Homer: I don’t need a soccer lecture from a hillbilly!
Cletus: That’s hill-William to you, sir!
The Simpsons, S18 E17
Che bello! Gli inbred – ovvero coloro che si accoppiano coi propri parenti stretti – sono una delle mie categorie horror preferite e, anche se fa un po’ strano che l’idea sia venuta in Gran Bretagna invece che nel più classico sud degli Stati Uniti, sono un tot contento che abbiano finalmente un film ufficialmente intitolato alla loro categoria. La cosa che mi ha fatto morire dal ridere al Q&A con cast e regista è che tutto ciò è stato girato in un paesino dello Yorkshire dove gli abitanti locali, consapevoli della trama, inizialmente erano piuttosto ostili ma poi si sono offerti in blocco come comparse. Tipo: “Non mi piace affatto che ci rappresentiate come buzzurri che si accoppiano coi propri parenti stretti. Posso interpretare uno dei buzzurri che si accoppiano coi propri parenti stretti? Però no, sul serio, siete dei razzisti maleducati e vi dovreste vergognare. È di là la sala trucco? I denti vanno già bene così, no?”. Per cui ecco che, con classici come 2000 Maniacs e Non prendete quel metrò nel cuore (soprattutto quest’ultimo, altra produzione UK), il regista Alex Chandon costruisce una storiella che intrattiene fuggendo gli stereotipi più clamorosi – basta con i teenager yeah che si perdono e finiscono senza volere in un posto losco dove non prendono i telefonini, largo ai teenager disadattati che vanno apposta in un posto losco come gita formativa organizzata dalla loro comunità di recupero e si fanno sequestrare i telefonini dai loro educatori. Un po’ di onestà, checcazzo.
Gli inbred dello Yorkshire non sono diversissimi dal loro più famoso esponente internazionale, Cletus Spuckler, e chi pensa che le loro dentiere siano esageratamente caricaturali non è mai stato negli UK. Apro una parentesi (anche quella famosa gag di Benny Hill con lui che vede una bella gnocca che però appena sorride scopre che le manca un dente in mezzo non è una gag ma qualcosa che capita effettivamente con una certa frequenza) chiudo la parentesi. Come i loro simili americani, gli inbred dello Yorkshire sono brutti, zozzi, semi-deformi, picchiatelli, con una passione per le salopette fuori misura e qualche occasionale tic nervoso. Si ritrovano in posti tenuti male, mangiano e bevono cose che noi fighetti di città non toccheremmo neanche col dito di un altro, amano gli animali in modo totale e aperto di vedute e organizzano e/o partecipano periodicamente a una loro versione buzzurra del teatro Grand Guignol.

Un inbr... no, scusate, mi sono confuso, questo è il cattivo di Green Lantern
In pratica i nostri eroi hanno affittato una catapecchia ai limiti dell’inabitabile per disintossicarsi – perlopiù controvoglia – dal logorio della vita moderna, ma non ci vuole molto per imbattersi nella popolazione indigena e confrontare con veemenza le rispettive differenze culturali. Alex Chandon non è un nuovo genio dell’horror, è un onesto lavoratore, ma se da una parte l’andazzo procede piuttosto regolare dall’altra non mancano tocchi e idee che dimostrano impegno superiore alla media. Ne cito un po’: il giornale porno con teste di animali incollate sopra a quelle delle modelle, la tortura col cavallo che viene fatto camminare intorno alla vittima legata a terra finché non lo pesta in punti a caso, il numero in 3D, uno dei cattivi che si porta appresso un FURETTO. Inoltre il leader carismatico dei nostri eroi, Jo Hartley, è tipo il contrario del classico eroe donnuomo alla Michelle Rodriguez: immaginate una di quelle mamme delle pubblicità dei detersivi o dei dadi da brodo. Che però quando c’è da sparare non ci pensano due volte. Il classico ruolo che rischia di essere forzato o giocato su un contrasto caricaturale e invece è gestito con equilibrio. Anche se il migliore in campo rimane il capo buzzurro Seamus O’Neill.
Ne esce un film carino da matti e violento quel che serve, che diverte senza pretese e scaccia con successo l’incazzatura per i recenti maldestri remake di 2000 Maniacs. Per cui sì, se vogliono farne un sequel hanno tutto il mio appoggio. L’unica cosa che non mi garba: la tagline è rubata a un classico di Dolph Lundgren.

A 12 anni davanti a una foto del genere compravo il film senza neanche chiedere il titolo
DVD-quote:
“Un degno ambasciatore della razza”
Nanni Cobretti, i400calci.com
“un verme a te e uno a me” <3
sempre riguardo ai Simpson come non ricordare “il grande libro delle dentature inglesi” nell’episodio in cui Homer diventa il boss del sindacato…
Comunque ottima locandina, anche se lo slogan sembra dirmi già come finisce il film….
Niente male la chicca della tagline, proprio niente male! Mesos complimentos
Davvero Chandon è riuscito a fare qualcosa di buono?
Dopo gli orridi “Cradle of Fear” e “Pervirella” avevo perso ogni speranza in lui…
Sono anche passati quei nove anni di totale nullafacenza tra questo e Pervirella…
Cradle of Fear…madò cosa avete riesumato nella mia testa…
seguo questo blog da un po’ e apprezzo tutto, ma in questo commento ti faccio una statua d’oro virtuale ma a grandezza naturale perchè hai linkato “I come in peace”.
Neanche provo a spiegare le ricerche assurde che ho fatto su google e youtube, in inglese e in italiano, tutto perchè nn ricordavo che c’era Lundgren…