si riguardava il film prima, con tutte le emozioni da “prima volta” che ne derivano. Spiace per Zombie. Io continuo a tifare per lui.
A me pure Le Strege di Salem era piaciuto molto e pure 31 non l’avevo trovato poi così male. Ma non so perché sto 3 From Hell mi puzza di merda da lontano…
Mamma mia quante cose affascinanti a cui rispondere in questi commenti.
Ok: il film. Scorre, ma è il remake brutto e noioso del precedente. Per me bocciato.
Sul fatto che Rob ha finito le idee: non ne ha mai avuto. Creare shock non è un’idea, è la più bassa forma di intrattenimento. Come bestemmiare in chiesa (cosa che comunque adorerei veder/udir avvenire): non è lotta alle religioni, è 5 minuti di fama patetica. E poi dai, un’ateo vegano che fa film pieni di violenza: non vi pare che stia solo cercando di esorcizzare la sua paura inconscia della violenza stessa?
Sul fatto che Trent Reznor sia incomparabile: Amen!!!
Su Marilyn Manson e Rob nemiciamici: non lo sapevo. Forse perché la musica di Rob Zombie non mi ha mai fatto impazzire. Mi è sempre sembrato il terzo incomodo nella spirale discendente Alice Cooper >>> Marilyn Manson (che mi piace più del primo perché se lo conosci di persona è un filosofo coi controcazzi, ma non sarebbe quello che è senza Alice) >>> Rob Zombie.
Sulle Streghe di Salame: a me è piaciutissimo. In realtà l’unico di lui che mi piaccia assieme al Devil’s Reject, e molto più di quest’ultimo. Inquietante e sinistro, maligno fino ai livelli del marcio.
Sulle lesbicazioni tra Perry e Swift, chi lo ha scritto è un genio.
Su Halloween remake: tolto che i bagni di sangue di Rob Zombie mi annoiano a morte, non mi è dispiaciuto il primo (il secondo faceva schifo), ma comunque mi è piaciuto mille volte meno dell’ultimo capitolo recente, quello che riprende il primissimo e salta a piè pari i successivi.
Finendo dove ho iniziato: questo film è ganzo nei primi quindici minuti. Poi annoia. Spero faccia un quarto episodio in cui muoiono tutti e tre i villain per davvero. Io con gente come i Firefly ci ho avuto a che fare (di lontano), e so che quando anche solo supponi che sappiano che esisti, ti viene dentro un terrore parossistico che tu possa diventare il loro successivo oggetto di interesse, e si sviluppa il desiderio di vederli morti (finanche ucciderli tu per primo) per non vivere più nel terrore. Non si tratta di difendere la normalità (io la considero una malattia), ma di difendere noi stessi: mi piacciono i buoni smidollati che, messi all’angolo, massacrano i cattivi guidati da odio psicotico e sete di autodeterminazione. I Firefly ci ricordano di quanto siamo ipocriti: occorre, come diceva Che Guevara, il coraggio di essere così tremendi che il nemico ci tema. Per difenderci dai cattivi occorre la capacità di essere più cattivi di loro. In questo, i cattivi sono indispensabili: costringendoci alla violenza ci svegliano dalla supponenza. Però deve esserci una conclusione alla storia! Alla fine il cattivo perde, deve finire così :-) Tutto sta a vedere chi, tra i buoni, svilupperà abbastanza palle dal dare il via alla carneficina. Ma se non avviene mi sento tipo lap dance: manca l’happy ending!
si sviluppa il desiderio di vederli morti
ESATTO. E questo, va dato atto a Rob, significa che ha fatto un buon lavoro nel presentarci i personaggi. Va detto.
Concordo al 100% con la recensione. L’unica cosa che poteva salvare il film era un finale ben orchestrato, con la morte non dico di tutti e 3, ma almeno di uno più un ferimento grave (perchè sì, in questo film ti diventano insopportabili e li vuoi morti, soprattutto l’onnipresente mogliettina e il nuovo personaggio di Brake, che risulta piattissimo e scritto di merda). Invece Zombie si rifugia in una situazione da serie tv di quelle brutte, in cui i nostri “eroi” (in nettissima inferiorità numerica) salvano incredibilmente la pelle, grazie al combinato disposto di imbecillità totale dei propri avversari, più il classico alleato di fortuna (che naturalmente crepa). La pietra tombale di un film sbagliato sin dalle premesse, e che non andava probabilmente girato. Rob, se devi rovinare così il ricordo delle tue opere migliori tanto vale appendere la cinepresa al chiodo, fidati.