Non so se ve ne siete mai resi conto – io sì, ma facendo questo lavoro è impossibile non notarlo – ma capita spessissimo che, se le recensioni americane di un film sono mega positive, il film farà cagare. Viceversa, quando gli americani stroncano qualcosa in massa, è facile che sia una figata. La casa – Il risveglio del male ha l’85% su Rotten Tomatoes.
Insomma, non buttava mica bene per questo secondo tentativo di reboot della saga creata da Sam Raimi. Però ci volevo credere, partendo dalla classica storia di rivalsa all’americana di Lee Cronin: New Line lo aveva incaricato di confezionare un sequel direct-to-streaming, ma, dopo proiezioni test particolarmente positive, ha deciso di far uscire il film #soloalcinema perché era troppo forte raga! Cioè è una bella storia che mette fiducia nella scoperta del talento e dell’estro laddove non se lo aspettava nessuno o non era necessariamente richiesto.
Ci volevo credere.
Anzi, ci credevo.
E così, dopo aver ricevuto la chiamata di Nanni dal telefono rosso nascosto nella taverna del mio pied-à-terre a Valverde, dove sono solito trascorrere la Pasqua, mi sono fiondato ben felicione al cinema, ho comprato i pop corn – o, come li definisce Darth Von Trier, i “generi di conforto” – e mi sono seduto sulla poltrona in fervente attesa. Parte il logo Warner Bros., seguito da un prologo ambientato nei pressi della solita cabin in the woods – che pare quella di A Classic Horror Story a ‘sto giro – piuttosto buono, col giusto quantitativo di gore e la classica soggettiva aerea di Sam Raimi. È tutto al posto giusto, mi convince. Poi arriva il cartello “Un giorno prima”, e “You had my curiosity, now you have my attention”. Un giorno prima?!? Come passeremo da un condominio fatiscente di Los Angeles all’abituale ambientazione della saga in appena un giorno? Mi metto comodo, sgranocchio i poppi conni e attendo.
Peccato che a Lee Cronin questa cosa non interessi affatto e, una volta spiegato, il prologo risulti solamente un mezzuccio per acchiappare l’attenzione dello spettatore e nulla più. Ma non è nemmeno questo il problema: se il resto del film fosse forte e memorabile come sembrava dirci l’aneddoto delle proiezioni test, ce ne fregheremmo. E invece, toh, al di là di avere la bella idea di ambientare la storia in un contesto urbano, Lee Cronin si è accuratamente guardato dallo scriverci e/o girarci un film capace di restare impresso.
La casa – Il risveglio del male è un prodotto confezionato bene, sia chiaro. Cronin ha un discreto occhio per il gore e i dettagli, scenograficamente è tutto molto bello e c’è un cast di gente brava, a partire da Alyssa Sutherland (che molti di voi conosceranno come Aslaug in Vikings) nei panni della madre indemoniata, unica presenza abbastanza iconica del film. Bella anche l’idea di avere, per una volta, una famiglia al centro di una saga che, di solito, predilige i gruppi di amici. Cronin ci butta in mezzo anche il tema della maternità, tanto pe’ nun fasse manca’ gnente, ma dimentica di sviscerarlo o farne un livello di lettura del film. Così come dimentica di sviluppare il rapporto tra i membri della famiglia, e in particolare tra le due sorelle protagoniste (l’altra è Lily Sullivan). Il film ce le mostra in rotta all’inizio, ci dice che Ellie (Sutherland) non vede di buon occhio la carriera da tecnico del suono ai concerti ruock di Beth (Sullivan), al punto da chiamarla “groupie” e averla presentata così ai vicini. Poi (PICCOLO SPOILER) Ellie muore e BEM! qualunque sviluppo in questo senso è automaticamente stroncato. O peggio, usato puramente a scopo gag, tipo il tormentone dei vicini che dicono a Beth “Ah, tu sei la groupie”, e lei progressivamente si incazza sempre di più.
Per tutto l’evidente sforzo produttivo e registico per rendere il film cool, non c’è una scena che resti davvero impressa o aggiunga qualcosa a quanto già visto nei film di Raimi (e persino in quello di Fede Alvarez) o nel panorama horror in generale. E qui casca il proverbiale asino.
Perché, opinione impopolare, la saga di Evil Dead non ha davvero una mitologia interessante. Non c’è alcun rigore o coerenza: c’è un libro malvagio che evoca una generica entità malvagia che fa cose malvagie senza criterio. Il male di Evil Dead può tutto, qualunque cosa serva per mettere in scena un’escalation di cose pazze sullo schermo. Il punto focale della trilogia di Sam Raimi non è la storia in sé, la sceneggiatura propriamente detta, ma la messa in scena: tutto serve solo a trovare una scusa per le folli idee visive del regista. E va benissimo finché dietro c’è, appunto, uno come Raimi, ma quando togli quello (e la sua più geniale creazione, Ash del reparto ferramenta) cosa succede? Succede che, a meno che tu non sia un genio, a meno che tu non sia realmente il prossimo Sam Raimi e non trovi realmente il prossimo Bruce Campbell, non c’è gran che da farci con ‘sta saga.
Che poi, ecco una cosa che non ho mai capito: ok, il primo Evil Dead era più serio dei suoi sequel, ma perché, ogni volta che tentano di rilanciare la saga, decidono che il modo migliore di farlo sia ignorarne del tutto o quasi gli aspetti ironici e grotteschi? È quello il DNA riconosciuto di Evil Dead, ormai, e magari un film ancora più sopra le righe, ironico e consapevole, almeno sarebbe stato più divertente e avrebbe avuto più personalità di questo serissimo, cupissimo coso qua. Qualche elemento grottesco c’è, qui, ma è sepolto sotto tonnellate di tentativi di fare paura, caduti a vuoto e a loro volta sepolti da tonnellate di jump scare, forti di un sound design della madonna (e, per una volta, GRAZIE al cinema dove l’ho visto, che ha sparato il volume a livelli folli), ma pur sempre jump scare del cazzo.
L’ambientazione nel grattacielo, oltretutto, è usata davvero male: si svolge quasi tutto nell’appartamento delle protagoniste, si vedono due vicini in croce (con la scusa che il palazzo sta per essere demolito ed è semivuoto) e non c’è alcuna progressione all’interno del palazzo. Per quanto siamo a Los Angeles e non nei boschi, alla fine non cambia molto. Anzi, pare che Cronin abbia avuto l’ideona, si sia dato una pacca sulla spalla da solo e abbia scritto il resto del film convinto che la diversa ambientazione bastasse per differenziarlo, dimenticandosi che invece quell’ambientazione va usata. Lo so che è una frase cliché, ma nei film di Raimi la baita e i boschi sono personaggi. Il palazzo de La casa – Il risveglio del male è solo questo: un palazzo. Uno sfondo. Non c’è nessun sottotraccia espressionista, nessun attraversamento metaforico di ambienti per raccontare qualcos’altro.
Il finale ci riserva per lo meno un bel criaturo, ben concepito e disgustoso, ma chiude tutto con una faciloneria che lascia un forte amaro in bocca.
Mi stupisce che, in questo presente in cui tutti si scapicollano per fare i legacyquel, nessuno abbia ricoperto Raimi e Campbell di soldi per fare Evil Dead 4 (sì, lo so che c’è la serie TV, ma non è la stessa cosa). Nel panorama di questa nostalgia ormai forzata, credo che avrebbe avuto più senso e l’avrei visto più volentieri di questa roba generica. Meglio a ‘sto punto L’esorcista del papa, che se non altro di personalità ne ha da vendere.
DVD quote:
“Oggi ho imparato che: una buona idea non basta.”
George Rohmer, i400Calci.com
La serie non è la stessa cosa, è molto meglio! C’è Ash!
Ormai la cifra stilistica di Evil Dead è quella ed è vero
Complimenti per il coraggio di esprimere quella opinione impopolare
Riguardo il primo capoverso: è possibile avere altri esempi in merito? È una sensazione che a volte ho avuto anche io, ma vedo che lo presenti come dogma ormai consolidato del cinema recente e vorrei capire fino a che punto è vero
Ma no, non è dogma consolidato, è più una roba dovuta alla differente sensibilità tra America ed Europa, credo. Non mi vengono esempi specifici, ma vale per molti blockbuster recenti.
Nell’attesa mi ero pure riletto la vostra recensione del remake del 2013 di Alvarez, che secondo me avrebbe meritato di diventare capostipite di una nuova saga (all’epoca lo stroncaste e non ho ancora ben capito il perché).
Questo non è comunque un brutto film, non sono d’accordo sul discorso dei jumpscares (non mi pare se ne faccia un grosso uso, tutt’altro). La Sutherland è veramente bravissima, interpretazione eccellente che riesce pure a far provare empatia per la fine che fa il suo personaggio.
Da me sala bella affollata, che per un film di genere (e che genere) è un risultato per nulla scontato
Sala affollata da ragazzini , immagino
Un po’ e un po’, abbastanza intergenerazionale, dietro di me c’era famiglia sudamericana con nonna al seguito (!)
Concordo pienamente
Io resto convinto che l’opera migliore che si possa girare nell’universo di Evil Dead è quel fottuto film ambientato in un mondo postapocalittico che due volte ci hanno promesso e due volte ci hanno negato.
E se Bruce Campbell c’ha una certa e non se la sente più di fare Ash Williams (e uso il verbo “fare”, non “interpretare”, non a caso), si cerca una faccia da schiaffi di un certo livello (ce ne sono diverse) in età giusta e finalmente si da al pubblico ciò che il pubblico vuole!
“Gimme some sugar, baby” in un mondo con deadites postapocalittici. Cosa volere di più?
È oramai da tempo che mi sono buttato sui film orientali ,dai vecchi action di HK ( limbo ,ultimo film eccezionale della purtroppo persa HK) agli attuali che hanno ,quasi sempre, qualcosa da dire.Da boomer ( che termine orribile e dispregiativo) sono ben felice di avere vissuto in prima persona,in sala ,saghe come Evil Dead. Il ma che cazzo ne sanno i giovani d’oggi , dentro di me , è sempre più forte.
Visto che quest’anno hanno annunciato un sequel di Io sono leggenda tratto dal finale alternativo del DVD, un Evil Dead 4 che parta dal finale “vero” di L’armata delle tenebre avrebbe pure senso.
LOL
Non ha senso invece, perchè sono passati troppi anni da L’Armata delle Tenebre e io dico…ce la facciamo a lasciare i franchise contestualizzati nella loro epoca a riposare in pace senza rompere le palle con ulteriore accanimento terapeutico?
Ce la facciamo ad uscire da questa ottica malata delle legacy, che finiscono per riportare al cinema 70enni in tutine imbarazzanti?
Ce la facciamo o no? Eddai, facciamo basta con sto vizio!
Esigete anche voi, per rispetto del vostro cervello, di fare basta con sto vizio!
Anche il finale della serie ci ha riprovato con lo scenario post-apocalittico.
(e questo dimostra che il VERO finale di Evil Dead 3 È SEMPRE stato quello alternativo).
Sperèm.
Togli Raimi e Campbell e resta solo un gruppo di persone più o meno stupide massacrate male dai demoni. Tutto vero.
C’è un però grande come una casa, PERÒ.
Campbell non ha più l’età e Raimi ha raggiunto uno status tale per cui sarebbe triste assai vederli alle prese con un legacyquel fuori tempo massimo e che al 99% sfigurerebbe di fronte ai predecessori.
La serie tv è stata divertentissima, per carità, una bella espansione che però nasce e muore lì e non vale una sequenza dell’Armata delle Tenebre.
Preso atto di ciò, o smettono di fare Evil Dead o lo fanno con quel che c’è.
Da amante della saga, preferisco la seconda opzione.
Perché a me piace vedere il Necronomicon, mi piace vedere l’ingenuo di turno che legge/ascolta i passaggi e mi piace vedere la mattanza che ne consegue, un po’ come con John Wick.
Avevo tollerato con pazienza il remake di Alvarez, ma qua mi sono divertito molto di più.
Forse sono caduto nella trappola del citazionismo, o forse ho un debole per Ellen Ripley e i suoi cloni, ma sento che non potevo chiedere di meglio da un nuovo tentativo di rilancio.
Cerca una via di mezzo tra Raimi e Alvarez e la trova.
Apre le porte per un prosieguo della saga e ci regala la prima deadite veramente memorabile dai tempi della saga originale.
Probabilmente mi accontento di poco
Ma poi, con tutto il rispetto, vedendo l’ultimo Raimi è giusto che si limiti a produrre. Credo che da tempo non abbia più il tocco di decenni fa, almeno per quanto riguarda questo particolare tipo di film.
Giusto lasciare spazio ad emergenti come Alvarez e Cronin
A me è piaciuto pure l’ultimo Raimi, che aveva non una ma due mani legate dalla Marvel e nonostante questo qualche guizzo lo dà.
Pare stia lavorando a nuovi horror col fratello, vedremo se ne tira fuori qualcosa.
Vederlo di nuovo alle prese con Evil Dead però sarebbe molto triste, almeno per me.
@Ridley Scott-Thomas sì, la sequenza del Dottor Strange zombie è piaciuta anche a me ed è la parte migliore del film.
Rivederlo all’opera su un horror mi incuriosirebbe (“Drag me to Hell”, l’ultimo che ha fatto, all’epoca non mi entusiasmò particolarmente, sufficiente ma non di più) ma come dici te su un progetto nuovo
Vero: la serie era carina e offriva un meritato one man show a Campbell, ma oltre questo non andava. Anzi, rovinava un po’ l’atmosfera dei film , in cui il male è qualcosa di praticamente onnipotente ed imperscrutabile.
Ma visto che Campbell e Raimi si sono esposti molto andando in giro a parlare di questo film non è che il problema sia semplicemente che non c’è nulla da raccontare? Che nemmeno loro abbiano voglia di farlo e si mettono a fare i mentori di qualcun’altro che credono (a torto o ragione) essere meritevoli? Perché, ripeto, se sono sulle loro sediole a parlare del film in diverse occasioni faccio fatica a credere che nessuno gli abbia mai chiesto “fallo tu” con risposta “non ho voglia”.
Boh, quando si parla di Raimi a me pare sempre che la gente non consideri che è da almeno 30 anni che non è più un regista horror. Negli ultimi decenni di horror “puri” ne ha girato uno solo. Per il resto ha spaziato tra i generi, magari infilando qua e là qualche sequenza horror, ma mi pare evidente che non abbia più voglia di restare ancorato a quelle cose e va benissimo così (parlo del Raimi regista, come produttore è tutto un altro discorso)
Può essere ma, quello che mi domando, è che spesso si da la colpa ad altri che come Raimi nulla. Io amo Raimi eh, dico solo che questi progetti, questo in particolare, è molto spinto sia da lui che da Campbell, più di quello di Fede Alvarez (almeno dalla mia bolla). Quindi forse il punto non è Raimi ma semplicemente il non aver più nulla da dire come saga. O forse (lo saprò solo quando vedrò il film, spero prestissimo) continuamo ad aspettarci Raimi e il suo stile quando semplicemente lo stesso Raimi usa quel canovaccio per far girare horror semplicissimo (La Casa lo era) con la mano di chi piace a lui. Invece ci ritroviamo sempre a dire “la mano c’è ma non è Raimi”. Forse non vuole proprio esserlo neanche per sbaglio, neanche lui dandolo in mano ad altri.
Sono d’accordo su tutto.
Tra l’altro pure a me è sembrato che Raimi fosse più coinvolto da questo che da quello di Alvarez, abbiamo avuto la stessa impressione
non sono d’accordo. A me è piaciuto dai. Certo non rimarrà nella storia come l’originale ma diverte e fila via come un razzo. Lei poi è davvero molto brava.
Boh, l’ho visto e, tendenzialmente, concordo con il recensore: è un compitino senza guizzi.
Per altro, è il primo che mi ha fatto venire in mente “L’Esorcista”. Pare strano, a ripensarci, che i primi due non mi abbiano mai fatto scattare il collegamento.
Il primo “La Casa” effettivamente faceva cagare in mano, mentre i due seguiti sono più film d’azione- però passano alla storia tutti e tre. Quello di Alvarez me lo ricordo persino più serioso di questo, ma ugualmente dimenticabile.
Fede Alvarez bravo a reinterpretare il primo Evil Dead, Lee Cronin bravo nella difficile impresa di fare uno spin off basato su uno dei tre libri del santuario in Army of Darkness (cosa che non avete detto è che Bruce Campbell fa il cameo nel vinile dove cita i tre libri). Campbell ama Ash, per questo ha smesso di interpretarlo, ha paura di rovinarlo se continua. Ma giustamente come dite voi: è un film per far contenti i fan o un film horror moderno? Io da fan sono contento ma c’è anche da dire degli horror moderni non è che mi importi molto.
Da amante della saga, quest’ultimo capitolo mi è piaciuto, Cronin ha dato a quello come me tutto quello che sarebbero aspettati da una versione 2023 del primo Evil Dead, mantenendo uno stile fedele all’estetica di Raimi, molto più di quanto fatto da Alvarez nel 2013 che aveva prodotto un buon film ma veramente lontano dallo stile tipico della casa.
Pur avendo apprezzato Evil Dead 2 e l’armata delle tenebre, non mi aveva invece convinto l’eccessivo scivolone della serie, troppo concentrata sugli aspetti grotteschi e ridicoli. Questo ritorno alle origini per me è più che gradito
Parere impopolare numero 1: non ho mai amato l’originale Evil dead, o meglio, l’ho amato col tempo. Complice sicuramente (all’epoca) un aspettativa horror a tutto tondo e, così come mi capitò con la saga di Nightmare, trovarmi a ridere durante un film che speravo mi facesse paura da “o madonna non voglio scendere in cantina a prendere il latte” è stata per me una delusione.
Col tempo ci ho fatto i conti e ne ho apprezzato ironia e black humor. Ma mi sono sempre chiesto come sarebbe stato uno splatter così marcio ( che non è poi così comune o banale) se fosse usato in un contesto più serio, più da horror puro, tanto da apprezzare la versione di Alvarez e questa incarnazione del 23.
Parere impopolare numero 2: avercene di film main stream così!!!
Sottoscrivo, film generico e privo di idee, e potrei anche starci se fosse divertente, ma l’errore più grosso è che sto aborto è lento. Un evil dead lento è un paradosso. In più fa il madornale errore di inserire una bambina che sembra quasi non avere paura della situazione in cui si trova, ammazzando definitivamente ogni tentativo di creare tensione.
Non parliamo della adolescenziale scelta di rendere questa famiglia cool a suon di tattoo e rocknroll.
Mi sono annoiato in maniera che non ci credevo