
Establishing shot scollegato dal resto del discorso
Anno 2002: Anthony e Joe Russo, di mestiere fratelli, dirigono, grazie all’intercessione di Steven Soderbergh, il loro primo film per le sale americane, il grazioso e dimenticato Welcome to Collinwood. Non se ne accorge nessuno.
Anno 2003: grazie all’intercessione di Ron Howard, Anthony e Joe Russo, di mestiere fratelli ma ormai anche registi, dirigono qualche puntata di Arrested Development. Qualcuno comincia ad accorgersene.
Anno 2014: dopo aver visto il finale della seconda stagione di Community, Kevin Feige decide che i fratelli Russo, registi e autori, sono le persone giuste per dirigere Captain America: The Winter Soldier. Il mondo intero se ne accorge. Se ne accorge soprattutto Disney, che capisce di avere per le mani due tizi con abbastanza idee (o quello che con grande furbizia sono riusciti a spacciare per idee) da reggere il peso di un franchise immenso ma anche abbastanza dentro ai meccanismi dell’industria da capire la differenza tra quando è permesso dire la propria e quando è invece importante starsene nel proprio angolo in silenzio. Quattro anni dopo, con Infinity Wars, i Russo incassano tutti i soldi del pianeta compresi tra il sessantesimo parallelo nord e quello sud.

“Ma vi ho detto che non mi interessano gli Avengers!”
A quel punto i fratelli e registi Anthony e Joe Russo si sentono i capi del mondo e cominciano a inseguire una serie di progetti che, pare, vengono dal profondo del loro cuore e dalla loro passione per certe cose. Durante il percorso qualcosa va storto perché tutto quello che abbiamo ottenuto sono dei droni. Poi però arriva l’ideona, la cosa mai tentata prima: la serie thriller internazionale che ha la sua costola principale ambientata negli Stati Uniti e una serie di spin-off locali che espandono l’universo narrativo a tutto il mondo. La serie si chiama Citadel, costa abbastanza dollari da costruirci il nuovo stadio del Milan, e prima ancora di uscire viene demolita con una violenza verbale inusitata dalla stampa di tutto il mondo. Alla fine è un flop, con buona pace anche di Citadel Italia.
Magari però avrete notato una cosa che non ho scritto quindi come potreste: Citadel è una serie di Amazon Prime, che ultimamente ha questo hobby di spendere valanghe di palanche in progetti che poi vengono immancabilmente descritti come “il risultato peggiore che si potesse ottenere stanti gli ingredienti di partenza” oppure “per la barba dei Grandi Antichi, che monnezza!”.

“Io ti prego, Jeffrey Bezos, chiudi i rubinetti”
Netflix, invece… ah, Netflix sì che certe cose le sa fare! Torniamo al 2019, quando ancora non era scoppiata la morte. Esce Bird Box, un film di invasione aliena e ondate di suicidi causati dalla visione delle suddette creature lovecraftiane da un altro pianeta. Dirige Susanne Bier, una a cui dell’horror e della fantascienza non frega nulla. Il risultato è l’equivalente sul barchino di un dramma da tinello, artificialmente gonfiato a misura di film con abbondanti iniezioni di flashback. Interpreta Sandra Bullock, sulla quale ho solo cose belle da dire. Il film è una ciofeca, ma diventa comunque il più visto del… giorno? settimana? non ricordo, ma tanto i dati di ascolto di Netflix sono una materia esoterica la cui interpretazione è meglio lasciare agli aruspici.
Fatto sta che qualcuno a Netflix fa due più due e scopre che il risultato sono un sacco di soldi: in fondo Bird Box è una storia locale che racconta di una crisi globale, e quindi perché non tentare questa nuova originalissima strada di crearne uno, due, centomila spin-off ambientati in giro per il mondo? Sono sarcastico perché in realtà proprio Netflix porta avanti questa strategia da qualche anno, e a quanto ne so è effettivamente la prima che la allarga anche ai film e non solo alle serie TV (che non è questa grande innovazione, voglio dire, la versione argentina di Casalinghe disperate esiste dal 2008). L’ha fatto con Army of the Dead e il suo ultrasimpaticissimo spin-off tedesco, per esempio, talmente adorabile che qui non l’abbiamo neanche coperto. E ora ci prova appunto con Bird Box: Barcellona, e finalmente arriviamo al punto di questo pezzo, e quindi possiamo far partire la SIGLA!
Bird Box: Barcellona (da qui in avanti: BBB) è un film migliore dell’originale.
Occhio che è un dato importante: non significa che sia un buon film in assoluto, solo che quando strutturi un progetto in questo modo è impossibile non valutare almeno il primo dei suoi rami laterali confrontandolo con il tronco dal quale è nato. In questo BBB era facilitato dall’inizio: Bird Box era, forse l’ho scritto anche sopra, una ciofeca, e per fare meglio bastava veramente poco. Bastava per esempio non chiamare a dirigerlo la persona più sbagliata possibile, perché io più ci penso più non mi capacito di come Susanne Bier sia finita al timone di quel film. Alex e David Pastor, invece, che di mestiere fanno i fratelli, hanno il cuore al posto giusto, e questo da solo basta a fare il film.
In carriera hanno scritto e diretto Carriers, un film su un virus letale che spazzia via gran parte dell’umanità, e The Last Days, un film su un virus letale che spazzia via gran parte dell’umanità. È gente che per lo meno sa quello che fa, che ha visto nella sua vita più di mezzo horror con gli zombi e ha una nozione anche elementare ma quantomeno efficace di come si costruisca e poi si sfoghi la tensione. Il risultato è che BBB è definito alla grande dal suo stesso acronimo: è quello che la gente intelligente chiamerebbe con disprezzo un B movie, talmente orgogliosamente B da diventare un tripla B.

Motociclo motocarrozzetta sgomma inchioda va a manetta
Vi spiego in che modo è un B movie. È la storia del barbuto Sebastian e di sua figlia Anna, che vagano per le strade di una Barcellona ormai deserta in cerca di un barlume di speranza, o quantomeno di un po’ di cibo. Se non fosse che Sebastian è un profeta pazzo convinto che guardare le creature assassine aliene negli occhi non sia un errore che ti spinge al suicidio, ma il primo passo lungo la strada dell’illuminazione e della salvezza eterna. Anna ovviamente è morta e gli si manifesta come fantasma che lo incoraggia nelle sue turpi azioni. È tutto molto bello, e io vi posso giurare che se fossimo nel Bird Box di Susanne Bier questa roba basterebbe per tenere in piedi tutto il film.
Invece ci viene rivelata entro i primi venti minuti, in una gloriosa scena di esplosioni, autobus che si schiantano e gente che muore male, e diventa lo spunto intorno al quale è costruita tutto il resto della storia. Immaginatevi tutto quello che non andava in Bird Box e sostituitelo con quello che avreste voluto metterci voi per farlo funzionare. Susanne Bier aveva gli introspettivi dialoghi sul barchino; i Pastor hanno almeno tre diverse sequenze nelle quali uno o più mezzi motorizzati fanno l’autoscontro. Bier aveva gente che remava su un guscio di noce; i Pastor hanno più esplosioni di quelle che la storia stessa giustificherebbe. Bier aveva i silenzi e la solitudine dell’esplorazione della natura in uno stato di parziale deprivazione sensoriale; i Pastor hanno i cani feroci bendati.

Good boy.
Non è solo questione di casino, anche se ovviamente aiuta. Bier voleva fare il film sospeso ed etereo e che spiegava il minimo indispensabile per lasciare un’aura di mistero intorno a questi creaturi che ti fanno venire il morbo dell’automorte se li guardi. I Pastor invece trattano la faccenda come fosse un’invasione zombi e pescano quindi con gusto dagli archetipi e stereotipi del genere, imbastendo spiegazioni pseudoscientifiche per giustificare il modo in cui le creature agiscono e influenzano la mente umana e finendo quindi regolarmente per buttare tutto in caciara a colpi di technobabble. Invece di concentrarsi solo su una figlia, una madre e l’inadeguatezza di quest’ultima a prendersi carico della prima, BBB punta sul gruppo e sugli intrecci relazionali, movimentando anche le inevitabili e prevedibilmente piattissime parti di raccordo tra le sequenze d’azione o di tensione (che sono a occhi almeno il triplo di quelle dell’originale) e regalandoci tra l’altro anche la sempre ottima Georgina Campbell, perché lo spin-off internazionale è bello ma se possiamo infilarci un po’ di star power anglofono è meglio.
Tutta la cura che non è stata messa nella definizione dei personaggi secondari è stata riversata in quello che oggi ci piace chiamare worldbuilding: questa gente deve cavarsela in un ambiente ostile ed estremo senza poter usare la vista, e BBB si diverte a mostrarci tutte le soluzioni elaborate dai gruppi di sopravvissuti che incontriamo nel corso del viaggio. La mia preferita è quando quello che diventerà poi il gruppo principale deve spostarsi per le strade di Barcellona senza potersi orientare a vista: ogni tanto entrano in un condominio, frugano nelle caselle delle lettere, scoprono l’indirizzo a cui sono state spedite e lo usano per pianificare il successivo pezzo di percorso. Ve la immaginate Susanne Bier che rinuncia alla psicanalisi per illustrarci un dettaglio così irrilevante ai fini della tridimensionalità dei personaggi?

Scegliete: Freud o fiamme?
C’è poco da fare: Bird Box: Barcellona è uscito meglio di Bird Box. Il primo spin-off batte l’originale con un rotondo 3-0. Vuol dire che me ne ricorderò da qui a fine 2023? È improbabile: non ho mai detto che non sia un film del cazzo, e per lunghi tratti lo è. Ha i soliti difetti che ormai spuntano in ogni film per lo streaming e che un giorno dovrò elencare in un documento che poi linkerò ogni volta che sarà necessario così da non dover riscrivere: è troppo buio, il secondo atto rallenta troppo e in generale si poteva sforbiciare qualcosa…
Ma è un film che difenderò sempre, perché tra le pretese autoriali e il disprezzo del cinema di genere e una simpatica cazzatona con le esplosioni che abbraccia invece la sua natura e si diverte a essere quello che è sceglierò sempre la seconda. Bird Box era convinto di avere un fumoso “qualcosa di più” da dire, e te lo faceva pesare, e poi alla fine non ce l’aveva, e nel frattempo odiava quello che era costretto a fare nel tentativo di dire altro. BBB sa che sta maneggiando un certo tipo di materiale, lo ama, sa che c’è da copiare Romero più che Saramago, e non ci ammorba con ritratti di persone di cui non ci frega nulla, ma ce le fa conoscere attraverso l’azione, facendole muovere e correre e sparare e ammazzare nel più classico dei contesti post-apocalittici. Fate anche voi come Bird Box: Barcellona: scegliete l’amore. C’è tanto di peggio in giro.
Quote
“C’è tanto di peggio in giro”
(Stanlio Kubrick, i400calci.com)
Dio mio quanto mi manca Community
L’idea di fare un Bird Box per ogni Paese non sarebbe malaccio.
Già pregusto “Bird Box: Roma” con Favino bendato che si aggira per Trastevere
Inciampando nell’immondizia
Riuscendo a sopravvivere alle creature, ma morendo investito da un branco di cinghiali.
Fra l’altro a Roma gli autobus in fiamme fanno tendenza già da un bel po’, si è già un bel pezzo avanti.
sbatterebbe su tutte le pareti del tinello come una falena
Favino per fare Favino bendato ci mette sei ore di trucco.
e con un comizio di craxi fa sì che siano gli alieni a suicidarsi
Condivido in pieno ogni riga, tranne “Torniamo al 2019, quando ancora non era scoppiata la morte” che se si pensa sia scoppiata la morte, o non sia scoppiato un cazzo, resta una frase fuori luogo.
A meno che non voglia far riflettere, nel qual caso ritiro tutto e apprezzo lo sforzo sebbene non le modalità.
Fun fact: Welcome to Collinwood era un remake del capolavoro totale tombale di Monicelli I soliti ignoti (1958), il quale era a sua volta la parodia del noir francese Rififi (1955).
uuu… remake che credo di aver beccato per puro caso in una visione notturna..al netto degli attori un film orribile e inspiegabile, come quasi tutto quello partorito dalla coppia
Con Clooney nel ruolo che fu di Totò
Ah è quella cazzatona immonda Welcome to Collinwood? Era meglio rimanere nell’ignoranza….
Possibile che BIRD BOX sia il prequel di SEE con Jason Momoa?
°o°
difficile perchè li era stato un virus a far diventar tutta l’umanità cieca, però gran citazione e gran serie (ahimè sottovalutata)
Un virus ingegnerizzato per neutralizzare le “creature” di Bird Box.
Gran serie, confermo (ahimè sottovalutata).
“IO SONO BABA VOSS”
Grandissimo anche Tamacti Jun e bravi tutti.
Ma quindi l’incipit-pippone sui Russo è perché parliamo di (altri) due fratelli???
Un po’ quello, un po’ per la quota minima obbligatoria di caratteri di ogni recensione del sempresialodato Stanlio. :*
Visto stanotte. Siamo quasi ai livelli di A quiet place e A quiet place 2, ma coi cechi al posto dei muti. Il primo Bird Box mi era piaciucchiato, questo direi che va meglio. Soprattutto i primi venti minuti, quando colui che sembra tale, tale non è. Da quel che ho letto su wiki pare che ci sarà tutta una serie di spin off ambientati in giro per il mondo, il che mi puzza di marciume.
Sarò anche una vecchia checca, ma a me il primo non era dispiaciuto.
Io sono allergico a Sandra Bullock, ergo tutti i film con lei mi piaciucchiano. Se in più fa la stronza chiamando Bambino e Bambina due bambini, e me lo spiegano solo verso la fine, nel frattempo mi sale il nervoso. Comunque il mio sogno è fondere A quiet place con Bird Box, facendo incontrare i due gruppi, e superate le prime difficoltà
– “Chi c’è?”
– “…”
– “Chi c’è?”
– “…”
– “CHi C’È?”
– “Shhh”
– “Ma vaffanculo!”
, si alleano per sconfiggere i nemici.
“la risposta è nel tuo domandare”
“10.000 di queste e salverò il mondo” (riferendosi a delle pale eoliche). E ho spento tutto.
SPOILER
Ci sarebbe stato bene un colpo di scena finale, tipo primo piano sugli occhi della bambina, mostrando che anche lei era “contaminata”.
Oppure direttamente lei che, dopo essere stata salvata, apre le porte ai mostri facendo morire tutti.
Il finale con i militari cattivi che cercano la cura per predisporre il seguito è stato stucchevole.
Sarebbe interessante un ciclo BBCU Bird Box Cinematic Universe, mi sarebbe piaciuto vedere un Bird Box Catanzaro.
Com’è che dicono? Bella Catanzaro, l’unica cosa bella di Catanzaro è l’autobus per Cosenza.
Mi è di molto piaciuto. Il doppio finale coi militari che cercano la cura una cazzata.
Bellino, ma da quando a Barcellona parlano tutti castigliano?