Lo hai capito, il titolo, Fabrizio? Eh? Voglio sperare che i miei lettori siano almeno marginalmente più giovani di me, quindi te lo spiego: il “nocebo” è il contrario del “placebo” (gomitino gomitino), cioè è l’effetto di quando il paziente si autoconvince che una certa medicina (in senso molto lato) gli faccia del male quando in realtà è totalmente innocua. A questo punto, Fabrizio, se ancora non hai capito il titolo vuol dire che sei proprio tanto giovane, e allora ti aspetta una vita di stenti, pensione inesistente, affitti esorbitanti, cambiamento climatico coi fiumi straripanti, e via rappando. Ma sappi che c’è qualcuno che sta peggio di te: le operaie tessili filippine. E la colpa è anche un po’ tua, che ti batti per un mondo migliore (sì, qui siamo del tutto in territorio boomer) indossando una maglietta da 3 euro magari con su il faccione di Che Guevara e ti senti figo ma quella maglietta l’ha cucita una poveraccia con un’aspettativa di vita molto inferiore alla tua e Nocebo è qui per darti due schiaffi, chiamarti letteralmente “zecca” e farti vergognare della tua ipocrisia occidentale, frignona e inutile.
E ci riesce. Ci riesce perché è un film della madonna.

Tipo Lo Cunto de li Cunti ma peggio
Che se guardiamo alla filmografia di Lorcan Finnegan, fra l’altro, è strano che non abbiamo mai coperto nulla di suo – sembra tutto abbastanza pane per i nostri denti: Vivarium è un thriller che parla di alienazione e bambini orribili che urlano; Without Name è un trip sulla natura matrigna irrazionale. Nocebo riprende questi temi in nuce ma li arricchisce di lotta di classe pura e semplice. Ti vedo, Fabrizio, che ti illumini d’immenso e pensi “Parasite!” solo perché anche lì avevano gli occhi a mandorla; ebbene no, Parasite è più generalmente un film sul male, su quanto i poveri siano letteralmente brutti, sporchi e cattivi – qui invece si va dritti alla lotta di classe. Nocebo è un film che parla di capitalismo assassino, di fast fashion, di tradizione sciamanica, di allucinazioni, di una colpa inespiabile a belle parole. E lo fa assoldando un cast talmente eterogeneo da sembrare incoerente: da un lato ci sono due attori hollywoodiani coraggiosi, la terribile Eva Green che si spoglia della sua bellezza (e basta) e Mark Strong che fa fede al suo nome nel ruolo del marito razionale che la vede lunga e tenta di imporsi; dall’altro c’è la giovane e strepitosa attrice filippina Chai Fonacier, dotata di una fisicità completamente “altra” e di una presenza scenica che tiene tranquillamente testa agli altri due. L’azione è girata in parte in Irlanda del Nord e in parte nelle Filippine; queste sequenze sembrano autentiche e sincere, merito della co-produttrice Bianca Balbuena.

Cosa mai potrà andare storto?
Ora, non dico che la sceneggiatura di Garret Shanley (abituale collaboratore di Finnegan) non faccia acqua: dopotutto, questo film fa parte dell’abusato filone “ricchi che prendono in casa collaboratrici domestiche sconosciute come ridere” e di quello “ricchi che credono a tutto ciò che dicono le collaboratrici domestiche sconosciute senza farsi due domande”; ci sarebbe da citare anche il floridissimo filone “ricchi che fanno cazzate e poi muoiono male” ma per quello basta leggere il giornale. Verso il finale, viene naturale sospettare un’incongruenza: la protagonista Christine è una stilista, nella realtà probabilmente non sarebbe lei ad ispezionare l’opificio, e probabilmente non ci andrebbe con quelle scarpe, ma narrativamente sono tutti elementi importanti quindi ok, non cerchiamo il pelo nell’uovo.

Qui sta messa tipo una chiavica
Come faceva notare qualche giorno fa l’affascinante Terrence Maverick, in questo periodo stanno uscendo molti film sul tema della rivalsa degli sfigati, dei personaggi marginali, degli ultimi che saranno i primi – personalmente in quasi tutti i casi le trovo operazioni talmente insincere, paternaliste, moraliste che mi causano solo una lieve irritazione e poi si dileguano dal mio radar. Ma Nocebo gioca le sue carte in modo insolito e senza predicozzi, semplicemente mostrando che cosa succede, causa ed effetto; il perché e il percome vengono praticamente spiattellati a circa metà film, quindi è chiaro che a Finnegan non interessa il colpo di scena, gli interessa di più giocare con l’ambiguità morale di tutti i personaggi (Diana non vuole sterminare la famiglia di Christine, gli “innocenti” li lascia stare); l’importante è come ci arriva e quanto è bravo nel mantere alti interesse e tensione.

Ma qui anche peggio
SPOILER (ma come ho scritto sopra non è questo che conta): se avete voglia, qui c’è la vicenda che ha ispirato il film.
DVD-quote:
«Una bella sferzata all’ipocrisia occidentale»
Cicciolina Wertmüller, i400calci.com
Mark Strong, lo sfigato che non ti aspetti, uno che spacca in virtù dell’inspiegabile carisma a scapito di spalle strette, calvizie estrema e il naso puntuto di un bracco italiano. Raramente sbaglia un colpo, e anche quando lo fa è di gran lunga l’elemento migliore di roba medio/scarsa come la prima stagione di Deep State o l’orripilante Green Lantern.
Eva Green, bravissima sempre: peccato te ne accorga solo se non esce le tette o ben altro (ad esempio in Penny Dreadful, impegnata in un coito col demonio).
Insieme nello stesso film: impossibile non chiedersi se hanno scopato.
tags: eva green-cazzo-culo-fica&tette
quello sfigato di Mark Strong chiede se per il suo sessantesimo compleanno gli regali una tua foto senza maglietta della salute
https://i.pinimg.com/originals/1c/ac/98/1cac98d5d33eda7965ce378577917e65.jpg
Se mi dai il tuo indirizzo email te la mando volentieri. Poi la giri a Mark.
Oooops.
Mi sa che ho svelato il mio alias!
XD!!!
https://superherojacked.com/2019/07/20/vandal-savage-workout/
“operazioni talmente insincere, paternaliste, moraliste che mi causano solo una lieve irritazione e poi si dileguano dal mio radar” un saluto all’amico Ostlund e al compagno Woody che ci leggono da casa.
daje, questo provo a guardarlo.
(però “Eva Green brutta because occhiaie” is the new “Chloë Grace Moretz cozza della scuola because ingobbimento e capello senza balsamo”)
“personalmente in quasi tutti i casi le trovo operazioni talmente insincere, paternaliste, moraliste che mi causano solo una lieve irritazione e poi si dileguano dal mio radar”.
Fondamentalmente, cara Ciccy, è una discussione che andrebbe approfondita non solo a questo cinema che è abbastanza esplicito, ma anche a quello con messaggi più impliciti mascherati magari da una bella confezione fantascientifica o d’ azione. Fondamentalmente, se guardo un film come Oblivion, con gente poveraccia che soffre per andare in un posto migliore, io per chi devo tifare? Io, col mio colesterolo a 340 e la confezione di Flauti alla crema stretta in grembo e un Governo che mi dice che i migranti ci portano via il lavoro e magari un po’ di stizza ce l’ ho, perchè ho l’ istinto di tifare per i poveracci? Sono film che servono a farmi sentire una persona migliore, ma che può tornarsene bellamente a ingozzarsi di Flauti alla crema mentre Ayudele Babatumbe sta crepando di fame in Africa? O sono film che dovrebbero farmi incazzare, perchè per quanto io sia col colesterolo a 340 e i miei Flauti a portata di mano, ci sarà sempre un qualcuno che sul piatto ha un astice per colazione e non fa la coda in autostrada perchè ha l’ elicottero? Con chi ci dovremmo identificare? Forse la sensibilità è personale. Magari uno dopo aver visto questi film gli parte la vocazione del missionario…Boh.
Comunque se stacchi l’etichetta alla maglietta del Che con scritto Made in Bangladesh, la puoi spacciare per una Sacra Sindone.
– “Ma è fatta in Bangladesh?”
– “No, è l’ originale di quando è morto e gli hanno pulito la fazza sporca e lui aveva quest’ espressione qui, cazzutissima”
– “Pagata quanto?”
– “Esproprio proletario ad un mio parente sudamericano. Giuro”
( ho appena fatto un’ iniezione antidolorifica di lidocaina.la lidocaina ti dà una botta pazzesca. non so quello che ho scritto e se abbia un senso. buonanotte )
Maglietta del Che? Guarda, con tutto il rispetto per tutti, ma credo che questa icona sia stat sostituita dall’immagine di “V per Vendetta”
Potrei sbagliarmi, ma credo che sia così. Poi, a me dà fastidio che probabilmente non solo gran parte della gente che la indossa non solo non ha letto il fumetto di Moore e Lloyd, ma neanche sa che dovrebbe essere una rappresentazione di Guy Fawkes, ma il senso di quanto detto in questo post rimane inalterato
Anche un buon 50% di quelli che indossano la maglia del Che immagino ne sappiano ben poco, che è un po’ più vicina come figura rispetto alla congiura delle polveri
Secondo me c’é pure chi confonde la maschera di Fawkes con quella di Dalì ne La Casa di Carta.
“…dove una madre sappia dove gettare il bebè…”
hahah! ma nooooo nel lo cunto de li cunti era teeeeeneeeeroooooo! :D
Cicciolina non ci credo neanche io ma a sto giro dissento.
Il film non è male, ma a mio parere spinge troppo poco.
La morale anti sprecona mi sembra urlata chiaramente fin dall’inizio, e il legame tra stilista e governante si intuisce quasi subito. Tensione non pervenuta.
Mi è sembrato un buon B movie, ma un po’ lontano dall’essere un film della madonna, come lo definisci.
Però i titoli rossi spaccano