Sarò sincero. Prima di mettere la mano alla penna per parlare di The Cure mi sono posto più volte la domanda “Perché parlarne?”.
Mi sono dato tre risposte:
1) Perché è thriller spionistico con una premessa facile da maneggiare come un vibratore in uranio impoverito con motore a scoppio.
2) Perché è un film-non film, uscito direttamente per DTV e che ci riporta, in anni di cuccagna in cui il piccolo e il grande schermo ormai sembrano gareggiare nella stessa categoria (io ve lo dico: fra 5 anni sono pronto a scommettere su una serie tv di The Raid), con i piedi per terra rimarcando se non altro cosa è “cinema” e cosa no.
3) Perché l’ha detto Nanni quindi mutismo e rassegnazione.
La risposta giusta dopo la divertente sigla (di cui non potrete più fare a meno)
httpv://www.youtube.com/watch?v=XR9-y4u9mew
Bene, dicevamo, la risposta… La risposta giusta è sostanzialmente un insieme delle tre. Partiamo dal punto 1 e dalla premessa da cui parte The Cure. Il film di David Gould (alla sua prima regia su un lungometraggio -di cui è anche sceneggiatore) si poggia infatti sulla più facile e notoria argomentazione degli amanti della dietrologia spiccia: la cura per il cancro esiste ma le multinazionali farmaceutiche la tengono nascosta per vendere la chemioterapia.
Lo ripeto ancora una volta affinché ve lo possiate segnare su un taccuino:
The Cure è un thriller che sposa la teoria che la cura per il cancro esiste ma le multinazionali farmaceutiche la tengono nascosta per vendere le cure chemioterapiche.
Tenetelo lì da parte che ci torniamo dopo. Ora prendiamo tutti un bel respiro e guardiamo insieme questa locandina.
Eccoci al punto 2. Questa locandina dice una sola cosa. E questa è: Germania. Mi sono sempre stupito della mia abilità nell’individuare in pochissimi istanti di visione (e credo che anche voi ne siate capaci) la provenienza teutonica di una serie televisiva. Non è solamente una questione di tendenza all’intimismo. È che i tedeschi hanno un modo di fare le cose tutto loro che è, diciamocelo, esteticamente brutto. Prendiamo ad esempio Squadra Speciale Cobra 11: una serie tv in cui, una puntata sì e una sì, fanno fuori come minimo un paio di automobili. Ma roba grossa, eh… roba che esplode. Eppure niente. È brutto da vedere con la sua fotografia inesistente, il montaggio fatto quasi tutto di stacchi sui primi piani, il ralenty usato come amplificatore di drammaticità (cosa che credo non si faccia più dal 1954) e le inquadrature totalmente didascaliche. Credo che sia per la tendenza, tutta germanica, nel far prevalere il contenuto sulla forma. Insomma, i tedeschi girano esattamente come si vestono: con il calzino bianco sotto la Birkenstock. È comodo, è funzionale, ma quando lo vediamo ci prende quella morsa d’imbarazzo al petto che battezzerò con il termine di “il parrucchino di Horst Tappert” (nella versione italiana “I pantaloni di pelle di Piero Pelù”)
I più attenti di voi diranno: ma David Gould non è tedesco e The Cure, a quanto ne sappiamo, non è una produzione tedesca. Eppure, amici miei, questo film è l’emblema del sentimento chiamato “il parrucchino” a partire dai titoli di testa che sono, per l’appunto, in tedesco. E credetemi, quello che segue fa di tutto per non smentire la primigenia sensazione: il film è didascalico e scarno ai limiti del funzionalismo, racconta la storia che deve raccontare e lo fa con personaggi che non sono nemmeno tagliati con l’accetta. Pezzi di legno erano, pezzi di legno sono restati. La buona e pura, il cattivo e stronzo, il buono costretto a fare le cose cattive per amore e quello che non sa perché si trova lì in mezzo, ma nel dubbio si aggrega alla festa e dice cose come “Non possiamo lasciarlo qui da solo”.
Ora possiamo unire il punto 1 al punto 2: da una parte un film che non ha la benché minima voglia (né i mezzi) di uscire dai binari del thriller da sabato pomeriggio, dall’altro un tema come il cancro. Il risultato è quello che potete immaginare: la questione “malattia” è utilizzata come mero pretesto per raccontare la solita storia del “una chiavetta con un’informazione preziosissima che non deve essere rivelata”. Il che andrebbe pure benissimo se non fosse che si parla di qualcosa che ammazza la gente PER DAVVERO (almeno in Mission Impossibile 2 avevano avuto la lungimiranza di inventarsi i un virus) e questo apre una serie di questioni e domande. Domande e questioni su cui Gould non ha la voglia (né i mezzi) di soffermarsi -lasciando il tutto in uno stato di sospensione ai limiti dell’insulto. Usando un’efficace immagine del Capo Supremo Nanni Cobretti, il topos narrativo alla voce “cancro” in The Cure equivale al ragazzino che non ha fatto i compiti e, per giustificarsi, dice di essere stato violentato dallo zio. Non gli interessa minimamente quali siano le implicazioni morali, etiche, giuridiche e sentimentali della cosa, quello che gli interessa è non farsi rompere i coglioni perché non ha fatto i compiti.
La superficialità con cui è stato scritto The Cure ovviamente rende poi il film la sagra del MACCOSA col Gardol (per denti più bianchi). Ci troviamo di fronte alla “cura del cancro” (di tutto il cancro, tutto quanto, tutto insieme e senza manco un bicchiere da falegname in cui sorbirla magari con un pezzetto di cioccolato fondente) che è contenuta in un solo computer dal quale si può scaricare comodamente in pochi secondi su una chiavetta USB qualunque. Assistiamo a momenti di alta tensione perché “si è incastrata la cerniera della tuta”, a killer armati di fucili automatici che preferiscono far esplodere con del C4 una provetta contenente un agente virale per uccidere tre persone, di Blackberry con un navigatore GPS funzionante, di serrature bloccabili -tutte- in remoto da un solo terminale (quello perfido padrone dell’azienda farmaceutica), di scassinamenti fatti in pochi secondi con sostanze chimiche e col cannello del becco Bunsen Senza tralasciare il momento McGyver fatto di pastiglioni di sostanza chimica A in bottiglia piena di liquido B per creare una cortina fumogena. Ma ovviamente ma senza il piacere dello spiegozzo che Angus ci concedeva sempre facendoci sembrare tutto quanto possibile e aprendo le porte alle lusinghe delle facoltà scientifiche.
E quindi ora arriviamo al terzo punto, quello legato a Nanni il quale, bontà sua, ci permette ancora una volta di ragionare su alcune tematiche importanti tra le quali appunto annoveriamo l’essenza del cinema, la presenza del MACCOSA nei DTV contemporanei e soprattutto sul fatto che “se a Hollywood qualcuno non ha ancora fatto un action che parla del cancro e delle aziende farmaceutiche un motivo ci sarà” (e NON SONO LE LOBBY PER DIO). O forse è solo perché mi vuole male.
DVD-Quote Suggerita
Se a Hollywood qualcuno non ha ancora fatto un action che parla del cancro e delle aziende farmaceutiche un motivo ci sarà
Bongiorno Miike, i400calci.com
sono intimamente d’accordo con te.
Quando guardavo le serie tv tedesche tipo Rex o Helicops (assieme ad hercules) avró avuto 13 anni e già mi ricordo che le distinguevo persino dalle serie italiane per quella particolare messa in scena che mi sapeva di sbagliato e brutto. E se lo notava un 13enne preso bene con Hercules penso significhi che il loro problema é davvero grosso grosso. Mi ricordo anche che speravo ci scappassero almeno un paio di zinne, ma restavo, tranne per una eccezione in Helicops, puntualmente deluso.
Derrick, Helicops, Rex, Il Clown… io lo dico eh… sgancio la bomba…
Noi le facciamo meglio.
Magari ci facciamo fottere dalla trimurti preti, santi y dipendenti statali. Ma siamo mejo noi.
SCOPAMED mi ha fatto fare giornata.
Non so se siamo più bravi noi, ma io di Squadra Speciale Cobra 11 mi guardo quei 5 minuti di inseguimento con esplosione finale e poi spengo, di fiction italiana non guardo più di 5 minuti causa noia istantanea
É vero, la bionda di the Clown!!!! Cmq si tematiche e attori a parte italians do it better..
@Ryan: parliamo di estetica eh… non di trame.
Mi associo alla DVD-quote: francamente il pretesto narrativo lo trovo offensivo…
Ma no ragazzi…voi non siete informati: questo film è un documentario sulle malvagie multinazionali farmaceutiche che, spalleggiate dalla kasta, nascondono le cure per il cancro e la lue e, pensate voi, CI FANNO CREDERE CHE L’AIDS ESISTE, per vendere farmaci!
(una volta non si sarebbe dovuto specificare il post sopra era ironico, bei tempi!)
@Rocco: è TUTTA colpa del gombl8
SVEGLIA 1111!!!11!
Ma davvero Miike pensi che noi siamo più bravi? ? In tutta la sua anti-estetica cobra11 rimane superiore a qualsiasi prodotto italiano in cui ci si prova a spingere un pò sull’acceleratore.
mi potresti fare un esempio di una serie nostrana con sequenze d’azione superiori a quelle di Cobra 11?
Ri-ribadisco: parliamo di estetica eh… non di trame. Leggi alla voce fotografia/regia.
“Insomma, i tedeschi girano esattamente come si vestono: con il calzino bianco sotto la Birkenstock”, @Miike you just made my day….
Hai ragione! Avevo letto di fretta…
mandami il tuo indirizzo che ti spedisco un uovo di cioccolato grande grande!
@Ciak, le nostre serie non possono superare le sequenze d’azione tedesche perché non non hanno sequenze d’azione.
Avete mai visto le scene d’azione e i combattenti corpo a corpo della serie Intelligence?!?
Per favore Nanni, prendi il più monello dei tuoi stagisti e costringilo a rivedersi tutta la serie Intelligence e a farci una recensione. .please.
@Ciak: mo problem. Era più una giustificazione (per quello che ho detto) che una puntualizzazione. Per l’uovo non mandarmelo che tanto me lo requisisce Nanni.
No dico, ma vogliamo parlare di LASKO???!!!
cioè monaci guerrieri… non so se mi spiego..
Colgo l’occasione; buona pasqua @tutti!
Mi permetto, quarta risposta al “perchè parlarne”:
4) Perchè i400 Calci nella loro imprescindibile funzione sociale sacrificano un Agnello (visto che siamo sotto Pasqua) alla visione di tale bruttura per la salvezza di tutti noi
OT:
Oggi alle 15:00 Miike muore male per i nostri peccati, per risorgere domenica piu’ in forma che mai
che tristezza di film.
A proposito di wolf of wall street: meshuggah+leo perfezione http://www.youtube.com/watch?v=_ZtN5_dcVQo
stanotte hanno rifatto l’ululato:
che
cazzo
di
film
.
E opplà eccomi qua più fresco di prima.
Samuel: mi stai dicendo che l’hai visto?
@Bongiorno: ok allora concordiamo, le nostre sembrano in effetti più curate.
anch’io ho rivisto L’Ululato! Solo la prima oretta però. Filmone comunque
@Samuel/Miike
ehm… l’ululato? Ehm..coff..coff..
Perdonate la mia ignoranza ma non so che film sia e mi sento un emarginato…
mi dareste una delucidazione o è meglio che vada subito a fanculo?
la cura del cancro non era il twist finale di jhonny mnemonic???
io ieri ho guardato confession, bellino ma un ad unc erto punto sognavo che un pianoforte a coda cascasse in testa alla prof
ovvio che l’ho visto
alla scena del braccio mozzato che ritorna umano ho pianto e maledetto la cgi e chi se lè inventata
può essere che è il primo film che sè inventato la scena dopo i titoli di coda?
Di Lasko abbiamo gia’ parlato:
http://www.i400calci.com/2012/04/shaolin-alla-occidentale-lasko/
L’ululato mi sono distratto io o non c’entra un cazzo manco per sbaglio con questo post?
veramente la scopamed era citata nei titoli di testa dell’ululato quando ci sono i finti notiziari sulle vittime del no hai ragione non c’entra un cazzo ma era tanto che non lo vedevo e non mi ricordavo che bomba che era e ho vuluto esternalizzare
mhhhhhmhhhhmhhhh tum tum
mhhhhhmhhhhmhhhh tum tum
mhhhhhhhmhhhhhhhmhhhhhhhmhhhhhhhmhhhhhhmhhhmhhhhmhhhhhh
sono appena stata cazziata dal Sommo?!?!
..un film così brutto e inutile che non è neanche buono per la Curse of Miike..
“il parrucchino di Horst…(nella versione italiana i pantaloni di pelle di Pelu’)” geniale!