Venom: La furia di Carnage si apre con un prologo ambientato nel 1996. Il che mi ha fatto abbastanza impressione perché nel 1996 avevo 16 anni e leggevo avidamente proprio le storie che hanno ispirato questo film. Ovviamente in quelle storie c’era anche Spider-Man, che è un po’ l’elefante contrattuale nella stanza in questa saga cinematografica di Venom interpretata da Tom Hardy. Venom, di per sé, è un personaggio del cazzo. Funziona in quanto costola deviata di Spider-Man, in quanto specchio deformante dell’eroe. Carnage è invece proprio platealmente l’incarnazione del peggio dei comics anni ’90, quella filosofia secondo cui per fare qualcosa di cool e al passo coi tempi ti bastava essere dark and edgy, metterci un paio di robe violente, qualche didascalia che riportava l’abisso psicologico dei personaggi in pornografico dettaglio (il caro vecchio J.M. DeMatteis, l’equivalente fumettistico di quel tuo amico un po’ pesante che eviti alle feste perché ti attacca i pipponi) e trac!, vendite assicurate.
Venom: La furia di Carnage si apre con un prologo ambientato nel 1996, dicevamo. Una data niente affatto casuale, se lo chiedete a me: è praticamente una dichiarazione di intenti, l’ennesima prova del fatto che i ’90 sono i nuovi ’80, l’epoca della nostalgia buona sia per i quarantenni cresciuti con quelle storie, sia per i ventenni amanti del vintage. “Vi manca quell’epoca più semplice, in cui i giovani indossavano abiti larghi, ascoltavano i Pearlvana e leggevano le storie disegnate da Mark Bagley, Sal Buscema e Alex Saviuk?”, sembra strillare la Sony per mezzo di Andy Serkis (qui regista non in motion capture). “Questo film è per voi! Ritroverete i personaggi che avete tanto amato: Cletus Kasady, Carnage, Shriek! Persino il manicomio Ravencroft, ma senza la dottoressa Kafka che magari la utilizziamo in uno dei prossimi capitoli del Sony’s Universe di personaggi di Spider-Man in cui però non c’è Spider-Man”.
Comunque. Dopo questo prologo, che ci mostra i giovani innamorati Cletus Casadei e Frances Barrison alias Shriek, si passa ai giorni nostri. A San Francisco, ritroviamo un Eddie Brock in crisi: la sua carriera giornalistica è a pezzi, la convivenza col simbionte è stressantissima. Eddie accetta così di pubblicare un messaggio dettatogli dal serial killer Cletus Kasady (Woody Harrelson, lo avevamo visto nella scena post-credits del film precedente con una parrucca diversa) per la sua amata Frances, in cambio della storia della sua vita. Grazie a Venom – non sto a spiegarvi come perché mi fa male il cervello a ripensarci – Eddie riesce a scoprire dove Cletus ha nascosto i corpi delle sue vittime. Per questa ragione, Cletus, che era stato graziato, viene ricondannato a morte. Solo che siccome nel frattempo aveva morso Eddie a una mano, ingollando parte del simbionte, quando ci danno la scaricalettrica lui si trasforma in Carnage! Watch out, Eddie Brock, perché Cletus vuole vendicarsi del fatto che lo hai fottuto pubblicando dettagli che lui stesso molto probabilmente ti avrebbe raccontato nell’intervista esclusiva! E Carnage vuole uccidere suo padre Venom perché sì! E vuole liberare Shriek dal Ravencroft per mettere in atto un piano malvagio che a confronto il Dottor Destino è Willy il Coyote: sposarsi!!1!
Non sono bravo come Luotto, ma vi invito lo stesso a un Venom Drinking Game. Fatevi uno shottino ogni volta che il film rispetta questi incrollabili punti fermi del Cinecomic Anni Duemila:
- Il protagonista perde i poteri e li riacquista in tempo per la battaglia finale;
- Il cattivo è una versione più grossa e mostruosa del buono;
- Il cattivo a un certo punto dice al buono “Io e te, in fondo, siamo uguali”;
- Cattivo A si allea con cattivo B;
- I cattivi namedroppano i loro nomi fumettistici anche se non serve alla trama;
- Il film finisce in una cattedrale gotica.
Nel film succedono tutte queste cose, più un’altra che adesso non vi dico ma di cui parlerò più avanti, sotto la linea dello spoiler. È evidente che, se Venom era un film profondamente anni ’90, La furia di Carnage è (cerca un sinonimo di “profondamente” su Homolaicus) abbondantemente, copiosamente, doviziosamente primi anni 2000. Quella roba del finire in una chiesa non me la sono inventata. Logicamente è impeccabile (in un film in cui di logicamente impeccabile non c’è nulla), perché Cletus e Shriek se devono da sposà, e dove vuoi sposarti se non in una cattedrale gotica con tanto di rosone e impalcature per il restauro molto utili per delle coreografie di lotta in cui due palle di fango si menano? Ma ciò non toglie che l’uovo venga prima della gallina, in questo caso: un produttore ha visto Daredevil, ha detto “BELLO!” e ha mandato una nota alla sceneggiatrice Kelly Marcel affinché non dimenticasse di includere una chiesa nel climax del terzo atto.
E a proposito di galline! (No, non intendo Kelly Marcel, cari i miei SJW! Ci arrivo.) Venom: La furia di Carnage vorrebbe essere una commedia brillante più che un action movie, La strana coppia con simbionte. Si capisce dal fatto che buona parte del tempo lo passiamo con Eddie e Venom alle prese con la quotidianità di una convivenza difficile. I loro battibecchi vorrebbero destare simpatia, evocare quella leggerezza a cui ci hanno abituati i film Marvel, ma il confronto è a dir poco impietoso. Manca proprio la scrittura della comicità ed è come se Serkis, rendendosi conto di non avere nulla per le mani, avesse preso da una parte Tom Hardy dicendogli “Vabbè dai, fammi le faccette che * casaling* apprezzano”.
Per il resto, Venom: La furia di Carnage è quel tipo di film non solo stupido, ma che pensa che il suo pubblico sia altrettanto stupido. È sciatto, approssimativo, frettoloso a tutti i livelli, sia quando cerca di divertire, sia quando mette in scena l’azione (e lì è castrato da uno dei PG-13 più timidi che si siano mai visti). È scritto, diretto, interpretato senza impegno, come se a tutti i coinvolti non fregasse assolutamente nulla di fare un film, ma solo di adempiere a un obbligo contrattuale e intascare l’assegno. Che, se ci pensiamo, è una cosa che a Hollywood succede spesso, solo che in genere si riesce a nascondere meglio le carte grazie a una professionalità dignitosa e rodata. Qui proprio non gliene fregava un cazzo a nessuno di far finta che Venom: LFDC non fosse solamente una roba che bisognava fare perché era andato bene il primo.
Ed è avvilente, perché l’idea di buttarla in caciara, di alzare il volume dell’ignoranza e della comicità, non era di per sé sbagliata. Partendo dalla premessa che un film di Venom e Carnage senza Spider-Man non ha senso di esistere, a ‘sto punto perché non girare la manovella a undici e godersi un blockbuster scemo ma divertentone? Peccato che Venom 2 (aiuto non so più come chiamarlo) non riesca a essere nemmeno questo. Non è stupido in senso buono, è stupido nel senso di stupido. Persino più del primo che, col senno di poi, avrebbe potuto essere molto peggio di quello che era. Avrebbe potuto essere questo.
Ah, sì, le galline. Una delle gag del film è che Venom ha due galline domestiche, Sonny e Cher. Venom, che è ghiotto di una sostanza secreta dai cervelli, la enfitilalalamina o una roba del genere, è incazzato perché Eddie gli impedisce di mangiare cervella umane e saziare la sua fame. Quella sostanza si trova anche nella cioccolata e così Eddie tiene buono Venom dandogli la cioccolata. Venom però si lamenta che la cioccolata non basta e allora Eddie gli consiglia di mangiare Sonny e Cher, ma Venom non vuole perché sono sue amiche. E così i due partono per una spedizione notturna, intrufolandosi in un pollaio per fare incetta di cervella di pollami non domestici.
Ora. Tutto questo dovrebbe fare molto ridere, ma ovviamente non fa manco sorridere. E il motivo per cui la gag non funziona è che presuppone che nel mondo di Venom esistano solo due tipi di animali: gli esseri umani e le galline. Le mucche non esistono proprio, non è possibile che Eddie si rechi dal macellaio per comprare due etti di cervello da servire al suo simbiotico amico. Così come non esiste l’opzione di andare alla Conad e comprare un rifornimento annuale di cioccolata. Eh, no, cari miei: a San Francisco la cioccolata la puoi comprare solo dalla signora Chen, e quando la signora Chen ha finito la cioccolata, sono piselli da evacuare!
Questo per dire come il world building sia votato esclusivamente a giustificare le necessità narrative del film. Il che fa ridere, specialmente nel caso di un film che vorrebbe essere il tassello di un universo narrativo più ampio. Venom: la furia di Roman Polanski è tipo quel solito meme di Steve Buscemi vestito da adolescente, un film nato vecchio che tenta di adattarsi a un mondo che non gli appartiene. Quanto nato vecchio? Per rispondere a questa domanda mi basterà citare la scena in cui Cletus ENTRA NELL’INTERNET COI POTERI, letteralmente scopre dove è rinchiusa Shriek infilando i tentacoli di Carnage dentro a un laptop e generando così una comoda animazione in Flash che rivela tutte cose.
Il che mi porta alla LINEA DELLO SPOILER. È questa. La linea dello spoiler, dico. Dopo questa riga ci saranno gli spoiler. Sì, Fabrizio, dirò come va a finire il film, capito? Ok, vado allora.
Vado, eh?
Alla fine di Venom: La furia di Carnage, succede che Carnage muore. Ma parliamo un attimo di Carnage: i fan di tutto il mondo attendevano da vent’anni il suo esordio nel dorato mondo della celluloide. La scena dopo i titoli di coda del primo Venom aveva promesso che, finalmente, quella preghiera sarebbe stata esaudita. E cosa ti combina la Sony? Non solo appiattisce totalmente il personaggio già abbastanza piatto di Cletus Kasady, privandolo dell’unica cosa che lo distingueva dalla massa dei supercattivi Marvel, ovvero la sua natura di serial killer psicopatico, privo anche di quel minimo barlume di umanità che impediva a Venom di uccidere gli innocenti. Ma lo fa morire a fine film come si faceva, ancora, nei vecchi film di supereroi. Intendiamoci: nel film viene detto che Cletus è un serial killer psicopatico; il problema è che non viene quasi mai mostrato. E oltretutto è interpretato da Harrelson (la scelta perfetta e inevitabile, con la sua aura da Natural Born Killer) come un orsacchiottone innamorato che, in fondo, si sta solo vendicando delle persone che hanno maltrattato lui e la sua amata. E, in fondo in fondo, voleva solo un po’ di affetto.
Per finire parliamo un attimo della scena post-credits, vi va? Spesso scherziamo sul fatto che nei moderni film di supereroi le scene dopo i titoli di coda sono diventate più importanti del film stesso. Solo che, nel caso di Venom: A furia di Carnage, è tutto vero. La Sony lo ha capito talmente subito che ha “permesso” a un sacco di “utenti” di condividerla sui social. Una condivisione talmente accidentale che è avvenuta per step: prima la descrizione, poi na mezza foto, poi una foto migliore, poi the whole damn thing. Tutto assolutamente casuale. Talmente casuale che il pubblico ha preso d’assalto le sale con la stessa eleganza di un gruppetto di diciottenni alla loro prima volta in un nightclub. Il che, sia chiaro, va benissimo in questo momento, ben vengano film che tornano a riempire le sale dopo l’anno più difficile della storia del cinema. Se però si ricordavano di metterci anche un film prima di quella scena, male non faceva.
Oh, almeno dura un’ora e mezza.
Italia 1 quote:
“Un film che dura novanta minuti”
George Rohmer, i400Calci.com
In realtà è già da un pezzo, eh, ma direi che ormai possiamo dare per assodato che non siamo più il target di riferimento dei film di supereroi: l’età a cui parlano si sta progressivamente abbassando.
Nati per essere il paradiso di noi che leggevamo i fumetti, sono arrivati a relegarci a poche “riserve indiane” (speriamo che il prossimo Batman rientri in questa definizione).
Per carità, nulla di male, giusto così, ma dovremmo appunto prendere consapevolezza di questa cose e:
– o non andare più a vederli
– o smetterla di lamentarci perché non troviamo la birra a una festa per bambini
(non mi riferisco alla recensione per questo secondo punto, sia chiaro)
E’ stato bello finché è durato ma è una sensazione che chi ha vissuto di fumetti ha già provato: la sensazione che a un certo punto fosse necessario passare il testimone alla generazione successiva.
Eh più o meno. Puoi prendere più target con un film, come fa la Pixar. I film Marvel ci riescono ancora, a mio avviso, anche se si stanno lasciando alle spalle i personaggi “classici” per ovvie ragioni. Questo film qua poi, in particolare, invece strizza tantissimo l’occhio ai quarantenni cresciuti con quelle storie, pur tirando dentro anche gente più giovane. Se fosse fatto bene, parlerebbe a entrambi i target. Così com’è non dice nulla a nessuno.
Quoto
La mia impressione è che tra la roba MCU (e i similari più azzeccati) e questi film qua di supereroi meno riusciti ci siano lo stesso “tentativo” e la stessa differenza che c’è tra i Pixar (e i film d’animazione occidentali più azzeccati) e il resto della monnezza animata.
Il tentativo è di accontentare tutti e accalappiare tutte le fasce d’età, intrattenendo/accontentando bambini, genitori e adolescenti, centrando un po’ tutte le fasce di persone che per un motivo o per l’altro entrano in sala, che sia da “interessati” al film o da semplici “accompagnatori”.
I Pixar/MCU/whatever (quelli che funzionano) lo fanno costruendo effettivamente linee narrative che riescano ad essere interessanti a più livelli di lettura, in cui chiunque trova qualcosa con cui emozionarsi E infilandoci un mix di gag, umorismo, omaggi, ammiccamenti che spari verso un po’ tutti i tipi di pubblico e prima o poi una risata te la strappano.
Gli altri abbassano il tiro del racconto verso il minimo comun denominatore base a cui mirano (bambini per i film d’animazione, adolescenti e/o adolescenti che c’hanno scritto “197X” sui documenti per la roba di supereroi) e tentano di accontentare gli altri solo con le gag e gli omaggi, così ci si ritrova, esempio random, col film sui Minion che prova a non far addormentare il papà di turno infilandoci gag a sfondo sessuale a caso (non scherzo) o in generale film d’animazione TOTALMENTE bambineschi e intollerabili per chiunque abbia più di dieci anni che provano a non farti venire voglia di suicidio infilando quarantadue omaggi a cazzate degli anni ottanta che un bambino non coglierà mai. E facendoti venire ancora più voglia di suicidio.
Cioè, le intenzioni sono le stesse, l’esecuzione è drammaticamente diversa.
Correggo un attimo il tiro al mio commento, giusto per chiarire:
il problema non è la comicità in generale (anche io faccio molto fatica quando assisto a film che si prendono troppo sul serio in generale, figuriamoci se sono vestiti con tutine aderenti in particolare), anzi, apprezzo che vengano toccati più registri.
La gabola, però, è proprio nel tipo di comicità che sta pendendo sempre più verso il lato “grana grossa”, ovvero rivolta a “menti semplici” (fatemi passare sta definizione infelice, dai, per “semplici” intendo che non hanno le sovrastrutture che abbiamo noi 40enni in termini di conoscenze e esperienze. In particolare mi riferisco ai più piccoli, ovviamente, ma ci sono anche adulti che hanno avuto percorsi meno fortunati del nostro); faccio un esempio su un film che, comunque, mi è piaciuto: Avengers Endgame. Cioè, dai, sul serio, il Thor Ciccione può far ridere solo un bambino o uno che non ha avuto modo di rapportarsi con tipi di comicità più “complessi” (niente, rega, mi vengono solo termini spiacevoli oggi, scusate). Chi ha scritto Thor Ciccione si è andato ad abbeverare alla stessa fonte di quello che scrive i “Natale in…”
Poi è ovvio che la cosa diventi estremamente più evidente quando tiriamo in ballo la qualità totale del prodotto:
– in Avengers Endgame, a seconda della sensibilità, l’Hulk rappresentato può far alzare un sopracciglio senza andare a intaccare il giudizio sull’opera finita perché c’è tanto altro oltre a quello
– in Venom (che però non ho visto, ma da quanto ho capito) oltre alla comicità scema non c’è altro, quindi si nota di più
In ogni caso, non si può negare sia un trend presente e che non andrà via.
Off topic, ma il Thor ciccione in “Endgame” non è di grana così grossa in quel contesto. E’ una persona che si è lasciata andare per senso di colpa ed inutilità ed è il personaggio, sulla carta, più potente del MCU (ma anche il più complessato).
Non sto dicendo che è una trovata particolarmente fine, ma un retrogusto di amaro ce l’ha.
@ RED condivido quanto scritto da Rocco, l’esempio di Thor ciccione lo trovo sbagliato, di comicità sciatta ne abbiamo a pacchi nelle pigiamate, Thor ciccione può far ridere sguaiato al momento, ma come scrissero anche nella recensione il fatto che poi non torna magro dà un senso totalmente diverso alla cosa, contribuendo a dare profondità a quello che era stato il personaggio più piatto della serie. Se devo trovare “Natale in…” nell’Endgame, ho molto altro: gli esperimenti di viaggio del tempo con antman che invecchia e ringiovanisce (insopportabili) o il selfie con hulk piacione (penoso). Hulk panzone ha il suo perché, ed è anzi uno dei motivi per cui il film si eleva (un poco) dalla media.
Sorry, Thor panzone. Refuso-confuso.
Io rimango sempre più basito del fatto che non ci avete capito un cazzo di Thor Obeso… È la summa alla fine di X film di Thor in cui tutti cercano di fargli capire che è il fottuto dio del tuono, non il dio del martello e nemmeno il dio del Six Pack, e che la sua forza deriva dalla sua volontà, lignaggio e statura morale… La cosa bella è che vi atteggiate a sapienti di sto cazzo ed in realtà state dicendo “dai, uno ciccione mica può essere un eroe, che cazzata”
Thor aveva quella connotazione lì già dopo infinite war, senza occhio, con arma nuova, con poteri che non vengono dal martello. Il ciccione è un regredire e un tornare alla comicità imbarazzante di Ragnarok.
Come i fumetti erano per te che eri piccolo, questo film, la maggior parte, sono per quelli che avevano la tua età quando leggevi i fumetti.
Perché privare ai ragazzini di oggi adorare Batman o Spider-Man come facevi tu da piccolo?
RED hai ragione, il target è il 14enne, perciò via a comicitá ogni 3×2, no sangue, no sex, ecc
Però se lo fai in maniera impegnata alla Russo è una cosa. Qui non hanno, leggo, imparato niente da 1 capitolo. Mi aspettavo di più dal maestro Serkis, forse sbagliavo io.
O forse han detto tono da 1 miliardo di dollari di incasso world wide non si cambia, e forse avranno ragione loro che i cash li spendono.
Tornando al target, è evidente come incassi di più conquistando i teen ager che magari vanno al cine col papá 40enne, piuttosto che col solo 40enne.
È una questione di numero di biglietti.
Per fortuna ci sono le eccezioni, anche se sempre meno.
Comunque la diversità sui punti di vista riguardo alla comicità nei film è affascinante. Per te le battutine sono per accalappiare i 14enni. E posso capire il punto di vista, intendiamoci
Io, che di anni ne ho 44, guardo il trailer del nuovo Batman (ma, per dire, penso anche ai tre film di Snyder) e penso che tutta ‘sta assenza di sdrammatizzazione e tutto ‘sto prendersi sul serio mentre giri in mutandoni e mantello mi sarebbero sembrati fighissimi quando avevo quindici anni ma oggi mi risultano per lo più ridicoli.
Boh?
Aggiungo che persino nel tanto decantato “Cavaliere Oscuro” di Nolan, rivisto oggi, la seriosità non copre il ridicolo di una trama inverosimile e ripetitiva solo allo scopo di allungare la broda.
Bel film, per carità, ma forse dovremo arrenderci all’idea che siamo grandicelli per i supereroi.
Io con quel film ho due problemi:
– la mezz’ora finale mi sembra sempre un’aggiunta posticcia, che da un lato ha ovviamente senso in termini di arco narrativo, ma come “impeto” del film sembra veramente mezz’ora frettolosa in più appiccicata dopo il finale e che risolve troppo velocemente roba che avrebbe meritato più spazio;
– e sì, non ci posso fare niente: mi sembra un gran bel film poliziesco in cui ogni tanto salta fuori un tizio vestito come un coglione e nessuno gli scoppia a ridere in faccia.
Per il resto continua a piacermi molto e continua ad avere immagini e scene clamorose (e continua a farmi ridere chi lo paragona a Il padrino, ma suppongo sia un problema mio).
I teenager non vanno al cinema con il papà quarantenne- figurati. La deadline sono i 12 anni (ed è giusto così).
Premesso che il primo , nonostante le recensioni a dir poco avverse, mi aveva divertito, il rischio di svaccare ulteriormente era abbastanza evidente. Questo, complice anche il fatto che i cinecomics mi ingrifano sempre di meno, manco so se perderò tempo a cercarlo in giro.
Per altro, faccio outing: preferisco mille volte i film marvel ai relativi fumetti. Al netto del singolo ciclo narrativo che può essere più o meno riuscito, il 90% della carta o è invecchiata male o è appesantita dal quel cagamento di cazzo tutto americano che è la continuity (può essere che in Italia ci sia lo stesso problema, ma non lo so: non leggo un Nathan Never da un quarto di secolo).
Negli anni ’90 (ma anche oggi) preferivo di gran lunga i manga: saghe che prima o poi si concludono, autori devoti al loro lavoro che ti regalano albi di una lunghezza accettabile e quella capacità di fomento anche nel ridicolo che nessun occidentale riuscirà mai ad eguagliare.
È un filmetto stupidino come almeno il 90% dei cinecomic.
Però su questo leggo in giro un accanimento che per altri (tipo un “Capitan Marvel”, un “Ant-Man”, ma in realtà anche i film dell’osannatissimo Iron-Man di Robert Downey Junior ad eccezione del primo) non leggo, quindi quasi me lo fanno stare simpatico
L’accanimento è esagerato, sono d’accordo, però secondo me i film che menzioni hanno un livello sensibilmente superiore in termini di esecuzione, cura per i dialoghi e le gag, idee, anche cerchiobottismo, perché no. Se vogliamo dire che sono tutti stronzatone, non ti contraddico, però secondo me è sensibile la differenza di realizzazione anche nelle stronzatone. :D
@Andrea Maderna: Ci sta eccome il tuo giudizio.
Però, allargando un po’ l’orizzonte, credo anche che i filmetti di Venom facciano meno danno degli altri che ho citato.
Mi spiego: fortunatamente almeno sino ad oggi ci siamo risparmiati un universo condiviso di ‘sta roba (cosa che temo cambierà a breve anche con l’arrivo di altri film tipo “Morbius” che credo saranno in un modo o nell’altro collegati).
Le altre “stronzatone” (ti cito :D) che ho menzionato invece sono film che spesso valgono solamente per le ormai famigerate scene post-credits e per l’effetto “episodio da serie TV” che si portano dietro.
Tra le due se proprio devo mi prendo la cazzatona fine a se stessa, ecco.
Firmato: Brigate Martin Scorsese
Ci sta, però lì subentra l’opinione sul singolo film. Cioè, per me un Ant-Man è un film divertente e con qualche idea preso per i fatti suoi, a prescindere dal ruolo che può avere nella serializzazione. Venom no, mi fa cagare in qualsiasi ottica lo guardo. :D
Secondo me sta succedendo quello che è successo a vin diesel ( prova a incastrarmi è un capolavoro e l ho visto solo io ) tom hardy ha capito che l Oscar non lo vince e allora via con fil con film blockbuster per venom hardy ha incassato 7 milioni di dollari per venom 2 anche pecunia non olent bob
Ne han fatti talmente tanti che ormai siamo all’effetto cestone..se ne salva uno su 10 e nessuno di quelli che si salvano è stato fatto negli ultimi anni. I personaggi che restano poi li conoscono solo gli appassionati di fumetti e allora tanto vale fare serie tv su netflix con quelli noti..l’importante è che stiano alla larga dal cinema che sinceramente di monnezza ne han prodotta anche già troppa.
Sì ma fanno ancora un sacco di soldi, il punto è quello
bah i soldi vanno e vengono…al primo flop chiude la baracca
“…se ne salva uno su 10 e…”
È sempre bene tenere a mente la rivelazione di Sturgeon: «il novanta percento di tutto è spazzatura»
Sarà una banalità ma secondo me è verissimo e mi torna in mente ogni volta che sento dire che c’è stato un periodo d’oro, che oggi è peggio, che oggi è meglio, che una volta sì che sapevano scrivere le storie, ecc.
non è tanto questione di meglio o peggio…questi film sono il tipo di cinema che paga di più adesso (basti vedere quanti attori nel pieno della carriera ci si son buttati più o meno convinti) e il discorso qualitativo non va necessariamente di pari passo col botteghino. Anche “I cancelli del cielo ” doveva essere un megacapolavoro definitivo ecc ecc…e invece ha affossato un certo modo di fare cinema…arriverà anche il pigiamone definitivo…nel frattempo godiamoci quel.poco di action horror fanta ecc senza pigiami.. c’è poco ma quando salta fuori qualcosa di calcistico non girato recitato e scritto coi piedi lo si apprezza ancora di più. Può anche essere un discorso di target ma a sto punto credo sia solo una questione di brutto cinema…solo che il pubblico medio di sta roba sta al genere come il pubblico medio dei cinepanettoni sta al genere commedia…avranno mai visto un film degno di essere chiamato tale?
A me spaventa che possano pensare di tirare dentro spiderman in questo universo. Quale scontro potrebbe esserci con questo Venom? Si danno due schiaffi per 5 minuti e poi si uniscono per combattere un nemico comune? Cioè, sono praticamente entrambi buoni. Tocca che creino uno sgarro di peter parker a eddie brock o una motivazione per odiarlo come nel fumetto ma dubito traformino tom hardy in un personaggio corrotto e pieno di odio.
Vero che questo Venom è la versione extra-light del personaggio originale ma da qui a dire che sia “buono” ne passa un bel pò.
Comunque
SPOILER..
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nella scena mid-credit spostano Venom nell’MCU e fanno capire che il simbionte (non Eddie) conosce Peter Parker.
La saga di carnage mi ha fatto mollare i comics. Per seguirla dovevi comprare Venom, spider-man (forse 2 albi?) e degli albi antologici. L’arrowverse è riuscito a replicare sto casino con gli eventi cross over
Non ho ancora visto il film, ma mi permetto di aggiungere qualcosa a quanto detto sul momento in cui Carnage è nato nei comics. Michelinie – lo sceneggiatore di tante storie del Ragno – dichiarò che voleva per Spidey un avversario freak che facesse paura come gli psicopatici di Bats. Il Kasady di Steven Butler e Mark Bagley ricorda il Joker. DeMatteis – famoso per l’Ultima Caccia di Kraven o il Bambino dentro sempre per Spider-Man – in tutte le sue varianti – mistico con dr. Fate, psiconalatico col Ragno, da sitcom con la JLA degli eighties – è molto lontano dal mood in cui è cresciuto il concetto di Carnage e si sorprese a scrivere una frazione di Maximum Carnage ( storia fracassona con molte guest stars come Cap e Cloak and Dagger ) che è davvero lontana dal tizio la cui bio a fumetti si chiama Brooklyn Dreams. E’ un autore didascalico – particolarmente in quegli anni – ma Kasady è la risposta dei fumetti ad Annibale il Cannibale. Uno one shot scritto da David Quinn ( Faust ) e disegnato da Kyle Hotz ( Ghost 2099, Wrath, Night Man ) ci dice che Kasady è un maniaco del controllo sotto un agente del caos.
Avevo già guardato il primo con la mano davanti agli occhi, non per la paura di quel cattivone di Venom, come si fa con gli horror, no, ma per l’imbarazzo di sentirlo battibeccare con Hardy come Sandra e Raimondo, per poi buttare lì un “benone!!” che probabilmente è uno dei punti più bassi mai toccati da un adattamento/doppiaggio italiano.
Mi rendo conto di aver fatto benissimo a evitare il secondo capitolo, giusto per non sprofondare in poltrona per la totale vergogna.
…ma nessuno continua la cit. del titolo della recensione?
“…we still fight…fighting in the 90’s…”
Hokuto no Ken, 2° serie(?), sigla originale giappo.
<3
la vittima di questo film è hardy che tra questo e il primo almeno ai miei occhi ha perso tantissima credibilità.
“Vi manca quell’epoca più semplice, in cui i giovani indossavano abiti larghi, ascoltavano i Pearlvana e leggevano le storie disegnate da Mark Bagley, Sal Buscema e Alex Saviuk?”
Un po’ sì, ma, dopo aver visto il primo, da questo sequel starò lontanissimo