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recensioni

Mark, taci un attimo, ché non sento le esplosioni: Mile 22 (o Red Zone, se vi pare)

Xena Rowlands
di Xena Rowlands | 19/11/201824

«Stop monologuing!»

C’era una volta – nella mia testa ma anche nella vostra, ne sono sicura – un gran bel film, un solido B movie di menare, dritto come un fuso, asciutto e violento e godurioso: con Iko Uwais e Ronda Rousey che devono andare da un punto x a un punto y, mentre un’intera città di scagnozzi armati fino ai denti cerca di farli fuori in modi creativi. Semplice, efficace. Un The Raid su strada, un Mad Max: Fury Road pre apocalisse. C’era una volta, ma poi sono arrivati Peter & Marky Mark, hanno pensato anche loro (comprensibilmente, eh) «cheffigata!» e Mile 22 è diventato un altro film (in Italia è diventato anche Red Zone, per aderire all’imprescindibile tradizione nostrana DOP-IPG di sostituire un titolo in inglese con un altro titolo, sempre in inglese ma diverso). Non un vero B movie, tanto per cominciare, per quanto possa trattenerne lo spirito, ma un blockbuster d’azione, con il suo bel budget e una discreta macchina produttiva e promozionale alle spalle (negli Stati Uniti è stato distribuito d’estate, in altissima stagione). Poi, a tutti gli effetti, un film della premiata ditta Berg & Wahlberg, per quanto non (direttamente, almeno) tratto da una storia vera come i precedenti Lone Survivor, Boston e Deepwater. Ma, soprattutto, un film in cui Mark Wahlberg parla troppo. Troppo, dai, raga. TROPPO.

Di Peter Berg Autore (gli sarò eternamente grata per aver originato una delle mie serie preferite di sempre, Friday Night Lights – recuperatela se non l’avete mai vista – sta tutta su Prime Video) abbiamo parlato parecchie volte, dei suoi legami-confronti con due ingombranti Michael (Mann e Bay) anche, e pure del fatto che, piaccia oppure no, possiede uno stile riconoscibile, e porta avanti un discorso ideologico ed estetico con coerenza e testardaggine. Lo fa pure qui, è chiaro. Venerazione per il mondo militare? Check. Patriottismo spinto? Check. Esplosioni? Check. Grossi fucili? Check. Collaborazione ricorrente con un attore feticcio, con cui peraltro condivide anche la propensione a una routine giornaliera da Veri Uomini™? Check. Macchina a mano traballante e montaggio epilettico? Check. Propaganda destrorsa mai troppo velata? Ovviamente check. Adrenalina e grande divertimento? A tratti.

il bicipite lo vedo in forma, ma dovresti alzarti alle 2 e mezza come me, le 4 è troppo tardi

Ve lo dico subito, il mio principale problema con Mile 22 è Mark Wahlberg. In quanto Mark Wahlberg e in quanto personaggio, Jimmy Silva, di cui viene srotolata la backstory sui titoli di testa con la speranza (ancora più evidente a fine film) di renderlo protagonista di un futuro franchise, di farne un nuovo Jack Reacher, almeno, se non addirittura un Jason Bourne. Jimmy Silva, ci dicono, è: un ex bambino prodigio, un genio, un orfano che ha perso la famiglia in un modo brutto brutto brutto, una persona bipolare e iperattiva, uno con problemi di gestione della rabbia, un ex marine, un veterano di guerra, un espertissimo operativo di una task force speciale super segretissima, un vero patriota, un eroe. È un po’ tante cose, ecco, ma soprattutto è Mark Wahlberg che si tira continuamente schiaffi sul polso con un braccialetto elastico giallo (perché «pensa troppo più velocemente degli altri e tende a perdere il controllo») e, come dicevo, non tace mai un secondo: aggredisce verbalmente chiunque gli capiti a tiro (qualche volta con effetto involontariamente comico), monologa a mitraglia anche nelle situazioni meno indicate (glielo dicono tutti, perfino John Malkovich con una stramba parrucca) e, come se non bastasse, nel film c’è pure un ulteriore piano temporale, a missione finita, in cui Jimmy ri-racconta a un superiore com’è andata, deliziandoci quindi anche con una sorta di voce fuori campo. E insomma sognavo di perdere l’udito per le deflagrazioni e per i pugni, l’ho perso ascoltando pontificare Mark Wahlberg sul deep state.

oh, bella questa, la metto subito su instagram!

Attenzione, quello di Jimmy Silva non è semplicemente un personaggio sgradevole, non ci sarebbe nulla di male, anzi: MA MAGARI. È che ci viene richiesto di credere che Mark Wahlberg sia un’insostituibile mente superiore (e che dunque tutti lo sopportino, lo seguano e lo ammirino pure se è uno stronzo senza pari) quando: a) è Mark Wahlberg; b) le sue filippiche complottiste sullo stato delle cose e i poteri forti quasi non le pubblicherebbero nemmeno in un articolo di Breitbart (la gag su Steve Bannon non è mica a caso); c) comunque in questa storia* va tutto malissimo, più e più volte, e a nessuno, men che meno a lui che è un cervello sopraffino, viene in mente che, chissà, se i nemici sembrano sempre un passo avanti, forse è perché (SPOILER) sono davvero sempre un passo avanti. Non ho nulla contro i dialoghi serrati o contro i personaggi che parlano veloce, ma Lea Carpenter (autrice dello script, romanziera con una biografia niente male) non è né Quentin Tarantino nè Aaron Sorkin. Spiace.

[* La storia: in una non specificata città del sud est asiatico (ma in realtà è Bogotà) Jimmy Silva e i suoi stanno cercando di recuperare un pericolosissimo carico di cesio dalle potenzialità distruttive devastanti; un poliziotto locale, Li Noor, si consegna all’ambasciata Usa con informazioni cruciali, che però non rivelerà finché la task force di Silva non l’avrà portato fuori dal paese. Segue piacevole viaggio di 22 miglia verso il più vicino aeroporto, con giusto due o tre intoppi sulla strada]

vieni iko, facciamoci una fotina ricordo anche noi! vedrai la pioggia di like!

Accanto a Mark Wahlberg – per sfortuna sua, per fortuna nostra – c’è sua divinità Iko Uwais. Che parla pochissimo, mena benissimo e, per quanto in un ruolo di non protagonista, è la vera e luminosa fonte di gioia per chi guarda Mile 22. Certo, finisce pure lui vittima dello stile Peter Berg: non tanto delle sue velleità documentaristiche alla Paul Greengrass con conseguenti riprese mega mosse, quanto della frenesia di montaggio, qualcosa come millanta tagli al minuto. Peter, un appello: hai la possibilità di filmare e farci ammirare la potenza atletica, la bellezza del gesto, la meraviglia del calcio, del pugno, della violenza perpetrata con fantasia e attraverso ogni oggetto disponibile da un vero e quasi superumano virtuoso del silat, perché porca puttana devi spezzettare tutto così, madonna mia, te la buco quella moviola, cazzo.

se ti becco, guarda…

Nonostante Peter Berg – tra le altre sue scelte opinabili: avere Ronda Rousey nel cast e non darle nemmeno una scena di lotta corpo a corpo, Peter, parliamone, esattamente che problemi hai – Iko emerge tra le cose migliori del film, e non solo nelle scene d’azione, ma anche in tutto il resto del viaggio, come presenza enigmatica e carismatica, il cui mistero si scioglie solo alla fine. Tra le altre cose belle di Mile 22: l’ottima sequenza iniziale, pre titoli di testa, adrenalinica e tesissima, a dimostrazione che, nonostante le ricorrenti cappellate, Berg quando vuole sa davvero il fatto suo (è anche una sequenza in cui Mark Wahlberg non fa praticamente niente e segue tutto dall’esterno della casa. Coincidenza? Io non credo); i momenti action, più in generale, l’esplosione e la sparatoria per strada, l’inseguimento nel palazzo, tutto realizzato con un entusiasmo e il piglio da film di guerra; la durata, che sembrerà pure una cosa secondaria, ma i 90 minuti secchi sono quasi sempre cosa bella e giusta, ancor di più in un film così.

ecco, mark, così, meno chiacchiere, più pallottole, più zona di guerra

A conti fatti, vedete, Mile 22 non mi è dispiaciuto, com’è invece accaduto alla critica statunitense (24% su Rotten!), e non solo a lei: il colpo di scena finale potrà pure dare la sensazione di una chiusura monca (soprattutto se non dovesse poi esserci l’ipotizzato sequel), ma è anche a suo modo una rinfrescante doccia fredda, che in mezzo a certa retorica tonitruante non sta per niente male; c’è un certo sbilanciamento narrativo (la parte iniziale all’ambasciata, prima che si entri nel vivo, è un po’ troppo lunga, e dei fatti privati di Lauren Cohen, spiace, mi frega proprio zero, specie quando Berg decide di frammentare in settecento tagli di montaggio anche una normale conversazione tra colleghi), ma l’azione va poi via bella dritta, senza troppi fronzoli, e con momenti spettacolari notevoli. Il montaggio è a tratti tremendo, ma c’è comunque Iko Uwais. Insomma, il mio unico problema, ve lo dicevo, sono Mark Wahlberg e il suo Jimmy Silva: soprattutto perché mi ha costretto a pensare, quasi tutto il tempo, a come sarebbe stato bello quel film là, quello che mi ero fatta all’inizio, nella mia testa. E a sbraitare tra me e me «stop monolguing!», trasformandomi un po’ in Jimmy Silva anche io, tra l’altro. Peter, un appunto veloce per la prossima volta: meno chiacchiere, meno tagli di montaggio, più Iko Uwais.

<3

«22 miglia, discreti pugni, troppe parole» Xena Rowlands, i400calci.com

Trailer | IMDb

Xena Rowlands
Autore del post: Xena Rowlands
"No power in the ‘verse can stop me"
k

tags: azione b-movie complottismi che neanche su breitbart esplosioni iko uwais john malkovich john malkovich con una stramba parrucca lauren cohan mark wahlberg mark wahlberg logorroico mile 22 non voler essere john malkovich peter berg peter berg autore premiata ditta berg & wahlberg Red Zone ronda rousey sua divinità iko uwais the raid su strada un piacevole viaggio fino all'aeroporto vagamente di destra veri uomini

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24 Commenti

  1. Alimentare Watson 19/11/2018 | 10:25

    Venduto, appena trovo qualche disgraziato ad accompagnarmi.

    Rispondi
  2. arcibaldo 19/11/2018 | 10:40

    un filmettino, dove Whalberg ci viene venduto come protagonista ma dove il vero protagonista è uwais. Il personaggio di Whalberg, mente sopraffina, non fa praticamente NIENTE per tutto il film. Fa tutto Uwais, Whalberg, la maggior parte delle volte, sta a guardare. E non c’è niente di male è, ma sto grandissimo combattente con problemi di rabbia dove è? Chiacchiera, chiacchiera, chiacchiera….

    Rispondi
    • Anonimo 21/11/2018 | 11:36

      https://www.youtube.com/watch?v=kFjWxvW_WlY

  3. Poisoned Ivy 19/11/2018 | 11:00

    Xena spiegami, i combattimenti sono tutti montati come la gif che hai messo? Perché non sono certa di reggere all’attacco epilettico nel caso.

    Rispondi
    • Xena Rowlands 19/11/2018 | 11:02

      eh, sì. è lo stile di Peter Berg Autore: non perdona. ma io per Iko farei comunque un tentativo.

  4. avdf 19/11/2018 | 11:05

    ovviamente ho cliccato sul link del workout… ci si stupisce che si alza alle 2.30 ma va detto che però va a dormire alle 7.30 alla sera. 7 ore se le dorme…più di me che vado a letto intorno a mezzanotte e alle 6.30 sono in piedi :D
    ma poi cos’è la crio-chamber recovery? O_o

    Rispondi
    • sniffo 19/11/2018 | 11:09

      Suppongo una cosa del tipo: https://www.sportoutdoor24.it/crioterapia-come-funziona-il-bagno-nel-ghiaccio-e-quali-benefici-dopo-aver-fatto-sport/

  5. Oliver Die Hardy 19/11/2018 | 11:23

    Da quello che descrivi io avrei probabilmente strappato le poltroncine a morsi.
    Hai Iko Uwais, 22 miglia e qualche centinaio di punching-ball e puntaspilli su gambe, MA COSA TI SERVE DI PIU’??

    “te la buco quella moviola, cazzo.” DVD quote alternativa a mani basse.

    Rispondi
  6. fre. 19/11/2018 | 12:04

    A me è piaciuto molto e Logorroico Mark non mi ha dato fastidio. C’è Iko che mena sul lettino ospedaliero, Iko che mena per corridoi, Iko che mena con una mano sola ammanettato. Merita, merita.

    Finale monco, il botteghino americano ci dà speranze oppure no?

    Rispondi
  7. El mariachi de Puerto 19/11/2018 | 13:31

    Madò che montaggio esagerato. Capisco con un Seagal o un Neeson..ma con Iko??? Ma cosa lo assumi a fare, non si puo dai.
    Lo aspetto con calma in dvd a sto punto.

    Rispondi
  8. Bradlice Cooper 19/11/2018 | 13:40

    Cioè come sarebbe “Ronda Rousey non ha scene di lotta corpo a corpo”?????????

    Rispondi
  9. Gabriel Puntello 19/11/2018 | 14:15

    Rece perfetta, da sottoscrivere parola per parola e pure le virgole xD!
    Un giorno qualcuno mi spiegherà come sia possibile entrare in TUTTE, ma proprio TUTTE le telecamere possibili immaginabili della città, in tempo reale. A parte che Whalberg è diventato Whatberg, perché praticamente non fa una mazza o quasi (a parte chiacchierare), a parte che il pòro Iwo che ha avuto una sfiga matta (sì, chi l’avrebbe mai pensato che tutti i suoi agilissimi movimenti sarebbero stati annullati da una forza uguale e contraria creata dai movimenti frenetici di camera stile Greengrass, col risultato di farlo sembrare quasi fermo? u.u), a parte avere pistole con un caricatore lungo circa 3 metri (non ricaricano mai, si spiega solo così°°° u.u), a parte che i cattivi sono in fondo dei bònaccioni, visto che mentre soccorri uno dei buoni non ti sparano praticamente MAI), A PARTE TUTTO QUESTO: se quando si arriva allo scontro tra Marchino ed il boss dei cattivi, e ti immagini chissà che scontro ed invece fanno entrare in azione UN DRONE che lancia un missile e in 3 sec. tutto è finito, perché straminKia non l’hanno fatto entrare in azione subito, prima far carneficine per le strade per ore ed ore?°°°°°°

    Rispondi
  10. L'ozio è il padre di Virzì 19/11/2018 | 15:04

    Gli do una sufficienza stiracchiatissima solo per Uwais che si mangia il film. Pure con continui stacchi e un montaggio epilettico l’indonesiano vale da solo il prezzo del biglietto.

    Whalberg invece è da prendere a cartoni in faccia. Insopportabile.
    Ah, quoto @Oliver Die Hardy qua sopra sulla dvd quote alternativa: “te la buco quella moviola, cazzo”. Sappi che te la rubo Xena!

    Rispondi
  11. Il Reverendo 19/11/2018 | 16:26

    ma davvero una rece così freddina per un film del genere? cioè parliamo di un’ora e mezza di azione ininterrotta dove quando non si stanno sparando o inseguendo con la macchina c’è iko uwais che sta spaccando la faccia a qualcuno. il tutto con un budget da film di serie A, una fotografia che sembra ricordare che esistono altri colori oltre al blu e al grigio, litri e litri di sangue.

    ci saranno pure stacchi di montaggio frequenti ma si capisce tutto e non si perde niente, non ci si perde una goccia di sangue che sia una.
    e la trama pure è figa dai, sfido chiunque a dire di aver visto arrivare il colpo di scena finale.

    poi ok, la rousey ha rilasciato quell’intervista dove si dice appunto che il film iniziale doveva essere solo lei e uwais che pestano la gente, che detta così sembra una figata, la verità è che 99% sarebbe stato diretto da un anonimo, avrebbe avuto il sangue e le sparatorie in digitale e il budget sarebbe stato risibile.

    così è diventato un film di serie A con tutti i vantaggi di un DTV. abbiamo l’IMF se gli agenti fossero davvero sacrificabili, abbiamo un disprezzo della vita umana che non si vedeva dai tempi di ronin. rumori delle armi pazzeschi, tutto di livello altissimo.

    the kingdom era sempre un bel film di berg, questo sembra il finale di the kingdom (dieci minuti belli carichi) pompato di steroidi fino a farci un bel film sotto.

    SPOILER

    la storia del patriottismo di destra di berg la capisco ben poco qua, il film te la mena su quanto sia fico che i servizi segreti americani creino agenti come whalberg, poi però ti fa vedere che anche i servizi segreti asiatici hanno un suo corrispondente, e soprattutto ne hanno un i russi (uwais) che sta un bel passo avanti a whalberg.

    FINE SPOILER

    per me questo è un altro di quei film dei quali vorrei ne uscissero due al mese, invece di questi ne becco se va bene uno all’anno e due volte al mese il solito vorrei ma non posso pg13. ma avercene. io il seguito lo corro a vedere a scatola chiusa, e berg si merita gli applausi a scena aperta

    Rispondi
    • L'ozio è il padre di Virzì 19/11/2018 | 19:02

      Capisco il tuo ragionamento ma non condivido il tuo entusiasmo perché al contrario tuo vedo il bicchiere mezzo vuoto. Alla fine hai un film che poteva venir fuori una bomba totale con Iko, Rhonda e Mark che prendono a calci in culo e a pistolettate la gente per 90 minuti. E invece se togli Uwais da sto film cosa resta? Marky Mark che sostanzialmente non fa un cazzo di nulla. A parte chiacchierare, ovviamente. Con le debite proporzioni mi ricorda “Accident Man” con Adkins.

      Questo “Mile 22” è migliore del 99% dei film usciti nell’ultimo anno ma per me è un’occasionissima gettata nel cesso. E le bestemmie si sprecano.

    • Il Reverendo 19/11/2018 | 19:31

      beh , togli iko e rimane comunque un film dove si sparano tutto il tempo, in modo credibile, con dei rumori delle armi perfetti e una bella dose di violenza. tipo la scena iniziale dove iko non c’è ma spacca i culi alla grande e ti mette le giuste premesse per quello che viene dopo, i protagonisti pronti a togliere e perdere la vita senza battere ciglio, i loro compagni di una vita muoiono e non c’è nessuna scena sentimentale, ordinaria amministrazione. mi è piaciuta un sacco sta cosa.

      tra l’altro su whalberg c’è da dire che il suo personaggio non è fatto per essere simpatico, è fatto proprio per starti sui coglioni, così come sta sui coglioni a tutti quelli che lavorano con lui, solo che essendo un capacchione e anche un soldato cazzutissimo, alla fine è meglio star dietro a quello che dice.

  12. Il Reverendo 19/11/2018 | 16:29

    voglio pure spezzare una lancia a favore della trama del film, che un film così manco ne avrebbe bisogno e invece si impegna a dare tutti gli indizi giusti e a non pisciare fuori dal vaso

    Rispondi
  13. Stephengak 19/11/2018 | 22:48

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    Rispondi
    • Oliver Die Hardy 20/11/2018 | 09:35

      No, no, tranquillo, mo’ me lo segno…

  14. Pitch f. H. 20/11/2018 | 11:18

    Della trama non me ne frega un cazzo. Finché si sparano e si ammazzano accetto anche questo plot fasciocomplottista da handicappati nel cervello.
    Ma mi chiedo cosa chiami a fare Iko Uwais se con quel montaggio parkinson potresti far sembrare un marzialista della madonna anche la bonanima di Jimmy il Fenomeno.

    Ronda Rousey cesso.

    Rispondi
  15. Landis Buzzanca 20/11/2018 | 13:24

    #movimento5schiaffi

    Rispondi
  16. Andreasan 20/11/2018 | 17:09

    the raid on the road non e’ venuto in mente a nessuno ?

    Rispondi
  17. Kralizec 07/01/2019 | 19:23

    Visto oggi o.O
    Imho… MACCOSA?!? :( uno dei film che me l’ha fatto pensare più e più volte…
    Sembrano più realistici gli Avengers a confronto… :|
    A conti fatti è Uwais che salva SEMPRE la situazione… :DDD

    Rispondi
  18. jax 20/12/2019 | 10:24

    A dispetto delle tante critiche che ho letto prima di vederlo, l’ho trovato sorprendentemente nelle mie corde.
    La trama è più interessante di quello che si pensi (Lea Carpenter ha comunque un bel talento oltre quello già noto di scrittrice e mette insieme una serie di intrighi/doppi giochi niente male) e l’ambientazione pure. Sembra una sorta di film apocrifo scritto da Tom Clancy, solo che al posto dell’elegante (fino ad un certo punto vista l’ultima incarnazione di Krasinski) Jack Ryan ha la versione logorroica e ancora più pazza di Jack Bauer.
    Ha anche moltissimi difetti (montaggio da arresto, sottoutilizzo di Rousey tra i tanti) ma va dritto come un fuso per la sua durata onestissima di 90 minuti.

    Una parola su Wahlberg. Il suo odioso, logorroico, nevrotico, psicotico, ossessivo, maniaco Jimmy Silva (che nome fico) è tra i suoi personaggi che preferisco (sicuramente quello che preferisco dei vari film con Berg, seguito con poco distacco dall’operaio di Event Horizon). Il tocco di classe è quel braccialetto che si snappa ogni tanto quando sta per partirgli la brocca o deve tenere a freno il suo cervello. Pazzesco, tra tutti i dettagli stupidi che potevano mettergli come tic hanno scelto per me il migliore.

    Il mio momento preferito di Marky? Ne dico due: quando per fare il capo duro butta la tortina a terra a Rousey visto che è incazzato e quella ci rimane dimmerda e quando fa il grosso con il capo della sicurezza indonesiano. Uno scambio di battute così intriso di celodurismo e maschilismo che è veramente comico. Un mito.

    Capisco a chi non è piaciuto, ma tra qui e una schifezza come leggo ce ne passa.

    p.s. Peter Berg continua nel suo trend dell’apparire nei film con piccoli ruoli (del resto già faceva l’attore con Micheale Mann), stavolta fa il padre stronzo che triggera la prescelta di Silva per levarle la figlia. Mi fa sempre molto ridere.

    Rispondi

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