Non si capisce perché, in questi ultimi anni, siano stati prodotti così tanti film su Pablo Escobar. Come se improvvisamente si fosse aperta una diga, una sacco di gente ha voluto dire la propria sul narcotrafficante più famoso (e cinematografico, diciamolo) di tutti i tempi. C’è stato Escobar: Paradise Lost, che parlava solo tangenzialmente di Escobar ma che comunque aveva dalla sua Benicione Del Toro perfetto nella parte. Poi c’è stato Narcos e, signora mia, che cazzo vuoi dire ancora dopo Narcos sull’argomento? Right? Wrong.

Nella foto: Barry Seal.
Io e l’eroico Jackie Lang eravamo a Venezia nelle scorse settimane… Prima che lo chiediate, no, non eravamo lì per la mostra del cinema. Caso vuole che negli stessi giorni della magica kermesse venga anche organizzata l’annuale Convention dei Brutti Ceffi (CBC), a cui noi partecipiamo sempre come agenti Interpol sotto copertura per sgominare bande di drogati, trafficanti di sigarette di cioccolato e alcol puro al 98% che si incontrano al Lido per portare avanti il loro malaffare. Ovviamente, siccome siamo redattori de i400Calci, ci danno anche l’accredito d’ufficio, che usiamo solo ed esclusivamente per i film di menare. Siccome la nostra vita è molto più fica dei film di Tarantino, mentre stavamo appunto sgominando un grosso giro di prostituzione di bulldog francesi, sparando con mitragliette e nascondendoci dietro ad auto in un grosso parcheggio sotterraneo (sì, eravamo al Lido di Venezia, non rompete i coglioni), chiacchieravamo anche di cinema. A un certo punto, mi giro verso Jackie Lang che sta sbaragliando due o tre Brutti Ceffi armato solo di un coltellino svizzero spuntato e gli faccio: “Mi dicono che Loving Pablo, il biopic su Escobar interpretato da Javier Bardem e Penelope Cruz, presentato fuori concorso alla 74a Mostra di Arte Cinematografica di Venezia, puzza come la merda”. “Ah, guarda, non me ne parlare – mi fa lui – È la quarta volta in pochi anni che vedo quel cazzo di messaggio alla nazione di Reagan sulla diffusione della droga in America”. Mentre ci allontaniamo con estrema calma dal parcheggio che esplode, un interrogativo si forma nella mia mente: cosa avrà voluto dire con “quarta” volta?
Salta fuori che Jackie, essendo iscritto alla massoneria, aveva già visto il qui presente American Made, altrimenti detto Barry Seal – Una storia americana. Concludo il preambolo: ho poi visto Loving Pablo e sì, la puzza di merda veniva proprio da lì. E ora passiamo al tema di oggi.
Sigla!
https://www.youtube.com/watch?v=qr1dPUoLqMM
American Made fa parte della recente tranche della filmografia di Tom Cruise con cui la star che non invecchia mai (o ha a disposizione il più grande chirurgo plastico di tutti i tempi) sta cercando un po’ di variare rispetto al suo classico eroe tutto d’un pezzo. Ha interpretato il codardo in ben due film di recente, Edge of Tomorrow e La mummia, e in Jack Reacher è un po’ più stronzo della sua media. In American Made fa la parte di un arrivista avido e opportunista, che molla il lavoro di pilota di linea per lavorare per la CIA, ma non esita a fare il doppio gioco non appena il cartello di Medellin gli sventola davanti bei dollaroni per trasportare la coca sul suo aereo. Il suo Barry Seal è in pratica un cazzone annoiato alla ricerca di emozioni forti, che scopre di essere portato per fare la spia e ancora più portato come corriere della droga. Un personaggio insalvabile sotto tutti i punti di vista. Ovviamente alla CIA non gliene frega un cazzo se Barry usa l’aereo per arrotondare a modo suo, basta che faccia le foto ai ribelli del Centro America e per il resto cazzi suoi. Anzi, cosa ti fa la CIA (nella persona di Domhnall Gleeson)? Compra a Barry una mega-proprietà di ventordicimila ettari a Mena (si scrive “Mena” ma si legge “Anna Mazzini”) in Arkansas, col suo hangar privato, l’aereo nuovo and whatnot.

“Mio Dio, che camicia orrenda”. “Domhnall… Domnhall… dove andrà la acca?”
Avrete facilmente intuito che si tratta dell’ennesima satira sul sogno americano, quel concetto secondo cui, se lavori duramente e onestamente, puoi salire la scala sociale indipendentemente da dove provieni. È il sogno del self made man ribaltato: Barry è disonesto e cerca sempre le scorciatoie per arricchirsi, ma in fondo è brillante e, pur se si tratta di smerciare coca, ha le idee giuste e sa come realizzarle. Il crimine paga e lui si espande pure, assumendo altra gente. E il governo guarda tra l’indifferente e il compiaciuto.
Ovviamente tutto questo è declinato in commedia, e infatti nel film c’è Mena ma non c’è tanto Menare in senso stretto. Barry è un guascone che prende tutto con enorme leggerezza e il film fa altrettanto. È R-Rated, perché tutti si prendono a “fuck” costantemente, ma non lo è nella violenza, che non affonda mai dove dovrebbe. Ne consegue che anche il ritratto di Escobar e Medellin fa un po’ ridere i polli. Sembrano più una banda di Sancho Panza buffi e coloriti che il più pericoloso cartello della droga al mondo. Ma in fondo non è un problema, non sono loro il focus del film e Tom Cruise, che lo è, è perfetto. La sua inconfondibile faccia da culo finemente cesellata si sposa benissimo con la satira del film, anzi la mette in risalto ancora di più. Lui, faccia sorridente di un’America fatta di vincenti, lui che l’altra volta che faceva il pilota rappresentava il Bene assoluto in lotta contro il Male senza volto, qui diventa il simbolo di tutto ciò che c’è di losco e sbagliato e preoccupante nel facciaculismo americano.

¡Ahiahiahiayyyyy!
Eppure, dopo tutte ‘ste parole spese, sapete che alla fine il film non è un granché? Ha tutti gli elementi giusti per funzionare: Doug Liman (uno che ha toccato alti e bassi ma che sa fare il suo mestiere) sceglie di girare tutto con uno stile quasi documentaristico fatto di zoomate rapide e raccordi volutamente alla cazzo, ma finisce per fare anche troppa confusione al montaggio. L’inizio è semi-incomprensibile per come salta di palo in frasca da una situazione a un’altra, tanto che mi sono chiesto se la copia non fosse difettosa. Il maggiore problema, però, è che la parte centrale si trascina stanchissima nonostante tutta la roba che succede. È un grosso guaio quando stai raccontando una action-comedy su un corriere della droga sbruffone che fa il pazzo cash lavorando per Escobar e la CIA e comunque FINISCI PER ANNOIARE.
Insomma, quello che avrebbe potuto essere facilmente un buon filmetto leggero cucito intorno a Tom Cruise si rivela un prodotto medio e noiosetto in cui Tom Cruise è l’unico elemento che si salva davvero. E quell’incredibile capolavoro di Sarah Wright. E quall’adorabile redneck sociopatico di Caleb Landry Jones. Ma che fazza c’ha Caleb Landry Jones?
DVD-quote:
“Non c’è Menare in Arkansas”
George Rohmer, i400Calci.com
venduto!!
dai Tom continua così…
e spero di vederti presto in qualche ruolo più drammatico.
Caleb Landry Jones è l’erede di Brad Dourif, ne sono certo.
il film non l’ho ancora visto ma secondo me tom cruise mangia la merda
Boh dovrei andare a vederlo in settimana con alcuni amici ma in effetti ispira zero. Il trailer mi dà un’idea di loffio, anche se Doug Liman è uno che mi fa simpatia e delle volte caccia fuori bella roba.
e “Go” è uno di quei film che mi porto nel cuoricino e lo riguardo ciclicamente
naturalmente per Top Gun 2
seguiremo la produzione passo passo, vero?
Narcos è di una noia mortale nonostante l’interpretazione coi controcazzi di Wagner Moura che aveva già fato sfaceli in Tropa de Elitè.
No dai, si guarda. poi vabbe c’è gente che ne parla comw di una figata clamorosa quando è solo carino.
Ma T(r)opa de Elite non è stato recensito sui Calci?
Peccato.
non ho ancora visto la 2 e la 3 ma la 1a stagione di narcos me la ricordo come una discreta bombetta con moura e guzman stratosferici e sì, un po’ una rottuta di cazzo il troppo voice over. Però figata
tropa de elite filmissimo
esagerati. carino TDE com’è carina Narcos. La seconda forse meno brillante della prima stagione o comunque manca l effetto sorpresa. La terza mi manca l ultima puntata, a leggere in giro sono tutti presi molto bene, tanti la reputano superiore alla 2^ A me personalmente ha abbastanza deluso.
Visto ieri e apprezzato molto, ma a me le storie di droga e centro america piacciono quasi a prescindere.
Dico solo una roba sulla violenza del cartello che nel film non si vede: per me ci sta.
Il film racconta la vita di Berry per come la vedeva Berry e lui non percepiva il pericolo di lavorare per dei mostri sanguinari. Anche il tipo della CIA che all’inizio minaccia sua moglie viene fuori come un simpatico scemotto di cui non avere paura.
Per me ci sta perfetta nel tono del film e nella caratterizzazione di Berry.
Visto, una mediocrata in cui si arriva alla fine giusto perché ne succedono di ogni e pensare che questa sia una storia vera manda ai matti. Per il resto regia piatta, musiche buttate un po a cazzo con un protagonista che calza a pennello ma mai basterà a salvare la baracca….insomma pare Blow.
Non malaccio, ma rimane li’ sospeso tra volere essere satira politica, ritratto storico e film action: purtroppo non riesce ad aver un’identita’ precisa, oltre che a essere abbastanza noioso, come giustamente fatto notare. Tom Cruise e’ bravo, ci mancherebbe, ma dovrebbe iniziare a interpretare ruoli adatti alla sua eta’.