È davvero un peccato che da queste parti non abbiamo mai avuto occasione di parlare di Lupin the Third. O meglio, il cinema non ce ne ha mai dato l’occasione. Non sto dicendo che il personaggio creato dal mangaka Monkey Punch nel 1967 sulla rivista Weekly Manga Action, non abbia avuto fortuna in sala, anzi, ormai nell’immaginario collettivo Lupin III è quello sul grande e anche piccolo schermo, piuttosto che quello originale sulla carta. Dico che è molto difficile che su I 400 Calci leggerete un pezzo sul 45esimo anniversario di un film come Il castello di Cagliostro (che ho rivisto recentemente in sala rimasterizzato e restaurato in 4K e sì, è ancora un capolavoro), non perché di animazione si tratta, ma proprio perché è un tipo di cinema abbastanza distante da quello che trattiamo noi. Ed è questo il vero peccato. Perché a Lupin III il cinema che trattiamo noi, a ben vedere, nelle vene gli scorre forte solo che nessuno l’ha mai fatto esplodere.
SIGLA!
Nelle tavole di Monkey Punch quelle di Lupin III e dei suoi soci sono avventure molto più brutali, dal tratto grezzo e sporco, e Lupin III è molto diverso dal ladro gentiluomo che conosciamo. Cinico, arrogante e superbo, uccide senza pietà chiunque osi ostacolarlo. È totalmente privo di codice etico, un criminale meschino e senza scrupoli. Non è simpatico, anzi, è un vero stronzo. Di quelli che se la ride e ti prende per il culo mentre stai affogando legato ad un blocco di cemento.
Quando nel 1971 il manga diventa una serie televisiva anime, il regista Masaaki Ōsumi cerca di adattare quella sgradevolezza quanto più possibile, ma se Monkey Punch è tutto sommato soddisfatto al pubblico non piacciono gran ché questi personaggi e queste storie. È solo con l’arrivo di Hayao Miyazaki e Isao Takahata, che sostituiscono Ōsumi dalla seconda metà della serie, che iniziano a delinearsi le caratteristiche che renderanno famoso e amabile il personaggio di Lupin III, così come tutti i suoi comprimari, anche loro molto più cupi originariamente. Lupin III cambia radicalmente nelle mani di Miyazaki e Takahata, e questo a Monkey Punch non va proprio giù; infatti, nonostante l’enorme successo, Monkey Punch ha sempre detestato Il castello di Cagliostro, perché rappresenta l’apoteosi della visione che ha Miyazaki di Lupin III. Ed è la visione che ha vinto.
Questa doppia anima di Lupin III, questo scontro tra due padri, uno che lo vorrebbe spietato mentre l’altro lo vuole romantico, è un dilemma che nei decenni a seguire tutti hanno cercato di risolvere, tutti hanno cercato la sintesi perfetta tra Monkey Punch e Miyazaki quando si tratta di Lupin III inteso proprio come franchise, che da Cagliostro in poi avrebbe continuato ad espandersi in nuovi episodi di nuove serie televisive, nuovi film per il cinema, film per la tv, crossover in cui incontra Occhi di Gatto e Detective Conan, ce n’è davvero per tutti. E quel che si può notare è che ogni volta Lupin III cambia davvero faccia, connotati e caratteristiche a seconda di chi racconta la storia. Non avendo un preciso e solido background a cui fare affidamento e neanche una cronologia degli eventi da rispettare pedissequamente, quel che ci basta sapere è che è il nipote del famoso ladro francese Arsène Lupin, che la sua banda è composta dal pistolero Jigen Daisuke, il samurai Goemon Ishikawa e la ladra Fujiko Mine, e che il suo acerrimo nemico è l’ispettore Koichi Zenigata. Fine. Poi chissenefrega se una volta ci viene detto che Lupin e Jigen si sono conosciuti da adulti quando Jigen faceva la guardia del corpo per un mafioso e un’altra volta invece ci viene detto che in realtà sono amici da quando erano bambini. Ogni versione è corretta perché nessuna è sbagliata. Chi lo sa che faccia ha, chissà chi è, tutti sanno che si chiama Lupin.
E dal momento che tutte le interpretazioni sono corrette, lo sono anche quelle che puntano a far emergere maggiormente le cose che interessano a noi. Perché Lupin III è davvero una sorta di James Bond raccontato dalla parte dei ladri. Le sue avventure sono piene di inseguimenti in auto d’epoca, combattimenti corpo a corpo, gadget impossibili e geniali, villain grotteschi con cicatrici sull’occhio che accarezzano gatti, enigmi da risolvere che spesso interessano leggende e fatti storici realmente accaduti. Negli ultimi 40 e passa anni lo abbiamo visto scontrarsi con il pronipote di Rasputin, sfidare le profezie di Nostradamus, cercare il tesoro perduto di Babilonia, vivere avventure che coinvolgono Hemingway, Napoleone, Marco Polo. Non sempre è così, non tutti i film a lui dedicati sono così interessanti, ma quando in cabina di regia c’è la persona giusta con Lupin III si possono raccontare storie che davvero prendono a piene mani da certa letteratura: da Maurice Leblanc, ovviamente, ma anche da Marcel Allain e da Ian Fleming.
È poi doverosamente pulp e noir Lupin III, con sterzate selvagge verso Sergio Leone quando si parla di Jigen e verso Akira Kurosawa quando si parla di Goemon. È un universo anarchico, pieno di ritmo, fomento ma anche molto divertente e comico, per questo non sarebbe lo stesso senza le musiche incredibili di Yūji Ōno, che spaziano dal jazz al bebop, fusion, boogie, funk e rocksteady.
Il fatto che tutto questo non sia mai stato trasformato in una saga cinematografica con attori di spessore internazionale e un budget da grandi occasioni resta per me uno dei grandi misteri della vita. Vi immaginate uno come Matthew Vaughn quanto si divertirebbe con una saga del genere? E invece purtroppo se in forma animata Lupin III ha sempre avuto successo, lo stesso non si può dire delle volte in cui tentarono di farne un live action. Quello del 1974, La strategia psicocinetica, sinceramente non ho mai avuto il coraggio di vederlo ma a giudicare dal trailer sembra perfetto per la rubrica Gli stranissimi che facciamo su Twitch. Gli altri due invece, il film del 2014 e questo Jigen Daisuke di cui vi parliamo oggi, purtroppo li ho visti e hanno entrambi lo stesso problema: non c’è niente di tutto ciò di cui abbiamo parlato finora.
Dunque, come metterla giù in modo da non sembrare un fan intransigente? Facciamo così: Jigen Daisuke non è un bruttissimo film, è sicuramente migliore del suo predecessore del 2014 di cui è spinoff, però è qualcosa di talmente insipido e con talmente poca passione dentro che tempo due giorni e lo dimenticherete facilmente. Voglio essere buono: facciamo finta che mi stia bene il fatto che non ci sia nulla (ma NULLA) delle cose stupenderrime che ho elencato, nemmeno le musiche di Yūji Ōno che come ho detto fanno parte del DNA dell’universo di Lupin III, ma va bene così, facciamo finta di niente e guardiamo cosa ha da offrire questo film.
È la storia di un pistolero che per caso si imbatte in una bambina perseguitata da una misteriosa organizzazione criminale, quando questi la rapiscono il pistolero farà di tutto per cercare di salvarla. Il cuore del film è tutto sul rapporto tra Jigen, solitario e schivo, e questa bambina che riesce a scaldare il suo animo, ma non c’è una vera e convincente costruzione di questo legame, tutto è raccontato in modo molto superficiale, scontato e soprattutto casuale. Alla fine Jigen fa quello che fa perché dovrebbe essere veramente uno stronzo a non fare niente se qualcuno gli rapisce la persona con cui ha passato la maggior parte del tempo negli ultimi giorni.
Che poi, per carità, da queste parti non si dice mai di no a un film che nella sua parte finale presenta una scena di mazzate e sparatorie considerevolmente lunga, il problema è che da queste parti ne abbiamo visti di combattimenti simili a quello ma girati e coreografati mille volte meglio, quindi, che dire, magari per un non appassionato va pure bene ma la nostra asticella è un po’ più alta. Dire che ho trovato tutte le scene d’azione goffe, montate male e per nulla coinvolgenti è voler essere buono. Il resto, raga, è LA NOIA. Alla fine questo Jigen Daisuke è tipo Commando che incontra John Wick, ma senza essere divertente come il primo e senza combattimenti della madonna come il secondo.
Poi magari sono io che esagero, ma trovo che abbia davvero poco senso fare un film in solitaria per un personaggio che nasce per essere il contraltare del suo inseparabile socio. Cioè, il senso di Lupin III e Jigen come coppia, come duo, è che il primo è tanto estroverso, goliardico e chiacchierone, quanto il secondo è introverso, taciturno e spesso serioso. Si completano perché si contaminano a vicenda. Lupin è proprio in generale una scheggia impazzita in un meccanismo ben oliato fatto di uomini temibili con cui c’è poco da scherzare, un po’ come Monkey D. Rufy di One Piece. Se tu prendi Jigen e lo piazzi come protagonista di un film dove quello estroverso deve farlo lui, perché la bambina di cui si prende cura è traumatizzata e NON PARLA, capite che o te la giochi con molto più impegno di così oppure io già dopo 10 minuti penso che, vabbé, poteva anche chiamarsi Fabrizio sto pistolero e non cambiava nulla.
Streaming-quote:
«Lo chiamavano Fabrizio Daisuke»
Terrence Maverick, i400calci.com
A sto punto molto meglio il Jigen di Marco Giallini in Basette che disquisisce con Goemon sui “dù scudi de Marocchino”
Eh si, anche se è un corto meritava una citazione in tutto lo spiegone delle varie trasposizioni di lupin
Basette meritava assolutamente una citazione. Anche perchè in quel corto si capisce perfettamente quanto Marco Giallini sia NATO PER FARE Jigen. Cioè è proprio lui, è il ruolo della sua vita e allo stesso tempo Jigen sembra essere stato creato sul modello di Marco Giallini.
ma soprattutto Basette dimostra che se mettessero un film di Lupin in mano a Mainetti ne verrebbe fuori un film di cristo! o lui o Takashi Miike (però quello in botta, non quello manovalante, please)
Porca miseria avete assolutamente ragione, mi sono dimenticato di citarlo. Me lo ero anche segnato, cazzo
Ho sempre sperato che ne facessero più di un lungometraggio, Giallini è perfetto come Jigen e sarebbe stato bello un film di Mainetti sul trio, magari sulla falsariga di lo chiamavano jeeg robot
“Il fatto che tutto questo non sia mai stato trasformato in una saga cinematografica con attori di spessore internazionale e un budget da grandi occasioni resta per me uno dei grandi misteri della vita. ”
Guarda che non è obbligatorio. Anzi, eviterei proprio.
Citando il grande Kazuo Komastubara “con l’animazione puoi fare ciò che non puoi fare con i film dal vero”.
Non dimentichiamolo mai!
Anche io da piccino la pensavo come te.
Poi dopo il tormentone “hudson hawk è praticamente Lupin!” e dopo vari esperimenti live mal riusciti, nonché dopo 50 anni di animazione altalenante, direi che il miglior Lupin in ogni caso resta quello animato (e manco tutta la sua filmografia merita) e non si dovrebbe chiedere più di questo.
Nelle ultime serie tv ci viene fatto capire che la saga di Lupin è tutta in continuity, che la storia raccontata nel film animato Lupin Episode 0 è tutta una invenzione raccontata alla giornalista di turno, e che le vere origini sono quelle della miniserie di Lupin Zero. Questo secondo la TMS, casa di produzione.
Può non piacere questa versione, e in effetti direi che dagli anni 80 in poi Lupin è molto scaduto ai miei occhi e non solo a causa dell’accanimento terapeutico di TMS.
E che la questione sollevata nel film animato Green vs Red e ancora più esplicitamente nella serie tv Lupin Part 5 Ritorno alle origini, ossia che il mestiere Lupin è totalmente fuori tempo e probabilmente impossibile oggi da proseguire, la leggo quasi come una ammissione della fatica di TMS nel proseguire le avventure di Lupin in modo originale, poiché ormai va avanti per inerzia non certo perché possa stupirci ancora.
Più passano gli anni e più mi rendo conto che con Prima e Seconda Serie e con i primi due film di Lupin, si sviscera completamente il personaggio. Il resto è assolutamente superfluo per chi non ha troppo tempo da perdere.
Men che meno i live!! Brividi per quelli!
Quindi i tre film sopracitati di Takeshi Koike li consiglieresti ad uno che erge la prima serie a vero capolavoro, pur avendo amato, da bambino, l’infinita seconda serie (giacca rossa)?
Anche sui film, e tenendo in un limbo Il castello di Cagliostro, l’unico per me davvero degno di nota è La cospirazione dei Fuma (anche per il tratto simile alla prima serie).
Tendo a consigliare di Lupin, oltre al manga, la prima e la seconda serie in quanto essenziali per comprendere come e avvenuta la costruzione del personaggio che oggi ci è così familiare, e come facoltativa tutto il resto della produzione fino alla Cospirazione di Fuma. Quindi anche la giacca rosa, che disegni a parte ha trame molto simili ad alcuni episodi della seconda serie.
Poi ci sono le eccezioni moderne, come i prodotti di Koike, ma è sempre fondamentale contestualizzare l’opera nell’epoca in cui viene prodotta.
Da un certo punto in poi della produzione scatta il fanservice fine a se stesso.
E se da un lato può far piacere rivedere cose come le rovine del castello di cagliostro (cit. Part 5), da un altro ti fa rendere conto dove termina la fantasia dei primi prodotti marchiati Lupin e dove comincia la pura speculazione.
Scegliere di affrontare una saga secondo la cronologia di produzione comunque è sempre la scelta a mio avviso migliore di tutte. La consapevolezza dello sfruttamento del personaggio è maggiore.
@Phantom la dichiarazione della TMS mi sembra un’enorme arrampicata sugli specchi. Un’arrampicata del tutto inutile perché, davvero, non ve lo chiede nessuno di creare una continuity con tutte queste storie passate di mano di volta in volta a persone diverse in forme diverse.
Io continuo a pensare che un franchise del genere funzionerebbe alla grande in live action se lo metti in mano alla persona giusta, ma ovviamente non devi assolutamente cercare di aggiornarlo all’oggi, lo devi cristallizzare in un determinato periodo storico preciso. In una capsula temporale. Altrimenti non sarebbe credibile manco che Lupin III guidi una Fiat 500 modello Topolino.
Ma NON guidava una 500 Topolino, guidava una Nuova 500!
Hai ragione @Marco, pardon. Non so perché ma associavo la Topolino a quel modello lì, mentre invece era molto diversa
Prima parte della prima serie inarrivabile!” Palnet O Planet O .We are pirates from the planet O.We’ll enslave you. We will break your soul…”. Non so se oggettivamente una trasposizione live action potrà mai incontrare i favori del pubblico, è un operazione complicatissima e come già detto a forte rischio di inutilità. Forse proprio il personaggio originale, con violenza e spietatezza al seguito e non così radicato nell’immaginario collettivo può esserlo ma non le versioni successive, credo . Questo Jighen non sono neanche arrivato a finirlo causa noia come sottolinea le recensione.
Mai stato personalmente un gran fan di Lupin, ma Planet O è una delle canzoni più belle nella storia della musica
Concordo. Ci sono momenti che metto su quella e ” It Takes me higher” che utilizzarono come sigla del cartone animato Gaiking e i maranza italici si appiattiscono nei marciapiedi…
Che poi se pensi che il testo Planet O è ispirato a Histoire d’O (“we will rape you…”) hai un emblematico esempio di quello che girava nella TV dei piccoli degli anni 80 (cfr. ex multis: SAMPEI “una canna piena di magia”; POLLON “sembra talco ma non è serve a dare l’allegria”; GAIKING “it takes me higher”)
1) DVD quote alternativa: “Jigen, dài su, che abbiamo da fare!” (Scusate)
2) Le robe di Takeshi Koike sono tre spanne sopra quasi tutto.
3) Per Cagliostro sempre amore ma indubbiamente quanto a carattere è quasi disneyano.
4) L’ultima serie animata faceva un bel tentativo di sintesi alternando episodi dai toni molto diversi con versioni di Lupin incompatibili (riconoscibili dal color code della giacca) e chiudendo con un finale pirandelliano.
5) Terrence bravo. Questo pezzo è quanto di più vicino al LE BASI – LUPIN III che ci meritiamo ma che non avremo mai.
1) Bellissima
2) Concordo alla grandissima
3) È Miyazaki
4) Concordo
5) Ti ringrazio molto. Onoratissimo
Avete pescato gli screen sbagliati o IN QUESTO FILM JIGEN NON USA IL SUO ICONICO REVOLVER MA UNA STRAMALEDETTA SEMIAUTOMATICA?!?!
Porcozio lo stavo per dire! Ma gli levi la 6 colpi!!!!????
è rotta. Uno dei motivi per cui balia la bambina è per farsela riparare.
@Paolo Atredini: ti ha già risposto Angelina Carina, nel film la sua Smith & Wesson deve essere riparata
@Terrence @Angelina grazie.
Avevo paura che avessero fatto una scelta del genere “per dare realismo” o robe così
@terrence maverick: cosa ne pensi della rivelazione che il volto di Lupin 3 è in realtà una maschera e il vero volto viene mostrato a Fujiko come prova di vero amore?
Non sono Terrence ma da esperto di Lupin ti dico che è una cazzata da non considerare canonica (anche se ci sarà sempre qualcuno che ti dirà che è una citazione del manga, mai approfondita nemmeno lì peraltro e con le sue belle contrtaddizioni) e che fa a cazzotti con l’episodio dell’Evasione della prima serie tv (e del manga) dove si vede che gli cresce la barba. E non solo con quell’episodio. La barba cresce sopra ad una maschera?
Con Lupin non bisogna porsi troppe domande realistiche, e questo vale anche per la suddetta “maschera”:
verissimo!
@Al Bacino: penso che sia un colpo di scena perfettamente in linea con l’idea di creare un epigono moderno di Arséne Lupin, anche nei romanzi di Maurice Le Blanc se non ricordo male accadeva una cosa simile, come anche forse nel Fantômas di Marcel Allain. Poi che sia credibile o coerente mi frega sinceramente poco. Poi se lo chiedete a me, il fatto che avrebbe deciso di rivelare tutto ciò solo a Fujiko come “prova di vero amore” è una cosa che, visti i trascorsi tra i due, mi fa ridere solo a scriverla
Quindi rifletti Terrence: hai compreso bene come viene trattato oggi Lupin dalla sua produzione?
Con queste premesse che altro potrebbe mai venir fuori se non un film live dozzinale e politically correct?
Anche le più recenti serie animate di Lupin sono film allungati e non i meno impegnativi episodi autoconclusivi che caratterizzavano le prime 3 serie tv.
Anche il film in 3D di qualche anno fa era non poco edulcorato e adagiato sugli stilemi più blasonati di Lupin, per portarsi a casa il compitino facile.
Alla TMS recentemente si sbattono per creare a tutti i costi un hype sulle origini misteriose di Lupin, spesso poi smentite in corso d’opera, dato che trattasi di una cosa mai seriamente approfondita nemmeno da Monkey Punch. Finiscono per creare collegamenti totalmente improbabili con altri personaggi di altri cartoni, decidono di aggiungere un fattore filosofico/drammatico da Green vs Red in poi, ma nel contempo hanno voluto un po’ forzatamente strizzare l’occhio anche al culto della prima serie, con le produzioni di Koike (non sempre brillanti a mio avviso, vedi l’inutile Donna chiamata Fujiko) e altre strambalate operazioni revival (tipo Il ritorno del mago Paikal).
Inoltre vogliamo citare tutti quegli inguardabili personaggi secondari dei vari special e film degli ultimi 20 anni che sembrano presi paro paro da un anime qualsiasi e che con il character design caricaturale dei 5 protagonisti c’entrano come i cavoli a merenda, a differenza di quanto avveniva fino a tutta la produzione anni 80 del nostro amato ladro.
Beh non sono certo queste moderne reinterpretazioni ad avermi fatto innamorare di Lupin, ma la semplicità e la caricaturalità delle primissime interpretazioni.
Lupin era un gangster movie grottesco fatto a cartone, innanzitutto.
E pure nella seconda serie, dove l’ambientazione passa da giapponese ad internazionale, non viene mai dimenticato il suo legame coi gangsters movie.
A furia di usare Lupin come pupazzo adatto ad ogni situazione (avevano pensato anche a Lupin VII, come detective dello spazio!), a furia di calarlo in ambientazioni sempre più moderne, la TMS ormai sta finendo per tradire le atmosfere originali del suo personaggio.
Ci avevano visto bene Miyazaki e Mamoru Oshii nel 1983, che dopo l’uscita di Cagliostro avevano stabilito che i tempi moderni non erano più adatti ad un personaggio anni 60/70 come Lupin, e quindi non aveva senso proseguirne le avventure.
E in effetti cosa ce ne facciamo di un film di Lupin basato sull’intepretazione attuale di Lupin?
Per portare i nostri bambini al cinema? Tanto ormai di questo si tratterebbe.
Allora preferisco riguardare 100 volte la Pietra della Saggezza e il Castello di Cagliostro, perdona la sincerità.
Grazie Terrence per il video della big band, favoloso.
Musiche di Ono semplicemente indimenticabili, vorrei ricordare anche il grandissimo maccosa del valzer di Castellina Pasi, che per i gen x come me resta un piezz’e core.
@Bandini: dovere!
Il valzer di Castellina-Pasi viene citato nel pezzo, ne riprendo la strofa inziale per chiudere un paragrafo
“È poi doverosamente pulp e noir Lupin III, con sterzate selvagge verso Sergio Leone quando si parla di Jigen e verso Akira Kurosawa quando si parla di Goemon”, e infatti Goemon e Jigen sono “quasi” lo stesso personaggio, o meglio il secondo è derivativo del primo, esattamente come i due maestri che hai citato.
Consiglio vivamente la lettura di “Guida ai Super Robot: l’animazione robotica giapponese dal 1972 al 1980” di Jacopo Nacci.
All’interno c’è anche un interessante digressione sul concetto di trio all’interno degli anime/manga, di come derivi dal folklore tradizionale giapponese, di come i tre personaggi rispondano ad archetipi fissi ed antichi e anche di come a volte il concetto sia stato portato avanti in gruppi di cinque personaggi. In tal senso tra l’altro porta proprio gli esempi di come i tre protagonisti di Lupin III abbiano origine e base in comune coi membri del Trio Drombo. Ma anche con Gundam, Guntank e Guncannon.
Rui Kisugi: “… ho provato a sedurlo, ma per qualche motivo non ha funzionat-”
[entra Fujiko]
Rui Kisugi: “…ahhhhh!”
Vero, comunque.
Il Lupin del manga e anche della primissima serie animata, quella di Planet – O e della giacca verde per intenderci, era molto piu’ cinico, bastardo e carogna.
Ma contiamo che se la doveva vedere con un branco di autentici pazzi sadici, nelle vesti dei cattivi.
Quindi, al confronto, risultava quasi regolare.
Ma non era certo il pirlotto che continuava a correre avanti e indietro nelle serie successive.
Anche la banda aveva dinamiche tutte particolari.
Lupin, Jigen, Goemon e Fujiko (andrebbe aggiunto anche Zenigata, visto che era a tutti gli effetti parte del gruppo. Anche se sul versante opposto) sostanzialmente si odiavano.
Ognuno era il rivale dell’altro. E avrebbe potuto benissimo essere il primo a farlo fuori.
Erano un gruppo di peggiori nemici che per un bizzarro scherzo del destino si erano ritrovati a fare comunella e combutta.
Interessante l’ orologio da 9600 euro, però. La prima serie animata ê stata un capolavoro, con la puntata in cui scappa dalla prigione sopra tutte. Poi negli anni ho perso interesse, per i motivi che credo mi accomunino ad altri.
Quindi i tre film sopracitati di Takeshi Koike li consiglieresti ad uno che erge la prima serie a vero capolavoro, pur avendo amato, da bambino, l’infinita seconda serie (giacca rossa)?
Anche sui film, e tenendo in un limbo Il castello di Cagliostro, l’unico per me davvero degno di nota è La cospirazione dei Fuma (anche per il tratto simile alla prima serie).
I film su Lupin III di Takeshi Koike straconsigliati, e ti dirò di più: uscendo dal seminato, di Koike se non lo hai mai visto ti consiglio Redline, clamoroso.
Tornando ai film di Lupin III: escludendo Cagliostro, io ho sempre apprezzato Le profezie di Nostradamus, Viaggio nel pericolo e il da te già citato La cospirazione dei Fuma. Ma dovrei farmi un rewatch, questi sono i primi che mi vengono in mente, sicuramente se ne sono anche altri apprezzabili
Come i 3 film di Koike, consigliatissima la serie “La donna chiamata Fujiko Mine”, da cui è nato il progetto di avere un Lupin cazzuto, hard-boiled, violento e non bonaccione.
Oh, bene. Anche perché imho Lupin è assolutamente calcista, al pari di Bond a cui avete dedicato un ciclo. La prima metà della prima serie è un gran bel noir, e Il Castello di Cagliostro sta lassù con i migliori film d’avventura di sempre, insieme a I predatori dell’arca perduta e pochi altri. La seconda fase, tanto per continuare il paragone con 007, è un po’ la sua “fase Roger Moore”. Non ho particolarmente amato le versioni più recenti, ma segnalo con piacere la prima puntata (non proseguite, per carità) di La donna chiamata Fujiko Mine e un paio di episodi dell’ultima serie scritti da Mamoru Oshii, uno tratto da Hemingway, e l’altro che, nel suo piccolo, si rivela un delizioso thriller metafisico perfettamente “oshiiano”.
DI Lupin non sarebbe da prendere come canonico nulla di nulla.
Ad essere sinceri non è la prima volta nella saga di Lupin che viene confermata una continuity.
Ad esempio negli episodi 1 e 65 della seconda serie torna Mister X, il capo degli Scorpion che appare nel primo episodio della prima serie, con tanto di citazione visiva.
Ma vi sono anche un sacco di contraddizioni, come la teoricamente indistruttibile Zantetsuken di Goemon che invece più volte si rompe e si scalfisce negli episodi della seconda serie.
Ecco vedi, abbiamo punti di vista differenti per quanto riguarda un live action.
Realisticamente parlando, io penso che se realizzato oggi da una grande major americana, verrebbe fuori una puttanata glamour e piena di effetti speciali assolutamente incompatibile con la mia idea di un Lupin più underground e gretto (cioè tipo prima serie), perchè oggi Lupin nell’immaginario collettivo è diventato un ladro internazionale in grado di interagire pure con Detective Conan e Occhi di Gatto (sic!). Una roba che più commercialosa e scontata non si può.
Tipo con Scarlett Johansonn a fare Fujiko. E figurati se si lascerebbero scappare la possibilità di fare un film “per famiglie” stile Lupin quello del cartone 3D che per me è assolutamente inguardabile nonchè blasfemo. No guarda, fiducia ZERO.
Avrebbero dovuto produrlo molto tempo fa per creare un vero cult degno di entrare nella storia del cinema, e con dietro una produzione un minimo amorevole e consapevole.
Lupin prima serie oggi è diventato un cult per la sua atmosfera autoriale e noir.
Se è quello il Lupin che amate principalmente, scordatevelo di vederlo mai in versione live.
Se gioielli e denari e tesori non ho a Lupin, il mio cuore darò. Grazie Terrence
Grazie a te, Ruper
rivisto anche io cagliostro da poco, la scena di lupin sul tetto che prepara, arrotola lo spago e quello che succede subito dopo è , per me, la firma di miyazaki.
@Phantom cerco di risponderti in modo definitivo dato che vedo che l’argomento ti sta molto a cuore. Nella rece la domanda che mi faccio è come sia possibile che negli ultimi 45 anni, praticamente da quando Cagliostro è stato proiettato a Cannes con Spielberg che fece partire l’applauso durante la scena dell’inseguimento sulla 500, nessuno abbia mai spinto come si deve per far sì che queste storie, che così bene si prestano alla verticalità, all’avventura ogni volta diversa ma con personaggi sempre uguali, diventassero una saga cinematografica con la gente giusta al posto giusto. Lascia perdere il tempo presente, vedendo cosa stanno combinando con certi live action nemmeno io sarei troppo contento all’idea di vedere lo stesso approccio applicato all’universo di Lupin III (anche perché col cazzo che oggi farebbero una saga cinematografica, farebbero una serie televisiva che va direttamente su piattaforma). E lascia perdere i vicoli cringe che ha imboccato il franchise negli ultimi anni, è ovvio che ormai la situazione è altalenante, non ti può arrivare sempre un Takeshi Koike a mostrarti la via (purtroppo). Io ti sto parlando unicamente del fatto che con Lupin III uno del cinema giusto (io ho sparato il nome di Matthew Vaughn ma è un esempio, mettici pure tu il regista che ritieni più opportuno) avrebbe tutto lì, bello pronto e apparecchiato. E invece non è mai successo. È successo con Indiana Jones che è venuto DOPO e che probabilmente senza Cagliostro non sarebbe mai esistito (oltre che senza Zio Paperone e le sette città di Cibola di Carl Barks), ed è successo poi innumerevoli volte con personaggi e saghe che è sempre stato evidente a tutti da dove pescassero. Ma con Lupin III no. Va bene che probabilmente sarà stato Monkey Punch stesso a non aver voluto cedere i diritti per una produzione fuori scala, sulla quale non avrebbe potuto mantenere il controllo, ma per me qui la faccenda è soprattutto culturale: un live action di Lupin III fatto per bene non trova la sua collocazione temporale da nessuna parte, perché quando lo si sarebbe potuto fare con il criterio giusto l’animazione giapponese non era così universalmente riconosciuta e rispettata; ora che invece lo è, l’approccio a questi prodotti è completamente sbagliato, senza impegno e senza passione. Lo dimostra il fatto che stiamo discutendo se sia possibile o meno fare una saga live action su Lupin III quando teoricamente qualcuno questa fantomatica saga la sta effettivamente realizzando: il film Jigen Daisuke sarebbe uno spinoff del live action su Lupin III del 2014. Pensa un po’ te.
Tu pensa che il live action di Lupin III me lo sono sempre immaginato con una trama come quella di Adagio…
“anche perché col cazzo che oggi farebbero una saga cinematografica, farebbero una serie televisiva che va direttamente su piattaforma”
Che peraltro hanno già fatto col Lupin di Netflix.
Il quale non c’entra molto con il nostro Lupin, ma come si fa a non pensare che abbiano furbescamente chiamato la serie così soprattutto per giocare sulla notorietà ormai internazionale di Lupin III, più che del suo nonno Arsenio?
Ormai sono troppo vecchio e disilluso per credere ancora nei miei sogni bagnati di bambino, per credere ancora in un prodotto di Lupin che mi faccia rivivere le emozioni dei primissimi prodotti.
E vedere che nelle più recenti interpretazioni Lupin ormai è diventato un feticcio che deve SOLO mantenere i 5 personaggi con le loro caratteristiche principali, ma poi di tutto il contesto in cui si devono muovere non è importante per i produttori in primis, non mi dà alcuna speranza.
Facessero davvero Lupin VIII, come film, come serie tv, o come stracazzo vogliono loro, così almeno non hanno nemmeno più il vincolo del gangster movie, dell’antieroe e del politicamente scorretto.
E mi raccomando, con Fujiko lesbica e Lupin gay. E magari che si scontri con Goku o con Luffy, già che ci siamo.