Ok, proviamo a ricapitolare la situazione.
Da una parte ci sono i film Marvel: piacciono, hanno successo.
Dall’altra ci sono i film DC: la maggior parte di loro hanno incassato meno di quanto si sperasse, e hanno una pessima reputazione.
Ci sono anche i film della Sony, tangenziali alla Marvel ma visibilmente diversi. Venom fa due spicci anche se la reputazione è un po’ ambigua, e Morbius è talmente un disastro che non fa nemmeno ridere come disastro.
Come mai queste differenze di risultati? È perché erano diversi dai Marvel?
Secondo me i problemi erano altri, ma cosa volete che ne sappiano a Hollywood: fanno un film diverso dai Marvel, non funziona, l’unica cosa che capiscono è che allora lo devono fare uguale ai Marvel.
Gli altri franchise iniziano quindi a prendere nota: Dungeons & Dragons è praticamente un film Marvel, e funziona!
E allora sapete che fanno i Transformers?
Non solo fanno pure loro un film Marvel ma – scaltrissimi! – fanno Miles Morales prima di Spider-Man.
Avrei dovuto capirlo già dal titolo: Transformers – Il risveglio. Transformers – The Woke. Vero? Eh? Eh?
Sigla!
Parliamo degli anni ’90.
La mia teoria è che la nostalgia anni ’90 stia tardando a sfondare perché per una buona metà del decennio la classifica è stata dominata dalla disillusione cinica dei Nirvana e i suoi fratelli, non esattamente le cose che metti su per ricordare i bei tempi. “Oh, ti ricordi quando eravamo giovani e facevamo pazze serate con The Day I Tried to Live? E quanto eravamo felici e spensierati ascoltando The Big Empty? Ah, i Mad Season, colonna sonora di giornate indimenticabili!” (esempio di dialogo che nessuno ha mai detto). Mica intendo dire che son brutti pezzi, eh? Dico solo che non è un caso se finora l’unico che ha cercato di recuperarli è stato quell’anima della festa di Batman.
Ma ecco, quelli erano bianchi depressi di Seattle.
Altrove, per altre demografiche, andava un pelo meglio con Nas, Notorious B.I.G., A Tribe Called Quest e le TLC.
Aspettate un attimo, mi sono appena accorto che non abbiamo mai coperto Bumblebee.
Avevo rimosso questa cosa.
Vi spiego velocemente com’è andata: sono andato a vederlo in sala, con la mente aperta di uno che era curioso di capire che forma avrebbero dato a un film dei Transformers non diretto da Michael Bay, aspettandomi una parte narrativa più curata e scene d’azione inevitabilmente deludenti; è finita che sono uscito dalla sala dopo mezzora.
Era incredibile, ma stava scazzando male proprio la gestione della parte narrativa, quella con cui avrebbe dovuto spiegare a tutti come funziona non dico un film raccontato bene, ma almeno un film normale, non il mondo di Bay che si divide in cocainomani e top model.
Bumblebee, ambientato nel 1987, era l’apoteosi del film timido, ruffiano e insostenibile: se Bay sostituiva la narrazione classica con una pessima sit-com di psicopatici (ma almeno era voluto, è davvero così che funziona la sua testa), Travis Knight rifaceva E.T. più esplicitamente cedendo di gambe molli a tutti gli stereotipi del caso, e “costruiva” i personaggi suggerendo schizofrenicamente ogni emozione con una canzone diversa ogni 15 secondi circa. Ovviamente da persona onesta e integerrima quale sono non ho recensito io un film che avevo visto solo per mezzora, ma ero convinto di averlo appioppato a qualcun altro, e invece evidentemente sono stato generoso – o forse stavo già avendo già abbastanza noie con le Risorse Umane e non ne volevo altre. Poi ho finito di vederlo qualche mese dopo, quando è uscito sulle piattaforme, per pura completezza professionale, confermando che il secondo tempo usa unicamente meno canzoni ma non recupera (e povero John Cena, lasciato spaesatissimo a se stesso nel ruolo del villain).
Questo paragrafo era un po’ per rimediare a un mezzo buco, e un po’ per spiegarvi con che aspettative mi approcciavo a questo film, che mantiene Bumblebee nel canone (ma anche tutti gli altri, tramite la comparsata al momento chiave del tema di Steve Jablonsky), ma soprattutto cede al desiderio dei giovanissimi spettatori a cui è rivolto il film di rifarsi maggiormente al design del cartone animato di 40 anni fa (sono sarcastico). Tenendo anche presente che Travis Knight veniva da un cartone animato nominato agli Oscar, mentre Steven Caple Jr. viene da Creed 2 dove probabilmente aveva fatto poco più del prestanome di Sylvester Stallone.
Mi aspettavo di voler uscire innervosito dopo mezzora, per cui la prima sorpresa è che in realtà Steven Caple Jr ha la mano molto più sicura del suo predecessore, e affronta una formuletta che non inventa niente col piglio di chi sa esattamente cosa deve fare.
Non ha l’umorismo spinto di un Dungeons & Dragons, ma scorre tutto in scioltezza, senza strafare. Siamo ancora dalle parti in cui gli anni ’90 sono più una collezione di figurine, poster, riferimenti e colonna sonora che una vera atmosfera ricreata, ma almeno non c’è la timidezza di dover essere invasivi.
L’altra cosa che in questo preciso momento storico di giugno 2023 suona ancora fresca è che la materia trattata non ha assoluto bisogno di avere particolari inclinazioni etniche, per cui è un po’ la prima volta che per un film di questo livello si dice “potremmo metterci chiunque, mettiamoli tutti neri o ispanici”. È così, non è un gran calderone misto alla Fast & Furious, non c’è proprio neanche un bianco a parte forse qualche ruolo da due frasi in croce, e la cosa non è nemmeno stata pubblicizzata.
Questo almeno pensavo, finché non mi sono accorto che un bianco c’era eccome: Optimus “John Wayne” Prime.
Lui – ma un po’ tutto il cast di robot in generale – sono rimasti l’unico tratto che distingue questo film da un Marvel proprio per caratterizzazione: i Transformers sono o sergenti di ferro old school che parlano per vecchi slogan da film di guerra anni ’50 tipo “nessun sacrificio, nessuna vittoria” (altra eredità del primo film di Bay) e con una gravitas inscalfibile, oppure fanno da spalla umoristica riflettendo le loro caratteristiche di alieni che imitano i terrestri con modalità e motivazioni ignote, e risultano quindi caricature di stereotipi senza una gran personalità – roba che con Bay era diventata razzista all’istante, vedi Transformers 2, ma che qua viene un po’ sfottuta.
I leader, però, non si toccano.
Optimus Prime è la quintessenza dell’eroe nella definizione inventata dai primi poemi folkloristici.
Come lascia a intuire sottilmente il (vero) titolo originale Transformers: Rise of the Beasts, questo capitolo introduce i Transformers che invece che automobili diventano bestie comuni, capitanati da un robogorilla chiamato Optimus Primal (voce di Ron Perlman).
“Optimus Primal”.
Non so voi, ma è la cosa più ridicola che io abbia mai sentito.
Sembra una gag che farei io. «Hahahaha, un Transformers gorilla! E come si chiama magari, “Optimus Primal”?» «Sì».
Mi ha spiazzato.
Il film è costretto in questo senso a rimanere fedele ai giocattoli, ma se la gioca comunque con impassibile serietà, facendo incontrare Prime e Primal e facendo dire a quest’ultimo (virgolettato approssimativo) “Sono stato chiamato così in tuo onore, per omaggiare un grande leader e leggendario guerriero”.
Ed ecco, questo è il tipo di cose che la Marvel non ha le palle di fare.
Non c’è nessuna battutina a smorzare questo momento potenzialmente esilarante, che trova invece la sfrontatezza di essere addirittura solenne.
E questo tipo di coraggio va ammirato soprattutto nei Transformers, la cui stessa mitologia li rende impossibili da prendere sul serio: il loro concept intrinseco è una roba che funziona alla grande per i giocattoli, interamente basati sul gusto di avere due pupazzi in uno con il bonus della magia ingegneristica della trasformazione, ma appiccicare loro un senso narrativo coerente di world building è impossibile. Chiedersi secondo quale logica degli alieni robotici si trasformino in un veicolo piuttosto che un animale, o perché Stratosphere ha i baffi e Wheeljack gli occhiali con montatura quadrata e Airazor il collo da aquila non metallizzato, è un vicolo cieco.
Che si decida di trattare tutto ciò con totale impassibilità invece che smorzarlo di continuo con una battutina disincantata del cazzo, è ciò che nonostante tutto mi mantiene i Transformers più simpatici rispetto alla media dei supereroi moderni.
È a questo tipo di cose che la saga dovrebbe rimanere aggrappata, se vuole mantenere uno straccio di personalità distintiva.
Detto questo, le scene d’azione sono adeguate e competenti e poco più, esattamente la saga del pre-viz ricalcato che ci si aspetta, senza guizzi.
Si fa notare, volendo, la resa delle trasformazioni un po’ più lenta e godibile rispetto ai film di Bay.
Le trasformazioni un po’ più lente, il design un po’ più old school, la gestione narrativa più tradizionale… Non avessi mai visto i film di Bay mi ci vedrei ad essere più che soddisfatto da qualcosa di non memorabile ma assolutamente dignitoso come questo. È ciò che mi aspettavo da Bumblebee: ciò per cui non mi sarei stupito a leggere recensioni entusiaste per pura ripicca verso i film precedenti.
Però hey, i film di Michael Bay esistono: sono ben cinque, e li ho visti tutti.
Cambiare Bay con Steven Caple Jr. è come rimpiazzare Lionel Messi con Matteo Politano: è ok nell’ottica in cui non è che puoi dire che uno è scarso solo perché non è all’altezza di Messi, e magari ti accontenti di uno che lo metti lì e non devi stargli a spiegare cosa deve fare e va già bene che corra su è giù, tiri fuori un bel cross o un bel tiro ogni tanto, sia tatticamente ordinato, difenda un po’ di più, non si lamenti.
E io ovviamente in generale vorrei lamentarmi eccome, vorrei lamentarmi fortissimo, ma per il momento sto zitto perché, dopo questo episodio, ammetto che quello che sembrano avere in mente per il futuro della saga tutto sommato mi intriga.
Quote:
“Nessuno scherzi su Optimus Primal”
Nanni Cobretti, i400calci.com
SPOILER:
– L’inclusivita’ e’ legittima e doverosa, ma davvero la sua nuova frontiera e’ l’anonimato estetico?
Ci si chiede quale sia il limite, vedendo i due protagonisti, specialmente quella femminile.
Il cinema non e’ un documentario, deve anche far sognare, almeno nei blockbuster, quindi gli attori devono essere sopra alla media, o fisicamente o per capacita’ recitative o almeno per carisma, si pensi all’irraggiungibile fascino pazzoide di Shia LaBeouf ed ai relativi benefici apportati alla saga.
Considerando che non si e’ in un film di Ken Loach, la normalita’ dei corpi e dei volti non e’ un valore aggiunto ma, in una produzione ad alto budget, diventa mediocrita’, o meglio fa avvertire aria di cheapness.
Anzi, piu’ che identificarsi in un medioman ed una mediowoman che vivono mirabolanti avventure sullo schermo, il pubblico potrebbe arrivare alla conclusione che ci siano stati fattori esogeni dietro alla loro assunzione, leggasi raccomandazioni, ossia l’opposto del significato di inclusivita’.
Contro l’abilismo, ridateci i pollici di Megan Fox.
– “Hai salvato il mondo, quindi il minimo che possiamo fare e’ pagare le cure a tuo fratello”?
Ok, ma gli altri? Le persone comuni, quelle non straordinarie? Peggio per loro, non sia mai che si osi contestare l’osceno sistema sanitario statunitense, quindi o hai soldi, o li trovi oppure bypassi il problema grazie a doti tanto eccezionali quanto improbabili.
Ecco che l’inclusione intesa all’americana mostra tutta la sua ipocrisia, rimanendo su un piano meramente formale.
Coinvolgere e rappresentare tutti va al di la’ del non avere delle misure da fotomodella, implica in primo luogo l’abbattimento delle barriere socio-economiche che impediscono all’individuo di vivere in modo, se non completamente realizzato, almeno dignitoso.
E’ quel famoso – famigerato? – discorso sulla classe che gli americani rifiutano, per opportunismo piu’ che per mancanza di strumenti politici o culturali.
L’ottusa incapacita’ di migliorare il welfare, fingendo di ignorare la gravita’ della questione, un nemico interno molto piu’ spaventoso di fantasiosi robottoni mangia pianeti.
– a me Anthony Ramos e Dominique Fishback sono sembrati molto tranquillamente all’altezza del compito, e non è una cosa che succede spesso indipendentemente dall’etnia
– non ho capito, secondo te il tizio alla fine doveva dire “siccome ti stimiamo, come incentivo per assumerti abbiamo intenzione di ribaltare l’intero sistema socio-sanitario, e magari finché ci siamo anche abbattere il capitalismo”? Hai detto tu stesso che non siamo in un film di Ken Loach…
Sul discorso dell’inclusività che sfocia nell’anonimato: io ho sempre trovato del tutto insipida persino Zendaya che dovrebbe essere l’eroina-simbolo della Generazione Z
Non è un vero discorso, l’anonimato c’è fortissimo anche tra i bianchi e sinceramente sento sempre odori sospetti quando lo si nota solo in casi di etnie diverse o addirittura se ne fa un parametro fondamentale per l’inclusività.
Ma poi di che stiamo parlando, Zendaya? Insipida lei? È una ragazzetta con un carisma mostruoso che si porta addosso uno stardom galattico, con torme di ragazzine che la venerano. Se non la vediamo è perché forse potremmo essere suo padre, ma è un problema nostro. (Io la adoro cmq).
Quanto a Dominique Fishback me la ricordo solo in alcune produzioni di David Simon: ha sempre fatto la sfigata dimessa, ma pur con personaggi umili bucava lo schermo. Non è una gnocca alla Megan Fox, ma è un’attrice coi fiocchi. Non so come renda in questo film, ma sulla sua qualità non si può discutere.
Quanto all’anonimità dei bianchi: sarebbe troppo lungo elencare i casi di classici con facce da tonno.
Dai su, siamo oggettivi.
Apro una parentesi: Zendaya vista dal vivo e da vicino è di una bellezza INCREDIBILE. Per ragioni che non sto a spiegarvi sono riuscito a farmi imbucare alla festa d’inaugurazione dell’hotel Bulgari qui a Roma, e oltre lei c’erano gnocche come Miriam Leone, Pryanka Chopra e Adele Exarchopoulos. Tutte fantastiche, escludendo il fatto che la Chopra era truccata e vestita in modo imbarazzante, ma Zendaya è proprio di un altro livello.
A vederla sullo schermo non lo diresti, non l’avrei detto nemmeno io, ma dire che è stupenda è dire poco, fidatevi.
>– a me Anthony Ramos e Dominique Fishback sono sembrati molto tranquillamente all’altezza del compito, e non è una cosa che succede spesso indipendentemente dall’etnia>
Io li ho trovati anonimi, a cominciare dall’aspetto estetico, specialmente l’attrice. Per compiere imprese straordinarie serve anche il physique du rôle. Quanto avrebbe giovato alla sospensione di incredulita’ se al posto di Dominique Fishback ci fosse stata una Moses Ingram?
>– non ho capito, secondo te il tizio alla fine doveva dire “siccome ti stimiamo, come incentivo per assumerti abbiamo intenzione di ribaltare l’intero sistema socio-sanitario, e magari finché ci siamo anche abbattere il capitalismo”?>
Basterebbe che un personaggio si interrogasse almeno con mezza battuta sulla questione, forse tra un popcorn ed un sorso di coca cola a qualche spettatore potrebbe rimanere qualcosa in piu’ in testa oltre alle scazzottate tra robottoni.
Ma il classismo ed il razzismo sono talmente sistemici che all’inizio del film la madre del protagonista arriva a dire al figlio: “Ridi se un bianco fa una battuta”.
Quando una ineguaglianza viene data per assodata e’ il momento in cui la si rende intoccabile.
Lorenzo, la battuta di cui ti lamenti sta letteralmente negli ultimi 25 secondi del film e serve solo a convincere il protagonista a stare tranquillo, farsi assumere e prendersi carico di nuove responsabilità con la mente sgombra. Non c’è il tempo di introdurre o commentare nuovi temi etico-morali completamente diversi dal resto della pellicola che sta già inculcando il buon vecchio “l’unione fa la forza”. Prendo atto che ti abbia distratto, ma prendila per quello che è, e tieni le lamentele pronte per il sequel.
la saga transformosa , di cui sono grandissimo appassionato nonostante mbay alla guida, iniziava con una sequenza stratosferica…e lì bisogna dargliene atto…quel cazzo di elicottero quando inizia a fare i rumorini e si trasforma spazza via qualsiasi pigiama passato presente e futuro…sul design e le storie direi che un nuovo corso può solo migliorare le cose perché ormai erano agli sgoccioli con le idee (e attori nobili in ruoli umilianti, sir Hopkins era così indispensabile?)
Hopkins non era indispensabile , ma a fine visione si
in che senso?
Secondo me non richiamano la Marvel semplicemente perché richiamano la DC, con quel modo goffo di tratteggiare i personaggi e quella comicità che magari in alcuni momenti non traspare ma quando lo fa esagera e rovina tutto (tipo quando lei si trova in pericolo rischiando di cadere nella lava e si mette a fare battutine rivolta a sé stessa). Certo, non ci troviamo di fronte a un film totalmente sbagliato, nel senso che non è un Jurassic World a caso, ma neanche particolarmente fresco o accattivante. Anche perché i robot sono tratteggiati male se va bene e totalmente insipidi (vedi il villain, ma non solo) se va male. Dopodiché segnalo che il mio sense of wonder, nel momento in cui mi riesce difficile empatizzare con un umano che tutto sommato se la cava egregiamente contro dei robot che vogliono distruggere il mondo (a differenza di quanto accadeva con il buon Shia, spielberghianamente alle prese con qualcosa più grande di lui), è risultato irrimediabilmente compromesso: mi sa che quella roba lì che prospetta un crossover non esattamente allettante la passo alla stragrande.
“questo capitolo introduce i Transformers che invece che automobili diventano bestie”
Ma nel 4 non c’erano i dinosauri robot? Non contano?
Chiedo perché non l’ho visto.
Certo che c’erano, ma nella mia testa “bestie” e “dinosauri” sono cose diverse. Magari correggo con “bestie comuni”.
bestie non estinte :)
comunque politano a me non dispiaceva, sarebbe tornato utile quest’anno
Dici all’Inter? No, fuori ruolo nel 3-5-2, che è poi l’unico motivo per cui l’abbiamo dato via.
Mah come quinto di centrocampo si, come seconda puntata tattica invece ce lo avrei visto. Del resto meglio del nulla Correa
Uno può anche spararsi due ore di nulla per spegnere il cervello, per carità. Sacrosanto e a pure volte utile.
Ma quando si tratta di sfruttare un brand e soprattutto “gli anni 80”, mi chiedo perché non ci abbiano pensato già nel primo film ad adottare un design più simile a quello degli anni 80 per Optimus Prime e compagnia.
Sembra quasi che dopo anni di film che avevano come protagonisti il nulla cosmico (Shia Le Bouf e Megan Fox a conferma) e dei robot anonimi , si siano accorti che i protagonisti debbano essere proprio i Transformers!
Alla buon ora. Svegli dai.
E i film precedenti a Bumblebee? DIMENTICATEVELI.
Cioè i produttori non sono svegli per primi, si sono semplicemente adagiati sul marchio, ma vogliono far passare il pubblico come smemorato.
Questi approcci paraculi dove cambiano registro a seconda della reazione del pubblico hanno stancato anche tanto, perché escono dalle fottute pareti, e mi fanno già capire che si tratta del compitino passabile piuttosto che di un film memorabile e ispirato.
Poi per carità, il pubblico risponde alla chiamata come previsto, quindi alla produzione andrà anche bene.
Ma è indubbio che i Transformers ormai, a furia di reincarnazioni e paraculate varie ed eventuali, sono diventati la parodia di loro stessi.
Anche con questo film si vede che si sforzano tantissimo di cavalcare il successo e il carisma delle prime serie animate, ma restano evidenti forzature,. Sono contentini che passano dal frustrante al ridicolo.
Quasi quasi, come evoluzione delle origini, rimpiango la serie tutta giapponese degli Headmasters. LOL
Comunque dei transformers paraculi, fracassoni e totalmente yankee mi sono stancato e non ci voglio spendere soldi. Attendo che esca in tv.
E ammettiamolo, dai.
Forse siamo noi che iniziamo a essere un po’ troppo vecchi per queste str…
Eh, no.
Dopo i due Spider-Verse questa scusa non vale piu’.
C’e’ chi questi film li sa fare e chi no, punto.
Non è di Michael Bay = non lo vedrò
Wheeljack pronuncia la frase : “sono stato io a fare questo”?
avevano considerato “Optimus Primate” per venire incontro ai QI sotto le due cifre, ma poi la produzione ha coraggiosamente scelto di rischiare di perdere quella demografica.
(ps visto il tema del film, il captcha richiesto per commentare mi pare orrendo gatekeeping indegno di questo sito)
hahahahaha
Visto con mio figlio di 8 anni, primo film insieme dopo vari cartoon, bella emozione e gran gasamento nel finale pirotecnico!
Detto ciò trama di una banalitá sconcertante, ma amen. Dialoghi pure, pazienza.
Robot ben fatti, look retrò piaciuto!
Azione carina nella media, il finale come dicevo è una bella escalation ritmata, con mini colpi di scens nei momenti giusti, e che da sola alza il voto del film.
Grande hype x l ultima scena in vista dei sequel ;)
Alla fine faranno un reboot totale del franchise, lo affideranno a Nolan e finalmente ci spiegherà perché Wheeljack ha gli occhiali, dove il demiurgo robotico si rifornisce di metalli per creare gli altri Transformer e perché non ha mai creato un robot a forma di Fiat Uno.
https://www.dagospia.com/rubrica-2/media_e_tv/si-scrive-quot-nostalgia-quot-si-legge-quot-marketing-356741.htm
Un articolo che fa riflettere su queste operazioni nostalgia.
Le quali sono più croce che delizia, secondo me.
Wow, Dagospia citato come “fonte di riflessione” per cose che da queste parti diciamo da svariati anni. Anche se già Dagospia citato come fonte di riflessione di qualcosa che non sia l’esistenza stessa di Dagospia è abbastanza sorprendente.
Cobretti daje stai sul pezzo.
Ti sei accorto che Dagospia ha semplicemente citato un articolo de La Stampa?
Sinceramente bisogna che mi dai una mano e mi fai capire che differenza fa. Io semplicemente non ho letto niente che non si sia già capito, accettato, discusso e stradiscusso da tempo, da queste parti e non solo. Questo perché in primo luogo non sono quelle le testate che hanno come obiettivo stare sulla stretta attualità di certi discorsi, quindi niente di sorprendente tutto sommato (e tra parentesi conosco e stimo Simona Siri).
E quindi? Ho compiuto un delitto? Mioddio che reato ho mai compiuto nel lasciare questo link?
Non essendo un link ad una pagina di 400calci hanno detto solo boiate?
Io se vuoi ti do una mano ad ammettere che ti sto sulle balle, perché alla fine traspare solo questo. :)
C’era anche l’altra opzione in cui spiegavi meglio le tue intenzioni, se volevi.
Eppure mi ricordavo che fossi anziano.
Mettere i meme come i ragazzini per provocare non ti rende più ggiovane o intelligente, anzi.
Tutto questo show per un link che alla peggio si può ignorare…boh, resto perplesso.
Mettere i meme è da anziano, a meno che non leggi solo Dagospia (sorry, assist a porta vuota). Tu comunque stai perdendo ogni occasione per spiegare meglio cosa ti ha colpito di quel pezzo che magari a me è sfuggito e che, te lo giuro, è esattamente il motivo per cui non ho ignorato il tuo commento in primo luogo.
No guarda, io che sono anziano e non mi sogno proprio di mettere dei meme per esprimere ciò che posso esprimere a parole. Sono molto vecchia scuola per quanto riguarda la comunicazione anche virtuale.
Detto questo io non capisco cosa altro vuoi da me…ti giuro!
Ho scritto che cosa mi lascia perplesso di questo film, tra le varie cose l’eterna nostalgia verso gli anni 80. Citando l’articolo di dagospia ho solo voluto citare un’altra fonte che si poneva questo problema, alquanto diffuso nei film di oggi.
Se poi di tale argomento ne avete parlato ancora su questo sito, mi chiedo dove stia il problema del mio post. Addirittura fino a menarla così tanto. La cosa sta diventando ridicola…
Ti premetto che non sono disposto a discutere ancora a lungo virtualmente di queste minchiate.
La mia pazienza ha un limite. Il mio parere sta scritto nero su bianco. Se c’è qualcosa in particolare che non hai capito me lo specifichi.
Se invece il tuo scopo è solo quello di provocare allora ti suggerisco di discutere con qualcun altro disposto ad affrontarti in un duello a base di meme e supercazzole.
Io mi fermo qui.
A menarla si è sempre in due, JJ. Se eviti di fare l’offeso a sproposito (chi ti conosce?) e ti spieghi subito meglio, ti garantisco che ce la si mena molto meno. Comunque per l’argomento in oggetto mi sembra tutto chiaro: hai postato un articolo, ti sembrava interessante, a me è sembrato banale e parecchio tardivo, speravo ci fosse sotto qualcosa di più, non era così, amen. Sono cose che capitano, domani magari capiterà a parti invertite. Stai pure rilassato. Ciao!
Ma se l’offeso l’hai fatto tu per primo! Per un link poi.
Piantala di rigirare la frittata. Ti piace menarla a lungo a quanto pare, oltre al cinema di menare.
Ok, ci ho provato. Ti lascio a qualsiasi film tu ti stia proiettando in testa, incasso la vincita per aver scommesso che saresti tornato dopo aver scritto “io mi fermo qui” (vincita povera, ma ogni spicciolo conta), e ti lascio l’ultima parola.
LOL
Anche se credi di fare il figo, con questa insistenza dimostri soltanto un grande rosicamento infantile.
Auguri Cobretti.
Simona Siri deve essere stata criogenizzata negli ultimi 25 anni circa e aver riaperto gli occhi in una multisala per scrivere una roba così “leggermente” fuori tempo massimo
Simona Siri non ha scritto niente di scandaloso.
Così come non c’era nulla di scandaloso nel mio link.
Trovo molto più scandalosa, nonché patetica, la presunzione di soggetti che devono buttare tutto sull’elitarismo e sulla provocazione come fossero i soli eletti a poter commentare e giudicare film e marketing.
“Lei non sa chi sono io!!!1!1”. LOL
Il mio errore è pensare che certi siti vengano utilizzati da un target adulto/maturo e si possa tranquillamente esprimere il proprio parere su un film senza che qualcuno si senta offeso nell’intimo più profondo.
Invece in questo scambio che si legge qui sopra di maturo non c’è assolutamente nulla.
Viene evidenziato solo un comportamento vile di soggetti disagiati che davanti alla faccia non si sognerebbero mai di essere arroganti o provocatori come lo sono su internet.
I cosiddetti leoni da tastiera. Un male che sta colpendo un sacco di persone, anche insospettabili o che inizialmente erano pure ed umili, ma non appena hanno rimediato qualche follower si sono montati la testa.
Posso dire che tutto questo è davvero brutto da vedere e assolutamente non edificante?
Ah, fortuna che sono io quello talmente “offeso” che continua a menarla per le lunghe.
JJ guarda facciamo così, ti chiedo scusa per aver risposto brusco a un articolo che non ho trovato interessante da una testata che però, sinceramente, mi fa ribrezzo da decenni. Non mi sono trattenuto. Mi sono perso nei tuoi monologhi etici su te stesso e ho faticato a trovare la sostanza di quello che volevi comunicarmi, e ammetto che non te l’ho fatto notare nel più elegante dei modi. Sono stato debole. Pace? Possiamo chiuderla qui?
P.S.: Simona Siri è intelligente, probabilmente le hanno chiesto di scrivere sull’argomento e lei l’ha fatto e amen. Per me non è niente di nuovo ma, per il target che ha, ha scritto quello che doveva scrivere e devo ringraziare che almeno l’abbiano chiesto a lei.
Cobretti, non è questione di monologhi etici.
Forse sarà da considerarsi un mio difetto vista l’epoca che viviamo, ma sono dell’idea che l’educazione e i modi garbati siano la base per qualsiasi tipo di confronto civile.
A maggior ragione se non ci si vede in faccia e non si conosce nulla del proprio interlocutore.
Sarebbe dimostrazione di civiltà e di serenità nel discutere un argomento leggero.
L’arroganza e la provocazione sono giochini facili su internet e chi ne abusa spesso è perché utilizza i commentari e i blog come rifugio per i propri problemi o frustrazioni della vita.
Pertanto accetto molto volentieri le tue scuse che dimostrano che, come già sapevo, non sei affatto uno stupido o un disagiato.
Auspicando che in futuro i blog, a prescindere da qualsiasi argomento trattino, siano all’insegna della civiltà e non solo un rifugio per disadattati.
Grazie. :)
JJ, ancora la meni? Il disadattato mi sembri tu, pure dopo il gesto di maturità di Nanni e le (giuste, eh) scuse che ti ha fatto, vai avanti imperterrito con ‘sti discorsi da boomer, invece di riconoscere che sei tu che te la sei presa e hai fatto l’offeso, come, sappilo, è palese a noi tutti?
Tra l’altro non mi sei mai sembrato così coglione, non è che ci stai trollando?
Ma poi, scusa, ti par possibile lasciarsi passare sotto il naso la parola Dagospia e non riempirla di pernacchie? Dài, ostia!
Bugo, dai, a me va benissimo finita così, lasciamola finita
Bugo Tognazio…Coda di paglia?
No perché nessuno ha citato Bugo Tognazio in questo scambio, pertanto mi chiedo cosa c’entri tu ora.
Io sono stato garbato nel mio messaggio di apertura.
Nanni no, è stato brusco, come ha ammesso pure lui.
La questione era solo tra me e Nanni. Ora abbiamo chiarito.
Chi sei tu per giudicare persone che non conosci?
Ora, se davvero volete dimostrare di non essere dei disadattati, la vogliamo chiudere qua con le paranoie di gente non coinvolta nella discussione, visto che non c’entrate una mazza con me o Nanni?
Grazie.
fai discorsi da oracolo del nulla coinvolgendo i frequentatori del blog definendoli come disagiati e poi se uno ti risponde via con la parata del muso lungo…mi ricordi il miglior Pier…quindi d’ora in poi ti si vorrà bene ma con il giusto distacco.
(p.s. S. Siri, chiunque sia, non ha scritto niente perchè l’articolo, sempre che sia completo, non ha contenuti ma è il resoconto di uscite cinematografiche del 2023 che sono nostalgiche per definizione e che seguono un trend ormai ventennale…dove sarebbe la riflessione?)
Perchè, il tuo non è forse un discorso da disagiato?
Io non ho detto che sono tutti disagiati qui dentro, non hai capito nulla ne dell’articolo della Siri, ne del mio discorso. Per cui di sicuro tu lo sei. LOL
Scusa mereghetti ma sei come un gatto appeso ai maroni. Sembra che non hai altro che questo sfogo nella vita.
Te le cerchi. ;)
ma miao! … JJ Pier mi sa che non leggi manco quelli che scrivi…sei adorabile
In merito alla premessa ridicola dei Transformers, su netflix c’è una puntata della serie Giocattoli della nostra infanzia che ne spiega la genesi. È una storia bizzarra di pupazzetti giapponesi licenziati da Hasbro che poi ci ha cucito sopra tutta la mitologia, molto interessante e spiega bene come nascono i franchise mirati ai ragazzini.
Stessa cosa per MotU, né più né meno.
E vedere tutti quelli che glorificano le serie anni ’80 perché “più libbbere” quando erano fatte per vendere pupazzetti, mi fa spisciare
In realtà nel primo episodio della serie dei Transformers lo spiegavano perchè robot alieni hanno l’aspetto di mezzi e altra roba (pistole, radio, frullatori, Bimby, etc) terrestre: atterrano alla catzo, si spatafasciano tutti e parte un drone a giro per la terra a scansionare i mezzi per riparare i robot in modo da sembrare meno “alieni”
La cosa che fa ridere è che nelle scene iniziali su Cybertron o nei flashback però i robot hanno esattamente lo stesso aspetto che avranno sulla Terra, ma quando si trasformano diventano simil astronavi….
Era una spiegazione molto blanda, dai. Non spiega perché non cambiano mai se non al massimo aggiornando il modello della stessa marca (Bumblebee), e appunto non spiega il loro aspetto su Cybertron. Soprattutto non spiega che senso ha acquistare la forma di animali giganti e metallici, o persino dinosauri, che non li camuffa da niente. È giusto così eh? Fa solo sorridere.
No ma infatti è, come dicevi giustamente, una “spiegazione” che poteva andare più o meno bene per un cartone che aveva come scopo vendere robottini trasformabili, e sticazzi della coerenza o della credibilità
Come Megatron che da robot è grande come gli altri, ma quando si trasforma in pistola può essere usato dagli altri Distructor (per me non saranno mai Decepticon)
Personalmente io Bumblebee l’ho trovato un film molto carino ed ho apprezzato la sua narrativa più ridotta rispetto alla distruzione globale dei precedenti, e con una protagonista umana effettivamente caratterizzata.
Potevano chiamarlo Black-Jack. Sono molto affezionato ai Biorobot, personalemente sono i primi che ho conosciuto. Concordo su fatto che funzionano meglio come giocattoli che in termini di trama. Tuttavia paradossalmente questa versione nuova delle forme animali un pò mi dispiace.
Non proiettano alcuna ombra. I Robot e le persone. Sono sempre in situazioni di nuvolosità, un trucco per celare l’impossibilità di dare a questi robot una vera “sostanza” tridimensionale. E’ il problema del rendering. I Guardiani della Galassia sono forse il miglior film Marvel, anzi, l’unico film Marvel Studios. Una Storia affascinante e una CGI finalmente fatta BENE. Ma queste piatte immagini in pessima CGI ( l’aquila è imbarazzante), su trame e personaggi che non ispirano, denotano una certa mancanza di rispetto verso l’intelligenza del pubblico. Hollywood…addio.
Guardiani della galassia 3, intendevo.
Cambiare Bay con Steven Caple Jr. è come rimpiazzare Kaiser Raposo con uno che almeno sa allacciarsi gli scarpini.