C’è che a me le cazzate comunque piacciono.
Cioè, per quanto saturo possa essere il genere (o non-genere) già dai tempi dell’accoppiata Scream–Scary Movie
(una geniale operazione segreta di scrittura coordinata e volta a confondere le nostre percezioni sfumando il confine tra satira e parodia boccaccesca, il primo riflessione meta- e ironica sui meccanismi dei film dell’orrore con adolescenti, il secondo riflessione meta- e sboccata sui meccanismi dei film che riflettono sui meccanismi dei film dell’orrore con adolescenti)
io persisto da un lato nel credere ottimisticamente che prima o poi qualcuno riesca davvero a dire delle cose nuove e interessanti sull’argomento, dall’altro ad apprezzare molto rutti, scorregge e battute di bassissima lega, e non mi oppongo per principio a operazioni citazioniste, ironiche, autoreferenziali, meta- o semplicemente arrabbiatissime con la quarta parete. Hanno il peso che hanno, ma se persino Spielberg è arrivato a considerare Ready Player One un capolavoro degno di trasposizione cinematografica, che male può fare l’ennesimo horrorino simpatico che scimmiotta quanto già fatto da quel film nel bosco?
Il problema si presenta quando l’horrorino simpatico in questione, The Final Girls del signor Todd Strauss-Schulson, non ha alcuna intenzione di essere un horrorino, piuttosto un dramma familiare un po’ all’acqua di rose, un character piece sul rapporto madre-figlia nel quale gli archetipi del teen slasher sono solo una stampella di facile utilizzo a cui poggiare una storia che avrebbe anche potuto svilupparsi nei cortili di una casa di ringhiera della periferia nord-est di Milano.
Se però l’idea di vedere uno spunto lansdaleiano sputtanato da un’emotività assolutamente fuori posto oltre che eccezionalmente conservatore e misogino nel suo tentativo di sovvertire gli stereotipi di genere dell’horror anni Ottanta vi stuzzica… io boh, cosa devo fare con voi? Sigla!
Il fulcro di tutto è che The Final Girls poteva anche essere una parodia di Alien o di Salvate il soldato Ryan o di qualsiasi altro film nel quale sia prevista la morte di qualcuno e avrebbe funzionato uguale. La storia è quella di Max (Taissa Farmiga, un po’ racchietta e decisamente troppo giovane, eppure confesso di avere una passione sconfinata per lei) e sua madre Amanda (Malin Akerman, che nello stesso film deve fare la diciottenne e la madre quarantenne e riesce a sembrare fuori posto in entrambi i ruoli), che ha quel problema che è morta. È morta in un incidente stradale mentre si lamentava con la figlia della sua vita: da attrice in film horror di quarta categoria a signora nessuno, con troppi debiti e nessun modo di pagarli.
Il suo capolavoro si chiama Camp Bloodbath, il titolo dovrebbe già dirvi tutto, la storia la sapete (un bambino traumatizzato dai bulli ritorna come serial killer per uccidere i regazzini al campeggio yadda yadda), ma soprattutto un fandom affezionato in stile Troll 2/Sleepaway Camp che organizza tutti gli anni una maratona tematica in occasione dell’anniversario della morte della suddetta Amanda, o Nancy come la conoscono i campers. Ovviamente la piccola Max sarà presente in sala durante uno di questi eventi in quanto figlia di, ovviamente con un gruppo di amici che incarnano ogni stereotipo del genere, e ovviamente succede una roba magica per cui i nostri vengono catapultati, pensate un po’, DENTRO IL FILM!, e fanno amicizia con i protagonisti e insomma, se c’è un cattivo e un gruppo di adolescenti sapete già cosa succederà, solo che lo farà con la consapevolezza di essere UN FILM! e non la realtà!
Il giochino è ancora più estremo di Scream perché può permettersi di manipolare lo spazio-tempo in nome delle regole interne a un film diventato realtà: chi prova a fuggire dai set si ritrova al punto di partenza, come nel Seme della follia, e nel corso della loro stravagante avventura i nostri eroi si ritroveranno persino catapultati dentro un flashback! Quali bizzarri artifizi ha inventato il nostro Todd per giustificare un’ora e mezza di film che si riassume in: la nostra protagonista non ha ancora accettato la morte della madre e prova letteralmente a cancellarla salvandole la vita nel film e sperando di poterla così riportare nel mondo reale.
Perché Nancy, nel film, non è la Final Girl, ma una di quelle che scopa e muore. E Max questo non può accettarlo, e sai mai che se la salvo qui poi posso anche salvarla dall’incidente mortale avvenuto in tutt’altro contesto qualche anno fa? La logica è assolutamente nulla, ma nessuno può fermare la forza dell’amore e presto Max sposta il suo obiettivo da “salviamoci il culo” a “salviamole il culo”, retrocedendo il resto del cast al ruolo di macchiette o vittime designate.
È naturale quindi che, di fronte a un materiale intellettuale così debole e che lascia così poca libertà d’azione, The Final Girls si dimentichi presto di voler essere un horror e preferisca quindi amplificare, estremizzare, parodiare fino alla nausea tutti quegli aspetti diciamo così “umani” o quantomeno di costruzione dei personaggi degli slasher classici. Innanzitutto stabilendo un contrasto forte tra i protagonisti del film e i protagonisti del film nel film, i primi perfettamente coscienti della peculiarità della situazione e sempre pronti a tirare la corda per vedere fino a dove possono intervenire in una realtà già scriptata, i secondi completamente scemi, una caricatura portata all’eccesso di tutti gli stereotipi che Whedon e Goddard hanno ormai depotenziato dimostrandoci come ribaltarli.
Il sesso è l’elemento centrale di ogni interazione tra i personaggi di The Final Girls – a parte quando si parla di Max e Nancy, il che contribuisce ancor di più a far spiccare per contrasto quelle sequenze e appesantire la narrazione. “Chi scopa muore” è la regola con cui Todd Cosoconduecognomi gioca più volentieri, e ovviamente Camp Bloodbath ospita la sua quota di arrapati che pensano solo a infilarsi nelle mutandine delle ragazze e arrapate che non riescono a tenersi i vestiti addosso. Di più, in quei due/tre momenti di conflitto vero tra i protagonisti e il killer è sempre il sesso a scatenare lo scontro, e sempre il corpo femminile a catalizzare l’attenzione.
È curioso quindi che il cuore della Soluzione Finale sia quello richiamato dal titolo del film: ogni horror ha bisogno di una Final Girl, una vergine che può uccidere il mostro, e come in una versione camp instagrammata finto anticata della Notte del Drive-In di Lansdale, in cui bisogna imparare a memoria i classici come un mantra e applicarli come un vangelo, The Final Girls sfugge alla tentazione di inventarsi qualcosa di sovversivo e preferisce annegare tutti i suoi tentativi di rivoluzione in un finale scolastico quanto i film che vorrebbe satirizzare.
Il punto (immagino ci siano dei vaghi SPOILER in questo paragrafo) è che per tutto il film Todd Cosolì prova a convincerci della sua volontà di sovvertite il ruolo della donna nell’horror, inscenando situazioni in cui è il fidanzatino di Max (che è poi il figlio di Ragnar Lothbrok di Vikings) a dipendere da lei per venire salvato, criticando apertamente l’idea stessa di Final Girl, creando un gruppo di protagonisti in cui le donne superano gli uomini tipo per cinque a uno… e poi, improvvisamente, si lascia distrarre dal suo amore per le sue due protagoniste e fa crollare il castello di carte, abbandona la sua missione e si arrende a tutti quei film che stava fin lì così sagacemente (o no) prendendo in giro.
Il passo falso è totale perché il fuoco del film si sposta dal meta-film alla famiglia riunita proprio nel momento in cui sarebbe invece necessario accelerare, perché dicendola alla brutta per un’ora in The Final Girls NON SUCCEDE NULLA se non gag spiritose e strizzatine d’occhio e scene da commedia di bassa lega, talmente precise nella loro opera di sputtanamento delle scorciatoie di sceneggiatura usate per vent’anni da chi scrive slasher da farsi perdonare la loro scarsa qualità – nell’ottica del “saranno fatte apposta così, poi vedrete”.
E invece, chinando passivamente il capo e accettando all’improvviso come vangelo tutte quelle regole che fin lì Todd Eccecc aveva messo sotto la lente della satira, The Final Girls manda affanculo tutte le sue girls e le regredisce al generico ruolo di mignotte stupide, carne da macello e scudi umani per l’unica, vera protagonista. È un film che si smentisce da solo e si incarta sulle sue stesse buone intenzioni, carica un’esplosione che non arriva mai e soprattutto promette di ricompensarci per averlo sopportato blaterare per un’ora e all’ultimo momento alza il dito medio e ci trascina in un vortice di sentimentalismo d’accatto e luci smarmellate.
È un peccato che crolli tutto sulla lunga distanza per The Final Girls riesce anche a essere piacevole, momento su momento. Qualche battuta azzeccata, una gag in particolare che nella sua banalità mi ha strappato una risata, alcune belle intuizioni nei dialoghi, non stiamo parlando di un disastro tecnico, ecco. Piuttosto di un film che vuole essere più intelligente di quello che si può permettere.
Se poi volete una valutazione complessiva e che comprenda quindi anche il finale effettivo del film (fin qui ho provato a ignorare gli ultimi due minuti di film), quella ve la riassumo in frettissima: vaffanculo, idiota.
DVD-quote suggerita:
«Sovvertimi STOCAZZO»
(Stanlio Kubrick, i400calci.com)
È vero, me ne stavo dimenticando, chissà perché! Ecco che aspetto ha il cattivissimo del film:
Ma un film di questo tipo che scopo ha di esistere in un mondo in cui esiste già quella perla di “Detention” di quel fuori di testa di Joseph Khan?!
Hahahahahahaha XD
Ok, dopo il titolo, ora leggo anche la recenzia.
Stessa cosa!
Il titolo migliore ever!!!!
il cattivissimo del film
E’ Mario Brega
completo di spata de foco
Mi è venuta voglia di rivedermi Last Action Hero
Stanlio, gran rece, argomentata da par tuo, ma non condivido un’oncia di quello che hai scritto, per spiegarmi temo di scivolare nello spoiler, allora consetimi di riprodurre qui parte della mia rece:”L’accumulo di paradossi, gestiti consapevolmente come vie di fuga o deviazioni dal plot, genera ilarità, ma ciò che più colpisce è che le azioni di tutti non riescano a modificare il corso degli eventi scritti secondo le regole dell’horror: la procace svampita, pur cercando di essere altro da sè per attirare in trappola Billy, resta un corpo buono solo per il body count delle vittime, così come l’infoiato si trova tragicamente costretto a pensare al sesso anche in situazioni di pericolo estremo. Il genere come destino quindi, che sembra avviarsi deterministicamente e malinconicamente ad un epilogo non lieto. Final Girls come Final Destinations for all? No, perché in mezzo a tutto questo, la giovane Max non si arrende e cerca di salvare la sua mamma di celluloide, fin al punto della trama in cui è scritto che ne resterà soltanto una, solo una – vergine, ovviamente – riuscirà ad ammazzare il mostro, e se il passato e un film già girato che non si può cambiare, ma va solo lasciato scorrere, è anche vero che l’amore è per sempre, e madre e figlia sono pronte all’estremo sacrificio, e allora quelle che erano risate scompisciate diventano lacrime incontenibili, incredibile, si piange e si ride e ancora si piange per un metaslasher, mentre Kim Carnes canta come sa.”
Frega zero di nulla, ma una bloggata su Vikings dovreste farla.
A questo punto aspetto la stagione nuova che visto come finiva quella prima sono tutto in sospeso. Intanto me lo segno tra le cose da fare.
Yeah bro!
In tema Vikings consiglio pure The Last Kingdom, che è una serie storica simile solo dal punto di vista degli inglesi, meno stilosa forse ma più lineare e anche più appassionante, di qualità non inferiore (infatti giustamente su imdb hanno la stessa valutazione).
Scusa ho visto il film il 30 luglio 2019 e adesso, cioè finito il film, è cominciato Vikings. Pecchè… pecchè dico io?!
Visto e niente: sono troppo vecchio per queste strozate.
Dove posso chiedere con profondo rispetto e infinita umiltà un nuovo post su nuovi telefilm da menare?
scusate, ma io vado a rivedere uno dei più bei film di tutti i tempi ever. IL SEME DELLA FOLLIA.
NON.
SCUSARTENE.
MAI.
lo vedrò stasera in FW alla Pucci, 5 minuti di fw e 1 minuto di ascolto, 10 min fw e 50” di ascolto, 15 min di fw e 40” di ascolto ecc
le escono?
No, zero.
Visto qualche tempo fa, mi pare nessuna le esca.
In effetti è un film che sa di vecchio, una delle principali fonti di ispirazione (ancora non nominata) è La rosa purpurea del Cairo di Woody Allen e parliamo di una commedia del 1985.
Per me il punto forte – che un’occhiata la vale – è il cast, a parte la madre/teen gli altri sono tutti bravi, tipo la tizia di Vampire Diaries (ho visto la prima stagione per sventura) buttala via. Insomma ci sta ma solo con bassissime aspettative.
Un horror delicato. A me non è dispiaciuto.
Il problema principale non credo sia tanto la storia in se quanto il fatto che non spinga da nessuna parte finendo per risultare vuoto. Mi spiego meglio. In Quella Casa del Bosco si faceva della satira, si faceva del meta, si prendeva il genere semi-parodiandolo MA credendoci davvero. Quindi, nel genere ci sono tette? le mostriamo. Nel genere c’è sangue e violenza? la mostriamo, anzi, esageriamola! Qui si fa tutto il contrario. Si prende il genere e tutte le ottime intenzioni che un incipit poteva creare e le si va di sottrazione evitando di far vedere qualsiasi cosa. Niente tette, niente sangue. In un Horror? Come fai a giocare col genere se te ne vergogni? Non è neanche questione di confezione patinata perché altrove (It Follows) la componente Instagram funziona perché quando deve mostrare mostra. Ci si rimane male perché il film decide da solo di impostarsi sulla regola che “se fai sesso muori male” e poi decide di non far vedere ne il sesso ne le morti male. Se non si fosse vergognato di se stesso ne sarebbe uscito un film migliore e la storiella madre-figlia sarebbe stata decisamente più digeribile. Il film in se non è neanche orrendo, nei limiti del filmetto divertente che cerca di giocare sul genere, ma si lascia dimenticare troppo in fretta. Se avesse davvero spinto avrei perdonato anche quel finale li.
Alla fine concordo con Vespertime, se ci avesse creduto davvero e avesse spinto sugli elementi tipici dello slasher il finale buonista e consolatorio si sarebbe anche potuto perdonare. Così invece no, perchè se al momento dello spogliarello il regista sceglie di NON farti vedere un capezzolo manco per sbaglio (e siamo in uno slasher alla Venerdì 13) allora è chiaro che stai facendo una cazzata bella grossa.
E comunque è mostruosamente scontato.
Autoironico, simpatico, accattivante, non mira ad altro e quindi è coerente, fa scorrere il tempo ed intrattiene, e paradossalmente il pezzo finale ha pure un momento toccante.
Sul perché per me lo sia, vi ammorberei con pipponi peggio di Metal Gear Solid
Ma piaciuto. E parecchio.
Quanta spocchiosa ignoranza in una sola recensione. Meraviglioso. Non che il film sia ultra difendibile tuttavia ribadisco, quanta ignoranza in un colpo solo. Figo.
A scanso di fraintendimenti il mio “quanta ignoranza” era di petto e in tono amichevole ma per iscritto non si sente. Rende quindi meglio l’idea dire: “quanta supponente nonchalance”. Grazie ciao.