In questi giorni di primavera che profumano dei tuoi capelli e dei tuoi occhi così belli spalancati sul futuro ma chiusi su di me, continuo a pensare al Festival di Venezia. Un po’ perché quando accendo la televisione c’è sempre un servizio interessantissimo di Anna Praderio che parla per mezzo secondo di un film italiano “dai contenuti forti e coraggiosi” per poi intervistare quelle sciampe delle Femen, un po’ perché quando apro facebook scopro che c’è gente che, anche se nella vita ha visto solo Il Favoloso Mondo di Amelié, adesso è lì al Festivàl e scrive status sui film in concorso che mi fanno prudere le mani. Chiaro che io che sono invece qui, a casa, in ciabbatte e pigiamone, solo con l’affetto di quell’idrovora di mia moglie Olivia Wilde Kar-wai, rosico come un picchio. E allora penso a Venezia, a quando andavo io, a quando Venezia era tutta campagna, a quando ero io a scrivere cose bellissime su facebook e non della gente che non conosco ma che mi sembra troppo brutta per poter essere lì, a quanti bei film ho visto in quegli anni. Quanti ne ho visti? Tantissimi. Ma tipo, dimmene uno. Mah, guarda, ti cito A Guide To Recognizing Your Saint.
httpv://www.youtube.com/watch?v=L-4vMQOOiUY
Finiva così A Guide To Recognizing Your Saint, con ‘sto pezzato di Ace Frehley che si intitola New York Groove e con i giovani protagonisti che camminavano guardando in camera. Uno di quei finali pazzeschi, che ti viene da uscire dalla sala e andare in giro con la faccia che c’ha Collo Tatum nei titoli di coda perché è troppo bello. Lì a Venezia fu un piccolo caso: attori nuovi azzeccati (oltre a Collo c’era pure Shia LaBeouf pre Trans, trans… Transformers!), vecchi glorie come Chazz Palmintieri (ma che fine ha fatto?), un ritrovato Robert Downey Jr., incredibilmente avaro di faccette buffe e quella nuda nel film nuovo di Danny “quello che ha fatto un film senza filo a piombo in India rubando Oscar e convincendo tutti di essere un Autore perché mostra i colori di una terra e piena di bambini carini ma molto poveri” Boyle. Una bella storia di formazione stradaiola con tutte quelle cose che piacciono a noi giovani: la famiglia italoamericana che parla e parla e parla, la New York anni ’80 piena di gente vestita anni ’80, quelli che fanno brutto nel quartiere, le tipine sboccate in shorts e una colonna sonora pazzesca. In più viene fuori un regista/sceneggiatore dal nome bizzarro, Dito Montiel, che firma un film pesantemente autobiografico, diretto con uno stile a tratti indipendente ma con in controluce il gusto del grande cinema. Insomma, una bombetta.
E su uno come Dito Montiel era più che lecito puntare. Anzi, tutti in attesa del suo secondo film. E mi ricordo che una sera eravamo io e Nanni a casa di Rutger Hauer a vedere le diapositive delle sue vacanze a Legnano insieme a Renzo Martinelli e Raz Degan, quando ci chiama Dito. E ci dice che sta preparando un remake di Lionheart. Bum! Mi ricordo che dall’emozione l’abbiamo subito invitato a casa di Rutger e ci siamo divertiti tantissimo. Usciamo di casa che era tutto un “Oh, Dito, allora ci vediamo presto, eh? Mi raccomando, bomberone: in forma!”. Poi è uscito Fighting ed era, nelle parole della nostra Dolores Point Five, “la versione mumblecore di Fighting“. Secondo me la colpa era tutta di Terrence Howard, che è un attore che dove lo metti lui sta e trasforma tutto in una colata lavica di sterco. Però noi ci siamo rimasti molto male. Cioè, una cosa del genere non la puoi sbagliare, Dito! E invece. Poi ha fatto The Son of No One sempre con Collo Tatum che a metà mi sono annoiato e ho spento. Tra l’altro il giorno dopo mi ha chiamato Dito per chiedermi cosa ne pensavo del film e ho dovuto pure fingere di averlo visto tutto. Un imbarazzo pazzesco.
La settimana scorsa ci chiama ancora Dito. Io e Nanni eravamo a casa di Luisa Corna che ci stava raccontando delle sue vacanza in Grecia quando al Capo arriva questo sms. “Raga, sett prox esce mio nuovo. Empire State. C’è The Rock e rapine. Paiura!”. Nanni ha fatto la faccia del tipo “madonna, ma che vuole questo” e non gli ha neanche risposto. Luisa Corna ci ha offerto da bere dei Chinotti e poi la cosa c’è passata di mente. A me. Al Capo evidentemente no, visto che me l’ha piazzato a tradimento. Comunque, io Empire State l’ho visto, e quando è comparso alla fine dei titoli di testa il nome di Dito Montiel mi sono un po’ emozionato al ricordo di quei tempi andati in quel di Venezia. E ho pensato, ma vuoi vedere che… Dai, c’è Dwayne, c’è la rapina, c’è la mafia greca, c’è (per troppo poco) Gia Mantegna, c’è pure coso, lì, James Ransone che è Ziggy di The Wire. Peccato che ci sia anche Liam “che cosa ci fa il fratello di Thor nel cast di The Expendables 2” Hemsworth, però evidentemente Collo Tatum non era più disponibile. E invece? Ma no, invece nulla. C’è questo coso qui.
Empire State è tratto da una storia vera. Ha pure i servizi del telegiornale dell’epoca e le interviste fatte ai protagonisti dell’affaire oggi, data strale 2013. Solo che secondo me è un po’ una storia inutile. Non c’è molta ciccia. Ma tipo che sulla pagina wiki dedicata al film non c’è nemmeno un link alla storia vera. non c’è manco un link alla vera storia vera. Le sequenze action sono poche e sono gestite malino. Le robe da Mafia Movie dove c’è almeno un personaggio di quelli che fanno veramente brutto sono troppo poche (E sfruttalo di più uno come Spyros, no?). Dwayne fa pochissimo e suda dalla testa solo in una sequenza. E allora cosa rimane? Rimane quello che interessa a Dito Montiel. Ovvero l’ambientazione New York anni Ottanta, l’aria stradaiola, l’appartenenza, la famiglia, i dialoghi veloci con la gente che si parla sopra tutto il tempo e dice una marea di parolacce. A lui interessa quello. Solo che al quarto film, risulta tutto una cartolina con su scritto “formidabili quegli anni!” e priva di originalità o interesse. E poi ho capito che Liam Hemsworth è grosso e belloccio, ma raramente s’è visto una faccia COSì da babbo al cinema. Cioè, sembra veramente un ginepro. Il film è uscito direttamente straight to video. E cara grazia.
Dvd-quote:
“Tratto dalla storia vera meno interessante di sempre!”
Casanova Wong Kar-Wai, i400calci.com
@casanova
Caro, io posso dire di non esserci cascato, per me pure Guida per Riconoscere i tuoi Santi puzzava di cadavere, a sto punto meglio Bronx.
Condivido bile e furia contro gli assidui frequentatori di Venezia, pensa che:
1) anni fa mi sciroppai Les Amants Reguliers, film vergognoso di Garel, fischiato in sala ed il giorno dopo recensito da Repubblica con “Ovazioni e Applausi in sala” !;
2) tra gli espertoni che dovevavano valutare l’ammissibilità dei film al concorso ce n’era uno in particolare, sedicente scrittore, senza niuna passione cibefila, che ha osato paragonarsi a Pasolini e Flaiano per il suo approccio alla visione !
La faccia da babbo è davvero colossale! A guardarlo bene poi più che un ginepro sa già da crisantemo!!!
Sul discorso Festival di Venezia, come per tutti i baracconi patinati, si fa fatica a raccogliere spunti che possano essere credibili e concreti… Non dico che non ce ne siano mai, ma si fa fatica!!!
@ casanova @ Nanni Secondo voi in Italia quali Festival meritano una menzione, per i quali valga la pena spostarsi da casa per presenziare? Festival nei quali si possa trovare qualcosa di interessante, un po’ di “ciccia da spolpare”??? Parlo di horror/action/thriller/sci-fi…più di queste cose insieme…
Per motivi miei che non staro` a spiegare, “Guida per riconoscere i tuoi santi” ha un posto speciale nella mia cineteca mentale. Lo vidi al cinema a suo tempo, e mi commosse. Ci sono almeno un paio di scene recitate con i controcoglioni (vedi la lite tra Shia Laboeuf figlio e Chazz Palminteri padre, pazzesca) e anche uno sfattissimo Eric Roberts al gabbio, e poi il vero padre di Dito sul finale, vabbe`, che ve lo dico a fare, lacrimoni a palate. Si vede che ci credeva di brutto, e poi dietro aveva Robert Downey jr. che probabilmente anche lui ci credeva alla grande. L’ho pure aggiunto su facebook Dito Montiel, e dopo anni, da quello che posta ancora non ho capito se ci e` o ci fa. Ho visto tutte le ciofeche che ha girato dopo “a guide to…”, daro` una chance anche a quest’altro che si preannuncia come l’ennesimo pacco.
@gian burrasca: il Far East
@Dikotomiko: ma una (la)gioia, guarda.
Bronx è un megafilm, chiaro, ma devo dire che A Guide mi aveva convinto per “onestà” e schiettezza.
@Gianburrasxa: confermo Far East e butto lì il Future film festival
Azzardo uno spunto di discussione: la carriera di Dito Montiel potrebbe essere quella che rischiava Sly se Taverna Paradiso avesse avuto successo.
mi associo agli apprezzamenti per A Guide..
l’ho trovato guardabilissimo e fatto con il cuore. poi non ho visto nient’altro del vecchio dito. e a quanto pare ho fatto bene. fighting mi ispirava ma dopo aver letto cosa ne scrivevate ho lasciato stare. quello successivo con al pacino ho letto i commenti in rete e mi son detto ”magari in seguito” e questo già dal trailer zero, e la rece conferma. che peccato dito, magari prova a cambiare genere/ambientazione/attori…
Io a Venezia ci smontavo palchetti e guidavo un furgone per portare in giro presunte personalità tipo registi cileni e attori spagnoli. Avrò visto 4 film in tutto però ho conosciuto Romero e rubato tutto il rubabile (maglie, borse, dvd, cd). Un po’ come quando ho conosciuto gli Iron Maiden e rubato un polsino nel backstage perché smontavo il palco. Piccole soddisfazioni.
@ BellaZio Io avrei rubato direttamente uno degli Iron Maiden!!!
@ Nanni e Casanova
Grazie per la dritta, vedrò di farne buon uso!
Quanto a Taverna Paradiso, è sorprendente quanto siano i punti comuni col primo Rocky… Senza contare il fatto che ritengo il primo periodo di Sly un periodo fatto di film che erano un affresco dell’America di metà Novecento, qualcosa che trasuda storia contemporanea della periferia statunitense. Se avesse avuto successo, probabilmente oggi sarebbe un anziano regista di documentaristici ritratti familiari a stelle e strisce e ancor più probabilmente di interpreti del sogno americano per eccellenza, il riuscire partendo dal niente! Addio muscoli, addio Cobra, addio Rambo…
Sarebbe stato un artista alla Robert Redford, film più intimisti e cose commerciali; oppure un altro Clint Eastwood,parti da duro e qualche parte alla “Un mondo perfetto”
Ma se al posto di The Rock ci fosse stato un altro attore, qualcuno dalla fisicità meno ingombrante e da cui non ti aspetti che inizi a sollevare gente per lanciarla sul soffitto, dite che il film ne avrebbe guadagnato?
Perché per me è stato anche guardabile (niente di che eh, anche evitabile) ma The Rock non c’entrava proprio un cazzo in quella parte. Anzi, si sono alzate delle inutili aspettative sull’action proprio per la sua presenza
@Gian Burrasca confermo Far East (per sentito dire) e Future (ci vado tutti gli anni) e aggiungo il festival della fantascienza di Trieste dove passano spesso cose fighe.
NO! Non esiste che si chiami The Rock e poi sudi dalla testa in una sola scena. Questo film è un quaqquaraqquà.
hahahah, l’imcomprensibile didascalia “Ginepro” su quella fazza lì, così ex abrupto all’inizio della (solita) enorme recensione mi ha steso.
GINEPRO
me lo riuso
Io so solo che a venezia ci vanno un paio di amici che ogni anno hanno aneddoti tipo (l’anno scorso) “in quel film italiano li tutti i critici a spernacchiare la tal regista e il giorno dopo tutti a scrivere che era bellissimo” e (quest’anno) “quella critica li è uscita dopo 10 min di film parlando al telefono e il giorno dopo ha scritto un articolo sul corriere (non ricordo la testata) che il film, ovviamente italiano, era una figata”. E visto lo scandalo del vincitore di quest’anno che “Bertolucci sei una merda fumante vendutissima e devi morire male” si conferma solo che in italia facciamo veramente cacare al cazzo.
@Stanlio Kubrick : al festival syfy di firenze un mio carissimo amici ha quasi vinto il premio come miglior corto quest’anno. Volevo dirlo anche se è fuori tema. Potete pure insultarmi se vi và.
Il Far East figo anche se negli ultimi anni è sceso un attimino come selezione.
ma perchè ho scritto Firenze se volevo dire Trieste? Ne avessi bevute un paio almeno.