Guardavo No One Will Save You*, curiosamente comparso su Disney+ senza troppe fanfare e presto diventato la chiacchiera preferita del vicinato, e pensavo a Giacomo Bulgarelli.
Faccio un passo indietro, specificando fin da subito: evviva No One Will Save You! Inscì veghen, come dicono dalle mie parti, avercene di film così. Se NOWSY rappresentasse la media dei film di fantahorror in circolazione, se uscisse una robina così una volta al mese per dire, il pianeta avrebbe questo aspetto:
È un po’ in minore lo stesso discorso dell’Horror dell’Anno. Se No One Will Save You fosse la norma, molta meno gente starebbe parlando di No One Will Save You. Che però non è la norma ma un film con un’idea forte e molto cinematografica, un mezzo esperimento, forse, ma che non si perde troppo dietro la sua natura dimenticandosi in questo modo di raccontare una storia. Ce n’è poca di roba così in circolazione! Cioè come si fa a voler male a un film dell’orrore completamente privo di dialoghi? Dicono cinque parole in tutto, quattro delle quali sono in realtà due, ripetute due volte ciascuna. Una storia raccontata esclusivamente per immagini, attraverso l’azione. E di invasione aliena, poi! In sostanza la scena dei Velociraptor in cucina di Jurassic Park elevata a film. Evviva!
A tutto questo pensavo mentre guardavo il film di Brian Duffield. E sullo sfondo, a scrutarmi dalla penombra, Giacomo Bulgarelli.
Bulgarelli fu una leggenda del Bologna. Sono giovane e quindi non l’ho mai visto in azione, ma sono comunque cresciuto nel suo mito grazie a mio nonno, che del Bologna era tifoso ma era anche stato giocatore – lo sapevate che mio nonno Aramis Kubrick giocò nel Bologna? Purtroppo la sua carriera evaporò insieme al suo menisco, ma non alla sua passione per il pallone. Per me Bulgarelli era quindi un Nome, e lo diventò ancora di più tra il 1998 e il 2002 quando, insieme a Massimo Caputi, fu la voce di cinque FIFA sui quali passai una quantità francamente imbarazzante di ore. Ricordo ancora a memoria tutte le sue audioline, e ce n’è una che mi perseguita in particolare, che uso spesso nella mia testa quando commento una roba venuta male. Partiva quando tentavi un gran gol e la sparavi in tribuna, e diceva: “Buona l’intenzione, un po’ meno la re-a-lizza-zione”, con tutte le sue belle Z bolognesi. E il Bulgarelli che vive nel mio subconscio mi ha martellato con questo concetto per almeno un’ora durante la visione di No One Will Save You. Sigla!
Credo che alla base di No One Will Save You ci sia un grosso equivoco nel quale Duffield è il primo a cascare: l’idea cioè che raccontare una storia interamente per immagini in movimento e rinunciando ai dialoghi significhi automaticamente evitare il rischio della didascalia. No One Will Save You è al contrario un film estremamente didascalico, elementare nello scegliere come raccontarti quello che vuole raccontare senza usare le parole. Scopriamo, per dire, che la nostra protagonista Brynn è orfana di madre grazie a un delicatissimo movimento di macchina che ce la fa infine vedere seduta sulla sua tomba a mangiare panini. Scopriamo il suo nome grazie alla cassetta delle lettere, scopriamo che sono arrivati gli alieni perché ci sono almeno tre diverse inquadrature con il drone che mostrano svariati cerchi nel grano visti dall’alto…
Voglio dire che se l’intenzione è buona, la realizzazione oscilla spesso tra la banalità e il cattivo gusto (c’è una corsa al ralentì che sembra il giovane Ratzinger quando gli dicono del vaccino contro la polio), e a tratti Duffield sembra autoconvincersi che il rispetto assoluto della gimmick sia sufficiente a salvare qualsiasi pacchianata – tipo “questa roba è semi-irricevibile, ma la stiamo facendo in silenzio quindi è OK”. Non sto dicendo che No One Will Save You sia un film irricevibile, solo che ha tanta patina e, tutto sommato, poca personalità; sto dicendo che se anche solo nella prima mezz’ora ci fossero un paio di dialoghi a spezzare l’incantesimo del film muto, ci renderemmo conto di trovarci di fronte a un prodotto perfettamente medio, che si affida interamente a Kaitlyn Dever per avere qualcosa di interessante da agitarci davanti agli occhi per catturare la nostra attenzione.
Gran parte del problema credo stia purtroppo in una scelta basilare come quella di dare agli alieni la classica forma da grigi senza però esplorarne se non superficialmente il significato. Superficialmente nel senso che No One Will Save You rispetta alla lettera molte regole e molte tradizioni, è un film di invasori con quella fazza lì, che arrivano su dischi volanti e usano i raggi traenti per rapire il bestiame e poi le persone – a queste ultime viene impiantato in gola un parassita che li soggioga e li rende di fatto dei gusci a forma di umano per gli alieni stessi, in un processo che è stato definito dalla prestigiosa rivista Science “sostituzione E.T.nica”. E intendiamoci, tutto questo si incastra bene con quanto raccontato nel primo atto: Brynn vive da sola perché sua mamma è morta, e l’intero paesino la odia perché dieci anni prima successe qualcosa che portò la sua amica Maude a contrarre una brutta forma di morbo della morte.
Brynn è quindi una reietta, la gente non la saluta, quando va dalla polizia a denunciare la presenza di un alieno in casa sua le sputano in faccia (letteralmente). È circondata, insomma, da facce anonime, da maschere di odio, nell’ennesima variazione del tema kinghiano del Male Nel Paesino.
(mi viene peraltro da pensare che quando King scriveva di Male Nei Paesini, e Lynch involontariamente gli andava dietro con Twin Peaks, il tema era “questo Male c’è anche se facciamo finta di ignorarlo e non sappiamo da dove arrivi”, con tutto il suo portato metaforico. Oggi anno 2023, con tutto quello che è successo dal punto di vista politico in svariate parti del mondo Stati Uniti per primi, sappiamo benissimo da dove arrivi questo Male Nei Paesini, e quindi forse No One Will Save You arriva un po’ in ritardo tematicamente. Ma d’altra parte nel film non si vedono smartcellulari, quindi possiamo immaginare che sia ambientato nel passato e dunque questo anacronismo sia in qualche modo giustificato. Non lo so, ci penso meglio e vi dico)
E dunque, dicevo, anche quando gli alieni prendono possesso del Paesino per Brynn le cose non cambiano poi granché, se non fosse che dove prima doveva sostenere il peso di gelidi e muti sguardi di odio, ora deve sostenere il peso di sganassoni, telecinesi e sonde anali. Perché, sempre in superficie, anche tutto l’armamentario alieno è da perfetto classicone di fantascienza: ci sono i dischi volanti, non so se l’ho già detto, è che sono proprio dischi volanti vecchio stile, solo con il design di una cassa wireless della Apple, e ci sono gli invasori che ti rapiscono per sperimentare. Ma poi, all’atto pratico, questi alieni sono davvero così alieni?
Cioè: se togliessimo i dischi volanti e sostituissimo questi invasori con dei generici mostri di provenienza terrestre, come cambierebbe il film? “Per un cazzo” è la risposta. Tutto questo clamore per la ragazza che rimane intrappolata in casa con i coloni da un altro pianeta che la vogliono invadere con un parassita, e alla fine No One Will Save You si risolve con delle bestie sbavanti che usano i trucchetti da horroraccio tipo accendere il giradischi con i loro poteri telecinetici o far sbattere la porta del frigo, e che fanno quella cosa ridicolissima di salire sul tetto di un edificio e/o un veicolo per ruggire ai quattro venti la loro ferale onnipotenza.
E quindi alla fine No One Will Save You non è altro che una lunga sequela di risse tra un’adolescente e dei cosetti grigi con i superpoteri che però usano selettivamente e solo quando non mettono troppo in difficoltà la protagonista. Dice “e ti lamenti di un film descritto come una lunga sequela di risse?”, sì Fabrizio, perché poi torna Bulgarelli, e queste risse non è che siano poi chissà cosa, sono buie, sono confuse, sono tutte virate al blu, fanno un uso mediocre quando non incomprensibile della geografia interna della casa. E alla terza o quarta rissa, la sensazione di stare assistendo sempre alla stessa scena si fa sempre più forte fino a diventare impossibile da ignorare.
Mi è tornato in mente The Princess, imperfetto e a tratti mediocre ma che almeno azzeccava le cose giuste: un film di combattimenti ispirato a The Raid nel quale i combattimenti sono belli chiari, ben coreografati, ragionevolmente interessanti anche se magari non originalissimi. A No One Will Save You manca quel salto lì, e non sto dicendo che Brian Duffield sia una di quelle brutte persone che fa l’horror anche se in realtà non ama l’horror, anzi! si vede che gli piace il genere, si vede che ha visto un sacco di Carpenter e io non posso che essergliene grato, ma si vede tutto un po’ troppo, anche oltre il confine della cover.
Avrei voluto volergli più bene, maledizione. Ho passato tutto il tempo a pensare “ma guarda, ma bravo, ma che bell’idea, ma la supremazia dell’azione sulla parola, ma che gusto” fino a che non mi sono reso conto che lo dicevo per distrarmi dal fatto che quello che stava accadendo sullo schermo non fosse particolarmente interessante. Dai generici mostrini e dalle loro altrettanto generiche capacità. Da questi alieni che se fossero mostri mutanti delle fogne di Caronno Pertusella sarebbero la stessa roba.
Poi, ehi, evviva No One Will Save You lo stesso! Ho comunque tifato per Brynn e contro il Male Nel Paesino, ho esultato un paio di volte, non sto dicendo che l’esperienza sia da buttare, inscì veghen. Ma alla fine mi rimane appiccicata addosso questa sensazione che si sarebbe potuto fare di più: con gli alieni, con il metaforone, con l’azione, con tutto quanto. E la convinzione che, nel genere, quell’episodio di Buffy sia ancora il campione in carica da battere.
Quote suggerita:
“…”
(Brynn, picchiatrice di alieni)
*realizzo solo dopo aver finito di scrivere il pezzo che in Italia il film è uscito come Nessuno ti salverà.
Mi sembra di ricordare che ci fosse un vecchio episodio di “Ai confini della realtà” in cui il personaggio per vincere una scommessa non doveva parlare per un anno. Il racconto terminava con un colpo di scena che mi lasciò piuttosto soddisfatto, invece qui il film termina con un metaforone. No, non una metafora, proprio un metaforone scritto con il pennarellone grosso.
Mentre seguivo il film, contorcendomi sul divano per la quinta, sesta volta in cui la protagonista si salvava miracolosamente dall’attacco degli alieni, e mi dicevo, occhei, al netto delle ingenuità e degli effetti speciali così così, vedrai che il finale ti sorprenderà, sarà meglio di come appare. La protagonista è in qualche strano sogno, magari in un manicomio criminale… forse un qualche tipo di esperimento. Salterà fuori qualcosa alla Shyamalan che ti lascerà soddisfatto della visione e sto mutismo passivo aggressivo della protagonista avrà un qualche senso.
E invece proprio no. L’horror elevato mi sa che un po’ preso la mano agni autori.
Qual era il colpo di scena finale Dell episodio?
Ciao Bread, be’, non mi sento di svelare il finale. Qui di seguito diciamo il trailer e i riferimenti dell’episodio.
https://www.youtube.com/watch?v=KNxo-z3aEQE
Penso che l’episodio sia recuperabile abbastanza facilmente. Non vorrei sbagliarmi, ma mi pare che la struttura del racconto sia preso di peso da un racconto russo.
La serie classica de Ai confini della realtà ha alcuni dei colpi di scena più belli di sempre. A volte discontinua come tutte le serie antologiche, ma incredibile nel complesso, soprattutto le prime stagioni.
Che meraviglia avere un nonno di nome Aramis.
Dev’essere come, per un ragazzo di oggi, avere un nonno di nome Kenshiro.
ahahahahah
Bellissima ahahah
“Se togliessimo i dischi volanti e sostituissimo questi invasori con dei generici mostri di provenienza terrestre, come cambierebbe il film”
e
“Oggi anno 2023, con tutto quello che è successo dal punto di vista politico in svariate parti del mondo Stati Uniti per primi, sappiamo benissimo da dove arrivi questo Male”
mi piace assai: bravo Stanlio!
Quell’episodio di Buffy resta in effetti il campione in carica, così come quello del musical.
Oh, a Bologna in zona Corticella c’è una via f.lli Pinardi, che ora scopro essere vittime del fascismo. Parenti?
https://storiedimenticate.wordpress.com/2012/12/13/13-dicembre-1944-rastrellamento-alla-casa-buia-bo/
Sulla scelta del fichissimo nome Aramis avanzo alcune possibili spiegazioni:
1) Scelto a spregio del parroco perché non compare sul calendario dei santi ed era dunque sconsigliato per il battesimo (o addirittura lo precludeva, non sono sicuro). Mossa comunissima nella comunistissima Emilia Romagna del XX secolo.
2) Il bisnonno era un dumasiano di ferro e la scelta era tra quello e Edmond Dantes Pinardi.
3) Banalmente era il nome del nonno (il nonno di Aramis, cioè il padre del bisnonno di Stanlio), ma questo era più in uso nel meridione.
il film fa cadere un po’ le braccia, tanto inanella clichè di genere.. non credo lo avrei finito se non mi fossi aiutato con l’avanzamento veloce.
e forza Bologna!
Evvabbe’, però stavolta non avete considerato almeno metà del film – solo che non si può fare questo discorso senza SPOILERONE:
Perché il punto chiave della cosa è che “nessuno ti salverà dai casini in cui ti sei messo da solo, ma se invece di fare la vittima prendi il toro per le corna puoi vivere nel tuo mondo ideale” (interpretazione psicoanalitica da nove più)
E perché se vai a leggere le interviste col regista viene fuori che gli alieni sono – a modo loro – buoni, e passano tutto il film a dirle “non ti preoccupare, che vogliamo solo portarvi la nostra religione tramite questa comunione che vi farà stare superbene come ha risolto tutti i casini a noi”. E daccordo che per capirlo ci voleva la spiegazione, ma una volta che lo sai il film diventa una figata, con tanto di alienone grosso che fa il pirla per farla rilassare e le canta (a modo suo) la canzoncina che lei sentiva sempre perché tutto sommato sti terrestri anvediche musica che c’hanno.
E secondo me ci sta pure che, pur con tutte le buone intenzioni, se sei alieno fare il simpatico ti viene male. Metaforone di un sacco di cose intensifies.
Grande Bulgarelli
https://youtu.be/gfgQHs8bplU?si=TJ8ViMvm2zpfcnIe
oppure
https://youtu.be/4r7Xtre6COY?si=VwXyTSiR5Ki8yxBL
???
considera che Tecca era anche su pc calcio 2000
Leggere che Talk to me è l’horror migliore dell’anno trovo che sia la più grossa stronzata da quando l’uomo inventò il cavallo.
Ps. Il migliore è targato 2021 ma uscito solo ora come 2023 , Megalomaniac.
“What? AGAIN?!”
Cioè, boh? A me è piaciuto un casino, ma proprio tanto.
…ma solo io ho interpretato il film (o meglio, gli alieni nel film) come un metaforone sugli insuperabili sensi di colpa della protagonista????
Io l’ho visto cosi’, ed in questo senso mi e’ sembrato un film inutile che si infila in maniera manieristica (!!!!) nel filone dei film che usano l’horror (o la fantascienza) per raccontare mostri interiori. In questa prospettiva un film cosi’ non e’ neanche lontanamente degno di lucidare gli scarpini a Babadook, Relic, I kill giants per dire i primi che mi vengono in mente. E, per inciso, se usi i ‘mostroni’ come metafora di qualcosa di interiore, dovresti anche saper emozionare. Cosa che questo film non fa maimaimaimai…
A me è piaciuto un casino e mi sono divertito, basta andare a vedere questi film senza pretendere ogni volta il capolavoro della cinematografia. Popcorn e via, meno pensieri più mazzate e mostri, di qualunque tipo. E’ la casa della paura al luna park dove entri, ti fai una risata, e poi esci tornandotene nella notte a menare al rallentatore per le strade di Bombay.
La ragazza in justified mi faceva venire l’ ansia quindi passo
@stanlio: Song 2… Road to world cup 98?
Hanno rubacchiato da Signs, Alieni e Independece Day. E Slenderman. Concordo in pieno, ottime premesse, i testoni grigi fanno paura come si deve all’inizio. Poi tutto si fa confuso e difficile da gustare, una voce fuori campo, un mezzo spiegone? Niente? Però una cosa bellissima c’è:
SPOILER
gli alieni che comunicano con quel linguaggio di segni con le braccia lunghe e secche, tipo i segnali di marina ma senza bandiere.. ecco quello é stato suggestivo, molto, direi da paura se avessi la fobia per gli alieni. Ma no, ho quasi 40 anni, certe cose non possono spaventarmi.
Eh no.