
«Mado’ zi’…»
Facciamo un gioco, ora vi spiego le regole, il gioco si chiama “Facciamo finta che Hellraiser non esista”, nel senso del film del 1987 ma volendo anche di tutto il franchise successivo, facciamo che non esiste, che siamo ancora fermi a Schiavi dell’inferno di Clive Barker, scrittore ed ex prostituto occasionale che dall’incontro tra queste due professioni fece nascere un romanzo che parlava di demoni interdimensionali e BDSM. Facciamo finta che Barker non abbia mai diretto un film tratto dal suo libro e che questo Hellraiser (2022) sia il primo tentativo di trasposizione cinematografica.
Facciamo questo giochino perché Hellraiser è un capolavoro e un film di culto, e una cosa che spesso ci dimentichiamo quando parliamo di opere del genere è quanto siano figlie più o meno del caso, o del momento, comunque di una combinazione di eventi solo in parte programmati; il genere di discorso che oggi ti proietterebbe a gran velocità verso la finestra più vicina perché è un discorso astratto e intangibile, che mette in mezzo concetti tipo “la magia del momento” o “lo spirito del tempo”. Per cui cominciamo dicendo che certo che Hellraiser (2022) non è più bello di Hellraiser (1987), perché il primo ha dalla sua parte una cosa – il tavolino, quel famoso tavolino, quello dove si decidono le cose – che il secondo non aveva, o aveva in minima parte.

«Cosa cazzo»
Mi sono già un po’ perso, scusate, è che sapete come va con questi remake, reboot, prepostquel, qui quo qua: non fai in tempo a dire il titolo del film che già vieni assalito da una torma di erameglioloriginalisti, grazie al cazzo gente, io però volevo parlare di questo nuovo Hellraiser, scritto da David Goyer, capite? cosa me ne frega del confronto con l’originale quando questo film sarebbe già a rischio disastro anche se esistesse in un vuoto? David Bruckner, poi, il regista, è lo stesso del blandissimo The Ritual: mi scusate per il mio rant preventivo contro i paragoni con l’originale? Hellraiser nascerebbe già in bilico anche se fosse il primissimo adattamento in assoluto del romanzo di Barker, non ha bisogno dell’ulteriore peso del paragone eccellente.
Parliamo quindi di Hellraiser come se non fosse l’undicesimo film del franchise.
Hellraiser è bello.
Non con riserva o al netto di: è proprio bello. Soprattutto è giusto: quasi subito sembra volersi perdere dietro alle sue proprie menate e voler diventare uno di quegli horror che non lo erano che servono all’autore per parlare di stronzate tipo l’umanità, ma ci mette un attimo a rimettersi in carreggiata e a riconoscere che il modo migliore di trattare questa storia di demoni interdimensionali che non sanno distinguere il piacere dal dolore è il sovraccarico sensoriale, non quello emotivo. Questo significa anche che dura troppo e avrebbe beneficiato di qualche sforbiciata qui e là, ma d’altra parte questa roba è applicabile al 99,99% del cinema che esce oggi, per cui andiamo di SIGLA! e poi cominciamo a infilarci spilli in fazza.
Per lunghi tratti, Hellraiser è un assolo della sua protagonista, il che lo rende senza alcun dubbio un film d’A’zion e quindi adattissimo a questo sito. Pur rispettando in linea molto generale la struttura del romanzo di Barker, almeno nel primo atto, il film di Bruckner se ne distacca in maniera decisiva proprio per la scelta della protagonista. Riley, questo è il suo nome, è una sfasciata. È un’ex tossicodipendente e alcolista che è sobria da meno di un anno, che (parole sue) ha mantenuto un solo vizio, quello di scoparsi ragazzi carini. In una saga che parla di piacere estremo ed estremo dolore, e del sottile confine che separa il devasto psicofisico dalla trascendenza dei sensi, una protagonista del genere, che vive sulla lama del rasoio, sembra fatta su misura: il reame che i Cenobiti la invitano a esplorare non è poi tanto distante dalla sua quotidianità.
Importa relativamente come Riley venga in possesso del cubo (almeno per i primi due atti, prima del twist che, lo ammetto, mi ha colto di sorpresa), mentre importa molto come Riley viva la cosa: come accennavo all’inizio, Hellraiser dedica gran parte delle sue attenzioni alla sua protagonista, una che anche prima di venire in contatto con i Cenobiti era abbastanza incasinata da fornire materiale per un intero film. Forse forte del fatto che nel 2022 il mondo conosce già il cubo di Lemarchand e il suo funzionamento, Bruckner punta gli occhi solo su Riley, e quasi gode a vederla precipitare in un abisso sempre più profondo di confusione, paranoia e dolore.

E sesso, ovviamente, seppure molto casto.
Tutto questo vale per un’ora buona delle due abbondanti di durata del film. Dopodiché, soddisfatto dell’investigazione psicologica portata avanti fin lì, David Bruckner decide di ricordarci che Hellraiser è prima di tutto un horror, che parla di tortura, sofferenza e di gente sbucciata viva. È lì che il film molla il freno a mano: giusto il tempo di un irrinunciabile “spiegone di metà film” (meno forzato della media degli spiegoni di metà film) e i Cenobiti entrano definitivamente in scena, trasformando quello che fin lì era un dramma psicologico sulle dipendenze in un carnaio.
Il rischio di un prodotto di questo tipo fatto nel 2022 (sì lo so che siamo nel 2023) è sempre la buona educazione, che può significare riduzione a dosi omeopatiche della violenza esplicita, ma anche più semplicemente iper-estetizzazione e infighettamento depotenziante. Al netto di qualche aiutino digitale piuttosto evidente, per fortuna, Hellraiser non cede alla tentazione, e non ha paura di prendere strade che con un approccio più elevated sarebbero considerate pacchiane e di cattivo gusto. Ecco, per una volta si fotta l’elevated, fatemi vedere la gente che esplode: Hellraiser è violento, sì, ma soprattutto lo è in modo parossistico, assurdo e ottantiano. C’è, nel mare di spunti più o meno originali o al contrario ricalcati sul film degli anni Ottanta, almeno un’idea talmente clamorosa che la tentazione di scriverla rovinandovi la sorpresa è fortissima.

Jamie Clayton è la Pinhead che abbiamo sempre sognato.
Dopodiché: sconvolgerà la vita di qualcuno? Certo che no, Fabrizio, almeno non la tua che hai consumato il film del 1987 e che quindi qui troverai poche cose che non siano già state dette allora. Ma che dire di tua sorella minore che ha dodici anni e non sa nulla del film di Barker? Sinceramente non ho idea se Hellraiser (2022) possa dare vita a un fandom giovane e fresco perché le cose di cui parla, per quanto stuzzicanti, sono ragionevolmente distanti dallo zeitgeist: Schiavi dell’inferno uscì alla fine degli anni Ottanta, nasceva da esperienze profondamente anni Ottanta ed era intriso di quell’edonismo da fine impero che, con la fine appunto degli anni Ottanta e l’inizio del nuovo decennio, si trasformò sostanzialmente in eroina. Non voglio dire che la ricerca del dolore e lo studio della sua sovrapponibilità con il piacere siano passati di moda (un po’ sì), ma in un periodo di fragilità globale come quello in cui viviamo ho il sospetto che la ricerca esistenziale dei Cenobiti possa incuriosire meno di quanto avesse fatto nel 1987.
Tutto questo per dire che è inutile guardare Hellraiser nella speranza di trovarci qualcosa di più di un gran bel film di demoni sadomaso, grondante stile ma senza spocchia, con tanta gente che muore male e alcune grandi prove attoriali. Un horror dove le scene buie non sono troppo buie ma giocano attivamente con le luci e i chiaroscuri per fare cinema e non per testare il livello del nero della vostra nuova TV 4K. Un film di gente sbucciata e di gente, diciamo così, con i nervi tesi. Una storia dell’orrore anche psicologico affidata a un’interprete che si divora la scena con una facilità disarmante.

Brava anche quando va al cesso.
(un film che, incidentalmente, mi piacerebbe vedere in sala, e che invece ho dovuto vedere su Hulu quando l’altro giorno ero negli Stati Uniti: purtroppo, a fronte di una distribuzione direttamente in streaming nel resto del mondo, non abbiamo notizie di un’uscita italiana. I diritti internazionali, però, sono di Paramount, per cui non è impossibile che possa comparire sulla loro piattaforma nei prossimi mesi)
E visto che ne stiamo parlando, e prima di salutarci: ho l’impressione che questo povero Hellraiser verrà dimenticato molto più presto di quanto meriterebbe, perché dopo aver irrimediabilmente massacrato rivitalizzato Halloween ora David Gordon Green è al lavoro su una serie TV di Hellraiser, che pensate un po’!, cito direttamente la comunicazione ufficiale, sarà “non un reboot dell’originale ma una elevated continuation della sua mitologia”. E vi giuro che ho letto questo comunicato letteralmente cinque minuti fa, molto dopo aver scritto l’inizio del pezzo. Si fotta l’elevated, mi tengo volentieri ben stretto questo film.

«Elevami sta fregna»
Configurazione suggerita
«Un film di gente sbucciata»
(Stanlio Kubrick, i400calci.com)
“Hellraiser è bello.” PLOT TWIST!
Ma che bel pezzo, Stanlio, non mi aspettavo una recensione così favorevole! Lo metto in wishlist. Bruckner mi era piaciuto nelle sue precedenti prove, anche se era sempre arrivato appena sopra la sufficienza. In più scritto da Goyer, dai che c’è speranza!
povero The Ritual…io lo ricordo con piacere..forse uno dei primi film horrorosi sconosciuti lanciati o rilanciati da Netflix?
Mah… dirò una cosa impopolare ma a me hellraiser a parte il design fighissimo di pinhead non era piaciuto per niente…. visto intorno ai 18 credo, forse ero troppo adulto, forse perché il BDSM non fa per me…. mi addormentai secco, cosa che per un horror dice tutto.
Mi fa piacere che lo recuperino e magari lo “svecchino” un po’ chissà.
Comunque bell’articolo che mi ha fatto venire voglia di darci un’occhiata, nonostante la premessa di sopra
Il primo Hellraiser è passato alla storia per il fascino di Pinhead e dei cenobiti, ma il film in sè era abbastanza palloso. Visto oggi poi è invecchiato malissimo.
io essendo cresciuto a pane e dylan dog nei novanta, sentivo che DOVEVO vederelo, era stracitato e non solo nei fumetti bonelli, anche a me effettivamente non mi era sembrato COSÍ bello ma probabilmente mi aspettavo troppo e non mi sarebbe andato bene comunque. non brutto eh? ma insomma neanche questo gran capolavoro, almeno nei miei ricordi, urge seconda visione… :P
Ah ecco adesso mi sento meno solo :)
Secondo me il grosso equivoco di chi guarda l’originale, soprattutto chi lo guarda o lo ha guardato anni dopo l’uscita al cinema / tv, è che si aspetta che Pinhead sia protagonista assoluto dell’opera, come lo erano stati Freddy Krueger o Michael Myers nei primi film delle loro saghe.
Poi per forza ci resti male quando scopri che nel primo film il minutaggio di Pinhead non arriva neppure a 10 minuti e invece tutto il film ruota attorno ad una coppia di scambisti.
si Arch, hai ragione, probabilemente mi aspettavo un nightmare con pinhead come protagonista…
comunque ho rivisto ieri l’originale, la cosa che lo invecchia di piú sono le lucine-blu-azzurro-anni-80, ma sono poche le scene con quel problema, a me è sembrato tutto sommato ancora un gran film.
Si quello non aiuta, anche io forse mi aspettavo “più pinhead per tutti”, ma ricordo anche di aver visto imperterrito anche il seguito, pur sapendo cosa mi aspettasse e niente, proprio non faceva per me.
Era una risposta ad @Arch Stanton scusate
Per me sto nuovo Hellraiser una palla al cazzo micidiale. L’originale aveva un’atmosfera malata che levati proprio, questo è praticamente un generico slasher con i teenager, togli i cenobiti e mettici dei mostri a caso e lo potevi anche chiamare drugmonsters from hell.
Final Destination con gli spilli.
La protagonista fa pensare alla compianta Isabella De Bernardi in Un Sacco Bello, distruggendo la poca tensione che il film crea.
Il vero supplizio e’ arrivare alla fine, altro che Cenobiti.
Ahahah, e’ vero… “Io a mi’ padre j’ho già sputato ‘n faccia, attento cenobi’, che nun ce metto niente!”
Film fatto bene ma per me noiosetto. Soprattutto se lo si confronta non tanto con il film ma con il racconto dal quale dovrebbe essere tratto.
Poi la Pinhead se da un lato è forse più vicinə alla descrizione di Barker, dall’altro sembra il pupazzetto che compri dalla McFarlane, “plasticosa” e con “poca carne viva”. Il Pinhead originale faceva e un pochino anche adesso, letteralmente cagarsi sotto per la cattiveria e violenza, ora è giusto un “ti slashero un po’ di qua e in po’ di la, ma sempre sempre con molta calma e understatement”
Visivamente elegante, con un finale bello, vertiginoso. Ma per il resto: posso dire che lo swap gender ha sfrantecato la uallera? Cosa porta in più alla saga? Hanno spinto molto sul versante confusione tra realtà e onirico cercando atmosfere alla Nightmare. Ma lì c’era un personaggio, Freddy Kruger, dotato di autoironia. Forse alla fine Martyrs è l’unico degno erede neorealista di Hellraiser. Perché ci ricorda che i supplizianti sono tra noi. O come al solito non ci ho capito un cubo.
Non credo sia corretto parlare di gender swap visto che il Pinhead del racconto originale di Baker ha caratteristiche femminili (anche se parlare di sesso o genere nei cenobiti è improprio).
Se può consolare, l’attrice che fa Pinhead è transessuale – se non erro è una delle protagoniste di Sense8.
film commovente, finale bellissimo. Una poesia. Per nulla horror: tutto troppo bello per essere horror.
Vabbè ma che senso ha pinhead donna??? Siamo all’assurdo
Il Pinhead del racconto originale di Baker ha caratteristiche femminili.
Forse sono curioso di chiedere che differenza fa in un qualsiasi dettaglio della storia che Pinhead abbia un pene o la vagina (o – ipotesi tra l’altro più probabile – nessuno dei due), forse no.
Perchè le donne sono più avvezze a infliggere supplizi inenarrabili, tipo andare all’IKEA la domenica.
Non è una donna, è un travello. Di quelli che piacciono ai redattori di questo sito woke.
Ma che cazzo ci vuoi dire a uno che scrive woke. Una volta gli horror erano pane per i reietti, i diversi, quelli trattati come la merda… dove venivano fatti a pezzi malamente tutti i giovani ricchi bianchi fighi etero vincenti con quel sorriso del cazzo giustamente lavato nel sangue. E mo’ rompete le palle per una transessuale che interpreta pinhead… l’hai letto che il vecchio Clive era una checca marchettara? Babbeo
Bravo Sparki… “babbeo”, poi, è una vera ciliegina XD
Martyrs è l’horror più tosto e intransigente che esista, zero ironia, cupo e devastante
Film ok, con qualche momento cattivo che non mi aspettavo, una protagonista abbastanza average da risultare antipatica all’inizio (visto che è una stronza irresponsabile ed egoista) ma con la quale inizi ad empatizzare dopo *SPOILER* la morte del fratello causata proprio da lei *FINE SPOILER*.
Ho rivisto l’originale tanti anni fa e la cosa che più mi colpì era la sensazione di “sporcizia” che impestava ogni fotogramma che viscere esposte e pelle tesa da cavi e catene metalliche amplificava parrosisticamente. Avrei preferito qualcosa del genere anche in queso film che ha prediletto un design pulitino e con poche ombre (anche se ho apprezzato *SPOILER* la trasformazione da tavolo operatorio a luce sparata del villain interpretato con giogioneria da Goran Višnjić *FINE SPOILER*).
Per me è un sì, sperando in un sequel diretto come nella saga con Doug Bradley.
NB Odessa A’zion: che nome calcista!
Sentite, gran bel film, di sti tempi horror cosi’ sono una rarita’. La saga originale aveva un che di viscerale che faceva davvero impressione cosi’ come pinhead del resto! Questo ha un gran bel lavoro di make-up, tutti i cenobiti fanno senso ma mi fa meno paura la pinhead di quello vecchio. In effetti quelli li avevano davvero qualcosa di malato che ti faceva disgustare semplicemente ma e’ anche vero che erano figli di altro tempo, quello giusto per un tale horror! Spero ne facciano altri, io ne vedrei altri 10 di Hellraiser purche’ non siano troppo soft….avrebbero dovuto mandarlo nei cinema! Che palle!! Evviva gli spilli!
Non male, ma un po’ troppo lungo. Con una ventina di minuti in meno secondo me sarebbe stato da 7.5. Comunque “Il rituale” m’è piaciuto parecchio di più.
Per me anche Ghostland è un vero capolavoro. Pensa che si era vociferato proprio di Laugier per dirigere questo Hellriser, che occasione sprecata!
Commento @Babai… maledetto me e i cannoni.