Look at that mountain
Look at those trees
Look at that bum over there, man
He’s down on his knees
Look at these women
There ain’t nothing like ’em nowhere
Arriva un momento nella carriera di tutti i grandi autori in cui sopraggiunge l’impulso di girare un omaggio alla propria città natale.
Il classico film in cui, come recita il luogo comune, “la città si fa personaggio” ed è come se non si limitasse a fare da sfondo alle azioni dei personaggi ma le influenzasse, le indirizzasse, le guidasse con una mano invisibile.
La storia diventa paradigmatica del luogo stesso in cui si svolge, il racconto si fa parabola e l’autore, con sguardo pregno di inscalfibile affetto, riflette sul proprio vissuto e sul proprio ruolo nel mondo.
Federico Fellini ha girato Amarcord, caotico affresco di personaggi pittoreschi che popolano la riviera riminese.
Woody Allen ha girato Manhattan, storia di un 44enne che sta con una 17enne ma va in crisi quando inaspettatamente si infatua di un’adulta.
Michael Bay gira AmbuLAnce, sostanzialmente una mission di GTA V inclusiva di minigame dell’Allegro Chirurgo.
Esatto, LA maiuscolo: è evidenziato nel poster, ed è sottolineato nella didascalia a inizio film, dove la scritta “Los Angeles” si contrae diventando “LA” e io mi chiedo “siamo davvero a questo punto? dove va evidenziato che Los Angeles è anche nota come LA per via delle sue iniziali? è importante per il plot del film? o è un enigma? è un enigma per Batman? LA rata alada?” e poi ci arrivo, mi aspetto che si formi il resto del titolo, ma non succede. Rimane enigmatico e ti lascia lì, a unire i puntini da solo. Come fanno i grandi autori raffinati.
SIGLA:
Insomma, io racconto questa storia dell’omaggio a Los Angeles, ma in realtà non ne sono sicurissimo.
AmbuLAnce parla in sintesi di due fratelli che organizzano una rapina non esattamente impeccabile e che puntualmente va male, al punto che per fuggire sono costretti a rubare un’ambulanza con dentro un poliziotto a cui loro stessi avevano sparato e il paramedico che sta cercando di salvargli la vita; segue sostanzialmente Speed, con un’ambulanza al posto del bus e una bomba umana, mentre in alto a destra lampeggiano quattro stelle e i nostri protagonisti devono seminare la polizia alle calcagna per una Los Angeles che non offre nascondigli.
E si tratta in realtà del remake di un film danese del 2005, Ambulancen, che ho potuto recuperare agilmente su Netflix UK.
E devo dirvi questo: capita raramente, ma vi giuro che Ambulancen, l’originale, è davvero un film bruttino, con poche idee (dura un’ora e 15!) e scritte col pennarellone.
Non è proprio lo stesso film, tanto per iniziare: due fratelli fanno una rapina e improvvisano la fuga rubando un’ambulanza casualmente in strada con la portiera aperta – fin qui più o meno ci siamo – poi seminano la polizia in poche mosse e diventa rapidamente un dramma etico su due criminali, uno con una coscienza, uno che ne ha un po’ meno, che devono decidere se rischiare o meno di mandare a monte il loro piano per salvare lo sconosciuto colto da infarto che si sono trovati a carico. E questo avviene ad ambulanza il più delle volte ferma. Tra l’altro in un mondo, come la Danimarca del 2005, in cui ancora vai in giro consultando l’atlante cartaceo e una delle svolte di trama è “siamo finiti fuori dalla mappa”.
Non è questione di soldi: ci vuole sinceramente un genio anche solo per vederci il potenziale narrativo che gli hanno tirato fuori. È come scoprire che Speed era in realtà tratto da un film svedese su un tizio che deve levare due petardi attaccati a un autobus fermo in deposito.
Michael Bay fa riscrivere il film da capo – o meglio, non lo so, più probabilmente sale a bordo del progetto dopo aver letto il nuovo script già ribaltato e pronto all’uso – e procede a sfruttare il terreno fertile per le sue idee e tematiche.
Quello che tiene è l’elemento dei due fratelli protagonisti (qui Jake Gyllenhaal e Yahya Abdul-Mateen II), ma cambia le motivazioni e le dinamiche: là i due fratelli commettevano una piccola rapina per pagare un’operazione alla madre, qua la rapina è molto più sostanziosa e il rapporto tra fratelli più complesso, uno dei due che torna dal servizio militare e si ritrova senza lavoro e con una figlia bisognosa di cure, l’altro che ha fatto i soldi invischiandosi in un giro di criminalità.
La rapina è grossa e disperata: si fa con la squadra che c’è, compreso un freakkettone in Birkenstock.
Nella furia di non destare troppi sospetti Jake commette una leggerezza (la si vede nel trailer) e la banda viene circondata dalla polizia troppo presto: nel caos che segue, impossessarsi di un’ambulanza – e precisamente di quella con dentro il poliziotto da loro stessi ferito – diventa l’unica plausibile via di fuga.
Tutta un’altra cosa, insomma. Persino gli scontri morali, a confronto, vengono giocati con una raffinatezza che se leggessi i due copioni diresti che il film di Michael Bay è quell’altro, e non perché Michael Bay si sia di colpo trasformato in John Cassavetes. Laurits Munch-Petersen e Lars Andreas Pedersen (ho controllato, sono due persone diverse) devono considerarsi dei miracolati ad aver mantenuto i credits per la storia originale anche nel film di Bay, con la gran quantità di banconote che ne consegue.
Ma basta confronti: siamo qua per parlare di quello nuovo.

GTA V: fuga dal Pronto Soccorso
Il punto è che… è veramente un “omaggio” a Los Angeles?
È un viaggio nella città mica male, che attraversa diverse zone e mette diversi personaggi a confronto, e ha un sacco di panoramiche. Ce ne ha davvero tante. Diresti quasi che Michael Bay in realtà ha girato questo film unicamente come scusa per giocare coi droni e farsi una serie di svolazzate incredibili (alcune davvero impressionanti, tipo quando fa il pelo alle auto durante gli incidenti).
Ma a parte questo siamo più in territorio di denuncia, le strutture della società che non funzionano e portano la gente a vedere il lato oscuro come unica via d’uscita. I “buoni” che diventano “cattivi” perché non trovano modi legittimi per risolvere le ingiustizie che subiscono. È un po’ come The Rock raccontato dal punto di vista di Ed Harris, il generale diventato terrorista che ricattava il governo per risarcire le famiglie dei soldati morti in guerra, il villain dallo scopo nobile (non comprensibile: proprio nobile) che, in quel tipo di baracconesco blockbuster d’azione, era sembrata una novità spiazzante. The Rock che tra l’altro Bay decide di citare esplicitamente, con un personaggio che ripete una delle frasi celebri di Sean Connery (“Losers always whine about their best. Winners go home and fuck the prom queen.”) attribuendola al film, al che l’amico gli risponde “The Rock? Io conosco il wrestler”.
Ma intendiamoci: il punto di vista di Ed Harris in The Rock, ovvero il protagonista armato delle migliori intenzioni che dopo aver esaurito le opzioni legali si dà al crimine, è uno dei trend di maggior successo almeno da Breaking Bad in poi, cosa che ci dà sia una misura delle paranoie che ci trasmette la società di oggi, sia una possibile anteprima sulle osservazioni di carattere etico/morale che inizieremo probabilmente a muovere tra una decina d’anni.
Quindi insomma, detta chiaramente: a me fa riderissimo che questo film mostri tutti gli indizi di superficie del classico omaggio a una città, ma che la descriva come un posto semi-invivibile (anche al netto delle esplosioni), e che diriga il suo affetto piuttosto verso chi fa del suo meglio per limitare i danni – specie se indossa un qualche tipo di divisa, specie se ha i gradi bassi di chi subisce gli ordini e scende in strada in prima linea a sporcarsi personalmente le mani basando le decisioni più urgenti sui propri valori istintivi (quelli positivi – questo film dipinge quelli positivi) mentre gli altri se la prendono comoda, qualcuno addirittura dà disposizioni mentre gioca a golf. Per amor di contesto diventa opportuno ricordare che il film è stato pensato e girato in piena pandemia: non se ne parla esplicitamente, ma c’è una breve gag che mi ha fatto ridere in cui i rapinatori già mascherati entrano in ascensore, e con loro una signora con FFP2 che non si scompone minimamente.

Fratelli
La cifra autoriale di Michael Bay, nel senso più neutro e scolastico possibile, è evidente già dal primo minuto: un suo film è immediatamente riconoscibile in una manciata di secondi e persino durante un dialogo casalingo, per direzione, composizione, fotografia, montaggio. Quando una scena è presentata in quel modo, con i colori caldi e patinati, i tagli rapidi, le inquadrature sbilenche e possibilmente dal basso, la correttezza grammaticale in secondo piano, o è lui o è uno che lo sta imitando.
Il numero di cose che Michael Bay tenta di gestire contemporaneamente in questo film, specie per uno come lui che è famoso per farne bene (meglio di tutti) una sola, è ammirabile.
AmbuLAnce è un film che quando entra in azione, circa al 15esimo minuto, non smette più. È un esercizio di tensione sostenuta su concept semplice e monolitico, come Speed. C’è un’ambulanza che corre per le strade di Los Angeles, e sa (spera) soltanto che per via dei loro ostaggi (il poliziotto e l’infermiera) nessuno li attaccherà direttamente, ma sa soprattutto che se rallenta o si ferma viene circondata ed è fottuta, e sa anche che ci sono occhi dal cielo, radio, telefonini, i media, la visione termica, tecnologia e intelligence varia per non perderla mai di vista e tentare di anticipare le sue mosse (qui è ovviamente dove dovremmo dare un attimo di tregua alla sospensione dell’incredulità).
AmbuLAnce è anche un film in cui Michael Bay, nonostante tutto, si fa risucchiare dai personaggi. Certo, c’ha quei primi secondi pacchianissimi che sembrano confermare che l’unico modo che conosce per rappresentare i sentimenti è girare lo spot di una compagnia assicurativa, ma più la vicenda prosegue più diventa chiaro che a questo turno, al contrario dei Transformers, sono gli esseri umani a guidare l’azione e i robot/droni a riprenderla.

Il minimo.
È sugli umani che si concentra Bay: sui due fratelli Yahya e Jake che si ritrovano dopo diversi anni in situazione precaria per entrambi, a confrontare le diverse strade che hanno preso e l’affetto che ancora li lega; sul paramedico Eiza Gonzalez, giovane ma già indurita dall’esperienza di un lavoro che richiede una scorza da supereroi; sulla coppia di poliziotti, quello che passerà gran parte del film tra la vita e la morte nell’ambulanza e l’amico/collega che non mollerà il caso fino alla fine.
E per stare dietro a loro Bay rinuncia più del solito alla pulizia formale, tornando un po’ al caos dinamico dei suoi primi film ma usandolo per aggiungere un appropriato senso di sincerità, disperazione e urgenza piuttosto che semplice cocaina, mentre i droni (che Robbie Collin del Telegraph definisce appropriatamente “scimmie col jetpack“) fanno venire le vertigini.
E trova anche il tempo di metterci momenti dissacranti che ricordano le atmosfere di Pain & Gain (vince per quel che mi riguarda la scena in cui Yahya e Jake cantano Sailing di Christopher Cross, che sembra appoggiarsi sul cliché del ritrovato affiatamento emozionale grazie al potere di una canzone nostalgica, finché la scena non stacca su Eiza Gonzalez che li sente solo cantare stonati dal retro dell’ambulanza in cui sta continuando a cagarsi sotto per la vita sua e del poliziotto sparato).
Ci mette un po’ a ingranare, AmbuLAnce.
All’inizio ti sembra una cosa che altri avrebbero fatto meglio, banalmente Hill o Mann, Friedkin o Frankenheimer, o chi volete voi. Certo. Personaggi più duri, sparatorie più rigorose. Ci sarebbero argomenti ovvi.
Ma Bay non sta giocando a imitare nessuno: a questo turno è preso da quello che sta raccontando come lo era per Pain & Gain o 13 Hours.
E, se proprio, il suo nome di riferimento è più che mai sempre lo stesso: l’indimenticato Tony “Meraviglia” Scott.
Quella di AmbuLAnce è chiaramente una storia in cui il Tony avrebbe sguazzato, usando una coppia fidata tipo Denzel/Travolta, gli stessi arancioni, atmosfere tra Man On Fire e Unstoppable, e divertendosi con le stesse sfide tecnologiche: sostanzialmente, Bay usa i droni come Scott nella seconda parte di carriera aveva preso a usare quello che una volta avevo definito “fallo di confusione”, ovvero la stessa azione ripresa contemporaneamente da undici cineprese diverse, per un rapido e frastornante collage di stili.
Quello che ne esce è un’opera che mette insieme lezioni dai suoi film più riusciti, coniugando cuore e adrenalina, rinunciando alle pacchianate più coreografate per un pizzico di sporca sincerità in più, regalando comunque un concerto di esplosioni e auto sfasciate di livello superiore e un’esperienza che, da qualsiasi angolo la guardate, è assolutamente travolgente.

Il capo.
In conclusione: qualcuno, ne sono certo, dirà che questo è il miglior film di Michael Bay.
Personalmente ho un altro approccio.
Ho spesso paragonato Michael Bay a Lionel Messi. Avete mai visto qualcuno sostenere che Messi è scarso perché poco incline al sacrificio e semi-inutile in fase di contrasto, nel momento in cui là davanti risolve le partite facendo roba che un normale essere umano non è in grado nemmeno di immaginare?
Ecco: qui è dove, per rimanere in ambito calcistico, Michael Bay finisce per ricordarmi di quella volta che Samuel Eto’o capì che per vincere la finale di Champion’s, anche se non era il suo mestiere, avrebbe dovuto ripiegare a fare il terzino. Il prode Samuel si sacrificò, fece qualcosa a cui non era abituato, qualcosa di cui non aveva per forza padronanza, e per farla non è che si trasformò in Facchetti ma limitò il suo gioco abituale, la mantenne semplice, sporca e pragmatica, ci mise concentrazione, chiarezza di obiettivi e un grande cuore, e la coppa arrivò.
Triplete a parte non la considero la mia prestazione preferita di Eto’o: certo, fu indimenticabile, persino commovente, ma lo descrivono meglio i suoi gol.
Lo stesso posso dire di Michael Bay, che rimane al top della magia nei finali colossali dei suoi ultimi Transformers, o nell’epicità di un Bad Boys 2, o nell’incipit magistrale di Six Underground.
Ma è bello sapere che, in caso di emergenza, possiamo contare sull’Ambulanza.
(ba dum, tsss)
Bluray 4k UHD-quote:
“Bella Los Angeles, ma non ci vivrei”
Nanni Cobretti, i400calci.com
P.S., godetevi lo speciale sulle riprese coi droni:
Ok. Venduto. Complimenti per la sigla: Randy Newman per me è… non so qualcosa tipo l’Elmore Leonard della canzone.
Un gigante.
Ma non potevano semplicemente entrare in un negozio per cambiarsi i vestiti e passare dal garage per riverniciare l’ambulanza? A due stellette sarebbe stato facile sfangarla…
Se intendi GTA V non ti lascia entrare nei negozi mentre sei ricercato…
In realtà intendevo GTA3 per PS2 (ho controllato l’anno d’uscita, il 2001, e mi sono sentito terribilmente vecchio).
Mi piacerebbe provare i nuovi, ma coi riflessi che la senilità mi ha lasciato posso permettermi di giocare solo a civilization…
Macché, più vanno avanti più diventano facili, ho giocato al quinto interamente tre volte e il quarto l’ho mollato dopo tre missioni…
Grazie per la consueta recensione geniale.
Vedrò appena posso.
P.s. La città natale di Fellini é Rimini e Amarcord il suo omaggio.
C’hai ragione, e Roma la città in cui viveva.
Se è per questo, ha girato anche Roma, tanto per ricordarvelo….
Perdonate un povero Fabrizio. SPOILER DI THE BATMAN
Ma solo io e i miei amici (fabrizi anche loro) pensiamo che “el rata alata” non sia il pipistrello? cioè quando è saltato fuori nell’indovinello de l’enigmista mi sono cascate le palle come a tutti, ma poi questa ipotei viene scartata abbastanza velocemete. Ho dei dubbi per quando alla fine compare il pipistrello in gabbia, ma i miei fabrizi mi assicurano che non c’entra niente. Chi sono io per mettere in dubbio la voce del droghiere? Fabrizio?
recuperato rispetto per michael nostro dopo aver finalmente visto su sky 13 hours…mi era sceso moltissimo con quella vaccata incredibile di 6 feet ecc…se questo assomiglia di più al primo e a Pain and gain allora s’ha da vedè
mi si è sballato un commento sorry
Fabrizio, hai ragione.
Non amo Bay, ma quella clip con i droni MIO DIO
“visione termale”?
Ho corretto. Continuate tranquilli con le segnalazioni, ho fatto correzione bozze mentre stavo in live streaming per gli Oscar, sono stupito che siano spuntate solo due cazzate finora…
incredibile che lo stesso regista di Pain and gain e e di 13 hours (recuperato con colpevole ritardo) abbia girato anche robaccia tipo 6 feet ecc e i transformers (dopo il primo)…michael accecaci con la tua fotografia e le cose grosse (muscoli esplosioni pistole) ma fallo con una cazzo di storia…se qua c’è allora s’ha da vedè
Concordo con te. Così come non capisco la mente decerebrata di quelli (compresi i recensori di qui) che hanno apprezzato quella ciofeca di 6 feet.
A questo come a 6 feet darò la chance dei 15 minuti poi vederemo.
Nel frattempo rewatch di 13 hours.
Ma non si sarebbe dovuto intitolare ECNALUBMA ?
ecnALubma
aspetto il remake italiano Aznalubma.
Mi sembra di capire che a product placement si è moderato? Perché sarà fissa solo mia, ma di pagare il biglietto per vedermi rifilare uno spottino ogni tre minuti scoccia abbastanza.
Io non ho notato nulla ma sono sicuro che ce n’era. Per me comunque dipende: se inquadrare un iphone porta dentro soldi per un’esplosione in più, ambienta pure un’intera scena all’Apple Store.
Ma vi ricordate i bei film italiani degli anni ’70 di ogni genere? Bottiglie di Punt e mes e Stock84 dovunque. E poster pubblicitari in giro per rafforzare il concetto. Senza parlare delle sigarette. :)
Visto al cine e uscito esausto. Come dice Nanni due ore piene di tensione, non c’è respiro. Wow.
Stupenda la semplicità con cui Bay giustifica tutto: Vado a trovare mio fratello per chiedergli un prestito, lui mi propone di rapinare facile una banca (32 milioni!!!!)… Ho il pomeriggio libero, quindi perché no.
Geniale.
Due cose: non era la moglie ad essere malata? Magari mi confondo (e non cambia nulla).
Altra cosa e suprattutto SPOILER…
Possibile che abbia visto un errore di montaggio? Quando i messicani mandano l’auto radiocomandata (che cazzo di idea super) sono quasi certo di aver visto il capo della squadra speciale, quello del cane, a terra sparato, poi in piedi di nuovo per ricevere i colpi e contrarre il morbo famoso. Si nota bene perché ha la maglietta rossa e spicca un casino.
Sarebbe un errore non da Bay… Vabbè con quel caos non ci capivo più niente.
FINE SPOILER
Comunque filmone, grazie Nanni per la rece.
Sì sono uscito frastornato e confuso e mentre scrivevo non ero sicuro, potrebbe essere la moglie. La cosa importante è che in questa versione la tragedia sanitaria è tutta del personaggio di Yahya, e non condivisa col fratello. Di errori di montaggio facile che ce ne sia più di uno, a ‘sto turno è tornato il Bay impressionista.
Io invece ho notato un altro errore, col tizio nero e la buriola verde acido, il verniciatore rimbambito insomma…. lo inquadrano da davanti e ha le mani abbassate, lo inquadrano da dietro e le ha dietro la testa. è nella scena dove scende dall’ambulanza e dice di essersi drogato e non sapere perchè ha rubato l’ambulanza
Ma Jake lo considerate quota “grande attore in ruolo umiliante”? O non vale perché è un Bay minore e lui è protagonista?
Grande attore? Molto usato, sì. Dove sarebbe stato “Grande”?
lo prendono da tipo 25 anni a fare roba dal pugile al cow boy gay perchè è scarso..Pier riciapet!
Mi manca soprattutto la parte in cui questo sarebbe un ruolo umiliante. È un ruolo normale, con le sue sfumature, non è Turturro che si fa pisciare in testa da Bumblebee.
Niente, a volte non colgo il sarcasmo… ma anche te più esplicito, sembrava ci credessi.
Mereghè e Bugo…vi ho confuso…Delle due l’una: o tu sai cosa pensa Bugo o sei Bugo… :) Potrei aver fatto bene a prendere tristemente sul serio Bugo.
ho espresso un mio parere in difesa del buon Jake…per me l’unico ruolo triste che ha ricoperto è stato il pigiamato con l’acquario in testa…un personaggio e un film abominevoli…per il resto gran carriera per un classe 80 81 quel che è
@Mereghè. Mysterio è un gran personaggio…nei fumetti. Quel film di SpiderMan era abominevole, siamo d’accordo. Ma Jake mi lascia un pò freddo.
Michael Bay per me è uno di quei nomi polarizzanti. In linea generale ne sei un fan o no. A me in generale piace poco. Però sto a metà.
La testa mi dice che è un produttore di film bambineschi e fracassoni, con nessun contatto con la realtà e di una superficialità tale da essere dimenticati alla sola uscita dal Cinema ( a parte il rumore e il tinnito, che andando avanti con gli anni mi risultano sempre più fastidiosi. Meglio ora un Bay a casa dove posso controllare il volume).
Ma la pancia mi ha portato a provare a vedere quasi tutti i suoi film. Dico provare perchè molti li ho lasciati lì ma tafazzianamente ho perseverato. Proprio per lo spettacolone. A partire da quel “The Rock” che andai a vedere per Sean Connery. All’epoca mi aveva divertito. Ma chi si ricorda il perchè, forse perchè ero in buona compagnia.
Quindi un film ogni 5 o 6 mi piace.
Ogni tanto fra una bomba e l’altra ci mette uno straccio di trama interessante. I trasformers mi fanno cagare ( a parte il primo abbandonati dopo 15 minuti). I Bad Boys non sono la mia cosa, mai visti.
Ma Pain & Gain era moolto divertente, e the Island una bella fuga nella fantascienza. 6 underground, come dice Nanni, bello per l’azione coi veicoli.
Rimane un campione di quelle “americanate” ( America, fuck yeah) di cui si parlava un tempo. Questo potrebbe essere eccitante, da come la mette Nanni, un lungo inseguimento.
“Michael Bay per me è uno di quei nomi polarizzanti. In linea generale ne sei un fan o no. A me in generale piace poco. Però sto a metà.”
Vabbè Pier sei un genio, dopo questa sei un genio assoluto.
Il resto del commento in verità lo condivido.
In effetti non si capisce molto,….:) ma ho spiegato poi. Diciamo che non sto a metà, sto dalla parte del “non mi piace” però ci casco sempre dentro…
Ecco poi di Bay (e anche di Emmerich che qui non c’entra ma nella mia testa li assimilo) vorrei anche dire questo.
Mi sembrano registi sbagliati. Cioè se si andasse “By the book”, se si seguisse una ipotetica grammatica cinematografica, non dovrebbero neanche fare quel lavoro. Quasi sempre mi sembra che sia tutto sbagliato. A parte le esplosioni, quelle le sa fare ( e lo pagano pure di brutto, cioè come se dessero la mancia a un ragazzzino per lanciare i petardi), tutto il resto mi sembra completamente sbagliato.
Ma fà un fottio di soldi. Fantastiliardi di danaro e milioni di gente nel mondo che alza il culo e si spara 3 ore di Transformers. E’ una cosa che mi sfugge.
E potrei fare un commento analogo su Roland Emmerich, che anche se tedesco è ancora più “Team America” di Bay. Midway era un film atroce, mò vediamo sto Moonfall.
Com’è che nessuno ha ancora citato il famoso meme? Qualcosa tipo “Call an ambulance! But not for Bay!”
e parte subito BFG Division in sottofondo.
@Nanni. Oggi sono in vena di rompere( oggi?) ma la rece di Star Trek into darkness non te la perdono. ( Dopo anni mi esprimo).
Lascia stare che ti faccia schifo Star Trek. Faceva proprio schifo come film. E tu sei andato al cinema, vedesti quell’orrore, ti svegliasti e invece di chiederti “Ma cosa cazzo ho visto?” scrivesti ciò che hai scritto.
Poi mi fate le analisi delle inquadrature, coerenza interna, etc….
Due ore di Lens flares sparate in faccia e Abrams ( il NON regista) in controllo… E in questo stesso momento ti chiedi: “Star Trek into darkness? che cazzo era?”
Appunto.
Anche per me non c’entra nulla con il pipistrello.
Rata alata è lo spione alato = falcone/turturro.
Nathan
Io con tutto il bene che voglio a bay non sono riuscito a salvarlo. Ha una trama veramente troppo scema e dei personaggi centrali totalmente fuori fuoco. Per quanto l’azione sia lì in altissimo viene mangiata da una serie di scelte troppo discutibili
Mi sono fermato a “grandi autori”.
Genio. Caustico sarcasmo.
Dal trailer e dal titolo (Ambulance) pensavo che l’idea principale fosse quella di usare un’ambulanza per muoversi più agevolmente nel traffico e lì, cazzo, l’aveva già avuta Burt Reynolds ne “La corsa più pazza d’America”.
SPOILER
Non è così
FINE SPOILER
Alla fine godibile.
Classico film che quando esci dal cinema il mondo circostante ti sembra tutto al rallentatore (stessa sensazione che mi provocò Strange Days, che non c’entra nulla). Non lo rivedrò mai più neanche sotto tortura ma le due ore ti chiede in cambio sono ben spese.
Lo spirito di Tony Scott è veramente potente in questo film. Bay è la magia del cinema
film inconcepibile … il peggio del peggio su tutta la linea