In Spagna oggigiorno stanno facendo un po’ quello che facevamo noi in Italia negli anni ’60/’70 e in misura minore ’80. Ovvero, girare film con in testa l’export, prodotti in grado di competere sul mercato internazionale senza sfigurare davanti ai film ammeregani. Gli spagnoli del 2013 lo fanno un po’ più in grande e in maniera più smaliziata degli italiani del 1977, anche se il succo è lo stesso. Per dire, invece di girare i film muti come fossero impalcature vergini su cui montare l’eventuale doppiaggio/rilettura locale, loro li girano direttamente in inglese con attori anglofoni. Si alzano in piedi nell’aula universitaria dello showbiz internazionale e, fottendosene delle buone maniere e della gerarchia, contestano il professore americano di turno al grido di “Non ho niente da imparare da te, stronzo”. I risultati possono essere altalenanti, ma non si può negare ai nostri cugini iberici di averci due palle così, in un’epoca in cui noi pare che ce le siamo dimenticate in qualche polveroso sgabuzzino di Cinecittà.
Mi viene in mente ad esempio L’uomo senza sonno, che pur essendo diretto da Brad Anderson e interpretato da Christian “You and me we’re fukkin’ done, professionally” Bale, è prodotto in Spagna. O anche Buried di Rodrigo Cortes che, guarda caso, qui è produttore.
Come dicevamo, i risultati possono essere altalenanti, ma questo non va a detrimento dell’industria spagnola. Anche gli americani ne sbagliano di film – e graziarcazzo – ma quando li sbagliano l’errore è più imputabile a un’eccessiva fiducia nella macchina produttiva, ritenuta capace di nascondere i problemi – come una pessima sceneggiatura o una regia sciatta – sotto il cerone del mestiere. Allo stesso tempo, è innegabile che quel mestiere ci sia (quasi) sempre: set convincenti, performance quanto meno dignitose, sound design ben studiato. Tutte cose che ritroviamo, tanto per arrivare al punto della questione, in Grand Piano di Eugenio Mira. Un film girato in inglese, con attori americani (Elijah Wood e John Cusack, ma c’è persino la mamma di E.T. Dee Wallace, anche se giuro di non averla vista), set da paura, sound design degno. Frizzi e lazzi, cazzi e mazzi, venghino signori venghino. Ma poi, stringi stringi, i problemucci che il film c’ha sono imputabili a mancanze narrative e non certo alla macchina produttiva messa in campo, a cui va fatto tanto di cappello.
Chiariamo fin da subito, per chi ha problemi di attention span: Grand Piano non è un brutto film. Mentre lo guardavo non riuscivo a evitare una certa analisi clinica (e cinica), ma va detto che ci si diverte abbastanza e che Mira sa di avere per le mani una premessa talmente sopra le righe che l’unico modo per farla funzionare è mandare tutto allegramente in vacca dal minuto due. Eff, che lunga ‘sta frase.
Ovviamente la prima cosa a venire in mente è Hitchcock. Al centro della storia c’è Tom Selznick (cognomen omen), pianista prodigio che si prepara a un comeback dopo un’assenza di cinque anni dalle scene. Ma un pazzo senza volto (Cusack lo si vede pochissimo) minaccia di far saltare la testa a lui e a sua moglie, un’attrice di successo che è tra il pubblico, se sbaglierà anche solo una nota. L’inghippo sta nel fatto che Tom è noto per essere un esecutore rapido ma poco preciso: non è mai capitato che non sbagliasse almeno una nota. Come vedete, c’è un concerto classico che ci riporta subito a quell’imperituro capolavoro della storia umana che è L’uomo che sapeva troppo, c’è l’idea più basilare della suspense che consiste nella bomba sotto il tavolo (o, in questo caso, la lucetta rossa del mirino laser puntata sulla testa del pianista e della sua ignara consorte), c’è il MacGuffin nella sua forma più pura (SPOILER: Cusack vuole qualcosa che sta nel pianoforte suonato da Elijah. FINE SPOILER). Ma è a questo punto che Jan de Bont si schianta di prepotenza nella vetrata del nostro piccolo attico di cazzate, appeso al tubo di un idrante e sventolando un’ingiunzione del tribunale indirizzata a Eugenio Mira.
Perché se in superficie Grand Piano pare l’ennesimo giochetto alla Hitchcock/De Palma, e sicuramente sarà archiviato in tal modo dalla stragrande maggioranza dei critici, dall’altro è… oddio non vorrei suonare banale ma è così. Che faccio, lo dico? Dai, un bel respiro…
SPEED AL PIANOFORTE.
Mica l’ho inventata io, eh? Era una definizione che girava già nell’indernet, ma è indiscutibilmente calzante. STRAIGHT OUTTA THE ’90S, Mira prende il canovaccio di Speed e lo applica paro paro a una situazione che sembra l’esatto opposto di quella del film di de Bont in termini di dinamicità. Là c’era un autobus lanciato a folle velocità, qua un tizio seduto in mezzo al palco di un grande teatro, davanti a gente in smoking e abito da sera. Come Dennis Hopper in Speed, il cattivo di Cusack non si vede mai fino alla fine. Allo stesso modo, il movente dei due non è chiaro per buona parte del film: si sa solo che possono vedere tutto e che se la loro vittima tenterà in qualche modo di attirare l’attenzione o avvertire le autorità, farà una brutta fine. Senza parlare del parallelo sbaglia una nota e muori/ferma il bus e salterà in aria. Le somiglianze non si fermano qui e proseguono nel finale, compreso il luogo dello scontro tra eroe e cattivo (molto precario) e il modo in cui l’uno sconfigge l’altro. Insomma, se non fosse che qua di veloce ci sono solo le dita di Tom sul pianoforte, il film lo potevano tranquillamente intitolare Speed 3: delitto in Piano solo.
Dopo tutta ‘sta sbobba di parole in libertà, vi starete chiedendo: “Sì, ma allora dove sta il problema del film che dicevi poc’anzi?”. Il problema sta per l’appunto nel fatto che Mira non capisce un cazzo di suspense. Proprio non la sa rendere, non riesce a gestirla e la sgonfia subito, non appena il giochetto di Cusack viene svelato. Da lì in poi è tutto un alzare la posta delle cazzate, a cominciare da un piano del cattivo che grida vendetta a Dio per la sua abbacinante inutilità, alla luce del suo scopo. Una vendetta pura e semplice giustifica sempre tutto, ma quello che vuole fare Cusack qua no. C’erano molti altri modi, assai più semplici. Cazzo, non resisto, ve lo devo dire! Saltate pure se volete.
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SPOILERAZZO
Nel pianoforte è nascosto il MacGuffin e Cusack lo vuole. L’unico modo per averlo è che Frodo esegua alla perfezione la sequenza finale di un pezzo impossibile composto dal suo mentore, che solo lui è in grado di suonare. Il MacGuffin è una chiave in grado di aprire una serratura che porta grandi soldoni. Ora, capisco che sarebbe stato complicato rapire il pianista, rubare il pianoforte e far suonare al dannatissimo Hobbit il brano nel salotto di casa Cusack, ma era proprio necessario puntargli un fucile da cecchino addosso, metterlo in ansia e rischiare di fargli sbagliare ancora di più del normale, vista la sua ben documentata paura del palcoscenico? Non sarebbe stato più semplice attendere la fine del concerto, intrufolarsi dietro le quinte e ritirare con comodo la chiave? Ditemi pure quello che volete, che è un film, che bisogna accettare le premesse bizzarre nei thriller (ricordate la “Teoria dell’acquario” di Darth?), ma qui ci si spinge un filino oltre.
FINE SPOILERAZZO
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E vabbè, non tutte le ciambelle riescono col buco. Alla fine ci sono modi peggiori per passare un’ora e mezza della vostra vita, e magari Grand Piano avrà l’effetto benefico di far recuperare un po’ di Hitchcock o De Palma a chi non li ha mai visti, o anche Speed. Che forse sta bene dove sta, ma una bella serata a base di action movie anni Novanta, con indosso la vostra camicia di flanella preferita – rigorosamente più grande di due taglie – e magari una maglietta dei Soundgarden a fare capolino tra i bottoni non è una cattiva idea, via.
DVD-quote:
“La camicia di flanella del thriller iberico contemporaneo”
George Rohmer, i400Calci.com
Ma quindi Hitchcock si può nominare sui calci!
sono incuriosito da questo film, e ho apprezzato la citazione ai simpson (se era voluta :P), credo che lo proverò a guardare!
scusi Signor George io sono ignorante e non ho tanto capito bene cosa è un MacGuffin, sono andato a vedere su Wikipedia ma senza disegni ci ho capito poco.
E’ un elemento che serve come scusa per portare avanti la storia. Ad esempio il Santo Graal in Indiana Jones e l’ultima crociata per dirne uno.
è la prima volta che ti leggo, ma è un po’ che manco. ti do il benvenuto sperando di non esser fuori tempo massimo.
grand piano è stato il film di chiusura del tff. per vari motivi quest’anno non ho potuto veder nulla, quindi son corso al cine al primo momento libero, giusto per bollare la cartolina, e c’era – verrebbe da dire “avanzava” – questo grand piano.
ci sono rimasto male da quanto l’ho trovato orrendo. condivido molte delle tue critiche, soprattutto il fatto che non sappia gestire la tensione, ma il risultato per me è stato agghicciante.
avevo letto anch’io dello stile de palma di questo film, ma onestamente non l’ho notato – ma non sono un grande fan di de palma, quindi forse mi perdo la matrice.
al di là di perdere la tensione ogni 10 secondi, secondo me degenera in una serie di cazzate indisponenti.
il ruolo della moglie è una roba mai vista. dalla possa all’ingresso, al finale che vabbè, lasciamo perdere
SPOILER
è una grande attrice, facciamole far due foto davanti al cartellone del suo ultimo film, di cui si vede solo la scritta “best actress”…
un concerto di classica che finisce con lei che canta alla celine dion..
il direttore d’orchestra che fa lo spiritosone…
la grafica per far vedere il meccanismo dentro il piano…
la pioggia estemporanea quando sale sul furgone per prendere la chiave…
il pianoforte che FUNZIONA ANCHE SE DEVASTATO A META’…
FINE SPOILER
in sostanza, nel film manca tutto, ogni cosa necessaria a rendere un buon thriller…
btw, l’uomo senza sonno mi era invece piaciuto un sacco.
buried una semi-cagata, ma almeno guardabile
allora ero riuscito a capire anche senza disegni; grazie e mi associo a umbem per il benvenuto
Si vede pure dal trailer che a tensione stiamo a zero: mi ha ricordato Frank Drebin agli Academy Awards. Ecco forse più di questo, è quel bidone dell’umido di Getaway di cui si parlava qualche giorno fa ad assomigliare a Speed, qua manca la spalla del pianista.
Wood a fare questi film, non ce lo vedo proprio. Oddio, non ce lo vedo e basta, ma con Maniac mi aveva dato speranza.
Grazie ragazzi. Mah direi che va preso per quello che è, ovvero una mega-cazzata consapevole di esserlo, e preso così è guardabile secondo me. Poi @Umbem capisco perfettamente se non ti è piaciuto, non è che a me abbia fatto impazzire, sta lì e svolge una funzione leggera in maniera decente. Il punto è che in Italia neanche così li sappiamo fare.
@ steven
maniac – ma ho visto solo il remake, al tff dell’anno scorso – mi è però piaciuto un sacco
@George, non ho capito una cosa: Frodo suona sempre e solo lo stesso pianoforte (con nascosta dentro la chiavetta)? Se lo porta dietro ovunque come Radu Lupu? Perché ecco, non è esattamente credibile…
Gran nick George Rohmer!
cit: “Il punto è che in Italia neanche così li sappiamo fare.”
Va beh, questo vale anche per qualsiasi film-tv tedesco o austriaco trasmesso in prima serata da raidue*.
Secondo me finché non realizzeremo come popolo di essere terzo mondo cinenatografico da almeno trent’anni non si potrà mai ripartire da zero e tornare a fare qualcosa di decente.
Per quanto riguarda il parallelo iberici 2000 = italiani 60/70… per me i mangiapaella non hanno quella marcia in più che avevamo noi italiani tanti anni fa. Gli vengono bene – non benissimo – gli horror, azzecano qualche film di altro genere qui e là, ma in fondo non si distinguono molto dalla serie B americana. Come appunto in questo caso a quanto dici.
Ma non è che più che “Speed” richiama “In linea con l’assassino”?
*ma poi raidue li trasmette ancora i film-tv tedeschi e austriaci? Mi sa che anche quella è una roba degli anni 90…
@Tommaso: nick? Quale nick? Porto fieramente il nome dei miei avi. In Linea con l’assassino c’è un cecchino, è vero, ma Speed lo richiama perché aderisce perfettamente alla trama a livello maniacale.
@Cicciolina: lo suona solo in quel caso perché è il pianoforte preferito del suo maestro e dunque quello in cui detto maestro ha piazzato il MacGuffin. Però farebbe ridere se suonasse sempre e solo quello e se lo portasse dietro a mo’ di Charlie Brown. Già mi vedo il sequel “Un pianoforte per amico” con Elijah e il piano che ammiccano spalla a spalla nella locandina.
Io ho pensato alla scena dell’organo nei Goonies.
Poi ho pensato che sembra una trama inventata da Yngwie Malmsteen (che vedrei alla grande nel ruolo del killer, ma in versione genuinamente ed esclusivamente interessata a uccidere chi sbaglia una nota).
A parte quello: Now You See Me e’ un altro esempio di cazzatissima che non e’ plausibile nemmeno per un secondo ma si lascia guardare alla grande. Se si respira la stessa aria, una chance gliela do’.
Aggiungerei: “Pare un film scritto da me” – Yngwie J. Malmsteen, i400Calci.com.
Ti correggo:
“Pare un film scritto da me”
Yngwie J. Malmsteen, le400notealsecondo.com
Ma poi scusa, la chiavetta può essere recuperata solo dopo che qualcuno ha suonato tutto il pezzone in modo impeccabile? E lo dà da suonare a uno che è famoso per sbagliare le note? Ehm… Vabbè dai, smetto di accanirmi.
Solo l’ultima parte del pezzo. Ma appunto! E gli punta una pistola addosso dicendo “Non sbagliare eh”. GRAZIE. AL. CAZZO.
grand theft piano V
@umbem: uno dei miei preferiti della scorsa stagione. Le parti in cui fa il matto ok. Quelle in cui è fisicamente svantaggiato le posso capire anche se non amo il genere, il pseudo uomo d’azione no. Ma ne avevamo già parlato diffusamente.
@ nanni:
now you see me – anche quello un bel film improbabile e che mi ha rattristato per la presenza di caine – è di un altro pianeta, secondo me.
@ nanni:
per essere più precisi,
now u see me nel finale svacca del tutto in una specie di “surrealismo” da teen
grand piano nel finale svacca del tutto a mo’ di silenzio dei prosciutti, ma senza rendersene conto.
L’uomo senza sonno è un filmone
Io ho imparato a volergli bene a Brodo, negli anni prima con Wilfred, poi con Maniac ha dimostrato di avere quella sfiga addosso che però ti rimane simpatica. Per lo meno non ti fa salire il nervoso (LOTR escluso).