«Un astronauta in missione solitaria nello spazio si ritrova a condividere la nave spaziale con un ospite inatteso: un grosso ragno alieno.»
Questa sinossi sembra l’incipit di un film dell’orrore, ma vi assicuro che Spaceman non potrebbe essere più distante dall’horror. Anzi, se non fosse per l’ambientazione nello spazio, potrebbe quasi faticare a qualificarsi come film calciabile. Siamo pesantemente in territorio “Eccezione meritevole”, anche se non stiamo mica parlando di un capolavoro, sia chiaro. Ancora, se non fosse che è ambientato nello spazio ci avvicineremmo in maniera pericolosissima al temuto, innominabile 500 giorni insieme (ops, l’ho nominato!): anche qui si ripercorre una storia d’amore, che di fatto è il punto nevralgico della trama, anche se lo si fa con le armi della droga, dei grossi ragni alieni e della roba che succede nello spazio. Eppure a me Spaceman è abbastanza piaciuto e, forse, è la riprova definitiva che qualunque cosa è meglio se succede nello spazio. Sigla!
La sinossi che ho citato poc’anzi non somiglia solo a quella di un film horror, ma anche a quella di Project Hail Mary, l’ultimo romanzo di Andy Weir, autore di The Martian, che dovrebbe diventare un film diretto da Phil Lord e Chris Miller e interpretato da Ryan “Kenough” Gosling. Un romanzo bellissimo, una storia di amicizia capace di far sudare gli occhi anche al più indurito fancalcista, se mi consentite. Tanto ho amato il libro che, quando ho visto il trailer di Spaceman, mi sono messo nella posizione di Leonardo DiCaprio nel meme di C’era una volta… a Hollywood e ho urlato “COPIONI!”, salvo poi scoprire che anche questo Spaceman è tratto da un romanzo, Spaceman of Bohemia di Jaroslav Kalfař, uscito addirittura PRIMA di Project Hail Mary. Andy Weir: COPIONE!
Certo, poi, gli esiti non potrebbero essere più diversi: da un lato c’è la solita sci-fi di risolvere cazzi in space resa celebre da Andy Weir, con solo una spruzzatina di alieni in più, dall’altro Kalfař e il regista Johan Renck – che viene dalla TV e ha diretto Chernobyl ed episodi di Breaking Bad e The Walking Dead – si rifanno esplicitamente a Solaris, lanciando (o meglio rilanciando) un altro filone, “film di farsi psicanalizzare in space”, dove al posto di Sigmund Freud sulla poltrona c’è un ragno a grandezza cane, peloso eppure cute, con la voce di Paul Dano in versione ASMR, come ha già detto Stanlio su Esquire.
Ecco, credo che difficilmente potreste trovare un altro film così sussurrato come questo in giro oggi: sia Paul Dano che Adam Sandler fanno a gara a chi recita più sotto le righe, in questo film dal ritmo volutamente tudofado, in quanto, ehi, stiamo pur sempre parlando di un astronauta che prende un sacco di sonniferi perché sta perdendo la testa dopo sei mesi in solitaria nello spazio profondo. Ah sì, perché poi mi sono dimenticato di parlare della trama (non la sinossi, la t-r-a-m-a): in pratica, c’è questa misteriosa nebulosa di colore LSD che si è manifestata vicino a Giove (un caso?? IO NON CREDO!!), e due missioni, una sudcoreana e l’altra ceca, stanno facendo a gara a chi arriva prima a studiarla. Naturalmente Adam Sandler interpreta l’astronauta ceco. Dico naturalmente perché, se avesse interpretato l’astronauta sudcoreano, francamente sarebbe stato un travestimento etnico troppo forzato. Al contrario, dato che parla un ceco fluente*, Sandler è una scelta perfetta per interpretare il povero Jakub Procházka, “l’uomo più solo dell’universo”.
Perché, vedete, non solo è diretto verso Giove, ma nel frattempo la moglie Lenka (Carey Mulligan) ha pure deciso che quel preciso momento lì, quello che lo vede a milioni di chilometri da casa, senza contatti umani, in direzione di una missione potenzialmente letale, proprio quello era il momento perfetto per lasciarlo. Lenka non risponde alle sue chiamate (c’è un comodo sistema di comunicazione quantico “più veloce della luce” che elimina il problema dei delay) e Jakub sta venendo colto da un leggero sospetto. Ed è allora che entra in scena Hanuš (non ridete).
Hanuš è il grosso ragno di cui sopra, che dice di essere un alieno (ma che potrebbe essere un parto della mente esausta del protagonista) e ha il potere di entrare nella testa di Jakub e fargli da psicanalista. Jakub inizia così a ripercorrere le tappe fondamentali della sua storia d’amore con Lenka, mentre quest’ultima, sulla Terra, deve fare circa lo stesso, decidendo tra chiudere fuori Jakub dalla vita sua e di quella del figlio che sta per partorire, o ripensarci. Inevitabile la catarsi finale, che ovviamente qui coincide con la comunione con una gigantesca nube spaziale viola.
In Spaceman non c’è niente di nuovo, ma Renck riesce a mettere in scena diverse cose che me lo hanno reso simpatico: c’è il rapporto tra Jakub e Hanuš, che funziona molto bene. C’è un interessante look retrofuturistico, che evidentemente oggi va un casino e che qui è reso con pochi tocchi, senza esagerare, ma con stile. C’è, soprattutto, un livello psicanalitico accettabile, in cui il ragno rappresenta il rimosso (e cambia dimensioni a seconda della tappa di Jakub nel suo percorso di autolettura) e si arriva a condivisibili riflessioni sulla natura sociale degli esseri umani e sul concetto di casa non come luogo fisico, ma luogo della mente: casa non è un edificio, ma la persona o le persone con cui scegliamo di condividere l’esistenza, indipendentemente da dove siamo o dove siamo diretti.
Insomma, se state cercando un film d’azione nello spazio, Spaceman non fa per voi: è lento e meditabondo, persino romantico e sognante, e non ha il rigore della migliore sci-fi d’autore capace, magari, di mascherare meglio le carte e regalare un’esperienza più viscerale. Però è ben costruito e recitato, non annoia mai e sa essere più sincero della media di queste operazioni, evitando la psicologia da dolcetto della fortuna e sfiorando le corde più profonde della natura umana. Nello spazio.
Lo rinnovo ‘sto abbonamento Netflix? quote:
“Nello spazio, nessuno può ricevere il bonus psicologo”
George Rohmer, i400Calci.com
*SCHERZO!
Il curriculum musicale di Renck mi ha comprato al punto di superare la mia avversione violenta verso Sandler
SPOILER
L’Interstellar di Netflix, con nebulosa viola al posto del buco nero, ricordi passati e realtà alternative che si intersecano, come la bella scena dell’astronauta lungo il fiume, in attesa del bacio della ninfa che lo uccida metaforicamente, terminandogli la carriera.
Il tocco del regista di Chernobyl si avverte, la claustrofobia dell’astronave come i locali allagati ed al buio della centrale distrutta, l’arredamento povero in stile sovietico ed i rimandi al partito, il rumore di fondo di macchinari più o meno rotti, come l’animo del protagonista, a ricordare il ronzio dei contatori geiger.
Sorprendente prova drammatica di Adam Sandler, che già in Diamanti Grezzi aveva mostrato un elevato potenziale, sepolto sotto strati di anni di commedie per famiglie. In evidenza anche un maturo Kunal Naytar, a distanza siderale dall’umorismo di Big Bang Theory, con baffo, camicia bianca e cravatta, per rispettare la scontata immagine da tecnico di agenzia aerospaziale anni ’70, senza però la sigaretta d’ordinanza, altrimenti gli abbonati salutisti si indispettiscono e non rinnovano.
La dimostrazione che a Hollywood non ci sono cattivi attori, solo agenzie scadenti che ingabbiano i loro assistiti in un circolo vizioso di ruoli e convenzioni da cui fanno poi fatica a liberarsi.
Mi piacerebbe se approfondissi le ultime due righe.
Per dire, dov’è che stanno solo cattivi attori?
E poi, dai: sono diversi anni che Sandler ha sfoderato svariate prove drammatiche
Per me “Spaceman” sarà sempre il nome di un dottore. Chi ha visto 30 Rock sa come si pronuncia.
Il Dottor Leo “Specimen”, intendi ? 😂😂😂😂😂 uno dei più grandi ruoli secondari di sempre !
Molto freudiano che un Hanus ti psicanalizzi.
Ho letto Project Hail Mary l’estate scorsa e avevo avuto la stessa impressione di Stanlio, e cioè che fosse esattamente quello che ti aspetti da Weir e quindi scifi talmente hard che puoi spaccarci le noci di cocco però con tutta la parte dell’amicizia tra uomo e ragnone spaziale che era una trovata molto felice e ben sviluppata.
Ciò detto, questo film avevo già intenzione di vederlo e devo dire che questa recensione ha aumentato il mio interesse. Fa piacere comunque vedere Sandler che dopo anni di commedie inutili può mostrare le sue effettive qualità, ormai per me è “quello di diamanti Grezzi”.
E Isabella Rossellini?? Ripescata dal freezer? Brava però
Per me ultimamente Sandler è diventato una garanzia, dopo il già citato Diamanti Grezzi (per me una delle più grosse sorprese degli ultimi anni), una possibilità glie la dò sicuro… Poi come si diceva – parlando non ricordo se di Dune o quale altro film – la fantascienza è un genere che ultimamente latita, specie quella di questo tipo qua, senza troppe navi spaziali e pew pew ma che serve come scusa per parlare d’altro… io personalmente gradisco il genere e guarderò sicuramente il film.
Ma “l’Uomo Dano” e’ una citazione da Ortolani/Ratman?
Fuffata incredibile, evitatelo.
Finito ora di vederlo e l’ho trovato un film solido, molto più che discreto. A leggere le recensioni su Letterboxd ci sono rimasto un po’ male… la fantascienza non fracassona merita ben altra accoglienza. Bravo Sandler e un plauso al ragnone coccoloso.
Vedrò il film e leggerò i libri e colgo l’occasione per suggerire “I figli della caduta” di Adrian Tchaikovsky. Mi è venuto in mente perchè ha come protagonisti ragni alieni. Un bel romanzo di fantascienza
Ho letto il libro sui ragni e piaciuto molto.
Ha pagine un po’ lente e io avrei tagliato dei pezzi, ma almeno ha un approccio diverso al concetto di alieno.
Correggo il commento precedente scritto per errore come risposta a Cristoforo Nolano. Il titolo corretto è “I figli del tempo” che è il primo della serie. I figli della caduta è il successivo